Parafrasi, Analisi e Commento di: "La sera fiesolana" di Gabriele D'Annunzio


Immagine Gabriele D'Annunzio
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Gabriele D'Annunzio
Titolo dell'Opera: Alcyone
Prima edizione dell'opera: 1899 sulla rivista Nuova Antologia; poi in Alcyone nel 1903
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Tre strofe di quattordici versi endecasillabi, novenari, settenari e quinari, senza schema fisso, intervallate da riprese di tre versi, detti "laude" (un endecasillabo, un ipermetro e un quinario). Parole in rima: "sera-annera"; "foglie-coglie"; "lenta-inargenta"; "spoglie-soglie"; "velo-gelo"; "giace-pace-tace"; "bruiva-fuggitiva"; "sera-primavera"; "viti-diti"; "perde-verde"; "ancora-trascolora"; "olivi-clivi"; "sorridenti-aulenti"; "fonti-monti-orizzonti"; "segreto-divieto"; "dire-desire"; "belle-novelle-stelle"; "pare-amare-palpitare"; "forte-morte".



Introduzione


"La sera fiesolana" è una delle poesie più celebri di Gabriele D'Annunzio, contenuta nella raccolta "Alcyone", pubblicata nel 1903. Questa raccolta è parte del ciclo delle "Laudi", che rappresenta uno dei momenti più alti della produzione poetica di D'Annunzio. "La sera fiesolana" è un inno alla bellezza della natura e al paesaggio della campagna toscana, in particolare alla zona di Fiesole, vicino a Firenze. La poesia evoca atmosfere serene e suggestive, attraverso una descrizione lirica e sensuale del crepuscolo estivo. Con un linguaggio ricco e melodioso, D'Annunzio celebra la fusione armoniosa tra uomo e natura, esprimendo un profondo senso di comunione e di meraviglia.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Fresche le mie parole ne la sera
2. ti sien come il fruscìo che fan le foglie
3. del gelso ne la man di chi le coglie
4. silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta
5. su l'alta scala che s'annera
6. contro il fusto che s'inargenta
7. con le sue rame spoglie
8. mentre la Luna è prossima a le soglie
9. cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
10. ove il nostro sogno si giace
11. e par che la campagna già si senta
12. da lei sommersa nel notturno gelo
13. e da lei beva la sperata pace
14. senza vederla.

15. Laudata sii pel tuo viso di perla,
16. o Sera, e pe' tuoi grandi umidi occhi ove si tace
17. l'acqua del cielo!

18. Dolci le mie parole ne la sera
19. ti sien come la pioggia che bruiva
20. tepida e fuggitiva,
21. commiato lacrimoso de la primavera,
22. su i gelsi e su gli olmi e su le viti
23. e su i pini dai novelli rosei diti
24. che giocano con l'aura che si perde,
25. e su 'l grano che non è biondo ancóra
26. e non è verde,
27. e su 'l fieno che già patì la falce
28. e trascolora,
29. e su gli olivi, su i fratelli olivi
30. che fan di santità pallidi i clivi
31. e sorridenti.

32. Laudata sii per le tue vesti aulenti,
33. o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
34. il fien che odora!

35. Io ti dirò verso quali reami
36. d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
37. eterne a l'ombra de gli antichi rami
38. parlano nel mistero sacro dei monti;
39. e ti dirò per qual segreto
40. le colline su i limpidi orizzonti
41. s'incùrvino come labbra che un divieto
42. chiuda, e perché la volontà di dire
43. le faccia belle
44. oltre ogni uman desire
45. e nel silenzio lor sempre novelle
46. consolatrici, sì che pare
47. che ogni sera l'anima le possa amare
48. d'amor più forte.

