Parafrasi, Analisi e Commento di: "S'eo tale fosse ch'io potesse stare" di Guittone D'Arezzo


Immagine Guittone D'Arezzo
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Guittone D'Arezzo
Data: Anteriore al 1265 (prima fase della sua produzione poetica)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sonetto di endecasillabi con schema di rime ABAB ABAB (rima alternata) nelle quartine e ACA CAC (rima alternata) nelle terzine.



Introduzione


La poesia "S'eo tale fosse ch'io potesse stare" è stata scritta da Guittone d'Arezzo nella prima fase della sua carriera poetica, e successivamente inclusa nella raccolta Rime, in una data non specificata ma sicuramente prima del 1265. Nell'analisi seguente del testo "S'eo tale fosse ch'io potesse stare", oltre a fornire una parafrasi e identificare le figure retoriche, il commento esplora i temi, i significati, lo stile e il linguaggio della poesia. In questa composizione, Guittone risponde alle critiche al suo stile poetico avanzate dal leader degli stilnovisti, Guido Guinizzelli, nel poema "Io voglio del ver la mia donna laudare".


Testo e Parafrasi puntuale


1. S'eo tale fosse ch'io potesse stare,
2. senza riprender me, riprenditore,
3. credo fareb[b]i alcun o[m] amendare
4. certo, al mio pare[r], d'u[n] laido er[r]ore:

5. che, quando vuol la sua donna laudare,
6. le dice ched è bella come fiore,
7. e ch'è di gem[m]a over di stella pare,
8. e che 'n viso di grana ave colore.

9. Or tal è pregio per donna avanzare
10. ched a ragione mag[g]io è d'ogni cosa
11. che l'omo pote vedere o toc[c]are?

12. Che Natura [né] far pote né osa
13. fat[t]ura alcuna né mag[g]ior né pare,
14. for che d'alquanto l'om mag[g]ior si cosa.
1. Se io fossi tale da potermi ergere
2. ad ammonitore [degli altri uomini], senza riprendere insieme anche me stesso,
3. credo che riuscirei a far pentire uno di questi uomini,
4. senza dubbio, a mio parere, di un terribile errore:

5. [questo errore è che], quando egli vuole lodare la sua donna,
6. le dice che è bella come un fiore,
7. e che pare simile ad pietra preziosa, oppure a una stella,
8. e che in viso ha [sulle gote] il colore rosso come di un melograno.

9. Tuttavia, la donna non è forse dotata di un tale valore che la fa eccedere
10. e a ragione la pone al di sopra di ogni altra cosa
11. che l'uomo può vedere o toccare?

12. Infatti, la Natura non può né osa fare
13. nessun altro elemento che sia superiore o pari [alla donna],
14. ad eccezione dell'uomo, che è a lei di poco superiore.



Parafrasi discorsiva


Se io fossi senza macchia, tanto da potermi ergere ad ammonitore [degli altri uomini], senza riprendere insieme anche me stesso, credo che riuscirei a far pentire ("amendare") uno di questi uomini (ndr. il poeta Guido Guinizzelli), senza dubbio, a mio parere, di un terribile errore:

[questo errore è che], quando egli dice che vuole lodare la sua donna (ndr. Nel componimento Io voglio del ver la mia donna laudare), le dice che è bella come un fiore, e che pare simile ad una pietra preziosa, oppure a una stella, e che in viso ha [sulle gote] il colore rosso come di un melograno.

Tuttavia, la donna non è forse dotata di un tale valore che la fa eccellere e a ragione la pone al di sopra di ogni altra cosa di questo mondo terreno che l'uomo possa essere capace di contemplare o toccare?

Infatti, la Natura non può né tantomeno osa fare nessun altro essere che sia superiore o pari [alla donna], ad eccezione dell'uomo, che è a lei di poco superiore.


Figure Retoriche


Anafore: vv. 7-8, vv. 10-12: "e ch'è di gem[m]a over di stella pare,/ e che 'n viso di grana ave colore", "10. ched a ragione mag[g]io è d'ogni cosa / che l'omo pote vedere o toc[c]are? / Che Natura [né] far pote né osa".

Domanda retorica: vv. 9-11: "Or tal è pregio per donna avanzare/ ched a ragione mag[g]io è d'ogni cosa/ che l'omo pote vedere o toc[c]are?".

Polisindeti: vv. 6-8, vv. 12-13: "le dice ched è bella come fiore / e ch'è di gem[m]a over di stella pare / e ch'è di gem[m]a over di stella pare,/ e che 'n viso di grana ave colore", "[né] far pote né osa / fat[t]ura alcuna né mag[g]ior né pare".

Litote: v. 14: "for che d'alquanto l'om mag[g]ior si cosa.".


Analisi e Commento


Storico-letterario

S'eo tale fosse ch'io potesse stare è un sonetto inserito nelle Rime di Guittone d'Arezzo e risale alla prima sezione della produzione dell'autore, antecedente al 1265, anno in cui egli abbandona l'esperienza poetica e amorosa giovanile per entrare nell'ordine dei frati gaudenti e dedicarsi a componimenti a tema prettamente religioso o politico-culturale.

L'ingresso nei frati gaudenti è appunto la soglia che divide le Rime di Guittone in due parti, a noi giunte in un'edizione a stampa solo nel 1828 e prima conservate solo manoscritte nonostante la fama di cui l'autore godette nella sua epoca. Guittone fu considerato il maggiore dei poeti volgari a cavallo della metà del Duecento per poi venir attaccato dai poeti della generazione appena successiva, gli Stilnovisti, e accusato di utilizzare versi troppo duri e di praticare una condotta di vita poco consona al suo abito monastico. L'ordine dei frati gaudenti era un ordine religioso fondato intorno all'anno 1260 a Bologna e sorto col fine di estendere il più possibile l'esperienza spirituale dei nuovi movimenti religiosi, soprattutto francescani e domenicani, alla massa dei laici. L'ordine, riconosciuto da papa Urbano IV, ben presto degenerò; molti membri rivestirono cariche politiche, con una condotta poco ammirevole.

Il titolo S'eo fosse tale ch'eo potesse stare fa infatti precisamente riferimento alla satira indirizzata a Guittone da parte di Guido Guinizzelli nel sonetto O caro padre meo, de vostra laude, in cui il poeta bolognese si divertiva a sottolineare il bigottismo di Guittone e l'ipocrisia della sua condizione di Gaudente. In questo sonetto, rispondendo come in una tenzone (un duello poetico), Guittone replica alle accuse prendendo in esame la poesia di Guinizzelli Io voglio del ver la mia donna laudare e ponendo un ragionamento sulla natura d'amore, dell'uomo e della donna, criticando i paragoni tra la donna e gli elementi naturali tipici di Guinizzelli e gli Stilnovisti.

Note:

L'ordine dei frati gaudenti era un ordine religioso fondato intorno all'anno 1260 a Bologna e sorto col fine di estendere il più possibile l'esperienza spirituale dei nuovi movimenti religiosi, soprattutto francescani e domenicani, alla massa dei laici. L'orine, riconosciuto da papa Urbano IV, ben presto degenerò; molti membri rivestirono cariche politiche, con una condotta poco ammirevole. Guittone entrò a far parte dell'ordine nel 1265.

Tematico

Il riferimento a Guinizzelli è nascosto dietro il generico "om alcun" ("un certo individuo") al v. 3, che nella reticenza che occupa la prima quartina Guittone afferma di voler aiutare a pentirsi, ergendosi – con finta modestia – a giudice poetico e morale in qualità di religioso.

Nella seconda quartina troviamo invece appunto citati i versi di Io voglio del ver la mia donna laudare e esplicitato l'argomento della critica (il "laido errore") che Guittone vuole porre al suo avversario, che consiste nell'equiparare la donna a ciò che le è ontologicamente inferiore come i vegetali o i minerali. Le due quartine del sonetto si configurano quali pars destruens (cioè come parte del componimento atta a distruggere le posizioni dell'avversario), mentre le terzine si configurano come la pars costruens (momento in cui si passa invece ad esporre la tesi sostenuta), e motivano la condanna del terribile errore, secondo la prospettiva di Guittone. La prima terzina afferma sarcasticamente, attraverso un'interrogativa retorica, come sia riduttivo porre la donna sullo stesso piano di elementi vegetali e inanimati, essendo essa la più meravigliosa creazione della Natura, come gli stessi Stilnovisti affermavano. Il punto di vista di Guittone si esprime poi nell'ultima quartina grazie alla litote del v. 14, in cui il frate, seguendo i precetti religiosi della Genesi per cui Eva nacque da una costola di Adamo, la donna è una delle meraviglie del creato e solo leggermente inferiore all'uomo. Porla allo stesso livello di altre creature implica il sovvertimento dell'ordine voluto da Dio, che la Natura stessa non osa mai trasgredire.

La visione patriarcale, religiosa ed estremamente conservatrice di Guittone si oppone alla nuova visione filosofica emergente sul finire del Duecento, per cui la natura diviene termine di paragone alla pari rispetto alla donna. Per Guittone d'Arezzo, tutto ciò significa sminuire la donna stessa, svalutarla, porla allo stesso livello di esseri che Dio ha creato a lei ontologicamente inferiori, mentre per Guinizzelli, Dante e gli altri Stilnovisti paragonare la donna agli elementi del creato era una maniera per esaltare la sua natura celeste e pressoché divina.

