Max Stirner - Una vita d'uomo
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nella sezione dedicata al percorso di crescita individuale, si fa riferimento al concetto di "groviglio" originario, equiparato da Stirner allo "stato di natura" in altre opere. Questo stato rappresenta una fase biologica e sociale in cui gli individui sono ancora parte di una totalità e non hanno ancora sviluppato una propria identità. Secondo Stirner, si esce da questa condizione attraverso il conflitto, il quale ha una valenza evolutiva. Un esempio primario di questo conflitto è rappresentato dal rapporto genitori-figli: inizialmente, il bambino è controllato principalmente da forze esterne, mentre è il giovane a seguire ragioni e la propria coscienza. Tuttavia, gli ideali che emergono in lui si cristallizzano fino a diventare uno "spirito perfetto", separato dalla realtà e privo del suo valore intrinseco. Nell'età adulta, questo processo di alienazione si traduce nella convinzione che non sia giusto perseguire ideali in contrasto con un mondo ritenuto privo di valore, ma piuttosto nel perseguire i propri interessi e godere di se stessi.
Lettura
Dal momento in cui apre gli occhi alla luce, l'uomo, trovandosi buttato a caso tra tutte le altre cose del mondo, cerca di trovare se stesso e di conquistare se stesso emergendo dal loro groviglio.
Ma tutto ciò che il bambino tocca si ribella alla sua stretta e afferma la propria esistenza.
Perciò la lotta per l'autoaffermazione è inevitabile, perché ogni cosa tiene a se stessa e nello stesso tempo si scontra continuamente con altre cose.
Vincere o soccombere: tra queste due possibilità oscilla il destino della lotta. Il vincitore diventa il padrone, il vinto il suddito: il primo esercita la sovranità e i «diritti del sovrano», il secondo adempie, rispettoso e riverente, i «doveri di suddito».
Ma entrambi rimangono nemici e restano sempre all'erta, attenti l'uno alle debolezze dall'altro, i figli a quelle dei genitori, i genitori a quelle dei figli (per esempio alla loro paura); o il bastone vince l'uomo o l'uomo il bastone. [...]
L'infanzia più bella passa senza che siamo costretti a batterci con la ragione. Non ci preoccupiamo affatto di essa, non ci lasciamo invischiare, non accettiamo ragione alcuna. Con la persuasione non si ottiene niente da noi, che siamo sordi di fronte ai buoni motivi, ai principi ecc.; invece resistiamo difficilmente alle carezze, alle punizioni e simili.
Questa aspra lotta con la ragione comincia più tardi, dando inizio ad una nuova fase: nell'infanzia corriamo qua e là senza lambiccarci tanto il cervello.
Spirito si chiama il primo ritrovamento di sé, la prima sdivinizzazione del divino, cioè dell'inquietante, degli spettri, delle «potenze superiori». Ormai niente più fa impressione al nostro fresco sentimento di gioventù, alla nostra consapevolezza di noi stessi: il mondo viene spregiato, giacché noi gli siamo superiori, siamo spirito.
Soltanto adesso ci accorgiamo che fino ad ora non abbiamo affatto osservato il mondo con gli occhi dello spirito, ma l'abbiamo solo fissato attoniti.
Noi esercitiamo le nostre prime forze contro le forze naturali. I genitori s'impongono a noi come una forza naturale; più tardi si tratta di abbandonare padre e madre e di considerare infranta ogni forza naturale. Essi sono superati. Per l'uomo razionale, cioè per l'«uomo spirituale», non c'è famiglia come forza naturale: si manifesta un rifiuto dei genitori, fratelli, ecc. Se questi «rinascono» come forze spirituali, razionali, non sono assolutamente più ciò che erano prima.
[...] L'atteggiamento si è ribaltato completamente, il giovane assume un comportamento spirituale, mentre il fanciullo, non sentendosi ancora spirito, cresceva imparando meccanicamente. Il giovane cerca d'impadronirsi non delle cose, ma dei pensieri che si nascondono dietro le cose [...]. Se nell'infanzia bisognava superare la resistenza delle leggi del mondo, adesso ci si scontra, in tutto ciò che si ha davanti, con un'obiezione dello spirito, della ragione, della propria coscienza.