49. Laudata sii per la tua pura morte,
50. o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare
51. le prime stelle!
1. Il suono delle mie parole nella sera
2. sia per te fresco e leggero come il fruscio che producono le foglie
3. del gelso in mano di chi le raccoglie
4. in silenzio e ancora indugia lentamente in quella attività
5. sulla lunga scala che con lo scendere dell'oscurità diventa via via sempre più scura
6. appoggiata contro il tronco dell'albero che diventa di un colore argenteo
7. con i suoi rami privi di foglie,
8. mentre la luna si appresta a sorgere dall'orizzonte
9. del cielo e sembra che essa stenda un velo davanti a sé in attesa del suo passaggio,
10. sul quale giace il nostro sogno d'amore
11. e sembra che la campagna si senta già tutta
12. inondata da lei nel freddo notturno
13. e da lei assorba il desiderato refrigerio,
14. prima ancora di poterla vedere.

15. Sii lodata per il tuo viso oscuro e splendente come una perla,
16. o sera, e per le pozze, simili a grandi occhi umidi, in cui si raccoglie in silenzio
17. l'acqua caduta dal cielo!

18. Il suono delle mie parole nella sera sia per te
19. dolce come quello della pioggia che frusciava
20. tiepida e veloce,
21. triste congedo da parte della primavera,
22. sui gelsi, sugli olmi e sulle viti
23. e sui pini, sui quali le pigne appena sbocciate, il cui colore rosato ricorda quello delle dita
24. che giocano con il vento che si disperde lontano
25. e sul grano che non è ancora dorato e maturo,
26. e nemmeno verde e acerbo
27. e sul fieno che è già stato tagliato
28. ma sta ancora seccando e cambiando colore ingiallendo,
29. e sugli olivi, sui fratelli olivi,
30. che rendono i fianchi delle colline di un colore bianco pallido, richiamando l'idea della santità,
31. e lieti.

32. Laudata sii per i tuoi colori che ti adornano come vestiti profumati ("aulenti"),
33. o Sera, e per la linea dell'orizzonte che, come una cinta in vita, ti circonda nel mezzo come il ramo di salice circonda, legandolo insieme,
34. il fieno profumato.

35. Io ti dirò in direzioni di quali regni
36. d'amore ci conduce il fiume, le cui sorgenti
37. immortali all'ombra degli antichissimi rami degli alberi secolari
38. parlano nel mistero sacro dei monti;
39. e ti dirò a causa di quale strano segreto
40. le colline sugli orizzonti limpidi
41. sembrano incurvarsi come labbra che un divieto
42. serri con la forza, e ti dirò per quale motivo la loro volontà di parlare
43. le rende belle
44. al di là di quanto ogni desiderio umano possa mai concepire
45. e nel loro silenzio le renda fonte sempre nuova
46. di consolazione, in modo tale che sembra
47. che ogni sera l'anima possa amarle
48. di un amore più forte di quello della sera precedente.

49. Sii lodata per la tua naturale fine,
50. o Sera, e per l'attesa della notte che fa luccicare in te come cuori che battono all'unisono
51. le prime stelle.



Parafrasi discorsiva


[vv. 1-14] Il suono delle mie parole nella sera sia per te fresco e leggero come il fruscio che producono le foglie del gelso in mano di chi le raccoglie in silenzio e ancora indugia lentamente in quella attività, sulla lunga scala che con lo scendere dell'oscurità diventa via via sempre più scura appoggiata contro il tronco dell'albero che diventa di un colore argenteo con i suoi rami privi di foglie, mentre la luna si appresta a sorgere dall'orizzonte del cielo e sembra che essa stenda un velo davanti a sé in attesa del suo passaggio, sul quale giace il nostro sogno d'amore e sembra che la campagna si senta già tutta inondata da lei nel freddo notturno e da lei assorba il desiderato refrigerio, prima ancora di poterla vedere.

[vv. 15-17] Sii lodata per il tuo viso oscuro e splendente come una perla, o sera, e per le pozze, simili a grandi occhi umidi, in cui si raccoglie in silenzio l'acqua caduta dal cielo!

