Claude-Adrien Helvétius - Verso una legislazione giusta


Immagine Claude-Adrien Helvétius
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Helvétius sostiene che l'obiettivo dell'educazione e della legislazione dovrebbe essere garantire il benessere della maggioranza dei cittadini, ossia il benessere collettivo. Un governo che persegue tale scopo agirebbe in conformità al principio fondamentale dell'utilità comune, criterio su cui si dovrebbe valutare la validità di ogni decisione politica. Nel libro "Sull'uomo", nella sezione IX dedicata ai principi scientifici della legislazione, Helvétius elenca una serie di 31 questioni nel secondo capitolo, intitolato "Sulle prime domande da farsi, quando si vogliano dare delle buone leggi". Queste domande fungono da assiomi per i legislatori che comprendono a fondo la natura umana. Questo capitolo offre una sintesi efficace delle idee sociali e politiche del pensatore francese. Helvétius immagina una società equa, priva di gravi disuguaglianze o estremi di miseria e lusso, dove la legge suprema è il bene comune e la maggior parte delle persone può vivere dignitosamente del proprio lavoro. Egli propone una federazione di piccole repubbliche, nelle quali i cittadini possano sviluppare un forte senso di appartenenza nazionale anche attraverso un'intensa partecipazione ai processi decisionali politici.


Lettura


Quali saranno le questioni il cui esame potrebbe fornire la soluzione al problema della migliore legislazione? Citerò quelle che per prime si presentano alla mia mente.
Ci si può domandare:

1. Quale motivo ha riunito gli uomini in società: se la paura delle bestie feroci, la necessità di tenerle lontane dalle abitazioni, di ucciderle, per assicurare la propria vita e la propria sussistenza, oppure se qualche altro motivo di questo tipo non dovette formare le prime tribù.
2. Se gli uomini, una volta riuniti, e successivamente diventati cacciatori, pastori e agricoltori, non furono spinti a stabilire tra loro delle convenzioni e a darsi delle leggi.

3. Se queste leggi potevano avere un fondamento diverso dal desiderio comune di assicurare la proprietà dei loro beni, della loro vita e della loro libertà, esposti, nello stato di non società, come in quello del dispotismo, alla violenza del più forte.
4. Se il potere arbitrario sotto il quale un cittadino resta esposto agli oltraggi della forza e della violenza, dove gli si toglie persino il diritto alla difesa naturale, può essere considerato come una forma di governo. [...]

6. Se le proprietà possono essere per lungo tempo rispettate, senza mantenere, come in Inghilterra, un certo equilibrio di potenza tra le differenti classi di cittadini.
7. Se vi è un mezzo per far durare questo equilibrio, e se il suo mantenimento non è assolutamente necessario per opporsi efficacemente agli sforzi continui dei potenti di impossessarsi delle proprietà dei più deboli. [...]

10. Se il povero ha realmente una patria; se il non proprietario deve qualche cosa al paese dove non possiede nulla; se l'estrema povertà, sempre al servizio dei ricchi e dei potenti, non ne favorisca spesso l'ambizione; se il povero alla fine non ha troppi bisogni per avere delle virtù.
11. Se attraverso la divisione delle proprietà le leggi non potrebbero unire l'interesse del maggior numero degli abitanti con l'interesse della patria. [...]
13. Se la distribuzione meno disuguale delle terre e delle ricchezze non strapperebbe un'infinità di uomini a quel malessere reale che genera l'idea esagerata che esse formino la felicità del ricco; idea, questa, che produce tante inimicizie tra gli uomini e tanta indifferenza per il bene pubblico. [...]

20. Se attraverso una lega federale più perfetta di quella dei Greci un certo numero di piccole repubbliche non potrebbero mettersi al sicuro sia dalla invasione del nemico, sia dalla tirannia di un cittadino ambizioso. [...]

22. Se nell'ipotesi in cui tutte queste repubbliche fossero governate dalle stesse leggi, in cui ciascuno di questi piccoli Stati, incaricato della propria organizzazione interna e dell'elezione dei suoi magistrati, rispondesse ad un consiglio superiore, in cui questo consiglio superiore, composto da quattro deputati per ciascuna repubblica e principalmente addetto agli affari della guerra e della politica, fosse nello stesso tempo incaricato di fare in modo che ciascuna di queste repubbliche non riformasse e non mutasse la sua legislazione se non con il consenso di tutte, in cui d'altra parte l'obiettivo delle leggi fosse di elevare gli animi, di esaltare il coraggio, di mantenere una ferma disciplina negli eserciti, se in una simile ipotesi il corpo intero di queste repubbliche non fosse sempre abbastanza potente da opporsi efficacemente ai progetti ambiziosi dei loro vicini e dei loro concittadini.