«Questo è irragionevole, anticristiano, antipatriottico»: con queste obiezioni, o con altre simili, la voce della coscienza c'intimorisce e ci distoglie da ciò che avevamo in animo di fare. Ciò che noi adesso temiamo non è né la potenza delle Eumenidi vendicative, né la collera di Posidone, né Dio, per quanto egli veda anche le cose più recondite, né la verga del padre, bensì la coscienza.
Noi «ci abbandoniamo ai nostri pensieri» e seguiamo i loro comandamenti così come prima seguivamo quelli dei genitori o degli uomini. Le nostre azioni si conformano ai nostri pensieri (idee, rappresentazioni, credenze), così come si conformavano, nell'infanzia, agli ordini dei genitori. Portare alla luce il pensiero puro, o diventare suoi seguaci, è la passione della gioventù, e tutte le figure luminose del mondo dei pensieri, come la verità, la libertà, la natura umana, l'uomo, ecc., illuminano ed esaltano l'anima del giovane.
Ma se lo spirito viene riconosciuto come la cosa essenziale, fa tuttavia una gran differenza se lo spirito è povero o ricco, e così si cerca di diventare ricchi di spirito: lo spirito tende a diffondersi per fondare il suo regno, un regno che non è di questo mondo, giacché questo mondo è stato appena superato. Così lo spirito anela a diventare tutto in tutto, ossia, sebbene io sia spirito, tuttavia non sono spirito perfetto e devo innanzitutto andare in cerca dello spirito perfetto. A questo modo, però, io che mi ero appena trovato come spirito, mi riperdo subito, inchinandomi davanti allo spirito perfetto, in quanto spirito che non appartiene a me, ma a un aldilà, e sentendo la mia vuotezza. [...]
L'uomo adulto è diverso dal giovane, perché prende il mondo com'è, invece di rappresentarselo sempre nella peggior luce possibile e di volerlo migliorare, cioè modellare sul proprio ideale; nell'uomo adulto si consolida l'opinione che nel mondo bisogna seguire il proprio interesse, non i propri ideali.
Finché ci si conosce solo come spirito e si pone tutto il proprio valore nell'essere spirito (il giovane darà via facilmente la sua vita, quella «del corpo», per un nonnulla, per la più sciocca questioncella d'onore), si hanno soltanto pensieri, idee, che si spera di poter realizzare una volta trovato un cerchio d'azione; nel frattempo, quindi, si hanno soltanto ideali, idee o pensieri incompiuti.
Soltanto quando abbiamo imparato ad amarci nel proprio corpo e a godere di noi stessi, del nostro corpo e della nostra vita (ma questo può accadere solo nell'età matura, nell'uomo adulto), solo allora si ha un interesse personale o egoistico, cioè un interesse non solo, mettiamo, del nostro spirito, ma invece un interesse alla soddisfazione totale di tutta la persona, un interesse personale. Confrontate un uomo e un giovane, per vedere se il primo vi appare più duro, meno generoso, più interessato. Ebbene, è per questo peggiore? Voi dite di no: è solo diventato più concreto o, come voi anche dite, più «pratico». La cosa principale, comunque, è che egli fa di se stesso il punto centrale assai più che non il giovane, il quale «si entusiasma» invece per altre cose, per esempio per Dio, per la patria ecc.
Perciò l'uomo adulto manifesta un secondo ritrovamento di sé. Il giovane ha trovato se stesso come spirito e di nuovo si è perso nello spirito generale, lo spirito perfetto, lo Spirito Santo, l'uomo, l'umanità, in breve: in ogni ideale; l'uomo trova se stesso come spirito corporale.
Guida alla lettura
1) Come viene descritta la situazione originaria dell'essere umano?
La situazione originaria dell'essere umano viene descritta come un "groviglio" o "stato di natura", in cui gli individui mancano ancora di una propria consistenza e sono legati a una totalità. Questo stato è caratterizzato da una condizione biologica e sociale in cui i singoli individui non hanno ancora sviluppato una piena consapevolezza di sé e appartengono a una totalità più ampia. Si afferma che da questa situazione si esca attraverso un conflitto, che ha un significato evolutivo secondo Max Stirner, l'autore citato nel testo.