[vv. 18-31] Il suono delle mie parole nella sera sia per te dolce come quello della pioggia che frusciava tiepida e veloce, triste congedo da parte della primavera, sui gelsi, sugli olmi e sulle viti e sui pini, sui quali le pigne appena sbocciate, il cui colore rosato ricorda quello delle dita che giocano con il vento che si disperde lontano e sul grano che non è ancora dorato e maturo, e nemmeno verde e acerbo e sul fieno che è già stato tagliato ma sta ancora seccando e cambiando colore ingiallendo, e sugli olivi, sui fratelli olivi, che rendono i fianchi delle colline di un colore bianco pallido, richiamando l'idea della santità, e lieti.

[vv. 32-34] Laudata sii per i tuoi colori che ti adornano come vestiti profumati ("aulenti"), o Sera, e per la linea dell'orizzonte che, come una cinta in vita, ti circonda nel mezzo come il ramo di salice circonda, legandolo insieme, il fieno profumato.

[vv. 35-48] Io ti dirò in direzioni di quali regni d'amore ci conduce il fiume, le cui sorgenti immortali all'ombra degli antichissimi rami degli alberi secolari parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò a causa di quale strano segreto le colline sugli orizzonti limpidi sembrano incurvarsi come labbra che un divieto serri con la forza, e ti dirò per quale motivo la loro volontà di parlare le rende belle al di là di quanto ogni desiderio umano possa mai concepire e nel loro silenzio le renda fonte sempre nuova di consolazione, in modo tale che sembra che ogni sera l'anima possa amarle di un amore più forte di quello della sera precedente.

[vv. 49-51] Sii lodata per la tua naturale fine, o Sera, e per l'attesa della notte che fa luccicare in te come cuori che battono all'unisono le prime stelle.


Figure Retoriche


Allitterazioni: vv. 1-2, vv. 5-6, v. 15, v. 32, vv. 35-38, vv. 40-41: Tutta la poesia è percorsa da allitterazioni e giochi fonici: si riportano alcuni esempi (si notino, in generale, le ripetizioni di "fr", "sc", "r", "f", "a", "s", "t", "c", "m", "l"): "fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie", "ancor s'attarda a l'opra lenta / su l'alta scala", "laudata sii pel... perla", "cinto che ti cinge come il salce", "reami / d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti / eterne a l'ombra de gli antichi rami / parlano nel mistero sacro dei monti", "le colline su i limpidi orizzonti / s'incurvino come labbra".

Onomatopea: v. 2, v. 19: "fruscìo", "bruiva". La parola riproduce il suono prodotto dalle foglie sulle chiome degli alberi e tra i cespugli e dalla pioggia poi sulle stesse foglie.

Figura etimologica: vv. 47-48: "amare / d'amor". La figura riprende il termine secondo due diverse forme (verob/sostantivo) per aumentare il pathos.

Sinestesia: v. 1, v. 18: "fresche le mie parole", "dolci le mie parole". Alla percezione sonora della voce poetica (o visiva del testo della poesia) vengono associati aggettivi che riportano alla sfera del tatto e del gusto.

Metafore: vv. 8-9, v. 13, vv. 15-17, v. 24, v. 33, v. 49: "soglie / cerule". L'orizzonte è descritto come una porta tra terra e cielo, "beva la sperata pace". La campagna viene definita in un'immagine che la vede come bere la luce lunare che trapela dall'orizzonte, "[...] pel tuo viso di perla / o sera, e pei tuoi grandi umidi occhi ove si tace / l'acqua del ciel". La sera è descritta con il suo colore simile a quella della perla e le pozze sul terreno come occhi commossi, "i pini dai novelli rosei diti". Le pigne appena nate e non ancora cresciute ricordano per il loro colore quello delle dita umane, "per le tue vesti aulenti, / o Sera, e pel cinto che ti cinge". L'aspetto del paesaggio serale è paragonato ai colori di un abito e l'orizzonte come a una cintura che divide a metà la parte superiore e inferiore del paesaggio che lo "indossa", "pura morte". Lo scorrere della sera e l'arrivo del nuovo giorno è assimilato alla morte naturale data dal ciclo delle stagioni.

