Parafrasi, Analisi e Commento di: "X Agosto" di Giovanni Pascoli


Immagine Giovanni Pascoli
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giovanni Pascoli
Titolo dell'Opera: Myricae
Prima edizione dell'opera: 1891 (ma X Agosto compare solo nel 1896 sulla rivista Marzocco e poi nella quarta edizione di Myricae del 1897)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sei quartine di decasillabi e novenari piani, in rima alternata (schema ABABCDCD)



Introduzione


"X Agosto" è una delle poesie più celebri di Giovanni Pascoli, scritta nel 1896 e pubblicata nella raccolta Myricae. Il titolo fa riferimento al 10 agosto, giorno in cui si celebra la festività di San Lorenzo, associata alle stelle cadenti, ma è anche il giorno in cui, nel 1867, il padre del poeta fu ucciso in un misterioso attentato. La poesia è un accorato lamento sulla sofferenza umana e sulla perdita, in cui Pascoli intreccia il dolore personale per la morte del padre con un senso di ingiustizia cosmica e malinconica riflessione sulla condizione umana.


Testo e Parafrasi puntuale


1. San Lorenzo, io lo so perché tanto
2. di stelle per l'aria tranquilla
3. arde e cade, perché si gran pianto
4. nel concavo cielo sfavilla.

5. Ritornava una rondine al tetto:
6. l'uccisero: cadde tra i spini;
7. ella aveva nel becco un insetto:
8. la cena dei suoi rondinini.

9. Ora è là, come in croce, che tende
10. quel verme a quel cielo lontano;
11. e il suo nido è nell'ombra, che attende,
12. che pigola sempre più piano.

13. Anche un uomo tornava al suo nido:
14. l'uccisero: disse: Perdono;
15. e restò negli aperti occhi un grido:
16. portava due bambole in dono.

17. Ora là, nella casa romita,
18. lo aspettano, aspettano in vano:
19. egli immobile, attonito, addita
20. le bambole al cielo lontano.

21. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
22. sereni, infinito, immortale,
23. oh! d'un pianto di stelle lo inondi
24. quest'atomo opaco del Male!
1. Giorno di San Lorenzo, io conosco la ragione per cui una così grande quantità
2. di stelle cadenti attraverso l'aria tranquilla
3. Brucia precipitando verso la terra, il perché di un pianto così grande
4. Che risplende nel rotondo e profondo orizzonte del cielo ("concavo cielo")

5. Una rondine stava ritornando al suo nido:
6. fu uccisa: cadde tra i rovi:
7. Racchiuso nel becco della sua carcassa stava un insetto:
8. la cena che stava portando ai suoi piccoli.

9. Ora è ancora là, come se fosse crocifissa, che tende
10. quel verme verso quel cielo lontano;
11. e i suoi piccoli nascosti nel nido sono soli nell'oscurità ad aspettarla,
12. pigolando sempre più piano.

13. Anche un uomo stava tornando a casa:
14. fu ucciso: disse: "Vi perdono";
15. e nei suoi occhi sbarrati si poteva leggere un grido soffocato:
16. portava in regalo due bambole.

17. Ora là, nella casa solitaria e isolata,
18. Continuano ad aspettarlo, ad aspettarlo inutilmente:
19. lui immobile, con il viso stravolto mostra
20. le bambole al cielo in alto lontano.

21-22. E tu, Cielo, infinito, eterno ("infinito" ed "eterno" corrispondono a "infinito" e "immortale" del v. 22), dalla profondità immensa dei pianeti lontani e felici ("dall'alto dei mondi sereni", v.21),
23. inondi di un pianto di stelle
24. La terra, questo corpuscolo buio composto solamente di male!



Parafrasi discorsiva


Giorno di San Lorenzo, io conosco la ragione per cui una così grande quantità di stelle cadenti attraverso l'aria tranquilla della notte d'estate brucia precipitando verso la terra, il perché di un pianto che così grande risplende nel rotondo e profondo orizzonte del cielo ("concavo cielo").

Una rondine stava ritornando al suo nido: fu uccisa: cadde tra i rovi: racchiuso nel becco della sua carcassa stava un insetto: la cena che stava portando ai suoi piccoli.

Ora è ancora là, come se fosse crocifissa, che tende quel verme verso quel cielo lontano; e i suoi piccoli nascosti nel nido sono soli nell'oscurità ad aspettarla, pigolando sempre più piano.

Anche un uomo stava tornando a casa: fu ucciso: disse: "Vi perdono"; e nei suoi occhi sbarrati si poteva leggere un grido soffocato: portava in regalo due bambole. Ora là, nella casa solitaria e isolata, continuano ad aspettarlo, ad aspettarlo inutilmente: lui immobile, con il viso stravolto mostra le bambole al cielo in alto lontano.

