Georg Wilhelm Friedrich Hegel - Il momento dialettico


Immagine Georg Wilhelm Friedrich Hegel
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel "Concetto preliminare" della terza e ultima edizione dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1830), Hegel esamina criticamente diverse prospettive riguardo all'oggettività del pensiero. La prima è rappresentata dalla vecchia metafisica, che adotta un approccio ingenuamente oggettivistico. La seconda posizione è quella dell'empirismo e del pensiero critico, che mantengono una certa distanza dall'idea di poter conoscere pienamente l'oggetto. La terza posizione considera possibile cogliere la realtà attraverso un sapere immediato e intuitivo.

Successivamente, Hegel esprime il suo punto di vista nei paragrafi 79-82, identificando nella logica (che per lui coincide con la metafisica) non tre "parti", ma tre "lati", che rappresentano i momenti di ogni elemento logico-reale, ovvero di ogni concetto e di ogni verità in generale. Questi lati sono: il lato astratto o intellettivo, il lato dialettico o negativamente razionale, e il lato speculativo o positivamente razionale.

Nel primo momento, l'intelletto astrae, isolando un elemento della realtà. Questo processo è legittimo e necessario, ma se portato all'estremo si inverte nel suo opposto. Il secondo momento, il momento dialettico, rappresenta il superamento delle determinazioni finite e il loro passaggio alle determinazioni opposte. Infine, il terzo momento, quello speculativo, coglie l'unità delle determinazioni nella loro contrapposizione.

Viene proposto il §81, che include sia l'annotazione di Hegel sia un estratto di un'ampia "aggiunta" derivata dalle lezioni berlinesi dei suoi allievi, in cui il discorso del filosofo tedesco si concentra sul momento centrale del processo, ovvero il momento dialettico.


Lettura


Il momento dialettico è il superarsi proprio di tali determinazioni finite e il loro passare nelle determinazioni loro opposte.

1) Il momento dialettico, preso dall'intelletto come per sé separato, costituisce specialmente nel suo manifestarsi nei concetti scientifici, lo scetticismo; lo scetticismo contiene la semplice negazione come risultato del momento dialettico.

2) La dialettica viene usualmente considerata come un'arte estrinseca che arbitrariamente porta confusione in concetti determinati e produce una semplice apparenza di contraddizioni in essi, in modo che non queste determinazioni, ma quest'apparenza sarebbero un nulla e l'intellettivo invece sarebbe il vero. Spesso la dialettica è anche nient'altro che una sorta di altalena soggettiva di ragionamenti che vanno su e giù e dove manca ogni contenuto effettivo e la nudità viene nascosta semplicemente dalla sottigliezza che produce un tale raziocinare.

Nella sua determinatezza peculiare la dialettica è piuttosto la natura propria, vera, delle determinazioni dell'intelletto, delle cose e del finito in generale. La riflessione è dapprima l'oltrepassare la determinatezza isolata e il metterla in relazione; così questa determinatezza viene messa in rapporto e, per il resto, viene conservata nella sua validità isolata. La dialettica invece è questo immanente oltrepassare, in cui l'unilateralità e la limitatezza delle determinazioni dell'intelletto si espone per quello che è, cioè come la loro negazione. Ogni finito è il superare se stesso. La dialettica è quindi l'anima motrice del procedere scientifico ed è il principio mediante il quale soltanto il contenuto della scienza acquista un nesso immanente o una necessità, così come in esso in generale si trova la vera elevazione, non estrinseca, al di là del finito.

Aggiunta n.1. È di somma importanza cogliere e conoscere adeguatamente l'elemento dialettico, che è in generale il principio di ogni movimento, di ogni vita e di ogni impegno attivo nella realtà effettiva. Così pure l'elemento dialettico è anche l'anima di ogni conoscenza veramente scientifica. Nella nostra coscienza comune il non fermarsi alle determinazioni astratte dell'intelletto appare come semplice equità secondo il detto: «vivere e lasciar vivere », in modo che valga l'una cosa e anche l'altra. Ma, più esattamente, le cose stanno così: il finito non viene semplicemente limitato dal di fuori, ma, mediante la sua propria natura, si supera e passa mediante se stesso nel suo contrario.

Così, per es., si dice che l'uomo è mortale, e si considera poi il morire come qualcosa che ha il suo fondamento soltanto in circostanze esterne; secondo questo modo di considerare, l'esser vivente e l'esser anche mortale sono due proprietà particolari dell'uomo. Ma il vero modo di vedere sta nel comprendere che la vita come tale porta in sé il germe della morte e che, in generale, il finito si contraddice in se stesso e quindi si supera.

La dialettica poi non va affatto confusa con la semplice sofistica, la cui essenza consiste proprio nel far valere per sé determinazioni unilaterali e astratte nel loro isolamento, via via secondo l'interesse dell'individuo e nella sua situazione particolare. [...]

Del resto la dialettica in filosofia non è niente di nuovo. [...] In Socrate l'elemento dialettico, in coerenza con il carattere generale del suo filosofare, si configura ancora in modo prevalentemente soggettivo, e cioè come ironia. Socrate ha rivolto anzitutto la sua dialettica contro la coscienza comune, e poi specialmente contro i sofisti. Nel suo dialogo Socrate di solito faceva finta di volersi informare in modo più preciso circa l'argomento in questione, rivolgendo in proposito domande di ogni genere e conduceva così i suoi interlocutori all'opposto di quello che dapprima loro era parso giusto. Così, per es., se i sofisti chiamavano se stessi maestri, Socrate, attraverso una serie di domande, portava il sofista Protagora a dover ammettere che l'imparare è sempre soltanto ricordare.

Platone poi, nei suoi dialoghi più rigorosamente scientifici, mediante una trattazione dialettica mostra in generale la finitezza di tutte le determinazioni fisse dell'intelletto. Così, per es., nel Parmenide deriva dall'uno il molteplice, e mostra come ciononostante il molteplice consista solo nel determinarsi come uno. Questa è la grandezza della trattazione platonica della dialettica.

Nei tempi più recenti è stato soprattutto Kant a richiamare l'attenzione sulla dialettica e a rimetterla nel dovuto onore, e questo, precisamente, sviluppando [...] le cosiddette antinomie della ragione, dove non si tratta affatto di un semplice andirivieni di argomenti né di un procedimento semplicemente soggettivo, ma piuttosto di mostrare come ogni determinazione astratta dell'intelletto, presa soltanto così come si dà essa stessa, si rovescia immediatamente nel suo opposto.

Ora, per quanto l'intelletto di solito recalcitri nei confronti della dialettica, non si deve pensare affatto che la dialettica sia qualcosa di presente solo alla coscienza filosofica, ma piuttosto il procedimento dialettico si trova già in ogni altra forma di coscienza e nell'esperienza generale. Tutto ciò che ci circonda può essere considerato come un esempio della dialettica. Noi sappiamo che ogni finito, invece di essere un termine fisso e ultimo, è piuttosto mutevole e transeunte, e questo non è altro che la dialettica del finito, mediante la quale il finito, in quanto in sé è l'altro di sé, viene spinto anche oltre quello che è immediatamente e si rovescia nel suo opposto.


Guida alla lettura


1) In che cosa consiste lo scetticismo, secondo Hegel?
Secondo Hegel, lo scetticismo consiste nell'assumere il momento dialettico come qualcosa di separato dall'intelletto stesso, il che porta specialmente nei concetti scientifici a uno stato di scetticismo. Lo scetticismo, in questo contesto, si manifesta come una semplice negazione, risultato del momento dialettico.

2) Spiega il significato di questa frase: «il vero modo di vedere sta nel comprendere che la vita come tale porta in sé il germe della morte e che, in generale, il finito si contraddice in se stesso e quindi si supera».
Questa frase si riferisce al concetto dialettico secondo cui ogni elemento finito, anziché essere statico e definito, contiene in sé stessa la sua opposizione o il suo rovesciamento. Nel contesto del testo, significa che la vita stessa contiene il germe della morte, cioè che la mortalità è insita nella vita stessa. Questo concetto si applica più ampiamente al concetto di finitezza: ogni cosa finita contiene in sé il suo opposto e quindi si supera attraverso questo processo dialettico. In altre parole, il finito si contraddice in sé stesso e questa contraddizione porta al suo superamento o al suo sviluppo ulteriore.