Similitudini: v. 2, vv. 9-14, v. 19, v. 33, v. 41, vv. 46-48: "come il fruscio". Le parole sono associate al rumore delle foglie, "e par che innanzi a sé distenda un velo / ove il nostro sogno si giace / e par che la campagna già si senta / da lei sommersa nel notturno gelo / e da lei beva la sperata pace / senza vederla.". La luce lunare trapela dall'orizzonte e di distende sulla campagna, la quale sembra abbeverarsi di essa, "come la pioggia". Il suono delle parole è assimilato a quello della pioggia che cade su alberi e cespugli, "come il salce". L'orizzonte, già paragonato a una cintura, viene poi assimilato al ramo di salice utilizzato per legare le balle di fieno, "come labbra". Il profilo delle colline viene accostato alla forma di una bocca serrata, "pare / che ogni sera l'anima le possa amare / d'amor più forte.". Le colline, già paragonate alle labbra, vengono poi ulteriormente associate al desiderio di baciarle che esse alimentano in chi le osserva.

Personificazione: v. 8, vv. 16, 33, 50, v. 23, v. 29, vv. 30-31: "Luna", "o Sera". Il corpo celeste e la sera vengono trattati come personaggi presenti in carne e ossa, la sera è inoltre il destinatario del "tu" utilizzato dal poeta in tutto il componimento, "pini dai novelli rosei diti". Gli alberi vengono paragonati a esseri umani le cui pigne ricordano le mani, "fratelli olivi". Gli alberi crescono l'uno accanto all'altro come fossero fratelli, "pallidi i clivi / e sorridenti". Il profilo delle colline su cui sono sparsi gli olivi ricorda quello di un sorriso umano.

Apostrofi: vv. 16, 33, 50: "o Sera". Destinataria dell'intero componimento a cui il poeta si rivolge con il "tu" e allo stesso tempo oggetto della descrizione poetica.

Anastrofi: v. 30: "che fan di santità pallidi i clivi". Inversione che enfatizza il termine "santità" e da efficacia alla metafora.

Polisindeti: vv. 23-29: "su i gelsi e su gli olmi e su le viti / e su i pini [...] / e su il grano [...] / e su ‘l fieno [...] / e su gli olivi". Lungo elenco degli elementi vegetali e i colori del paesaggio che ce ne consegna le sfumature cromatiche.

Anafore: vv. 2 e 19, vv. 15-16, 32-33 e 49-50, vv. 23, 25, 27, 29, vv. 35 e 39: "ti sien come...", "Laudata sii.../ o Sera", "e su", "io ti dirò... e ti dirò". Ripetizioni legate al metro della poesia che creano enfasi e ritmo quasi sacrale da canto religioso.

Enjambements: vv. 1-14, vv. 8-9, vv. 16-17, vv. 19-20, vv. 35-36, vv. 36-37, vv. 41-42, vv. 45-46: l'intera prima strofa è composta da versi privi di punteggiatura e quindi in enjambement, "soglie / cerule", "si tace / l'acqua del cielo", "la pioggia che bruiva / tepida e fuggitiva", "reami / d'amor", "fonti / eterne", "un divieto / chiuda", "novelle / consolatrici".

Iperbole: v. 44: "oltre ogni uman desire". La bellezza delle colline viene enfatizzata ed elevata al di là della comprensione umana.

Perifrasi: v. 21: "commiato lacrimoso de la primavera". La pioggia serale primaverile è descritta come un pianto commosso della primavera che se ne va per far spazio all'estate.