23. Se nell'ipotesi in cui la legislazione di queste repubbliche rendesse i cittadini i più felici possibili, e procurasse loro tutti i piaceri compatibili con il bene pubblico, se queste stesse repubbliche non sarebbero allora moralmente certe di una felicità inalterabile.

24. Se il piano di una buona legislazione non debba racchiudere quello di una eccellente educazione; se si può dare una simile educazione ai cittadini senza presentare loro delle idee precise in ambito morale, e senza rapportarne i precetti al principio unico dell'amore del bene pubblico; se ricordando a tale proposito agli uomini i motivi che li hanno riuniti in società, non si potrebbe dimostrare loro che è quasi sempre nel loro interesse bene inteso sacrificare un vantaggio personale e momentaneo al vantaggio della nazione, e meritarsi, attraverso questo sacrificio, il titolo onorevole di virtuoso.

25. Se si può fondare la morale su altri principi che non siano quelli della utilità pubblica; se perfino le stesse ingiustizie del dispotismo, sempre commesse in nome del bene pubblico, non provano che questo principio è realmente l'unico della morale; se si può sostituire a questo l'utilità particolare della propria famiglia o delle propria parentela. [...]
27. Se, dal momento in cui il bene pubblico non sia più la suprema legge e la prima obbligazione del cittadino, sussista ancora una scienza del bene e del male. Se ci sia, infine, una morale nel momento in cui l'utilità pubblica non sia più la misura della punizione o della ricompensa, della stima o del disprezzo, dovuti alle azioni dei cittadini. [...]

31. Se è sufficiente, perché una legislazione sia buona, che essa assicuri la proprietà dei beni, della vita e della libertà dei cittadini, che essa produca minore disuguaglianza nella divisione delle ricchezze nazionali, e metta i cittadini più in condizioni di soddisfare i loro bisogni e quelli della loro famiglia con un lavoro moderato; se non ci sia ancora bisogno che questa legislazione esalti negli uomini il sentimento dell'emulazione; che lo Stato proponga a tale scopo grandi ricompense ai grandi talenti ed alle grandi virtù; se queste ricompense, che consistono sempre nel dono di qualcosa di superfluo, e che furono una volta il principio di tante azioni coraggiose e nobili, non potrebbero ancora produrre lo stesso effetto; e se delle ricompense conferite attraverso la mano pubblica (di qualunque natura esse siano) possano essere considerate come un lusso di piacere capace di corrompere i costumi.


Guida alla lettura


1) Per quali ragioni gli uomini si sono associati?
Secondo il testo, una delle ragioni principali per cui gli uomini si sono associati in società è stata la necessità di proteggersi dalle minacce esterne, come ad esempio la paura delle bestie feroci. Questo bisogno di difendersi e di proteggere la propria vita e la propria sussistenza da pericoli esterni ha portato alla formazione delle prime tribù. Questo suggerisce che il senso di sicurezza e la necessità di sopravvivenza hanno giocato un ruolo fondamentale nell'origine delle società umane.

2) Qual è il fondamento delle convenzioni e delle leggi che gli uomini nel tempo si sono dati?
Secondo il testo, il fondamento delle convenzioni e delle leggi che gli uomini nel tempo si sono dati sembra essere radicato nel desiderio comune di assicurare la proprietà dei loro beni, della loro vita e della loro libertà. Queste leggi erano necessarie per proteggere gli individui dalla violenza del più forte, tipica dello stato di non società o di dispotismo. In sostanza, le leggi emergono dalla necessità di stabilire un ordine sociale che salvaguardi gli interessi fondamentali degli individui all'interno di una comunità.

3) A quale modello politico Helvétius dà la sua preferenza?
Basandosi sul testo fornito, Helvétius mostra una chiara preferenza per un modello politico costituito da una federazione di piccole repubbliche. Egli immagina queste repubbliche come comunità in cui i cittadini hanno un forte senso di appartenenza e partecipazione attiva alle decisioni politiche. Queste piccole repubbliche dovrebbero essere unite in una lega federale che le protegga sia dalle invasioni esterne sia dalla tirannia interna di cittadini ambiziosi. Helvétius sottolinea l'importanza di leggi condivise e di un consiglio superiore per mantenere l'ordine e la coesione tra le repubbliche, assicurando al tempo stesso che la legislazione promuova l'amore per il bene pubblico e la felicità generale. Inoltre, egli considera essenziale che le leggi favoriscano una distribuzione meno disuguale delle ricchezze e garantiscono una vita dignitosa a tutti i cittadini attraverso il proprio lavoro.

