Parafrasi, Analisi e Commento di: "Alla sera" di Ugo Foscolo


Immagine Ugo Foscolo
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Ugo Foscolo
Titolo dell'Opera: Sonetti
Prima edizione dell'opera: 1803
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sonetto (14 endecasillabi raggruppati in due quartine e due terzine). Rima: ABAB ABAB CDC DCD.



Introduzione


"Alla sera" è una delle poesie più famose di Ugo Foscolo, scritta nel 1803 e inclusa nella raccolta "Poesie". Questo sonetto, composto da quattordici versi endecasillabi, rappresenta un momento di riflessione intima e profonda del poeta, che trova nella sera un simbolo di pace e serenità, ma anche di morte e di fine delle sofferenze. Foscolo, con il suo stile elegante e malinconico, esplora il tema del tempo che passa e della ricerca di una quiete interiore, offrendo al lettore un'immagine suggestiva e contemplativa della sera. La poesia si distingue per la sua capacità di unire una meditazione personale a una visione universale, rendendola un'opera di grande intensità emotiva e profondità filosofica.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Forse perché della fatal quïete
2. Tu sei l'immago a me sí cara vieni,
3. O Sera! E quando ti corteggian liete
4. Le nubi estive e i zeffiri sereni,

5. E quando dal nevoso aere inquïete
6. Tenebre e lunghe all'universo meni
7. Sempre scendi invocata, e le secrete
8. Vie del mio cor soavemente tieni.

9. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
10. Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
11. Questo reo tempo, e van con lui le torme

12. Delle cure onde meco egli si strugge;
13. E mentre io guardo la tua pace, dorme
14. Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
1. Forse perché della pace eterna della morte
2. tu rappresenti l'immagine sei per me così preziosa
3. o Sera! Sia quando ti accompagnano felici come in corteo
4. le nuvole estive e i le brezze leggere che rasserenano il cielo,

5. sia quando dall'aria nevosa una turbolenta
6. e infinita oscurità porti sul mondo,
7. scendi sempre, da me invocata, e le parti più nascoste
8. del mio animo dolcemente raggiungi.

9. Conduci i miei pensieri sul sentiero
10. che porta verso l'idea della morte, che annulla tutto per sempre; e intanto scorre via di corsa
11. questo tempo infelice e maligno, e con lui se ne vanno le grandi masse

12. di angoscia delle quali insieme me anche lo stesso tempo presente si dispera;
13. e mentre io contemplo il tuo silenzio, riesce finalmente a dormire
14. lo spirito bellicoso che normalmente ruggisce dentro di me.



Parafrasi discorsiva


Forse perché della pace eterna della morte tu rappresenti l'immagine sei per me così preziosa, o Sera! Sia quando ti accompagnano felici come in corteo le nuvole estive e le brezze leggere che rasserenano il cielo, sia quando dall'aria nevosa una turbolenta e ampissima oscurità porti sul mondo, scendi sempre, da me invocata, e le parti più nascoste del mio animo dolcemente raggiungi. Conduci i miei pensieri sul sentiero che porta verso l'idea della morte, che annulla tutto per sempre; e intanto scorre via di corsa questo tempo infelice e maligno, e con lui se ne vanno le grandi masse di angoscia delle quali insieme a me anche lo stesso tempo presente si dispera; e mentre io contemplo il tuo silenzio, riesce finalmente a dormire lo spirito bellicoso che normalmente ruggisce dentro di me.


Figure Retoriche


Domanda retorica: vv. 1-3: "Forse perché della fatal quïete / tu sei l'immago a me sì cara vieni, / O Sera!".
Il componimento di apre con questa interrogativa retorica che ha la funzione di introdurre il tema su cui il poeta si interroga.

Personificazione: v.3 "O Sera!".
La sera viene personificata e nel componimento indicata coerentemente con la maiuscola come fosse un nome proprio e quindi un essere in carne e ossa a cui l'autore si rivolge.