E tu, Cielo, infinito, eterno ("infinito" ed "etern" corrispondono a "infinito" e "immortale" del v. 22), dalla profondità immensa dei pianeti lontani e felici ("dall'alto dei mondi sereni", v.21), inondi di un pianto di stelle la terra, questo corpuscolo buio composto solamente di male!


Figure Retoriche


Allitterazioni: v. 5, v. 12, v. 19, v. 24: "Lorenzo, stelle, tranquilla", "Ritornava una rondine", "pigola sempre più piano", "attonito addita", "atomo opaco".

Anacoluti: v. 6: "i spini". L'aggettivo determinativo scorretto (forma esatta "gli") crea un effetto di discrepanza che descrive sonoramente l'aspetto dei rovi.

Analogie: v. 5, v. 20: "Ritornava una rondine al tetto / [...] le bambole al cielo lontano". Posto un parallelismo tra l'azione della rondine e dell'uomo e inoltre, a strofe alternate, tra l'immagine della carcassa dell'uccello e del cadavere.

Anafore: vv. 9 e 17, vv. 9-12, vv. 6 e 14: "ora è là, come in croce.../ ora là, nella casa...", "che tende.../ che attende... / che pigola", "l'uccisero: cadde tra spini... l'uccisero: disse: Perdono".
Figure di ripetizione che sottolineano la somiglianza della sorte della rondine e dell'uomo così come quelle del nido e della casa dove i pulcini e i bambini attendono invano.

Asindeti: v. 19, v. 22: "immobile, attonito", "infinito, immortale".
Si tratta di ripetizioni di attributi elencati riferiti al volto del cadavere e al cielo che rimangono fissi ed immobili, come se il ricordo del poeta e del cielo fossero rimasti fissi a quella notte.

Epizeusi: v. 18: "aspettano, aspettano invano". La ripetizione affiancata della parola sottolinea la lunga durata e la trepidazione dell'attesa.

Apostrofi: v. 1, v. 21: "San Lorenzo". Il poeta apre il componimento rivolgendosi propriamente e figuratamente a un giorno (il 10 Agosto, dedicato appunto a San Lorenzo), "E tu, Cielo". La risposta alla reticenza dei vv. 1-4 è indirizzata al cielo, che con il poeta ricorda la notte dell'omicidio.

Metonimia: vv. 13-14, v. 5: "nido... / che pigola". Indicato con il termine "nido" il pigolio che è invece prodotto propriamente dai "rondinini" che si trovano al suo interno, "al tetto". Riferito al nido, sovrappone le immagini speculari di "nido" e "casa".

Sinestesia: v. 15: "restò negli aperti occhi un grido".
Il dolore finale dell'uomo è descritto dall'espressione degli occhi sbarrati, che danno la sensazione di produrre la sensazione, propriamente uditiva, prodotta da un grido.

Similitudini: v. 9: "come in croce".
La carcassa della rondine resta appesa tra le spine come fosse crocifissa; la stessa corona di Cristo in croce era appunto una corona di spine secondo la tradizione evangelica.

Metafore: vv. 3-4, v. 13, v. 23, v. 24: "sì gran pianto / nel concavo cielo sfavilla", "nido", "di un pianto di stelle". Il gran numero di stelle cadenti è associato dal poeta alle lacrime, "atomo opaco del Male". In riferimento al pianeta Terra. Il poeta ne sottolinea, oltre alla malvagità, anche la dimensione minuscola e oscura rispetto all'infinità grandezza dell'universo.

Perifrasi: v. 24: "quest'atomo opaco del Male". Figura con la quale Pascoli designa la terra esprimendo il suo giudizio morale sul mondo in chiusura del componimento.

Personificazione: v. 1, v. 21, v. 24: "San Lorenzo", "E tu, Cielo", "Male".
Il poeta si rivolge ad oggetti astratti o materiali (un giorno dell'anno, l'atmosfera terrestre e un concetto metafisico) conversando con loro come fossero personaggi in carne e ossa.

Reticenza: vv. 1-4: "io lo so perché tanto / di stelle per l'aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla.".
Figura che introduce il componimento e il cui contenuto annunciato è rinviato dal poeta agli ultimi versi della poesia; in precedenza Pascoli pone appunto l'analogia tra la rondine e l'uomo (suo padre).

