Analisi: Apollo e Dafne di Gian Lorenzo Bernini


Immagine Scultura Apollo e Dafne
In questo articolo analizzeremo l'opera "Apollo e Dafne" di Gian Lorenzo Bernini.
1) Introduzione
2) Storia
3) Descrizione dell'Opera
4) Analisi
5) Conclusioni sull'Autore

Introduzione

L'opera scultorea conosciuta come "Apollo e Dafne" è il frutto del genio dell'artista Gian Lorenzo Bernini, che la plasmò con maestria nel periodo compreso tra il 1622 e il 1625. Questo straordinario capolavoro è attualmente ospitato nella prestigiosa Galleria Borghese di Roma. La trama affonda le radici in una delle scene descritte nell'antico poema "Metamorfosi" del romanziere Ovidio, in cui Apollo, il dio del sole, si imbatte nella incantevole ninfa Dafne, dando vita a un'epica narrazione visiva.
Storia

L'opera Apollo e Dafne rappresenta l'ultimo capitolo di una serie di sculture ideate dal giovane Bernini per conto del suo mecenate, il cardinale Scipione Borghese. Dopo la creazione della statua Plutone e Proserpina, donata al nipote del futuro Papa, il cardinale Ludovico Ludovisi, l'artista si dedicò immediatamente alla scultura di Apollo e Dafne. La maggior parte del lavoro fu completata nel 1622-1623, con una breve interruzione associata probabilmente alla creazione della scultura di David.
L'opera fu ultimata nel 1625. Secondo i documenti, a settembre la scultura Apollo e Dafne fu trasportata a Villa Borghese. Molti critici moderni sostengono che Bernini fu assistito dal suo allievo, Giuliano Finelli, il quale si occupò abilmente dei dettagli scolpiti, come rami, corteccia e ciocche di capelli.
La scultura è concepita per una visione circolare. Bernini ha cercato di trovare un'angolazione che permettesse di osservare contemporaneamente le emozioni sia di Apollo che di Dafne, in modo che la trama dell'opera diventasse immediatamente chiara allo spettatore, senza la necessità di girare intorno alla statua da lati diversi.
Descrizione dell'Opera

Quando Apollo s'imbatté in Dafne, figlia del dio fluviale Peneo, una freccia d'oro di Cupido colpì il suo cuore, generando un'affascinazione incontenibile per la bellezza della ninfa. Cupido, giocando uno scherzo crudele, scoccò un'altra freccia, questa volta di piombo, nel cuore di Dafne, scatenando l'odio. La bella ninfa non fu destinata a ricambiare quei sentimenti.
Di fronte ad Apollo, Dafne fuggì dal dio, il quale, preso da una passione sfrenata, la inseguì con determinazione. Nel momento in cui le forze della bellissima ninfa stavano per esaurirsi, si rivolse a suo padre, Peneo. Dafne pregò il dio di privarla della bellezza che aveva causato tanto dolore e di trasformare il suo corpo, che aveva portato alla rovina la sua vita. Quando la ninfa ebbe pronunciato le ultime parole della sua supplica, iniziarono metamorfosi straordinarie.
La legnosità avvolse tutto il corpo di Dafne, la pelle delicata fu ricoperta da una sottile corteccia, i capelli si trasformarono in una fitta chioma d'albero, braccia e spalle divennero rami ondeggianti, le gambe, simili a radici intrecciate, si confusero con il terreno, mentre il viso si nascose dietro uno spesso strato di vegetazione.
Nonostante le trasformazioni nell'aspetto della ninfa, Apollo mantenne un amore appassionato per lei. In questa nuova forma, Dafne rimase oggetto dell'adorazione del dio; lui posò una mano sul suo petto e udì il battito del cuore sotto la corteccia. Apollo abbracciò i rami come se fossero ancora le braccia di una bella fanciulla e li baciò. L'albero sembrò ritrarsi al tocco di un dio innamorato. Quindi, Apollo pronunciò le seguenti parole:

"D'ora in poi, poiché non puoi diventare la mia sposa, diventerai il mio albero! Albero di alloro! Una ghirlanda di foglie adornerà la mia testa. La mia lira e la mia faretra per le frecce saranno fatte dai tuoi rami. Sarai con me ovunque, sentirai come si sentono le esclamazioni gioiose, glorificando le vittorie dei generali romani, vedrai come la gente si raduna in Piazza del Campidoglio per assistere a solenni processioni militari. Ti troverai alla porta dell'imperatore, servendo come sua devota guardia. Il colore grigio non toccherà mai i miei capelli dorati, quindi anche il tuo fogliame rimarrà per sempre verde e giovane."
Analisi

La scultura Apollo e Dafne rappresenta un'opera straordinaria, capace di catturare l'attenzione dello spettatore con una sensazione di movimento. Osservare la statua da diverse angolazioni è un'esperienza affascinante, poiché ogni prospettiva offre una nuova visione della composizione. Inizialmente, sembra che l'autore, Bernini, abbia immortalato solo il momento in cui Apollo insegue Dafne. Tuttavia, uno studio più approfondito rivela la magica trasformazione della ninfa, passando da una bella fanciulla a un albero.
Bernini ha sapientemente ritratto le ciocche di capelli di Dafne, la sua figura cesellata e ricoperta di corteccia, sfruttando i segreti della lucidatura del marmo per trasmettere la bellezza e la grazia dei protagonisti. La scultura, incredibilmente realistica, emana emozioni e esperienze, offrendo uno sguardo su un caleidoscopio di sentimenti contrastanti. Dal lato sinistro, si percepisce la gioia di Apollo, che ha catturato la fuggitiva, e l'orrore di Dafne.
Da un'angolazione opposta, la composizione assume una lettura completamente diversa: la giovane ninfa sembra non preoccuparsi più di nulla, mentre il dio innamorato è spaventato e pervaso dalla disperazione. Bernini ha saputo trasmettere le contraddizioni e il dramma nei volti dei suoi protagonisti, creando un'opera coinvolgente e dal forte impatto emotivo.
Conclusioni sull'Autore

Gian Lorenzo Bernini, in qualità di architetto e urbanista, progettò edifici secolari, chiese, cappelle e piazze pubbliche, oltre a imponenti opere che combinavano architettura e scultura, fontane pubbliche incredibilmente elaborate e monumenti funerari, nonché tutta una serie di strutture temporanee (in stucco e legno) per funerali e feste.

Fonti: Analisi dell'Opera, Borghese Gallery, ArteOpereArtisti

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