3) In che cosa consiste l'ironia socratica, secondo Hegel? E quale nesso esiste tra l'ironia e il modo di procedere dialettico di Socrate?
Secondo Hegel, l'ironia socratica si configura come un elemento dialettico principalmente soggettivo nel modo in cui Socrate conduce il suo filosofare. Questa ironia socratica è evidente nel modo in cui Socrate interagisce con i suoi interlocutori, sfidando la loro comprensione superficiale delle cose e portandoli a un superamento delle loro posizioni iniziali.

Il nesso tra l'ironia socratica e il modo di procedere dialettico di Socrate risiede nel fatto che l'ironia è uno strumento attraverso il quale Socrate conduce il suo dialogo dialettico. Egli non presenta direttamente le sue idee o opinioni, ma piuttosto le induce a emergere attraverso una serie di domande e discussioni con i suoi interlocutori. In questo modo, l'ironia socratica serve da motore per il procedere dialettico, portando alla luce contraddizioni e limitazioni nelle concezioni degli altri e conducendo verso una maggiore comprensione e consapevolezza.


Guida alla Comprensione


1) Nella lettura compaiono diversi modi di considerare la dialettica. Riporta le definizioni fornite da Hegel e spiegane il significato.
Hegel fornisce diverse definizioni della dialettica nel testo. La prima definizione è che la dialettica è "il superarsi proprio di tali determinazioni finite e il loro passare nelle determinazioni loro opposte". Questo significa che la dialettica implica il superamento delle determinazioni finite e il loro trasformarsi in determinazioni opposte. In altre parole, ogni concetto o entità finita contiene in sé i germi della sua negazione e si trasforma in qualcosa di opposto a causa di questa tensione interna.

Una seconda definizione di Hegel riguarda la dialettica come "l'anima di ogni conoscenza veramente scientifica". Questo indica che la dialettica non è solo un principio filosofico astratto, ma è fondamentale anche per la comprensione scientifica del mondo. Essa è il motore del progresso intellettuale e dell'avanzamento della conoscenza.

Infine, Hegel sottolinea che la dialettica non è qualcosa di estraneo alla nostra esperienza quotidiana, ma è presente in ogni forma di coscienza e nell'esperienza generale. Egli afferma che "tutto ciò che ci circonda può essere considerato come un esempio della dialettica", indicando che il movimento dialettico è un principio universale che si manifesta in tutti gli aspetti della realtà, in cui il finito tende a superare se stesso e a trasformarsi nel suo opposto.

2) Spiega in che senso, secondo Hegel, la dialettica è l'«anima motrice del procedere scientifico».
Secondo Hegel, la dialettica è considerata l'"anima motrice del procedere scientifico" perché rappresenta il principio attraverso il quale il contenuto della scienza ottiene una connessione interna e una necessità. Nella parte del testo citata, si afferma che la dialettica è il principio mediante il quale il contenuto della scienza acquisisce un nesso immanente o una necessità. Questo significa che la dialettica è ciò che permette alla conoscenza di progredire e svilupparsi in modo organico, superando le limitazioni dell'intelletto e mostrando le contraddizioni presenti nelle determinazioni finite. In breve, la dialettica, per Hegel, è ciò che permette alla scienza di muoversi in avanti, superando le contraddizioni e integrando nuove conoscenze.

3) In che senso, secondo Hegel, a Kant spetta il merito di avere ridato onore alla dialettica?
Secondo Hegel, Kant merita il merito di aver ridato onore alla dialettica perché ha richiamato l'attenzione su di essa e l'ha valorizzata attraverso lo sviluppo delle antinomie della ragione. Questo significa che, secondo Hegel, Kant ha mostrato come ogni determinazione astratta dell'intelletto, presa soltanto così come si dà essa stessa, si rovescia immediatamente nel suo opposto, contribuendo così a evidenziare l'importanza e la presenza della dialettica in diversi ambiti della conoscenza.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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