Parafrasi, Analisi e Commento di: "Pianto antico" di Giosuè Carducci


Immagine Giosuè Carducci
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giosuè Carducci
Titolo dell'Opera: Rime nuove
Prima edizione dell'opera: 1887 (la poesia, però, è stata scritta nel giugno del 1871)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Ode anacreontica, composta da quattro quartine di settenari. Schema delle rime ABBC. Gli ultimi versi di ogni strofa rimano tra loro.



Introduzione


"Pianto antico" è una delle poesie più toccanti di Giosuè Carducci, scritta nel 1871 e pubblicata nella raccolta "Rime nuove". Questo componimento, profondamente personale e intimo, nasce dal dolore straziante provato dal poeta per la perdita del figlio Dante, morto a soli tre anni. Attraverso versi semplici ma intensi, Carducci esprime il suo lutto e la sua malinconia, ricorrendo a immagini di natura e simbolismi che accentuano il contrasto tra la vitalità del mondo esterno e il suo dolore interiore. "Pianto antico" è un esempio potente della capacità della poesia di trasformare il dolore personale in un'esperienza universale, toccando corde emotive profonde in ogni lettore.


Testo e Parafrasi puntuale


1. L'albero a cui tendevi
2. la pargoletta mano,
3. il verde melograno
4. da' bei vermigli fior,

5. nel muto orto solingo
6. rinverdì tutto or ora
7. e giugno lo ristora
8. di luce e di calor.

9. Tu fior della mia pianta
10. percossa e inaridita,
11. tu dell'inutil vita
12. estremo unico fior,

13. sei ne la terra fredda,
14. sei ne la terra negra;
15. né il sol più ti rallegra
16. né ti risveglia amor.
1. Quell'albero verso cui allungavi
2. La tua piccola mano di bambino,
3. quel melograno verdeggiante
4. dai bei fiori rosso acceso

5. nel silenzioso giardino solitario
6. è da poco tornato in fiore
7. e il mese di giugno lo nutre e lo cura
8. Facendo piovere su di esso la luce e il calore estivo.

9. Tu, figlio, fiore della mia pianta
10. maltrattata e ormai secca,
11. tu della mia vita inutile
12. ultimo e unico fiore,

13. sei sepolto nella terra fredda,
14. sei sepolto nella terra nera,
15. e il sole non può più farti sorridere
16. né l'amore di un padre potrà mai riuscire a destarti dal sonno della morte.



Parafrasi discorsiva


Quell'albero verso cui allungavi la tua piccola mano di bambino, quel melograno verdeggiante dai bei fiori rosso acceso nel silenzioso giardino solitario è da poco tornato in fiore e il mese di giugno lo nutre e lo cura facendo piovere su di esso la luce e il calore estivo.

Tu, figlio, fiore della mia pianta maltrattata e ormai secca, tu della mia vita inutile ultimo e unico fiore, sei sepolto nella terra fredda, sei sepolto nella terra nera, e il sole non può più farti sorridere né l'amore di un padre potrà mai riuscire a destarti dal sonno della morte.


Figure Retoriche


Allitterazioni: della "R": "albeRo", "paRgoletta", "veRde", "melogRano", "veRmigli", "fioR", "oRto", "rinveRdì", "oR", "oRa", "RistoRa", "caloR", "peRcossa", "inaRidita", "estRemo", "fRedda", "teRRa", "negRa", "allegRa", "Risveglia", "amoR": l'insistenza sulla consonante evidenzia sia il calore della stagione estiva sia la siccità e l'aridità del cuore del poeta dinnanzi allo sgomento della morte.

Anadiplosi: vv. 13-14: "sei ne la terra fredda / sei ne la terra negra". Variazione che enfatizza la scena in cui è descritta la sepoltura del bambino.

Anafore: vv. 9, 11, vv. 13-14, vv. 15-16: "tu... tu", "sei... sei", "né... né": Ripetizioni che donano enfasi alla sezione conclusiva del componimento, quella propriamente tragica.

Anastrofi: vv. 11-12: "de l'inutil vita / estremo unico fior". Inversione sintattica che crea sospensione ritmica e rallentamento nella spiegazione della metafora che regge il componimento.