Analisi e Commento


Storico-letterario

La sera fiesolana fu composta durante l'estate del 1899 e fu cronologicamente la prima che diede via alla stagione di composizione dell'Alcyone (1903), raccolta nella quale occupa però la quarta posizione. Il libro fa parte della serie conosciuta come Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi, la maggiore di D'Annunzio, pubblicata tra 1899 e 1903.

Questa comprende sette libri che prendono il nome dalle stelle che compongono la costellazione delle Pleiadi (Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope, Targete e Celeno – sebbene degli ultimi due libri il poeta abbia indicato solo il titolo). Alcyone, il terzo libro, tratta di un'idilliaca e onirica vacanza estiva che tocca i colli fiesolani e approda al litorale del Tirreno, distribuendosi tra le piogge tardo-primaverili e i pittoreschi paesaggi dell'inizio dell'autunno. La raccolta è l'opera dannunziana dove viene sviluppato più pienamente il concetto di "panismo": l'uomo è un elemento naturale e convive con la natura attraverso un meccanismo di fusione corporale e reciproca. Tutto ciò che è naturale è divino e non vi è dunque più distinzione tra il soggetto che osserva e ciò che viene osservato. "Panismo" è un derivato del greco "pan" ("tutto"): l'io del poeta abbraccia lo scorrimento naturale della vita e del Tutto, trasfigurandosi in una metamorfosi che gli permette di toccare il divino. La potenza evocativa del poeta-vate (concetto risalente alla letteratura classica che D'Annunzio rinnova connettendolo al superomismo elaborato dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche) è in grado di attingere a un linguaggio che coglie l'essenza misteriosa della natura.

La sera fiesolana si colloca nel momento di passaggio tra primavera ed estate. La sera è il momento del giorno in cui avviene la fusione panica con la natura ed è rappresentata, attraverso figure di accostamento simbolico quali l'analogia e la sinestesia, come una dolce e trepidante attesa di una notte d'amore con la propria donna. Il poeta preferisce perciò evocare le scene più che descriverle oggettivamente. La tiepida serata di giugno, in cui la pioggia bagna il crepuscolo, è quindi un momento di trasformazioni minuscole e impercettibili in cui si viene immersi nella suggestione dell'attesa. Morendo lentamente e dolcemente nella notte, la sera porta la primavera a spegnersi per far largo all'estate.

Tematico

Tutto il componimento è indirizzato attraverso un'apostrofe ad un "tu" indeterminato. Sebbene ogni strofa costituisca un organismo a sé stante, si può arguire implicitamente che la figura a cui ci si rivolge sia una donna. Ciò perché nei tre ritornelli che fungono da collegamento è lodata, sempre attraverso il "tu", la sera personificata in sembianze umane, lodata ed esaltata per il colore perlaceo del viso, per la bellezza e il profumo delle sue vesti e della sua cintura, ossia l'orizzonte (v.33).

La prima strofa portava originariamente il titolo "Natività della luna" e pone proprio questo elemento come tema principale. Essa è interamente costruita su una serie d'immagini poste in sequenza che si richiamano l'una con l'altra: la "freschezza" del suono delle parole richiama il "fruscio" delle foglie del gelso e le corrispondenze successive assumono allusivamente un tono magico, in cui la fanno da padrone l'allitterazione onomatopeica e la sinestesia. Il sorgere della luna è perciò una sorta di teofania, ossia la nascita di una dea, descrivibile da un linguaggio che solo un poeta-vate è in grado di cogliere; tuttavia, tematica che percorre l'intero componimento, a essere descritto non il momento in cui la luna appare ma quello appena precedente. L'ombra lunare porta il fresco sulle campagne che la "bevono" come acqua fresca e appunto questa caratteristica la accomuna alle "fresche" parole del poeta (v.1), che quindi assumono le medesime prerogative salvifiche.

