Parafrasi, Analisi e Commento di: "San Martino del Carso" di Giuseppe Ungaretti


Immagine Giuseppe Ungaretti
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giuseppe Ungaretti
Titolo dell'Opera: L'Allegria
Edizioni dell'opera: Il primo nucleo di poesie (tra le quali San Martino del Carso) esce nel 1916 con il titolo Il Porto sepolto; nel 1919 esce l'edizione Allegria di naufragi ed infine, nel 1931, tutte le poesie confluiscono nell'Allegria che vede la sua redazione finale nel 1942
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Quattro strofe diseguali di versi liberi (due quartine e due distici)



Introduzione


"San Martino del Carso" è una delle poesie più celebri di Giuseppe Ungaretti, scritta durante la sua esperienza come soldato nella Prima Guerra Mondiale. In questa breve ma intensa composizione, l'autore esprime la profonda impressione che il paesaggio martoriato dalla guerra ha lasciato nel suo animo. La poesia si distingue per il suo stile essenziale e diretto, caratteristico di Ungaretti, il quale utilizza una lingua sobria e carica di significato per evocare la desolazione e la bellezza tragica della natura.

Attraverso una serie di immagini vivide e simboliche, il poeta trasmette la sensazione di smarrimento e di nostalgia, riflettendo non solo sulla devastazione fisica del luogo, ma anche sul dolore interiore degli uomini che vi hanno combattuto. "San Martino del Carso" diventa così un potente canto di memoria e un inno alla vita, che si contrappone alla morte e alla distruzione portate dalla guerra.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Di queste case
2. non è rimasto
3. che qualche
4. brandello di muro

5. Di tanti
6. che mi corrispondevano
7. non è rimasto
8. neppure tanto

9. Ma nel cuore
10. nessuna croce manca

11. È il mio cuore
12. il paese più straziato.
1. Di queste case
2. Sono rimasti
3. soltanto alcuni
4. pezzi di muro

5. Dei tanti
6. che contraccambiavano il mio affetto
7. non è rimasto
8. neppure questo

9. Ma nel mio cuore
10. non manca nessun ricordo:

11. È proprio il mio cuore
12. il posto più lacerato e addolorato.



Parafrasi discorsiva


Sono rimasti soltanto alcuni pezzi di muro di queste case; non è rimasto neppure questo dei tanti che contraccambiavano il mio affetto. Ma nel mio cuore non manca nessun ricordo: è proprio il mio cuore il posto più lacerato e addolorato.


Figure Retoriche


Metafore: v. 4, v. 10: "qualche brandello di muro", "nessuna croce manca".
Il tema della poesia è quello del rispecchiamento tra l'animo umano e l'ambiente circostante, in cui alla distruzione materiale del contesto (le case ridotte a brandelli) corrisponde lo strazio interiore del poeta.

Analogie: L'analogia istituisce un paragone ardito fra il cuore del poeta distrutto dall'esperienza bellica e le case effettivamente ridotte in macerie: "è il mio cuore il paese più straziato" (v. 12). I corpi dei morti stanno sullo stesso piano del brandello di muro (v. 4) che il poeta vede attorno a sé; e il cuore è definito per analogia prima come un cimitero (vv. 9-10) e poi come un paese straziato (v. 12).

Parallelismi: vv. 1-2, vv. 5 e 7, v. 8, v. 9, v. 11: "Di queste case / non è rimasto", "Di tanti / ... / non è rimasto", "Di tanti", "neppure tanto", "Ma nel cuore", "É il mio cuore".
Questa è una delle poesie che hanno conosciuto più modifiche nel corso del tempo. In particolare, nella versione definitiva Ungaretti ha ridotto i versi, rendendo ancora più evidente il parallelo tra la devastazione del paese di San Martino del Carso, località che si trovava proprio sul fronte di guerra, e lo strazio interiore provocato dalla perdita degli affetti. Uno strazio e una desolazione che il poeta giudica superiori persino ai danni materiali subiti dalla guerra (vv. 5.8).