Antitesi: vv. 8-14, vv. 8-13: "luce" vs "negra", "calor" vs "fredda". Opposizione tra la vita e la morte realizzata sul confronto tra il calore e il colore della bella stagione e quello della terra arida.

Antonomasia: vv. 3-4: "il verde melograno / da' bei vermigli fior". Giro di parole che indica la caratteristica preminente della pianta del melograno.

Apostrofi: vv. 9-11: "tu...tu". La poesia è formalmente un piccolo monologo del poeta sulla tomba del figlio, al quale rivolge la parola.

Chiasmi: vv. 15-16: "né il SOL più ti rallegra / né ti risveglia AMOR". Inversione sintattica che conclude il componimento e pone in relazione gli elementi del sole e dell'amore paterno.

Enjambements: vv. 1-2, vv. 9-10, vv. 11-12: "tendevi / la pargoletta mano", "pianta / percossa e inaridita", "de l'inutil vita / estremo unico fior". Interruzioni ritmiche che evidenziano i concetti metaforici fondamentali della poesia.

Metafore: vv. 9-10, vv. 11-12: "tu fior de la mia pianta / percossa e inaridita", "tu de l'inutil vita / estremo unico fior". Figura che regge il componimento per opposizione: il padre è paragonato alla pianta e il figlio al fiore da lei generato.

Parallelismi: vv. 1-4, vv. 9-12: "L'albero a cui tendevi / la pargoletta mano, / il verde melograno / da' bei vermigli fior", "Tu fior della mia pianta / percossa e inaridita, / tu de l'inutil vita / estremo unico fior,". Figura sintattica che divide in due sezioni speculari la poesia e introduce i due termini che compongono la metafora fondamentale.

Perifrasi: vv. 1-4, vv. 9-12: "L'albero a cui tendevi / la pargoletta mano, / il verde melograno / da' bei vermigli fior", "Tu fior della mia pianta / percossa e inaridita, / tu de l'inutil vita / estremo unico fior,". I due termini metaforici (melograno in fiore e padre-figlio) sono indicati con un lungo giro di parole che li descrive in forma suggestiva e impressionistica.

Personificazione: v. 5, v. 6: "muto orto solingo", "giugno lo ristora". L'orto e il mese di giugno sono descritti con caratteristiche umane e rimandano appunto alla figura del padre che viene a piangere il figlio sulla tomba solitaria e silenziosa.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Pianto antico è una delle poesie più conosciute e commoventi scritte da Giosuè Carducci. Fu composta, come indicato nel manoscritto autografo, nel 1871, a un anno di distanza dalla morte, probabilmente per tifo, del figlio Dante, scomparso a soli tre anni di età. Il componimento fu però pubblicato nel 1887 all'interno delle Rime nuove, la raccolta che riunisce tutta la produzione carducciana tra il 1861 e l'anno di pubblicazione.

All'interno delle Rime nuove è possibile rinvenire una grande varietà di metri tradizionali della poesia lirica italiana e di tematiche originali tipiche dell'autore, spesso ispirate dalle impressioni suscitate dalla lettura dei classici della letteratura o dalla rievocazione nostalgica di eventi storici del passato o di momenti della propria giovinezza contrapposti a un sentimento di disprezzo e allontanamento dal presente. Altri elementi significativi sono le impressionistiche descrizioni di paesaggi, soprattutto maremmani, e la tematica amorosa. Il rifiuto del presente e l'attrazione verso il passato dà luogo al classicismo carducciano e al recupero delle forme metriche della poesia classica, che i poeta adatta e rielabora sulla versificazione in lingua italiana seguendo l'ideale poetico da lui definito "metrica barbara".

In questo componimento vediamo appunto che l'aggettivo "antico" del titolo rimanda ad un dolore che ha sempre colpito l'uomo, insieme all'interrogativo del perché si possa morire così giovani, cui la logica umana non può rispondere. Non c'è la Provvidenza a dare spiegazioni e senso alla morte e neanche il valore della poesia esternatrice che trovavamo in Manzoni o in Foscolo, solo il dolore intimo e inspiegabile di un laico. Pertanto Carducci inserisce qui con forza una tematica tragica di tipo autobiografico ma estende il proprio discorso poetico a qualcosa di immanente per l'intera umanità.