Anastrofi: v. 1: "Forse perché della fatal quïete/Tu sei l'immago a me sí cara vieni". Inversioni ritmiche che restituiscono l'atmosfera della tranquillità.

Allitterazioni: v. 14, v. 7, v. 2, v. 6, vv. 9-10: "spiRto, gueRRieR, entRo, Rugge", "Sempre, Scende, Secrete", "iMMago, Me, vieNi", "teNebre e luNghe all'uNiverso MeNi", "orMe / che vaNNo al Nulla eterNo e iNtaNto".
C'è un'alternanza, in tutto il sonetto, tra suoni lievi nelle quartine (vocali "i" ed "e", ad esempio in "quiete; vieni, liete...") e suoni duri nelle terzine vocali "o" ed "u" ("nulla", "cure", "rugge"...), consonante "r" che crea contrasto tra le quiete serale e l'inquietudine interiore del poeta.

Enjambements: vv. 5-6, vv. 7-8, vv. 10-11, vv. 13-14: "inquiete / tenebre". Spezzatura che sottolinea il concetto chiave dell'inquietudine, "secrete / vie". Altra interruzione che sottolinea l'inquietudine nascosta sotto la tranquillità, "fugge / questo reo tempo", "dorme / quello spirto guerrier". Interruzioni ritmiche quasi consecutive che oppongono movimento e staticità associate ad animo e sera e sottolineate anche dalla contrapposizione "questo / quello".

Apostrofi: v. 3: "o Sera". Il poeta si rivolge direttamente alla sera parlando con lei.

Metafore: v. 1-2, v. 14: "fatal quiete / tu sei l'immago". La tranquillità della sera è paragonata e identificata con la pace della morte, "spirto guerrier ch'entro mi rugge". Il ruggito associa il tumulto dell'animo del poeta all'impetuosità di un leone.

Antitesi: vv. 13-14: "dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge". Opposizione tra sonno e agitazione.

Chiasmi: vv. 13-14: "dorme/guerrier", "pace/rugge". Di nuovo sottolineato il contrasto tra quiete e inquietudine.

Iperbato: vv.5-6: "inquïete / Tenebre e lunghe". Inversione che evidenzia la distensione dell'oscurità serale sul mondo.

Endiadi: vv. 5-6: "inquïete / Tenebre e lunghe". Coppia di aggettivi associate alle buie sere invernali che avvolgono la terra.

Polisindeti: v. 3, v. 5, v. 4, v. 6, v. 7, v. 10, v. 11, v. 13: "E quando", "e quando", "e i zeffiri sereni", "e lunghe all'universo meni", "e le secrete", "e intanto fugge", "e van con lui", "E mentre".
Enumerazione distesa su tutto il componimento che evoca l'allungarsi dell'oscurità sul mondo nel momento in cui avviene il fittizio dialogo tra il poeta e l'oscurità.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Alla sera è il componimento che apre l'edizione del 1803 dei Sonetti di Ugo Foscolo e rappresenta una sorta di premessa ai temi di disagio politico e interiore che caratterizzano gli altri componimenti.

La raccolta era stata pubblicata nel 1802 sul "Nuovo giornale dei letterati" con il titolo di Poesie ed era composta da 8 sonetti e un'ode A Luigia Pallavicini. Fu nuovamente stampata tra Pisa e Milano con lo stesso titolo tra 1802 e 1803 e l'edizione definitiva, in cui l'autore aggiunge tre sonetti, tra i quali Alla sera, e un'ode che portano il numero totale di componimenti a 12, compare a Milano con il titolo poi universalmente conosciuto di Sonetti sul finire dello stesso anno.

Come nel romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis, risalente agli stessi anni (1802), il poeta si rispecchia in una figura eroica e titanica, tormentata dai conflitti storici del proprio tempo, che vive l'esilio come un isolamento insieme politico ed esistenziale.

All'interno della raccolta sono numerosi i riferimenti ad altri poeti e fanno la loro apparizione quelli che sono i temi fondamentali della poesia di Ugo Foscolo, quali la terra come madre e madrepatria, il valore eternatrice della poesia, il parallelo con il mito antico, la sublimazione della morte. In Alla sera, in assoluto uno dei componimenti più conosciuti dell'autore, vediamo quindi contenute e riassunte queste problematiche.

Tematico

L'associazione metaforica su cui è fondata l'intera problematica di Alla sera è annunciata dal poeta già nei primi celeberrimi versi 1-3 "Forse perché della fatal quïete / tu sei l'immago a me sì cara vieni / O Sera!". Si tratta infatti di un'interrogativa retorica, priva infatti di punto interrogativo, in cui il poeta domanda formalmente alla Sera il motivo dell'affezione che egli prova per lei. Essa è infatti l'immagine della morte e della tranquillità che succede ai tumulti del giorno e della vita.

Il sonetto è diviso in due parti: le prime due quartine insistono sulla staticità per descrivere le sensazioni che il poeta prova nel contemplare l'oscurità della sera, sia che si tratti di una pacata e silenziosa sera d'estate, sia che si tratti di una tenebrosa e nevosa sera invernale: in tutti e due i casi è quello il momento della giornata che porta finalmente la tranquillità e la fine delle tribolazioni. La meditazione sulla sera sfocia spontaneamente, come appunto già annunciato nei primi tre versi, in una meditazione sulla morte.

Anch'essa, come la sera, è uno stato di pace: una pace dolce, silenziosa ed eterna. Un rassicurante oblio dove le sofferenze di un'esistenza tormentata trovano finalmente riposo. Le due terzine continuano l'associazione introdotta e argomentano il motivo per cui la sera è "cara" a Foscolo. Il "nulla eterno" annienta le angosce, "le torme / delle cure" (vv.11-12), che il poeta prova insieme al "reo tempo" in cui vive, il quale, come il suo animo, è tribolato da sconvolgimenti epocali e spesso deludenti – ricordiamo che la poesia risale alla piena età napoleonica dai cui conflitti il poeta fu personalmente toccato.

Il desiderio di rivolta e contemporaneamente di morte dello "spirto guerrier" (v.14) che il poeta sente ruggire dentro di sé mostra la concezione illuministica in conflitto con l'interiorità titanica di stampo romantico che abitano insieme la poesia foscoliana. Il componimento si articola perciò su una serie di opposizioni tra "nulla eterno" e "reo tempo"; "fatal quiete" e "spirto guerrier". Il primo elemento (morte-sera), che tutto avvolge con la sua oscurità, ha il poter di inglobare e assopire nella pace il secondo (conflitti umani-sofferenza interiore).

Stilistico

Alla sera è un sonetto, uno tra i generi lirici classici della poesia italiana, composto da 14 endecasillabi raggruppati in due quartine e due terzine secondo lo schema di rime alternate ABAB ABAB CDC DCD.

Il lessico utilizzato da Foscolo è aulico e altamente letterario, con un frequente utilizzo di latinismi come "reo", "aere", "secrete", "torme", "cure", il che accosta la lirica alla poesia neoclassica. I sentimenti espressi, tuttavia, sono decisamente romantici e la poesia è impregnata di quel sentimento di contrasto e conflitto civile e interiore tipico del movimento dello Sturm und drang che si andava diffondendo in quel periodo, la cui figura di riferimento era il poeta e scrittore tedesco Goëthe, al quale Foscolo si era già rifatto per la stesura de Le ultime lettere di Jacopo Ortis.

La poesia è composta da periodi paratattici e ipotattici. Nelle quartine i periodi sono più ampi e complessi, nelle terzine più corti e concitati. Nell'utilizzo di figure ritmiche quali gli enjambements e le allitterazioni il poeta sottolinea il contrasto quiete-inquietudine: consonanti dolci o nasali come "n", "m", "s" richiamano il silenzio e la fluidità della sera, mentre suoni rochi come quello della consonante "r" vengono associati ai tumulti interiori dell'animo.