Iterazioni: v. 2 e 7, v. 5 e 8: "non è rimasto...non è rimasto", "tanti...tanto". Le ripetizioni, anche quelle che emergono nelle anafore "di...di" (v. 1 e 5), enfatizzano l'angoscia provata dal poeta.

Epifore: v. 9 e 11: "cuore...cuore".

Allitterazioni: Della "a": "case-rimasto-qualche-tanti-tanto-manca-straziato", Della "r": "rimasto-brandello-muro-corrispondevano-neppure-cuore-croce-straziato". Della "c": "nel cuore nessuna croce manca".

Chiasmi: vv. 10-11-12: "nessuna croce manca / è il mio cuore il paese più straziato".

Enjambements: vv. 1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Il primo conflitto mondiale colpisce l'immaginario degli intellettuali dell'epoca che, però, faticano ad affrontare questo tema e, per varie ragioni (Campana, ad esempio, è in manicomio dal 1918), ripiegano su altre tematiche. L'opera più precoce sul tema del primo conflitto bellico è Il porto sepolto del 1916 (che diviene L'Allegria nel 1918), seguita poi dagli Ossi di seppia di Montale, del 1925.

Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto 1888 – Roma 1970) è un poeta italiano e volontario nella Grande Guerra. Nato in Egitto da genitori italiani, Ungaretti frequenta la scuola ad Alessandria di Egitto, dove i genitori erano impegnati nei lavori per la costruzione del canale di Suez, e si sposta poi a Parigi dove entra in contatto con il mondo della letteratura. Collabora con la rivista "Lacerba" fino al 1914, anno in cui decide di ritornare in Italia dove sostiene le politiche interventiste. Partecipa a diverse riunioni e manifestazioni e conosce Benito Mussolini. L'anno successivo il Governo Salandra ufficializza la guerra contro l'Austria-Ungheria e il poeta decide di arruolarsi come soldato semplice.

Ungaretti non viene ricordato per atti di eroismo, ma per aver raccontato la vita nelle trincee su foglietti dove annotava i suoi pensieri. Quella di Ungaretti è un'esperienza unica perché viene realizzata una nuova sintassi lirica, nella quale il critico Sanguineti vede "il più radicale esempio di rinnovamento formale sperimentato dalla lirica" nel Novecento. Le rarissime parole sembrano urlare sulla pagina e sembrano riacquistare significato in un periodo successivo a quello in cui i vari poeti-vati avevano profuso parole di ogni genere senza trasmettere messaggi realmente autentici. La guerra ha messo a nudo il poeta, lo ha messo in contatto con i suoi istinti primordiali e lo ha posto di fronte ai limiti della condizione umana.

Tematico

Le liriche della raccolta sono caratterizzate in particolare dal procedimento dell'analogia, che istituisce un paragone molto più difficile da comprendere e individuare rispetto a una semplice metafora. Le analogie ricordano i poeti surrealisti francesi che Ungaretti ha conosciuto studiando alla Sorbona. Il poeta, proprio come i suoi colleghi francesi, cerca di superare la rappresentazione oggettiva delle cose e di far emergere i significati più profondi e reconditi.

Il verso tradizionale viene destrutturato e la parola assume il significato metafisico di una illuminazione improvvisa e illuminante, grazie agli arditi accostamenti analogici e all'autonomia particolare che assume all'interno di versi brevissimi (versicoli) o costituiti da una sola parola. I singoli termini vengono utilizzati perché sono in grado di evocare delle immagini, soprattutto riconducibili al tema principale che è il ricordo della guerra, esperienza catartica permette di raggiungere una rinnovata identità. Tutti i componimenti de L'Allegria di Ungaretti recano in calce l'indicazione del luogo e della data di composizione, conferendo alla raccolta il carattere di un vero e proprio diario di guerra. Infatti, al centro sta l'esperienza del poeta nella Grande Guerra, combattuta come volontario in trincea.

