Parafrasi, Analisi e Commento di: "A Zacinto" di Ugo Foscolo
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte
Scheda dell'Opera
Autore: Ugo Foscolo
Titolo dell'Opera: Sonetti
Prima edizione dell'opera: 1803
Forma metrica: Sonetto di endecasillabi, con schema di rime ABAB ABAB CDE CED (parole in rima: "sponde-onde", "giacque-nacque", "feconde-fronde", "tacque-acque", "esiglio-figlio", "sventura-sepoltura", "Ulisse-prescrisse").
Introduzione
"A Zacinto" è una delle poesie più celebri di Ugo Foscolo, scritta nel 1802. In questo sonetto, Foscolo esprime un profondo sentimento di nostalgia e di amore per la sua terra natale, l'isola di Zacinto (oggi Zante), dalla quale è stato costretto a separarsi. La poesia si apre con un ricordo affettuoso dell'isola, evocando immagini della sua bellezza naturale e mitologica. Foscolo riflette sulla sua condizione di esilio, confrontando il suo destino con quello di Ulisse, che poté tornare alla sua patria dopo lunghe peregrinazioni, a differenza sua, che non avrà mai la possibilità di rivedere Zacinto. La poesia è permeata da un senso di dolore e rimpianto, ma anche da una celebrazione della bellezza e della gloria della terra natia. Attraverso "A Zacinto", Foscolo esplora temi universali come il legame con le proprie radici, la nostalgia e il desiderio di appartenenza, rendendo questa poesia un'opera di grande intensità emotiva e lirica.
Testo e Parafrasi puntuale
1. Né più mai toccherò le sacre sponde 2. ove il mio corpo fanciulletto giacque, 3. Zacinto mia, che te specchi nell'onde 4. del greco mar da cui vergine nacque 5. Venere, e fea quelle isole feconde 6. col suo primo sorriso, onde non tacque 7. le tue limpide nubi e le tue fronde 8. l'inclito verso di colui che l'acque 9. cantò fatali, ed il diverso esiglio 10. per cui bello di fama e di sventura 11. baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. 12. Tu non altro che il canto avrai del figlio, 13. o materna mia terra; a noi prescrisse 14. il fato illacrimata sepoltura. |
1. Io non toccherò mai più le sacre rive del mare, 2. dove il mio corpo di ragazzo visse e crebbe, 3. o mia Zacinto, che specchi te stesse nelle onde 4. del greco mar Ionio, dal quale fu generata vergine 5. Venere, che rese quelle isole fertili e rigogliose 6. con il suo primo sorriso, per cui non trascurò di cantare 7. le tue nubi limpide e la tua vegetazione 8-9. l'illustre poesia ("inclito verso") di colui (Omero) che narrò le disavventure nel mare minaccioso, e l'esilio in terre lontane, di diversa natura rispetto al mio, 10. in seguito alle quali, illustre per la gloria e le sventure, 11. Tornò a baciare la sua rocciosa Itaca Ulisse. 12. Tu non avrai null'altro che il canto del tuo figlio, 13. o terra che mi fosti madre; a noi, infatti, 14. il destino ha riservato (prescrisse) una tomba su cui nessuno verrà a piangere. |
Parafrasi discorsiva
Io non toccherò mai più le sacre rive del mare, dove il mio corpo di ragazzo visse e crebbe, o mia Zacinto, che specchi te stesse nelle onde del greco mar Ionio, dal quale fu generata vergine Venere, che rese quelle isole fertili e rigogliose con il suo primo sorriso, per cui non trascurò di cantare le tue nubi limpide e la tua vegetazione l'illustre poesia ("inclito verso", v.8) di colui (Omero) che narrò le disavventure nel mare minaccioso ("l'acque fatali", vv. 8-9), e l'esilio in terre lontane, di diversa natura rispetto al mio, in seguito alle quali, illustre per la gloria e le sventure, tornò a baciare la sua rocciosa Itaca Ulisse. Tu non avrai null'altro che il canto del tuo figlio, o terra che mi fosti madre; a noi, infatti, il destino ha riservato (prescrisse) una tomba su cui nessuno verrà a piangere.
Figure Retoriche
Enjambements: vv. 4-5, vv. 3-4, vv. 8-9, vv. 13-14: "nacque / Venere". Interruzione che sottolinea il concetto di nascita e appartenenza, "onde / del greco mar", "l'acque / cantò". Insistenza sul contesto marino e insulare di Zante, "prescrisse / il fato". Rallentamento che evidenzia la costrizione dettata da circostanze politiche avverse.
Allitterazioni: v. 1, v. 5, vv. 4-5, vv. 9-11, vv. 8-9: "Sacre sponde", "fea... feconde", "vergine.../Venere", "Ulisse... diverso... esiglio", "L'inclito verso di colui che L'acque/ cantò fatali". Riproposizione di suoni che riproducono la tipologia dei rumori marini.
Apostrofi: v. 3, v. 13: "Zacinto mia", "o materna mia terra". Ci si rivolge metaforicamente all'isola e si sottolinea l'appartenenza a essa con il possessivo "mia".
Perifrasi: vv. 8-9: "colui che l'acque / cantò fatali". Contorno di parole che sostituisce il nome del poeta in questione (Omero).
Sineddoche: v. 1, v. 4, v. 7, v. 8: "sponde". Con le spiagge si indica l'intera isola, "greco mar". Il mar Ionio lambisce varie regioni, tra cui anche la Calabria, la Sicilia e la Puglia, tutte in antichità facenti parti della Magna Grecia, la stessa Grecia è principalmente bagnata dallo Ionio e in quel mare si trova Zante, "limpide nubi", "fronde". Nubi e fronde vengono chiamate in causa per indicare cielo e flora, "inclito verso". Con verso si intende la parte principale della poesia.
Anastrofi: vv. 4-5, vv. 8-9, v. 12: "vergine nacque / Venere", "l'acque / cantò fatali", "il canto avrai del figlio". Inversioni che generano effetti sonori allitteranti e conferiscono andamento poetico nobile al componimento.
Litote: v. 6: "non tacque". Figura che enfatizza la fama antica e la bellezza dell'isola dicendo che appunto Omero non poté fare a meno di parlarne.
Climax: v. 1: "Né più mai". Serie di tre negazioni che sottolinea il carattere irreversibile dell'esilio a cui il poeta è costretto.
Ossimori: v. 8: "limpide nubi". Il cielo di Zante è popolato di nuvolette leggere e la figura contraddittoria mostra il carattere idealizzato dell'immagine che il poeta descrive.
Iperbato: vv. 7-9: "onde non tacque / le tue limpide nubi e le tue fronde / l'inclito verso di colui che l'acque / cantò fatali". Inversione complessa che dona andamento epico ed aulico al componimento.
Metonimia: v. 8: "l'acque". Si indica l'elemento sul quale per vent'anni viaggiò Ulisse prima di riuscire a tornare a Itaca.
Analisi e Commento
Storico-letterario
A Zacinto fa parte della raccolta Sonetti di Ugo Foscolo e fu scritta tra l'ottobre 1802 e l'aprile 1803. La raccolta era stata pubblicata nel 1802 sul "Nuovo giornale dei letterati" con il titolo di Poesie ed era composta da 8 sonetti e un'ode A Luigia Pallavicini. Fu nuovamente stampata con lo stesso titolo a Pisa nel 1802 e Milano nel 1803 ed è in quest'ultima edizione che il componimento compare per la prima volta.
L'edizione definitiva, accresciuta di altri componimenti, prende infine con il nome di Sonetti ed è stampata sul finire del 1803. I componimenti foscoliani sono caratterizzati una forte soggettività, per molti versi analoa a quella dell'alter-ego dell'autore protagonista del romanzo Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Il poeta raffigura se stesso come una figura eroica e sventurata, tormentata dal conflitto con il proprio tempo e che vive l'esilio come una condizione politica ed esistenziale insieme. Proprio l'esilio è il tema di A Zacinto (l'isola greca che porta oggi il nome di Zante, nel mar Ionio).
Foscolo scelse un esilio volontario e di protesta dalla madrepatria – Zante era all'epoca territorio appartenente alla Repubblica di Venezia – quando con il trattato di Campoformio (1797) Napoleone Bonaparte, per il quale il poeta parteggiava, cedette i territori della Repubblica appena conquistata all'Impero Asburgico. Il tema principale di A Zacinto è perciò l'amore per la patria lontana. Il poeta pone il proprio destino a termine di paragone con quello dell'eroe greco Ulisse: Foscolo purtroppo non potrà mai più toccare le amate spiagge di Zacinto; Ulisse invece, dopo lunghe peregrinazioni, tornò a baciare la tanto desiderata Itaca. È solo attraverso la fama imperitura della poesia che il poeta potrà eternare la sua isola natale.