Iperbole: v. 23, v. 24: "di un pianto di stelle lo inondi...". Con "inondi" il poeta amplifica a dismisura la quantità di stelle (associato alle lacrime) che cadono nella notte di San Lorenzo, "atomo". Riferito al pianeta Terra, questo viene designato con il nome della sua particella elementare per sottolinearne la minuscola dimensione rispetto all'universo.


Analisi e Commento


Storico-letterario

X Agosto fu composta da Giovanni Pascoli nel 1891, ma venne pubblicata per la prima volta il 9 agosto 1896, alla vigilia del 29esimo anniversario della morte del padre del poeta, su Il marzocco. Un anno più tardi il componimento comparve nella quarta edizione della maggiore raccolta poetica dell'autore, Myricae, all'interno della sezione Elegie.

Il titolo latino del libro, di ascendenza virgiliana, significa "piccoli arbusti" rimanda ai motivi del mondo della natura che vengono interpretati dal poeta in forma simbolica. La poetica di Pascoli, che egli descrive minuziosamente nel saggio Il fanciullino (1897), si concentra nel trovare la poesia negli oggetti di tutti i giorni, nei semplici paesaggi naturali e rurali che lo circondano. Gli strumenti per ricavarne poeticità osservandoli sono la capacità di stupirsi e meravigliarsi di un bambino: questo atteggiamento permette al poeta di scoprirne le sfumature nascoste e descriverli nella loro intatta purezza. In Myricae si trovano perciò componimenti brevi e caratterizzati da una linearità semplice, che contengono piccoli quadri di vita campestre, associati spesso al mistero e all'idea della morte. Lo stesso "nido" in X Agosto è una di quelle "piccole cose" che il poeta erige a baluardo e pone in difesa di se stesso e dell'uomo contro l'oscurità minacciosa che lo avvolge.

Quello di X Agosto è tuttavia un nido violato e abbandonato. Attraverso una proliferazione di simboli, come spesso accade nel Pascoli di Myricae, viene rievocata la notte dell'assassinio del padre del poeta, Ruggero Pascoli, per mano di due sicari spinti da ragioni ignote (l'omicidio è stato spesso ricondotto a un'azione di brigantaggio), avvenuto il 10 agosto 1867. La notte di San Lorenzo, la cui data dà il titolo alla poesia, è tradizionalmente associata al picco del fenomeno astronomico delle stelle cadenti visibili ad occhio nudo, a causa del transito della terra nello sciame meteorico delle Perseidi, nel periodo dell'anno tra fine Luglio e metà Agosto. Il poeta paragona dunque la gran quantità di stelle cadenti al pianto del cielo che ricorda la notte dell'omicidio del padre e, per estensione, la malvagità degli esseri umani.

Tematico

Pascoli trae spunto dalla propria tragica vicenda personale e la pone in relazione con l'ordine naturale e cosmico così da ricavarne in forma simbolica un impietoso giudizio sulla vita umana e la malvagità degli uomini. Il componimento si apre attraverso una reticenza: il poeta, rivolgendosi con un'apostrofe alla notte di "San Lorenzo" (v.1) afferma, prendendo su di sé un ruolo di vate, di conoscere la ragione per cui il cielo (inteso come universo) sembra piangere in quella particolare notte. La risposta viene però rimandata e a partire dal v.5 Pascoli istituisce un'analogia simbolica che lo porterà a concludere il suo discorso solo nell'ultima strofa.

Viene perciò evocata l'immagine di una rondine che torna al nido portando un verme per i suoi piccoli. Essa viene uccisa durante il tragitto e lascia i pulcini pigolare nel nido soli ed affamati (vv.5-9); allo stesso modo, il padre del poeta ("l'uomo" del v.13) viene ucciso mentre rincasa in quello che il poeta, fondendo le figure del padre e della rondine, chiama "nido" chiuso e protetto. Anche lui stava portando in dono delle bambole alle figlie. Ora anch'esse aspettano inutilmente, proprio come i piccoli della rondine aspettano la madre, ormai affamati e morenti. È significativo sottolineare il passaggio di tempi verbali dal passato remoto al presente in "Ora è là" (v.9) e "Ora là" (v.17) riferiti alla carcassa dell'uccellino e alle figlie dell'uomo. Ciò sottolinea che l'attesa delle piccole – e del loro fratello Giovanni Pascoli – non è ancora terminata a trent'anni dalla notte dell'omicidio. Il poeta vuole appunto evidenziare il forte trauma subito con la tragica perdita del padre.