In questa raccolta di poesie, appare molto forte la volontà di rinascere dopo la tremenda esperienza della guerra, attraverso la poesia che è la sola forza in grado di riportare un po' di dignità ed umanità in un mondo devastato. In particolare, San Martino del Carso tratta degli effetti devastanti della guerra, che non risparmia nulla, dello strazio che la morte porta nel mondo e nel cuore del poeta.

All'inizio prevale l'immagine della distruzione del paese, ormai fatto solo di macerie di rovine; poi, il poeta si focalizza maggiormente sul proprio stato d'animo: Ungaretti, come gli è tipico, trova una forte analogia tra le immagini del mondo esterno e il sentimento interiore del suo cuore. La condizione del paese devastato è, infatti, del tutto analoga a quella del cuore del poeta, come confermano i due versi finali. La struttura del componimento è circolare: l'immagine finale del cuore straziato richiama quella iniziale del "brandello di muro", così come si richiamano a vicenda le "case" del primo verso e il "paese" dell'ultimo.

Il ricordo degli amici scomparsi è presente e vivo nel cuore del poeta e vi rimarrà per sempre: le croci non evocano solo l'immagine di un cimitero, ma anche quella della passione di Cristo. È questa la cosa importante: ciò che rimane in mezzo a tanta distruzione senza speranza è proprio il cuore del poeta e il suo dolore, che ha il potere di redimere e di riportare quell'umanità che sembrava perduta, di ricostruire nel cuore addirittura un "paese", quel paese che sembrava irrimediabilmente distrutto. Il fatto che degli amici deceduti non sia rimasto nulla, neanche un "brandello", è indice di una devastazione ancor più totale e profonda di quella del paese.

Stilistico

La caratteristica formalmente più appariscente in questa lirica di Ungaretti è l'insistito, quasi ossessivo, ricorso all'iterazione sia a livello lessicale che sintattico e fonico. Il linguaggio è semplice e piano. Risulta straniante l'impiego del sostantivo "brandello", solitamente da collegare alla carne umana o a pezzi di stoffa, riferito, in questo caso, alla parola "muro".

Il "ma" con cui si apre la terza strofa è una congiunzione avversativa molto forte e serve a sottolineare l'importanza particolare del ricordo. La lirica è essenziale e priva di punteggiatura, per isolare ed esaltare le singole parole; si basa tutta su una serie di contrapposizioni: di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta.

Dal punto di vista formale, si nota:

-l'uso del dimostrativo, "queste case" (v. 1), che conferisce visibilità, presenza all'oggetto così designato (come se il lettore fosse chiamato a guardare gli oggetti su cui si posa lo sguardo del poeta);
-i parallelismi e le anafore contribuiscono alla ricerca d'ordine rigoroso ed essenziale che va a contrapporsi alla devastazione della guerra;
-l'uso accorto delle ripetizioni, che danno alla poesia il tono di una litania: non è rimasto (vv 2-7); cuore (vv. 9-11);
-l'uso dei versicoli che Ungaretti rivendica (in una lettera a Papini del 2 giugno 1916 dalla zona di guerra), come la più importante novità della sua produzione poetica. In particolare, spezzare il metro e introdurre degli spazi bianchi significa dare nuova linfa alle parole, come se venissero pronunciate per la prima volta. Significa, dunque, rigenerare la lingua e rimetterla in contatto con l'assoluto.


Confronti


Nell'Allegria Ungaretti rappresenta in modo eloquente e intenso la tragedia della guerra di trincea: un'antologia straziante, pagine di morte narrate a brandelli. L'orrore del conflitto è evidente in San Martino del Carso come in tutte le altre liriche del periodo, anche di altri poeti. La differenza più grande fra questo e gli altri testi dello stesso Ungaretti e di altri intellettuali dell'epoca sta forse nel fatto che la raffigurazione oggettiva lascia qui spazio alla soggettività che è propria dell'interiorità del poeta che mette a nudo ciò che sente nel profondo del suo cuore.