2) Qual è la fase nella vita di un individuo in cui appare lo «spirito»?
Lo "spirito" appare nella vita di un individuo durante la fase giovanile, come indicato nel testo. Si afferma che il giovane trova se stesso come spirito, successivamente si perde nello spirito generale, identificandosi con ideali come lo Spirito Santo, l'uomo, l'umanità, e ogni altro ideale. Questo suggerisce che la fase in cui appare lo "spirito" è quella della giovinezza, durante la quale l'individuo ricerca e si identifica con ideali e concetti astratti.
3) Il passaggio dagli ideali agli interessi definisce l'età adulta. Danne una descrizione.
Nell'età adulta, secondo il testo discusso, avviene un passaggio cruciale dagli ideali agli interessi personali e egoistici. Questo passaggio è caratterizzato dal momento in cui l'individuo impara ad amare e godere appieno di sé stesso e della propria vita. Diventa centrale l'interesse per la soddisfazione totale della propria persona, non solo a livello spirituale ma anche fisico e mentale.
Nell'età adulta, si manifesta una maggiore concretezza e praticità rispetto al giovane, che tende ad essere entusiasta di ideali come Dio o la patria. L'uomo adulto, invece, fa di sé stesso il punto focale, orientando i suoi interessi verso la propria realizzazione personale e il godimento di sé stesso, del proprio corpo e della propria vita. Questo cambio di prospettiva segna il raggiungimento dell'età adulta, caratterizzata dalla priorità data alla soddisfazione dei propri bisogni e desideri personali rispetto agli ideali astratti.
Guida alla Comprensione
1) Dai un'esemplificazione di quali sono i valori che l'idealismo del giovane contrappone alla realtà.
Nel testo, l'idealismo del giovane è contrapposto alla realtà attraverso l'entusiasmo per concetti come Dio, patria, e altri ideali astratti. Il giovane si "entusiasma" per queste cose che rappresentano ideali spirituali o sociali. Questi ideali sono considerati come forze coercitive nel processo di maturazione individuale, come ad esempio la lotta contro la voce della coscienza che intimorisce con obiezioni come "irragionevole" o "anticristiano".
Quindi, l'idealismo del giovane si contrappone alla realtà pragmatica e concreta dell'uomo adulto, il quale fa di se stesso il punto centrale anziché essere guidato da ideali astratti. Mentre il giovane si perde nello "spirito generale", l'uomo adulto si concentra sulla soddisfazione totale di sé stesso come individuo concreto e corporeo.
2) Quali sono le conseguenze della formazione dell'immagine di uno spirito perfetto?
La formazione dell'immagine di uno spirito perfetto, come descritto nel testo, porta a diverse conseguenze nel processo di maturazione individuale secondo Max Stirner.
Perdita di sé nel generale: Il giovane trova se stesso come spirito, ma poi si perde nello spirito generale, idealizzando concetti come lo Spirito Santo, l'umanità, o altri ideali. Questo porta alla perdita dell'identità individuale in favore di un'identità collettiva o idealizzata.
Ricerca dell'assoluto: L'immagine dello spirito perfetto induce l'individuo a cercare l'assoluto, ad esempio cercando di conformarsi agli ideali o ai valori considerati superiori. Questa ricerca può portare a una sensazione di vuotezza e insoddisfazione, poiché lo spirito individuale non riesce mai a raggiungere la perfezione.
Distacco dal sé corporeo: Il giovane, una volta trovato se stesso come spirito, si perde nuovamente in un'immagine ideale, trascurando il proprio essere corporeo e le sue necessità fisiche e materiali.
Rinuncia alla concretezza: La focalizzazione sull'immagine di uno spirito perfetto può portare alla rinuncia alla concretezza e all'attenzione verso le reali esperienze individuali, orientandosi invece verso ideali astratti.
In sintesi, la formazione dell'immagine di uno spirito perfetto può portare a una perdita dell'identità individuale, a una ricerca infruttuosa dell'assoluto, a un distacco dal proprio essere corporeo e a una rinuncia alla concretezza delle esperienze personali.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori