Wilhelm Windelband - Scienze di leggi e scienze di avvenimenti


Immagine Wilhelm Windelband
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Wilhelm Dilthey ha posto al centro del suo pensiero la distinzione tra due campi di studio fondamentali: le "scienze della natura" e le "scienze dello spirito". Egli sosteneva che queste due branche seguano approcci metodologici radicalmente diversi. Tuttavia, Windelband, in contrasto con Dilthey, non condivideva questa netta separazione. Per Windelband, il contrasto tra "natura" e "spirito" era influenzato da una tradizione idealistica che tendeva a sottovalutare le scienze empiriche. Al contrario, Windelband riteneva che fossero proprio queste scienze a costituire la base essenziale per una riflessione critica sulla conoscenza umana. A tale scopo, egli introdusse una distinzione tra due metodi: il metodo "nomotetico", tipico delle discipline che operano secondo leggi generali, e il metodo "idiografico", il quale si focalizza sull'elemento singolo e particolare nelle sue manifestazioni storiche.


Lettura


Per scienze empiriche intendiamo [...] quelle che hanno il compito di conoscere una realtà comunque data e accessibile alla percezione: la loro caratteristica formale consiste quindi nel fatto che per la fondazione dei loro risultati hanno in ogni caso bisogno, accanto ai presupposti assiomatici universali e alla correttezza del normale procedimento di pensiero parimenti richiesta per ogni tipo di conoscenze, di una constatazione dei fatti attraverso la percezione.

Per la divisione di queste discipline dirette alla conoscenza del reale è attualmente corrente la distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito: io la considero però, in questa forma, poco felice. Quella tra natura e spirito è un'antitesi oggettiva che è pervenuta a una posizione predominante al tramonto del pensiero antico e agli inizi di quello medievale, e che nella metafisica moderna si è fatta valere, con la massima decisione, da Descartes e da Spinoza fino a Schelling e a Hegel. Se giudico correttamente la disposizione della filosofia più recente e le conseguenze della critica gnoseologica, questa separazione rimasta aderente al modo generale di rappresentazione e di espressione non può più ora venir ritenuta così sicura e ovvia da diventare senza riesame il fondamento di una classificazione. [...]

Certamente la diversità degli oggetti comporta che i metodi particolari di accertamento dei fatti, nonché il modo della loro utilizzazione induttiva e la formulazione alla quale possono venir ricondotte le leggi scoperte, siano molto differenti; e sotto questo aspetto la distanza della psicologia, per esempio, dalla chimica è di poco maggiore a quella che intercorre tra la meccanica e la biologia. Ma – ed è questo che qui importa – tutte queste differenze di carattere oggettivo stanno in secondo piano rispetto all'identità logica che tali discipline posseggono per quanto riguarda il carattere formale dei loro fini conoscitivi: esse cercano sempre leggi dell'accadere – sia che si tratti di un movimento di corpi, di una trasformazione di materia, di uno sviluppo della vita organica o di un processo del rappresentare, del sentire e del volere.

Viceversa, la maggior parte delle discipline empiriche, che sono state da altri designate col nome di scienze dello spirito, è decisamente diretta a rappresentare nel modo più compiuto ed esauriente un evento singolo, più o meno esteso, con una sua realtà singolare e limitata nel tempo. Anche da questo lato gli oggetti e gli strumenti tecnici particolari con cui è assicurata la loro comprensione sono quanto mai diversi. Si può infatti trattare di un singolo avvenimento o di una serie complessiva di azioni e di vicende, dell'essenza e della vita di un singolo uomo o di un intero popolo, del carattere specifico e dello sviluppo di una lingua, di una religione, di un ordinamento giuridico, oppure di un prodotto letterario, artistico, scientifico – e ognuno di questi oggetti richiede una trattazione adeguata alla sua particolare fisionomia. Ma sempre lo scopo conoscitivo rimane quello di riprodurre e di intendere nella sua realtà di fatto una formazione della vita umana, che si è presentata nella sua configurazione singolare. È chiaro che con ciò si designa l'intero ambito delle discipline storiche.

Noi ci troviamo quindi di fronte a una divisione puramente metodologica delle scienze empiriche, che deve essere fondata su concetti logici sicuri. Il principio di divisione è costituito dal carattere formale dei loro fini conoscitivi. Le une cercano leggi generali, le altre fatti storici particolari: per esprimerci nel linguaggio della logica formale, il fine delle une è il giudizio generale, apodittico, mentre quello delle altre è la proposizione singolare, assertoria. [...]

Perciò possiamo dire che nella conoscenza del reale le scienze empiriche cercano o il generale nella forma di legge di natura o il singolare nella forma storicamente determinata; esse considerano da una parte la forma sempre permanente, dall'altra il contenuto singolare, in sé determinato, dell'accadere reale. Le prime sono scienze di leggi e le seconde sono scienze di avvenimenti; quelle insegnano ciò che è sempre, e queste ciò che è stato una volta. Il pensiero scientifico – se è consentito elaborare nuove espressioni – è nel primo caso nomotetico, nel secondo idiografico. Se vogliamo attenerci alle vecchie espressioni, possiamo pure parlare in questo senso di un'antitesi tra discipline naturali e discipline storiche, fermo restando che in questo senso metodologico la psicologia dev'essere senz'altro compresa tra le scienze naturali.