Fra gli autori del Novecento che affrontano tematiche simili a quelle messe in luce da Ungaretti, figura Montale: per entrambi il tema ricorrente è la guerra, il rapporto che c'è tra la civiltà e il singolo individuo vittima di questa epocale tragedia. Le due guerre mondiali hanno contrassegnato la storia del Novecento e hanno coinvolto scrittori diversi, tutti accomunati dall'esperienza di guerra e dalla consapevolezza del proprio personale male di vivere e dalla solitudine esistenziale dell'uomo, come ad esempio Ungaretti, Montale e Saba. Il primo si fa personalmente carico dell'esperienza bellica, offrendosi come volontario e raccontando in un diario lirico la sua esperienza al fronte; il secondo ci aiuta a comprendere il suo e il nostro "male di vivere", mentre il terzo descrive la guerra con la delicatezza che contraddistingue tutta la sua produzione poetica. In particolare, in Marcia notturna, contenuta nel Canzoniere, descrive la marcia dei soldati lungo il mare con le parole di chi ancora non conosceva la guerra, ma già la inventava. Il componimento di Montale interamente dedicato alla guerra è intitolato Valmorbia. Il poeta genovese parte per la guerra a diciannove anni, arruolato nella fanteria a Novara. Dopo aver frequentato il corso allievi ufficiali e aver chiesto di essere inviato al fronte, dall'aprile del 1917 diventa Sottotenente del 158° fanteria Brigata Liguria in Trentino. A Vallarsa prende parte a numerose azioni militari. Confesserà più tardi in un'intervista: «Non ho memoria di quella guerra. Ritengo che sia stato un errore l'intervento».


Domande e Risposte


Quali sono i temi centrali di questo componimento?
Il tema della sofferenza legata alla guerra, quello delle emozioni provate dai soldati e quello della distruzione dei luoghi fisici e di quelli dell'anima.

Come vengono rappresentati il paese e i compagni del poeta (i tanti del v.5)? Che relazione s'istituisce tra di loro?
Il paese e i compagni del poeta sono rispettivamente relitti e reduci segnati nel profondo dall'esperienza che hanno vissuto.

Come mai viene ripetuta due volte la parola cuore (vv. 9 e 11)?
I versi di Ungaretti sono sempre molto brevi e le poche parole utilizzate sono dense di significato. Il poeta è un uomo in pena ed è il suo cuore il posto più desolato.

Che figura retorica è brandello di muro? (v. 4)
Si tratta di un'analogia, volta a istituire un paragone affatto immediato fra il cuore del poeta, distrutto dal primo conflitto mondiale, e le case ridotte in macerie per lo stesso motivo.

L'espressione brandello di muro ricorda altre espressioni tipiche di Ungaretti, come budella di macerie in Pellegrinaggio o bocca digrignata in Veglia. Qual è il comune denominatore di queste liriche?
Si tratta dell'esperienza bellica che comporta delle fratture profonde che il poeta si sente quasi in dovere di denunciare ed esplicitare senza mai sfociare nella violenza esplicita.

Delinea il passaggio dalla raccolta Il porto sepolto a L'Allegria, spiegando anche il significato di questi due titoli.
Il porto sepolto viene pubblicato nel 1916 e raccoglie 32 liriche, nate dall'esperienza di guerra e composte da Ungaretti in trincea, sul fronte italo-austriaco, sulle alture del Carso. Si tratta di un vero e proprio diario di guerra ed è un'opera organica che si apre e conclude con due liriche scelte non a caso, utili a introdurre i temi affrontati. La lirica che dà il titolo alla raccolta svolge la funzione di manifesto, cioè di versa e propria manifestazione di poetica: il poeta vuole riportare alla luce la vera essenza della poesia.
Nel 1919 decide di affiancare al Porto sepolto le liriche scritte fra il 1915 e il 1919, dando vita a una nuova raccolta. IL titolo Allegria dei naufragi prima, L'Allegria poi, accosta due parole ossimoriche: l'allegria al naufragio per riferirsi a quello stato di serenità che nasce dopo aver scongiurato il pericolo del naufragio e, quindi, della morte.



Fonti: libri scolastici superiori

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