Tematico
La poesia si apre con un climax di negazioni ("Né più mai toccherò", v.1) che sottolinea immediatamente l'irreversibilità della condizione politica di Foscolo, condannato a non rivedere mai più le coste di Zacinto, alla quale egli si rivolge quasi affettuosamente attraverso l'apostrofe "Zacinto mia" (v.3). Egli si sofferma poi sul carattere idilliaco del luogo accennando alla storia e le origini mitiche a cui essa è collegata. Il mar Ionio che la bagna è quello in cui secondo la tradizione greca nacque la dea Venere ed al suo sorriso e benedizione si deve la bellezza dell'isola e il rigoglio della sua vegetazione. Tanto splendore fu appunto ciò che indusse Omero, padre di tutti i poeti, a celebrarne la gloria. Proprio Omero, chiamato in causa attraverso la perifrasi "colui che l'acque / cantò fatali" (vv.8-9), è il tramite attraverso il quale Foscolo sposta il discorso sull'eroe greco Ulisse, le cui avventure nel Mediterraneo si conclusero dopo vent"anni con il ritorno nella povera e rocciosa ma amata Itaca. L'ultima terzina è quella in cui il poeta compiange se stesso a paragone dell'eroe greco, dicendosi destinato ad esser sepolto in terra straniera dove nessuno dei suoi cari potrà compiangerlo.
Vediamo in questo sonetto una sintesi tra la poetica neoclassica, dominante negli anni in cui Foscolo scrive, e le innovative tendenze romantiche dell'autore. Egli fa riferimento a miti e poemi dell'antica Grecia abbinandovi problematiche tipiche dello Sturm und Drang, la nuova corrente il cui capofila era il poeta tedesco Johann W. Goethe che andava rivoluzionando in quel periodo la letteratura europea.
Amor di patria, attrazione per la dimensione metafisica della morte, precarietà del tempo e valore celebrativo e sublime della poesia sono ciò che pone rimedio alle avversità della storia. La vita è un oggetto avverso, non c'è più appiglio nella religione e l'esistenza deve essere affrontata secondo una concezione materialistica. Tra le due anime della poesia foscoliana, è quella romantica ad avere la meglio. Il vagabondare dell'eroe e la morte da esule sono temi squisitamente romantici ed esprimono il discostarsi dai valori della società in cui il poeta vive.
Stilistico
A Zacinto è un sonetto di endecasillabi il cui schema di rime è ABAB ABAB CDE CED (parole in rima: "sponde-onde"; "giacque-nacque"; "feconde-fronde"; "tacque-acque"; "esiglio-figlio"; "sventura-sepoltura"; "Ulisse-prescrisse").
Il lessico scelto dal poeta è aulico, reso attraverso arcaismi e latinismi (feconde, inclito, fatali, diverso...). Quanto alla struttura sintattica, la lirica è composta di un unico, lunghissimo, periodo che abbraccia le due quartine e la prima terzina attraverso sei proposizioni relative. Così concatenate esse danno l'effetto di un continuum inesauribile in cui si susseguono i ricordi dell'autore; segue a chiosa un breve enunciato che comprende solo l'ultima laconica terzina, quella in cui l"autore compiange la propria condizione. Troviamo inoltre diverse pause di fine verso e enjambements, che i quali sottolineano parole chiave come "Zacinto", "greco mar", "illacrimata sepoltura".
Le apostrofi, "Zacinto mia" e "materna mia terra", sospendono il ritmo e creano attesa. Nel sonetto, la sicurezza di casa propria e dei luoghi natali legata all'isola entra in stretta relazione con la figura di Venere. La dea è legata alla fecondità e Zacinto al concetto di maternità. Sono perciò importanti a livello semantico le parole che formano le rime: "sponde- onde-feconde- acque-giacque-nacque-tacque". L'acqua è l'elemento centrale della poesia, in cui la vita nasce e si dissolve per rinascere di nuovo sotto altre forme, in un ciclo incessante in cui la morte coincide con la vita e la vita con la morte. C'è nel sonetto quindi un'idea di "regressione al grembo materno". Se questo ritorno al grembo non avviene ci si trova in una condizione di smarrimento della propria identità ed estraneità al mondo, esattamente ciò che prova un esule. Per tale ragione il poeta compiange e sottolinea con l'aggettivo "illacrimata" (v.14) la propria sepoltura nell'ultimo verso, rimandando di nuovo all'elemento acquatico necessario per il rinnovarsi della vita.