4) Quale ruolo dovrebbe svolgere il «consiglio superiore»?
Nel testo, il "consiglio superiore" descritto da Helvétius sembra avere un ruolo fondamentale nella struttura federativa di piccole repubbliche. Questo consiglio è principalmente incaricato degli affari della guerra e della politica, e ha il compito di assicurare che ciascuna delle repubbliche non modifichi la propria legislazione senza il consenso delle altre. In questo modo, il consiglio superiore funge da organo di coordinamento e controllo, garantendo che le politiche adottate siano uniformi e concordate tra tutte le repubbliche che compongono la federazione. La struttura descritta mira a proteggere le repubbliche sia da invasioni esterne sia dalla tirannia interna, suggerendo un equilibrio di potere che preserva l'autonomia locale pur mantenendo un'unità e coerenza a livello federale.

5) Qual è il fine cui si deve orientare l'educazione, come componente essenziale di una buona legislazione?
Secondo il testo di Helvétius, il fine dell'educazione, come componente essenziale di una buona legislazione, dovrebbe essere quello di assicurare la felicità del maggior numero di cittadini, cioè la felicità pubblica. Questo obiettivo si allinea con il principio chiave dell'utilità comune, che dovrebbe essere la misura per valutare la bontà di ogni decisione governativa. Inoltre, l'educazione dovrebbe fornire ai cittadini idee precise in ambito morale, rapportando i precetti al principio dell'amore del bene pubblico, dimostrando loro che è spesso nel loro interesse bene inteso sacrificare un vantaggio personale momentaneo al vantaggio della nazione.

6) Sulla base dell'ultimo capoverso del testo, elenca le condizioni essenziali che una buona legislazione dovrebbe garantire ai suoi cittadini.
Secondo l'ultimo capoverso del testo, una buona legislazione dovrebbe garantire ai suoi cittadini le seguenti condizioni essenziali:

Sicurezza della proprietà: La legislazione deve assicurare la proprietà dei beni dei cittadini.
Sicurezza della vita e della libertà: Oltre ai beni, la vita e la libertà dei cittadini devono essere protette.
Equità nella distribuzione delle ricchezze: Deve essere promossa una minore disuguaglianza nella divisione delle ricchezze nazionali.
Possibilità di soddisfare i bisogni con un lavoro moderato: La legislazione dovrebbe permettere ai cittadini di soddisfare i propri bisogni e quelli della propria famiglia attraverso un lavoro non eccessivamente gravoso.
Promozione dell'emulazione: La legislazione dovrebbe incentivare l'emulazione, stimolando i cittadini a eccellere.
Ricompense per talenti e virtù: Lo Stato dovrebbe proporre ricompense significative per premiare grandi talenti e virtù, motivando così azioni coraggiose e nobili.

Queste condizioni mirano a creare una società in cui i cittadini non solo godono di diritti fondamentali e sicurezze, ma sono anche stimolati a contribuire attivamente al bene comune.


Guida alla Comprensione


1) Perché il povero perde il senso di appartenenza alla sua patria, secondo Helvétius? E quali provvedimenti bisogna prendere per evitare che questo accada?
Secondo Helvétius, il povero perde il senso di appartenenza alla sua patria principalmente perché non possiede beni e quindi non sente di avere una parte attiva o un interesse diretto nella società in cui vive. Questo è illustrato nella domanda 10, dove Helvétius pone il problema di se il povero "ha realmente una patria" o se "il non proprietario deve qualche cosa al paese dove non possiede nulla". Il filosofo sottolinea anche come l'estrema povertà spesso metta i poveri al servizio dei ricchi e dei potenti, favorendo così l'ambizione di questi ultimi piuttosto che il bene comune.

Per evitare che il povero perda il senso di appartenenza alla sua patria, Helvétius suggerisce di adottare misure che garantiscano una più equa distribuzione delle proprietà e delle opportunità. Nella domanda 11, si interroga se attraverso la divisione delle proprietà, le leggi non potrebbero "unire l'interesse del maggior numero degli abitanti con l'interesse della patria". Questo implica che rendere i poveri partecipi della ricchezza e delle risorse della nazione può aiutare a rafforzare il loro senso di appartenenza e di impegno nei confronti della comunità.

Inoltre, nella domanda 13, Helvétius discute la possibilità che una distribuzione meno disuguale delle terre e delle ricchezze possa eliminare il "malessere reale" che deriva dalla percezione che la felicità sia esclusiva dei ricchi, riducendo così l'invidia e l'indifferenza per il bene comune tra i cittadini. Questo approccio non solo contribuirebbe a ridurre le tensioni sociali ma anche a costruire una comunità più coesa e solidale, in cui ogni individuo si sente parte integrante e valorizzato.