Stilistico

S'eo fosse tale ch'eo potesse stare è un sonetto di endecasillabi con schema di rime ABAB ABAB (rima alternata) nelle quartine e ACA CAC (rima alternata) nelle terzine. Il sonetto è la forma metrica che, elaborata dalla Scuola Siciliana, fu fortemente sfruttata dai poeti del Duecento come Guittone e gli Stilnovisti sino ad arrivare al perfezionamento apportato da Francesco Petrarca, che la renderà una delle forme metriche tradizionali della poesia italiana.

Dal punto di vista sintattico, il periodare di Guittone è lievemente complesso, e questo elemento è dovuto sia ai riferimenti impliciti che il poeta fa a Guinizzelli attraverso l'anafora e il polisindeto che occupano la seconda quartina sia alla figura della reticenza dei primi 4 versi, in cui il significato del testo è il contrario di quello che è letteralmente espresso. Nelle terzine, invece, la complessità della sintassi è data dall'interrogativa retorica della prima terzina e dal sillogismo in litote dell'ultima. Guittone conduce un ragionamento teologico sottinteso – ossia una tematica molto complessa – utilizzando figure che lo evocano senza nominarlo direttamente. Ciò produce una serie di incisi che rendono la sintassi e il ritmo molto cadenzato e interrotto.

Per quanto riguarda il lessico, è riconoscibile la classica durezza di Guittone in espressioni come "laido errore" (v.4), mentre nella seconda quartina i termini utilizzati sono "dolci" proprio a imitazione polemica della poesia guinizzelliana. La durezza della lingua e la dolcezza erano appunto uno dei termini della tenzone tra il frate gaudente e i suoi avversari.


Confronti


S'eo fosse tale ch'eo potesse stare è un componimento che si inserisce in una piccola tenzone avviata da Guinizzelli in O caro padre meo, de vostra laude e finita con questo sonetto, in quanto non si hanno notizie di ulteriori risposte da parte di Guinizzelli. La diatriba tra il vecchio Guittone e i poeti della nuova generazione (Guinizzelli prima, Cavalcanti e Dante poi) segnala l'ampia distanza tra queste diverse esperienze poetiche ed è sottolineata anche dalle scelte linguistiche. La poesia di Guittone si caratterizza per un forte sostrato aretino (motivo per il quale Dante definisce la sua lingua "municipale") su cui si innestano tratti provenzali. Gli Stilnovisti vollero invece caratterizzare la propria lingua come nazionale e comune, lessicalmente selettiva e musicale, tanto che la definirono poi "dolce" (la definizione è di Dante, Purgatorio, XXVI).

Il paragone tra la donna e gli elementi del creato che Guittone contesta è tipico della poesia di Guido Guinizzelli nei componimenti Io voglio del ver la mia donna laudare, Vedut'ho la lucente stella diana e la poesia-manifesto dello Stilnovismo Al cor gentil rempaira sempre Amore. In realtà anche nella stessa produzione guittoniana successiva alla presa d'abito del 1265 la lode femminile attraverso la comparazione alle forme naturali è presente: si tratta infatti di una caratteristica della poesia sacra e delle lodi mariane, nelle quali la Madonna è usualmente accostata agli elementi della natura terrestre e celeste. Come giustamente sottolineano gli Stilnovisti, l'analogia con questi elementi non è affatto una maniera di degradare la donna, bensì una sua esaltazione che per analogia la colloca al di sopra della sfera umana e permette di trattare poeticamente soggetti astratti, metafisici e sovrasostanziali. Diverso sarebbe stato il caso di paragoni tra una donna in carne e ossa e forme animali, questo sì un declassamento e perciò presente solo nella poesia comica e giullaresca di origine popolare, come quella di Cielo D'Alcamo e Cecco Angiolieri.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte il componimento?
Il componimento fa parte delle Rime di Guittone D'Arezzo.

Qual è il tema principale della lirica?
Il tema principale della lirica è una critica alla poesia di Guido Guinizzelli e ai principi dello stilnovismo.

A quale ordine monastico aderì Guittone D'Arezzo?
Guittone prese l'abito di frate Gaudente.

Qual è la forma metrica del componimento?
S'eo fosse tale ch'eo potesse stare è un sonetto di endecasillabi con schema di rime ABAB ABAB (rima alternata) nelle quartine e ACA CAC (rima alternata) nelle terzine.

A quale poesia di Guinizzelli si fa riferimento polemico?
La poesia di Guinizzelli criticata è Io voglio del ver la mia donna laudare.

Cosa contestava Guinizzelli a Guittone in O caro padre meo, de vostra laude?
Guinizzelli accusava Guittone di bigottismo e ipocrisia nella condotta da frate.

Fonti: libri scolastici superiori

Utenti più Affidabili:

Ultimi Articoli:

Ultimi Commenti:

Commenti:


Commenti Verificati Tutti i Commenti