Tematico

Il nucleo tematico del componimento si fonda su una forte opposizione simbolica tra vita e morte realizzata attraverso un'antitesi tra le due sezioni perfettamente simmetriche e speculari che costituiscono la struttura del componimento. Le prime due strofe focalizzano immagini luminose e vitali ("verde melograno"; "bei vermigli fior"; "luce e calor") e rappresentano con tinte impressionistiche nella descrizione dei colori del melograno la vitalità della natura primaverile che rinasce dopo il lungo inverno. Tuttavia, già al verso 5 e quindi dall'inizio della seconda strofa, la presenza del "muto orto solingo" anticipa il clima della seconda parte del componimento. Il sole che riversa calore e luce sulla terra arida richiama simbolicamente anche il pianto del padre sulla silenziosa tomba del ragazzo. La stessa menzione del melograno può essere letta come un rimando all'idea della morte, in quanto, nella mitologia classica, era la pianta cara a Persefone, la dea degli Inferi. Ricorrere a immagini primaverili e vitali è quindi un tentativo vano del poeta di scacciare la disperazione.

La seconda parte del componimento è invece aperta dall'apostrofe in anafora "tu" ed è rivolta direttamente al piccolo Dante. Viene esplicitamente sciolto il nucleo della metafora oppositiva e Carducci associa se stesso a una pianta "percossa e inaridita", il cui unico fiore è appunto, diversamente da quelli del melograno, appassito per sempre. Dominano questa sezione immagini scure e desolate ("percossa e inaridita"; "de l'inutil vita / estremo unico fior"; "terra fredda"; "terra negra") e per contrasto alle prime due strofe il tema dell'assenza di forza vitale e di amore.

La tematica di Pianto antico, come espresso dal titolo, è insieme intima e universale. Carducci apre a una dimensione metafisica dell'umanità, divisa tra la morte inevitabile del singolo e il continuo ed eterno ripetersi del ciclo della natura: anche se è tornata la bella stagione e la natura si è risvegliata, il figlioletto non potrà più risvegliarsi.

Stilistico

Pianto antico e un'ode anacreontica, composta da quattro quartine di settenari. Schema delle rime ABBC. Gli ultimi versi di ogni strofa rimano tra loro. Sono presenti inoltre alcuni enjambement "tendevi / la pargoletta mano" (vv. 1-2); "pianta / percossa e inaridita" (vv. 9-10); "de l'inutil vita / estremo unico fior" (vv. 11-12) e un'allitterazione della -r- che percorre l'intera lirica ("albeRo", "paRgoletta", "veRde", "melogRano", "veRmigli", "fioR", "oRto", "rinveRdì", "oR", "oRa", "RistoRa", "caloR", "peRcossa", "inaRidita", "estRemo", "fRedda", "teRRa", "negRa", "allegRa", "Risveglia", "amoR"). La regolarità ritmica data da questi elementi fonici rende un effetto di estrema semplicità e regolarità del componimento e ne evidenzia la perfetta simmetria speculare che è possibile rinvenire anche a livello tematico e sintattico. Il genere scelto dal poeta deve il nome al poeta greco Anacreonte, che utilizzava una forma ridotta di ode caratterizzata da una perfetta regolarità ritmica e strutturale per descrivere quadri di carattere lieto, celebrativo o scherzoso. L'utilizzo di tale genere per trattare una problematica intima e autobiografica è un esempio di "metrica barbara", ovvero il procedimento secondo il quale Carducci tentò di adattare gli schemi e le forme metriche tipiche della poesia classica greco-latina alla lingua italiana e alle problematiche romantiche ottocentesche.