2) Spiega in che modo Helvétius pensa di articolare la struttura della sua federazione di piccole repubbliche.
Helvétius, nel suo testo "De l'homme, des ses facultés intellectuelles et de son éducation", propone un'idea di federazione di piccole repubbliche come soluzione per un governo che assicuri la felicità pubblica e eviti le disuguaglianze estreme. Secondo quanto emerge dal testo, ecco come pensa di articolare questa struttura:

Governo Federale Comune: Helvétius immagina che tutte queste repubbliche siano governate dalle stesse leggi. C'è un consiglio superiore, composto da quattro deputati per ciascuna repubblica, che ha il compito di occuparsi principalmente degli affari della guerra e della politica.
Autonomia Locale: Ogni piccola repubblica è incaricata della propria organizzazione interna e dell'elezione dei suoi magistrati. Questo permette un certo grado di autonomia locale, consentendo alle singole repubbliche di adattare le leggi e le prassi amministrative alle proprie esigenze specifiche.
Consentimento Unanime per le Modifiche Legislative: Il consiglio superiore ha anche il compito di assicurare che nessuna delle repubbliche modifichi o cambi la sua legislazione senza il consenso di tutte le altre repubbliche. Questo principio è inteso a mantenere una coesione e uniformità legislativa all'interno della federazione.
Obiettivi delle Leggi: Le leggi all'interno di questa federazione sono progettate con l'obiettivo di elevar gli animi, esaltare il coraggio e mantenere una disciplina ferma negli eserciti. Questi obiettivi riflettono un interesse collettivo per la sicurezza e il benessere comune.
Potere Difensivo e Protezione da Tirannie: Helvétius considera che il corpo federale delle repubbliche, se ben strutturato, possa essere sufficientemente potente da opporsi efficacemente sia agli invasori esterni sia alle ambizioni tiranniche di singoli cittadini all'interno delle repubbliche.

L'idea di Helvétius di una federazione di piccole repubbliche riflette un desiderio di combinare l'efficacia di un governo centralizzato in questioni di ampia rilevanza, come la difesa e la politica estera, con il vantaggio di un'autonomia locale che permetta ai cittadini di avere un ruolo attivo e significativo nella gestione del proprio governo. Questa struttura mira a promuovere un forte senso di appartenenza e partecipazione tra i cittadini, elementi che Helvétius considera essenziali per la felicità e il benessere collettivo.

3) Sulla base di una rilettura complessiva del testo, spiega quali principi ispirano Helvétius nella sua teoria sociale e politica.
Claude-Adrien Helvétius, nella sua opera "De l'homme, de ses facultés intellectuelles et de son éducation", pone le basi per una teoria sociale e politica che è profondamente radicata nel principio dell'utilità pubblica e della ricerca della felicità collettiva. Ecco alcuni dei principi chiave che ispirano la sua teoria:

Felicità pubblica come fine ultimo: Helvétius sostiene che l'educazione e la legislazione dovrebbero mirare a massimizzare la felicità del maggior numero di cittadini. Questo obiettivo dovrebbe essere il criterio fondamentale per valutare la bontà di ogni decisione governativa.
Legislazione basata sulla conoscenza della natura umana: Helvétius propone che le leggi debbano essere basate su principi scientifici che prendano in considerazione la vera natura dell'uomo. Le leggi dovrebbero quindi riflettere e rispondere ai bisogni e alle tendenze umane fondamentali.
Uguaglianza e riduzione delle disuguaglianze: Il pensatore francese immagina una società in cui le disuguaglianze siano ridotte al minimo, senza eccessi di miseria o lusso. Egli vede l'uguaglianza non solo come un ideale etico, ma anche come un prerequisito per la stabilità e la felicità collettiva.
Partecipazione politica attiva: Helvétius valorizza l'importanza di una partecipazione politica attiva dei cittadini, che dovrebbero avere un forte senso di appartenenza e di responsabilità nei confronti della propria comunità. Questo contribuisce a un senso di solidarietà e a un impegno concreto per il bene comune.
Federazione di piccole repubbliche: Propone un modello di governo federale composto da piccole repubbliche, che sarebbero in grado di proteggersi sia dalle invasioni esterne sia dalla tirannia interna. Questo sistema dovrebbe garantire un equilibrio di potere e prevenire l'accumulo di potere nelle mani di pochi.
Educazione morale e civica: Helvétius sottolinea l'importanza di un'educazione che inculchi nei cittadini l'amore per il bene pubblico e che li istruisca sui principi morali fondati sull'utilità collettiva. Tale educazione dovrebbe aiutare i cittadini a riconoscere che spesso è nel loro interesse personale lavorare per il bene comune.

In conclusione, Helvétius immagina una società in cui le leggi e l'educazione sono strettamente interconnesse e finalizzate alla promozione del bene pubblico, riducendo le disuguaglianze e favorendo una partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita politica. Questi principi riflettono una visione olistica e utilitaristica del governo e della società, dove la ricerca della felicità comune è il fine ultimo di ogni azione politica e legislativa.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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