Nella seconda strofa, il cui titolo era "Pioggia estiva", si presta ancora più attenzione al suono delle parole, la cui prerogativa è quella di creare una trama fonica di rimando all'oggetto descritto. Si insiste perciò sull'idea dell'acqua e sui momenti ambigui di passaggio. Di non minore importanza è la descrizione cromatica del paesaggio tra la primavera e l'estate, col grano non maturo, ma non più verde e il fieno tagliato che sta lentamente ingiallendo. I colori evocati vengono quindi ripresi nel ritornello che attraverso una metafora ci descrive il vestito e il profumo della sera come una donna bellissima.

"L'immagine delle colline", titolo dato dal poeta alla terza strofa, è l'oggetto nella cui descrizione si giunge all'apice dell'esaltazione onirica dell'amore e del desiderio. Le parole hanno potere evocativo più che concreto e ciò contribuisce a creare un'atmosfera fantastica e fiabesca. La sensualità panica descritta è animata da un desiderio che abita l'intera natura e all'interno di essa anche l'uomo. Il profilo delle colline è perciò assimilato a quello di bellissime labbra che provocano un irresistibile desiderio di essere baciate. L'estasi finale giunge quindi all'ingresso nel "reame d'amor" della notte e dell'estate.

Stilistico

La sera fiesolana è composta di tre strofe di quattordici versi endecasillabi, novenari, settenari e quinari, senza schema fisso. Queste sono intervallate da riprese di tre versi, detti "laude", formate da un endecasillabo, un ipermetro e un quinario). Le parole in rima sono: "sera-annera"; "foglie-coglie"; "lenta-inargenta"; "spoglie-soglie"; "velo-gelo"; "giace-pace-tace"; "bruiva-fuggitiva"; "sera-primavera"; "viti-diti"; "perde-verde"; "ancora-trascolora"; "olivi-clivi"; "sorridenti-aulenti"; "fonti-monti-orizzonti"; "segreto-divieto"; "dire-desire"; "belle-novelle-stelle"; "pare-amare-palpitare"; "forte-morte".

Il metro adottato e rielaborato da D'Annunzio è la lauda (o più precisamente lauda spirituale, metro che ricordiamo dà il titolo anche all'intera serie di raccolte dannunziane). Il termine deriva dal latino "laus" (lode) e fu la forma più importante di canzone sacra in volgare in Italia nel tardo medioevo e nell'umanesimo. Le prime laude medievali furono influenzate ed accompagnate dalla musica dei trovatori, così che si tratta di un metro caratterizzato dall'elevato studio del ritmo fonico e musicale. I più illustri esponenti di questo genere furono San Francesco, con il suo Cantico delle creature, e il frate francescano Jacopone da Todi. Essa tornerà popolare nel XIX e XX secolo anche grazie a D'Annunzio, che ne rielabora i contenuti in un misticismo non più collegato alla spiritualità cristiana, ma appunto, come nel nostro componimento, al panismo.

Vediamo dunque che la cura formale nel componimento dannunziano è molto elevata, come dimostrano le allitterazioni (si notino, in generale, le ripetizioni di "fr", "sc", "r", "f", "a", "s", "t", "c", "m", "l"): "fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie" (vv. 1-2); "ancor s'attarda a l'opra lenta / su l'alta scala" (vv. 5-6); "laudata sii pel... perla" (v. 15) "cinto che ti cinge come il salce" (v. 32); "reami / d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti / eterne a l'ombra de gli antichi rami / parlano nel mistero sacro dei monti" (vv. 35-38); "le colline su i limpidi orizzonti / s'incurvino come labbra" (vv. 40-41). Lo stesso lessico è ricercato e ricco di arcaismi rimandanti allo Stil novo ("viso di perla", v. 15) e vede anche l'utilizzo di un francesismo, "bruiva", al v. 19. La musicalità, raffinatissima, si accompagna a un uso larghissimo e simbolico di figure retoriche d'immagine, di ardite personificazioni e giochi cromatici.