La poesia è inoltre uno dei primi e pochi esempi di stile nominale per il grande utilizzo di sostantivi e aggettivi e la poca presenza di verbi: le intere strofe 1-3 sono composte senza l'utilizzo di predicati verbali. Ciò si riflette anche nella costruzione sintattica. Il periodare, contrariamente a quanto accade solitamente in Carducci, è ipotattico e semplice, fondato su pochi verbi al presente e una serie di perifrasi dal carattere metaforico che esprimono il parallelismo oppositivo tra il melograno in fiore e il padre che piange il figlio morto. La specularità delle due sezioni è costituita quindi dall'utilizzo di due soli periodi che occupano simmetricamente le prime e le ultime due strofe ed esprimono per antitesi i due termini della metafora su cui la poesia è fondata. La struttura generale è perciò semplice e piana, ricca però di richiami interni e suoni aspri e spezzati che rendono l'atmosfera lapidaria, malinconica e ripetitiva, che ricorda per certi versi un canto funebre popolare.


Confronti


Pianto antico è una lirica che all'interno delle Rime nuove presenta degli aspetti peculiari che la differenziano rispetto agli altri componimenti. È soprattutto la tematica intima che si discosta dai temi classici e neoclassici che sono trattati ad esempio in Il bove. Un punto in comune con il resto della raccolta può essere riscontrato con il componimento San Martino. La corrispondenza è rintracciabile nella medesima forma metrica (l'odicina anacreontica) e nella somiglianza strutturale fondata sull'antitesi. Prendiamo ad esempio le prime due strofe di San Martino:

1. La nebbia a gl'irti colli
2. Piovigginando sale,
3. E sotto il maestrale
4. Urla e biancheggia il mar;

5. Ma per le vie del borgo
6. Dal ribollir de' tini
7. Va l'aspro odor de i vini
8. L'anime a rallegrar.

Anche San Martino, che tratta dei i giorni a cavallo dell'11 novembre quando si registrano generalmente temperature più miti rispetto alla media autunnale (ossia l'illusoria estate di San Martino appunto), è fondata sul ribaltamento espresso dalla congiunzione "Ma" al v.5. Tuttavia la direzione dei due componimenti è inversa: in Pianto antico si pone inizialmente il ritratto lieto del melograno e poi si passa alla realtà tragica della tomba; in San Martino si descrive un minaccioso e tetro paesaggio autunnale poi riscaldato – illusoriamente – dal calore della festa.

Una struttura tematica simile a quella di Pianto antico è invece adottata da Giovanni Pascoli in Novembre, lirica anch'essa legata a San Martino essendone la riscrittura:

1. Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
2. che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
3. e del prunalbo l'odorino amaro
4. senti nel cuore...

5. Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
6. di nere trame segnano il sereno,
7. e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
8. sembra il terreno.

Anche Pascoli costruisce la propria poesia sul ribaltamento del "Ma" al v.5 ma appunto passa dalla descrizione degli alberi in fiore (come il melograno di Pianto antico) a quella delle piante essiccate e del terreno inaridito, esattamente come accade nel nostro componimento. Ad accomunare i due autori è la sensazione del lutto, di cui Pascoli fece notoriamente esperienza dopo la morte del padre e di altri familiari a lui carissimi, il cui trauma segnò l'intera sua esistenza.

Un altro autore tradizionalmente legato a Carducci è Giuseppe Ungaretti, anch'egli colpito dalla morte del figlio, al quale dedica la poesia Giorno dopo giorno:

E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...

Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio...

Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...

Anche Ungaretti in questa sezione del componimento pone la questione del continuare a scorrere della vita e delle stagioni che supera la morte dell'individuo, ma a differenza di Carducci, che comunque offre un quadro vivido con la descrizione del melograno, l'esperienza del lutto è un "continuo schianto" che il padre non riesce in alcun modo a superare.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte Pianto antico?
Pianto antico fa parte delle Rime nuove (1887).

Qual è il tema principale della lirica?
La lirica tratta del dolore del poeta per la morte del figlio.

Di cosa morì Dante, figlio di Carducci?
Dante morì all'età di tre anni, probabilmente a causa di tifo.

Qual è la forma metrica del componimento?
Pianto antico è un'ode anacreontica in quattro quartine di settenari con schema rimico ABBC.

A quale divinità mitologica è associato simbolicamente il melograno?
Il melograno è associato a Persefone, dea degli inferi.

Quale figura retorica è contenuti nei celebri vv.3-4 "Il verde melograno / da' bei vermigli fior"?
La figura retorica contenuta nei versi è un'antonomasia.

Fonti: libri scolastici superiori

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