Confronti
Il tema dell'esilio è presente nella letteratura italiana attraverso la figura di un altro celebre esule, Dante Alighieri. Il poeta fiorentino descrive la propria condizione per bocca del trisavolo Cacciaguida nel canto XVII del Paradiso: "Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scender e ‘l salir per l'altrui scale". Dante, che quando scrive questi versi è già esiliato ma fa pronunciare al personaggio queste parole come una profezia, sarà costretto ad abbandonare tutto ciò che ha e in ciò consiste il primo dolore dell'esilio, poi proverà com'è umiliante dover mendicare il pane altrui, com'è sgradevole dover lusingare i potenti per aver sostentamento e protezione. Egli descrive l'ansia costante di ogni esule, vagabondo in luoghi sconosciuti e costantemente straniero in ogni posto in cui si trova. Il tema è fatto proprio da Foscolo in moltissimi componimenti e bisogna tener conto dell'alto valore che egli attribuisce al patriottismo: la scelta volontaria di abbandonare la propria patria, ceduta al nemico da quel Napoleone che egli credeva un liberatore, fu straziante per il poeta. Vediamo ad esempio un riferimento a Zacinto anche nell'inno Le grazie:
108 Salve Zacinto! all'antenoree prode,
109 de' santi Lari dei ultimo albergo
110 e de' miei padri, darò i carmi e l'ossa,
111 e a te il pensier: ché piamente a queste
112 Dee non favella chi la patria oblia.
("Salve Zacinto! Alle spiagge che furono di Antenore, ultimo alloggio dei sacri dei Lari*e dei miei padri, consegnerò la mia poesia e le mie ossa, a te il mio animo, poiché chi dimentica la propria patria non si rivolge con fede e pietà a queste dee (le Grazie)")
*divinità protettrici della casa e della famiglia
Antenore è una figura mitica, simbolicamente traditore della patria troiana ma anche fondatore di Padova e colonizzatore leggendario del Veneto. Foscolo allude alla Repubblica di Venezia e per estensione all'Italia, per la libertà della quale egli si batte e scrive. L'animo resta sempre però legato all'isola greca che egli considera al pari sua madrepatria. L'impossibilità del ritorno sull'isola è menzionata anche nel sonetto In morte del fratello Giovanni, in cui il poeta si dispera di non poter tornare a versar lacrime sulla tomba del fratello:
1. Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
2. di gente in gente, mi vedrai seduto
3. su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
4. il fior de' tuoi gentili anni caduto:
("Un giorno, se non sarò costretto a fuggire continuamente come faccio ora, tra genti straniere sempre nuove, mi vedrai seduto davanti alla tua lapide, fratello mio, piangendo la il fiore della tua vita appassito nella più tenera età")
Il compianto dei propri cari è un tema centrale non solo a livello affettivo per Foscolo. Nel celebre carme Dei sepolcri il poeta celebra e illustra proprio il costume della sepoltura e del compianto dei morti come valore fondante di una società e di una nazione. È attraverso il culto, il ricordo e il valore dei personaggi sublimi passati a miglior vita che si costruisce l'identità culturale di un popolo, così come egli spera possa accadere per l'Italia. Si trova in questo concetto la connessione tra idealismo, culto della morte e patriottismo nel sistema di pensiero del poeta.
Domande e Risposte
Di quale raccolta fa parte A Zacinto?
A Zacinto fa parte della raccolta Sonetti del 1803.
Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è la nostalgia del poeta esule per la madrepatria.
Qual è la forma metrica della lirica?
A Zacinto è un sonetto composto di endecasillabi suddivisi in due quartine e due terzine con schema rimica ABAB ABAB CDE CED.
Qual è il nome odierno di Zacinto?
Il nome odierno di Zacinto è Zante, isola greca nel Mar Ionio.
A quale eroe greco il poeta si paragona?
Foscolo si paragona a Ulisse, anch'egli a lungo esule nell'Odissea prima di far ritorno a Itaca.
Che figura retorica è contenuta nelle tre negazioni che aprono il celebre verso "Né più mai toccherò le sacre sponde".
Elencando le tre negazioni "Né più mai" Foscolo realizza un climax ascendente per indicare che il suo esilio non finirà mai.
Fonti: libri scolastici superiori