Alcune figure di senso, come l'anafora di "e" nei vv. 3-4-5-6-7-10-11-13, che è nello stesso tempo un'enumerazione per polisindeto, vogliono sottolineare in forma sonora e visiva il distendersi dell'oscurità serale come un velo sul mondo e nello stesso momento delle "lunghe" tenebre della morte sulla vita.


Confronti


In Alla sera troviamo espresse le classiche tematiche foscoliane, a partire da quelle che l'autore sviluppa come romanziere ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis. In questo romanzo epistolare, denso di riferimenti autobiografici, il protagonista trova nel suicidio il rimedio alle delusioni amorose e politiche che colpiscono tanto la sua interiorità quanto la sua condizione civile – Jacopo Ortis è come Foscolo condannato all'esilio dalla madrepatria. L'eroe e il poeta si scontrano perciò con il "reo tempo" in cui vivono.

La soluzione rappresentata dalla morte porta ovviamente all'annullamento del sé, ma anche a una catarsi eroica di protesta di stampo squisitamente romantico. Un'altra celebrazione della morte come stato avvolgente e definitivo di quiete e serenità si trova nel carme Dei sepolcri, in cui si dipana il lato pre-romantico della poetica foscoliana. Viene qui celebrato il costume della sepoltura e del compianto dei morti come imprescindibile alla creazione di una storia e una memoria patriottica. In Foscolo il destino, la lotta e la sofferenza personale sono sempre strettamente collegati alla problematica politica. La morte e il suo culto sono perciò sia una consolazione personale che una forma di rivolta a tiranni e ingiustizie. L'eroe suicida, come Jacopo Ortis, è un esempio di lotta strenua per i propri ideali. Questo sistema di pensiero, che accomuna Foscolo a molti poeti e scrittori romantici europei, viene messo esplicitamente in discussione da Giacomo Leopardi in La vita solitaria. La poesia, che fa parte della produzione giovanile del poeta di Recanati, prospetta nella prima strofa il suicidio come rimedio ai mali della vita:

20 [...] In cielo,
21 in terra amico agl'infelici alcuno
22 e rifugio non resta altro che il ferro.

(Nessuno è amico degli infelici, né in cielo né in terra, e a loro non resta altro rimedio che il ferro di una spada su cui gettarsi.)

Nella poesia leopardiana seguono però altre tre soluzioni all'infelicità (l'immaginazione, l'amore, la contemplazione della natura) che accantonano la morte e scelgono strade "vaghe e indefinite" che non disprezzano la vita pur risultando di fatto fallimentari. Lo stesso ragionamento è condotto da Leopardi nel celeberrimo idillio L'infinito, che viene spesso accostato ad Alla sera per l'analogia dell'incipit "Sempre caro mi fu quest'ermo colle / e questa siepe, che da tanta parte / dell'ultimo orizzonte il guardo esclude" (vv.1-3). Come a Foscolo è "cara" l'oscurità della sera, "immago" della "fatal quiete" (la morte), a Leopardi sono "cari" il colle e la siepe che impedendogli di guardare il paesaggio permettono alla sua mente di disperdersi nell'infinito e sovrumano mondo dell'immaginazione.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte Alla sera?
Alla sera compare nella raccolta Sonetti, pubblicata a Milano nel 1803.

Quale posizione occupa nella raccolta?
Alla sera è la prima poesia della raccolta e funge da premessa.

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è la morte come consolazione ai rimedi della vita.

Qual è la forma metrica di Alla sera?
Alla sera è un sonetto di 14 versi divisi canonicamente in due quartine seguite da due terzine secondo lo schema rimico ABAB ABAB CDC DCD.

A cosa si riferisce il poeta con la metafora "fatal quiete"?
Con l'espressione Foscolo si riferisce alla tranquillità della morte a cui ognuno è destinato.

Con quale figura retorica al v.3 il poeta indica il destinatario della sua poesia?
Con "O Sera!" il poeta si rivolge direttamente alla sera attraverso un'apostrofe.

Fonti: libri scolastici superiori

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