A livello sintattico il poeta adotta uno stile ipotattico complesso ed è in particolare da segnalare l'intera prima strofa (vv.1-14). Essa è composta da versi privi di punteggiatura e quindi in enjambement. Ciò crea una serie di rallentamenti ritmici che fermano le immagini e i suoni e forniscono un quadro idilliaco e magico.


Confronti


La seconda strofa de La sera fiesolana ricorda da vicino l'atmosfera della famosissima La pioggia nel pineto. Come anche il titolo provvisorio ("Pioggia estiva") sta a testimoniare, i due componimenti sono affini: La pioggia nel pineto è situata infatti nel pieno dell'estate di Alcyone ed è il momento in cui avviene l'unione panica tra l'io-poetico e la donna destinataria dell'apostrofe, Ermione. A invocare la somiglianza di questi due momenti, l'uno atteso e immaginato e l'altro nel suo vero e proprio compimento, è l'utilizzo di una stessa metafora:

46. e il pino
47. ha un suono, e il mirto
48. altro suono, e il ginepro
49. altro ancóra, stromenti
50. diversi
51. sotto innumerevoli dita.

I versi richiamano "i pini dai novelli rosei diti" del v.23 de La sera fiesolana che, sebbene nel nostro componimento si associno le dita alle pigne non ancora matura e non strettamente alle gocce di pioggia, evocano il tamburellare della pioggia sul pineto come mani di un pianista sui tasti di un pianoforte.

A livello tradizionale e formale La sera fiesolana è una sorta di rilettura laica e dionisiaca del Laudes creaturarum (o Cantico delle creature) di San Francesco d'Assisi. La problematica mistica di fusione tra corpo e spirito è indirizzata verso il lato esteriore della vita e della natura e deprivata dell'atmosfera di celebrazione religiosa. Quella di D'Annunzio è sì una celebrazione, ma dell'unione naturale dei corpi e della natura, come vuole appunto il concetto di panismo da egli propugnato. A testimonianza del legame tra i due componimenti sta sia la scelta della forma metrica sia l'utilizzo di formule tipiche della poesia sacra e medievale come "laudata sii", "fratelli ulivi"; "pura morte". Queste ultime, che sono quasi citazioni del cantico francescano, sono però ricollocate in un contesto totalmente differente e innovativo.

Un altro rapporto d'amore con la Sera personificata nella letteratura italiana è quello di Ugo Foscolo nei primi versi ("Forse perché della fatal quïete / tu sei l'imago a me sì cara vieni, / o Sera!") di Alla sera, celeberrimo sonetto del poeta levantino. Tuttavia, ciò che rendeva "cara" la sera a Foscolo, come appunto riportato in citazione, era la sua somiglianza con la morte desiderata dal malinconico e disilluso io-poetico. A distanza di un secolo D'Annunzio ripercorre la medesima immagine ma come una celebrazione ed esaltazione della sensualità e della vita.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte La sera fiesolana?
La sera fiesolana fa parte di Alcyone, pubblicata nel 1903.

Quale posizione occupa all'interno della raccolta?
Il componimento è in quarta posizione all'interno di Alcyone.

All'interno di quale serie di libri è collocata la raccolta?
Alcyone è il terzo libro delle Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi (1899-1903).

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è il passaggio dalla primavera all'estate paragonato all'attesa di una notte d'amore.

Qual è la forma metrica della poesia?
La sera fiesolana è una lauda di tre strofe di quattordici versi in vario metro e senza schema rimico fisso, intervallate da tre ritornelli di tre versi (endecasillabo, un ipermetro e un quinario).

Da quale famosissimo componimento deriva la formula "Laudata sii"?
La formula è una citazione del Cantico delle creature (Laudes creaturarum) di San Francesco d'Assisi.

Fonti: libri scolastici superiori

Utenti più Affidabili:

Ultimi Articoli:

Ultimi Commenti:

Commenti:


Commenti Verificati Tutti i Commenti