La rondine e il padre uccisi sono perciò posti in evidente analogia attraverso una voluta confusione lessicale tra termini umani e termini aviari o figure di ripetizione ("ritornava una rondine al tetto" v. 5, "anche un uomo tornava al suo nido" v. 13, "l'uccisero: cadde tra spini" v. 6, "l'uccisero: disse: Perdono" v. 14, "ella aveva nel becco un insetto" v. 7, "portava due bambole in dono" v. 16, "tende / quel verme a quel cielo lontano" vv. 9-10, "addita / le bambole al cielo lontano" v. 20). Essi sono presi a simbolo di tutti gli innocenti perseguitati ed alludono esplicitamente alla figura di Cristo, la vittima ed il capro espiatorio per antonomasia, che perdona i suoi carnefici sulla croce, richiamata già nel titolo con il numero romano X, nella parola "perdono" pronunciata dall'uomo in punto di morte e nella similitudine (v.9) che ritrae la rondine morta incastrata tra i cespugli di rovi.

È così che nell'ultima strofa Pascoli può riprendere il proprio discorso e concludere ciò che aveva annunciato nei primi versi. Rivolgendosi questa volta al Cielo, da interpretarsi non come volta celeste ma piuttosto come cosmo immenso ed infinito, egli lo ritrae come immobile e sensibile al dolore del poeta e degli uomini ma impotente, capace solo di guardare immoto dall'alto e di "piangere" sulle miserie umane. II ragionamento posto dal poeta è di natura profondamente pessimista e paradossale: la Terra, che nell'economia e le dimensioni infinite dell'universo non è altro che un "atomo opaco", un minuscolo ed insignificante corpuscolo che non brilla neppure di luce propria, è un luogo talmente infetto dal male da rattristare l'intero cosmo e distrarlo dalla tranquillità degli innumerevoli "mondi / sereni" (vv.21-22).

Stilistico

X Agosto è una lirica composta di sei quartine di decasillabi e novenari piani, in rima alternata (schema ABAB CDCD EFEF GHGH IFIF LMLM). La struttura del componimento è circolare (ringkomposition), poiché esso si apre e si chiude con l'immagine del cielo inondato di stelle cadenti (apostrofe "San Lorenzo", v. 1 – apostrofe "E tu, Cielo", v. 21; "aria tranquilla", v. 2 – "mondi / sereni", vv. 21-22; "sì gran pianto", v. 3 – "pianto di stelle", v. 23) e una reticenza che il poeta apre e poi scioglie appunto nella prima e nell'ultima strofa.

Dal punto di vista ritmico, Pascoli cura minuziosamente gli effetti sonori della propria poesia riproducendo attraverso allitterazioni ed espressioni di carattere onomatopeico i suoni e le atmosfere dei quadri che descrive ("Lorenzo, stelle, tranquilla"; "Ritornava una rondine" (v. 5); "pigola sempre più piano" (v. 12); "attonito addita" (v. 19); "atomo opaco" (v. 24)).

Anche la sintassi del componimento è al servizio dell'ordine simbolico che predomina in tutta la poesia. Sono infatti presenti figure di spezzatura come l'enjambement ("tanto / di stelle" (vv. 1-2); "tende / quel verme" (vv. 9-10); "addita / le bambole" (vv. 19-20); "mondi / sereni" (vv. 21-22); "inondi / quest'atomo" (vv. 23-24) o di inversione come l'anastrofe ("Ritornava una rondine al tetto" (v. 5); "di un pianto di stelle lo inondi" (v. 23) che conferiscono alla lirica momenti di interruzione improvvisa. Lo stesso carattere ha l'utilizzo di frequenti segni di interpunzione, come nelle strofe ai vv. 5-8 ("Ritornava una rondine al tetto: / l'uccisero: cadde tra i spini; / ella aveva nel becco un insetto: / la cena dei suoi rondinini.") e vv.13-16 ("Anche un uomo tornava al suo nido: / l'uccisero: disse: Perdono; / e restò negli aperti occhi un grido: / portava due bambole in dono."): in questo caso vediamo una forte reiterazione del senso di spezzatura così come spezzate all'improvviso e senza ragione apparente sono le vite della rondine e dell'uomo di cui la poesia parla. L'analogia tra i due personaggi è sottolineata, oltre che dal parallelismo delle parole utilizzate nelle strofe che li descrivono (2-3 e 4-5) anche dall'inversione semantica di alcuni elementi: la rondine infatti fa paradossalmente ritorno al "tetto" (v.5) e l'uomo al "nido" (v.13). Mescolando volutamente e deliberatamente il mondo degli uccelli con quello umano il poeta rafforza perciò il senso simbolico degli elementi che egli associa.