Guida alla lettura


1) In che cosa consiste l'identità logico-formale delle scienze empiriche?
L'identità logico-formale delle scienze empiriche consiste nel fatto che, nonostante la diversità degli oggetti che esse studiano, tutte cercano di conoscere la realtà attraverso leggi generali o eventi storici particolari. Le prime cercano leggi generali, mentre le seconde si concentrano su fatti storici singolari. Questo significa che, nonostante le differenze oggettive tra le discipline, esse condividono un carattere formale comune nel perseguire i loro obiettivi conoscitivi.

2) Qual è lo scopo conoscitivo della storia?
Lo scopo conoscitivo della storia, basandosi sul testo fornito, è quello di riprodurre e comprendere nella sua realtà di fatto una formazione della vita umana che si è presentata nella sua configurazione singolare. La storia si concentra quindi sull'analisi degli eventi singoli, più o meno estesi, con la loro realtà singolare e limitata nel tempo.

3) Spiega la differenza tra giudizio apodittico generale e proposizione singola assertoria.
Il testo chiarisce che la differenza tra giudizio apodittico generale e proposizione singola assertoria è fondamentale per comprendere la divisione metodologica delle scienze empiriche. Le scienze che cercano leggi generali seguono un approccio nomotetico e si concentrano su giudizi apodittici generali, che sono affermazioni universali e indiscutibili. Al contrario, le scienze che trattano fatti storici particolari seguono un approccio idiografico e si concentrano su proposizioni singole assertorie, che riguardano eventi specifici e storici. In breve, mentre le prime cercano ciò che è sempre valido, le seconde si occupano di ciò che è accaduto una volta.

4) Definisci i concetti di «nomotetico» e «idiografico».
Il concetto di "nomotetico" si riferisce alla ricerca delle leggi generali e universali della natura o degli eventi, mentre quello di "idiografico" si riferisce alla comprensione e alla rappresentazione di eventi singoli e particolari nella loro specificità storica. Queste definizioni sono tratte dal testo che hai fornito, dove si discute della distinzione tra scienze empiriche che cercano leggi generali (nomotetiche) e quelle che si concentrano su eventi storici singoli (idiografiche).


Guida alla Comprensione


1) Quando nasce per Windelband la distinzione tra «natura» e «spirito», e perché?
Per Windelband, la distinzione tra "natura" e "spirito" nasce nel contesto della tradizione idealistica, che egli ritiene svaluti le scienze empiriche. Windelband critica questa distinzione, affermando che essa risale all'antichità e all'inizio del pensiero medievale, consolidandosi nella metafisica moderna con autori come Descartes, Spinoza, Schelling e Hegel.

2) Enuclea le differenze fondamentali tra la distinzione di Dilthey tra «scienze della natura» e «scienze dello spirito» e quella posta da Windelband tra «scienze nomotetiche» e «scienze idiografiche».
La distinzione di Dilthey tra "scienze della natura" e "scienze dello spirito" si basa sulla differenza tra le discipline che studiano fenomeni naturali, soggetti a leggi universali e ripetibili, e quelle che si occupano dell'esperienza umana e dei fenomeni culturali, caratterizzati dalla singolarità e dall'unicità storica.

Invece, Windelband propone una distinzione tra "scienze nomotetiche", che cercano leggi generali e universali, e "scienze idiografiche", che si concentrano sugli eventi singoli e particolari nella loro specificità storica.

Quindi, mentre Dilthey distingue tra ambiti disciplinari basati sulla natura dei fenomeni studiati, Windelband si concentra sui metodi di indagine utilizzati, distinguendo tra l'approccio alla ricerca di leggi generali e quello alla comprensione degli eventi singolari.

3) Per quale motivo Windelband sostiene che la psicologia deve essere compresa tra le scienze naturali? In quale ambito la comprende Dilthey?
Windelband sostiene che la psicologia debba essere compresa tra le scienze naturali perché, secondo lui, le scienze empiriche sono divise in base al carattere formale dei loro fini conoscitivi: alcune cercano leggi generali, mentre altre si concentrano su fatti storici particolari. Nella distinzione tra nomotetico e idiografico, la psicologia rientra nel primo caso, cioè nell'ambito delle scienze di leggi, perché cerca il generale nella forma di legge di natura.

Dilthey, d'altro canto, comprende la psicologia nell'ambito delle scienze dello spirito. Questo perché le scienze dello spirito sono quelle che si concentrano sulla rappresentazione nel modo più completo ed esauriente di un evento singolo, con la sua realtà singolare e limitata nel tempo. La psicologia, in quanto disciplina che si occupa della comprensione della vita umana in tutte le sue manifestazioni, rientra nell'ambito delle scienze dello spirito secondo Dilthey.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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