Confronti


In X Agosto è riconoscibile la poetica personale e generale che Pascoli elabora ne Il fanciullino (1897), pubblicato a un solo anno di distanza dalla lirica in questione e in concomitanza con le varie edizioni di Myricae. Rifacendosi a Platone, il poeta romagnolo afferma che il fanciullino è un'entità nascosta nell'intimità di ogni essere umano, la quale attraverso l'immaginazione e la sensibilità – caratteristiche tradizionali dei poeti – è capace di scoprire il mondo nei suoi risvolti "che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione". Si tratta perciò di un simbolo nel quale sono raccolti il valore di indagine, di espressione e di moralità del fare poetico. Ciò si ricollega a uno dei concetti fondanti dell'età decadente, ossia che la realtà possa essere rivelata nelle sue profondità nascoste solo dall'intuizione innata e non dalla razionalità scientifica o speculativa. Seguendo l'esempio del poeta francese Charles Baudelaire, figura maggiore di tale corrente letteraria in quel periodo, la poesia pascoliana si articola su analogie, parallelismi e simboli astratti che cercano di capovolgere la consueta visione delle cose. Nella tetra atmosfera che domina X Agosto vediamo perciò applicati tali principi nell'accostamento analogico posto tra la rondine e l'uomo che vengono uccisi deliberatamente e nella metafora del nido. Quello che dovrebbe essere un porto sicuro, un riparo delle minacce, diventa un luogo di intimità protetta ma costantemente minacciata e violata dal mondo esteriore. Esso è un simbolo, appunto, della debolezza dell'individuo a fronte della malvagità intrinseca nell'"atomo opaco del male".

Il tema del nido violato è strettamente legato a quello del trauma dell'assassinio del padre del poeta. La questione è continuamente sollevata sia all'interno di Myricae, la cui intestazione porta la dedica "A Ruggero Pascoli, mio padre", sia nei Canti di Castelvecchio (1903), l'altra raccolta maggiore dell'autore. Il componimento più significativo a riguardo è La cavalla storna, nella quale mettendo in bocca alla madre la celebre litania "O cavallina, cavallina storna / tu portavi colui che non ritorna" Pascoli rievoca ancora una volta la notte dell'omicidio. La donna si rivolge alla cavalla che aveva riportato a casa il padrone, ricordandole l'affetto che li legava, chiedendole conforto e il nome dell'assassino. La poesia si conclude con un nitrito dell'animale che partecipa quindi al dolore dell'intera famiglia e alla disperazione dovuta al fatto di non poter mai ottenere giustizia per quanto accaduto.

La morte improvvisa di Ruggero Pascoli è un evento che condiziona profondamente la visione delle cose e del mondo da parte del poeta. "L'atomo opaco del Male", perifrasi con la quale egli designa la terra nei confronti dell'immensità dell'universo richiama la concezione delle cose dell'ultima stagione poetica e filosofica di Giacomo Leopardi, autore amato e spesso chiamato in causa come riferimento da Pascoli. In particolare il verso di chiusura di X Agosto richiama alcuni versi di A se stesso:

7. [...]Non val cosa nessuna
8. I moti tuoi, nè di sospiri è degna
9. La terra. Amaro e noia
10. La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

A se stesso è il componimento che chiude Il ciclo di Aspasia nei Canti leopardiani, nel momento in cui il poeta di Recanati affronta l'ultima illusione a cui egli aveva creduto – l'amore non ricambiato per Fanny Targioni Tozzetti – ed afferma una volta per tutte l'inutilità della vita sulla terra e nell'universo. Riproponendo il concetto di mondo come fango che non vale nulla – "l'atomo opaco" – Pascoli vi aggiunge un'ulteriore elemento di sensibilità, tipicamente decadente, che lo vuole come culla di malvagità e oscurità insensata nei confronti della serenità e l'immobilità delle sfere cosmiche.


Domande e Risposte


In quale raccolta compare X Agosto?
X Agosto compare in Myricae nella sezione elegie.

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è il ricordo della notte dell'assassinio di Ruggero Pascoli, padre del poeta.

Qual è la forma metrica della poesia?
X Agosto è composta di sei quartine di decasillabi e novenari piani in rima alternata.

In quale notte è ambientata la poesia?
La poesia è ambientata nella notte di San Lorenzo (il 10 agosto), anniversario della morte del padre di Pascoli e tradizionalmente associata alla possibilità di visione di un grande numero di stelle cadenti.

A quale animale simbolico è paragonato il cadavere del padre assassinato?
Il cadavere è paragonato alla carcassa di una rondine.

Quale figura retorica è contenuta nel celebre verso finale "quest'atomo opaco del Male!"(v.24)?
La figura retorica contenuta nel verso è una perifrasi.

Fonti: libri scolastici superiori

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