Parafrasi, Analisi e Commento di: "Il sabato del villaggio" di Giacomo Leopardi


Immagine Giacomo Leopardi
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giacomo Leopardi
Titolo dell'Opera: Canti
Prima edizione dell'opera: La prima edizione è l'edizione Piatti uscita nel 1831, ma l'edizione definitiva e completa è quella del 1835
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Strofe libere di endecasillabi e settenari. Dei 51 versi, 16 fanno rima tra di loro e presentano rime baciate e alternate: sole- viole- suole, appresta- festa, crine- vicine, snella- bella, imbruna- luna, gridando- saltando, rumore- zappatore, face- tace



Introduzione


"Il sabato del villaggio" è una delle poesie più celebri di Giacomo Leopardi, scritta nel 1829 e inclusa nei "Canti". Questo componimento riflette la visione leopardiana della vita, concentrandosi sull'attesa e sull'illusione della felicità. Nella poesia, Leopardi descrive il sabato pomeriggio in un piccolo villaggio, dove gli abitanti si preparano con entusiasmo all'arrivo della domenica, il giorno di festa. Tuttavia, attraverso l'immagine del villaggio che si anima in attesa del giorno festivo, il poeta mette in luce come l'anticipazione del piacere sia spesso più dolce del piacere stesso.

Leopardi usa il sabato come metafora della giovinezza, periodo della vita ricco di speranze e aspettative, ma destinato a scontrarsi con la realtà della domenica, simbolo della maturità e della disillusione. La poesia esplora, quindi, il contrasto tra l'attesa e la delusione, temi centrali nella riflessione filosofica di Leopardi, sottolineando l'ineluttabilità della sofferenza umana e l'impossibilità di raggiungere una felicità duratura.


Testo e Parafrasi puntuale


1. La donzelletta vien dalla campagna,
2. in sul calar del sole,
3. col suo fascio dell'erba, e reca in mano
4. un mazzolin di rose e di viole,
5. onde, siccome suole,
6. ornare ella si appresta
7. dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
8. Siede con le vicine
9. su la scala a filar la vecchierella,
10. incontro là dove si perde il giorno;
11. e novellando vien del suo buon tempo,
12. quando ai dì della festa ella si ornava,
13. ed ancor sana e snella
14. solea danzar la sera intra di quei
15. ch'ebbe compagni dell'età più bella.
16. Giá tutta l'aria imbruna,
17. torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
18. giù da' colli e da' tetti,
19. al biancheggiar della recente luna.
20. Or la squilla dà segno
21. della festa che viene;
22. ed a quel suon diresti
23. che il cor si riconforta.
24. I fanciulli gridando
25. su la piazzuola in frotta,
26. e qua e là saltando,
27. fanno un lieto romore:
28. e intanto riede alla sua parca mensa,
29. fischiando, il zappatore,
30. e seco pensa al dì del suo riposo.

31. Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
32. e tutto l'altro tace,
33. odi il martel picchiare, odi la sega
34. del legnaiuol, che veglia
35. nella chiusa bottega alla lucerna,
36. e s'affretta, e s'adopra
37. di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.

38. Questo di sette è il più gradito giorno,
39. pien di speme e di gioia:
40. diman tristezza e noia
41. recheran l'ore, ed al travaglio usato
42. ciascuno in suo pensier farà ritorno.

43. Garzoncello scherzoso,
44. cotesta età fiorita
45. è come un giorno d'allegrezza pieno,
46. giorno chiaro, sereno,
47. che precorre alla festa di tua vita.
48. Godi, fanciullo mio; stato soave,
49. stagion lieta è cotesta.
50. Altro dirti non vo'; ma la tua festa
51. ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
1. La giovane contadina torna dai campi (dalla campagna)
2. al tramonto (calar) del sole,
3. con il suo fascio d'erba, e tiene (reca) in mano
4. un mazzetto di rose e viole,
5. che essa (v.6) userà per (onde), com'è da usanza (siccome suole),
6. prepararsi a decorare (ornare essa si appresta)
7. i capelli e il seno, l'indomani, per il giorno di festa.
8-9. La vecchietta siede sulle scale con le vicine,
10. con lo sguardo rivolto verso il tramonto (là dove si perde il giorno);
11. e inizia a raccontare (novellando vien) del tempo felice della sua giovinezza,
12. quando si faceva bella nel giorno di festa,
13. e, ancora in salute e in forma,
14. era solita ballare di sera nel mezzo di coloro
15. che le furono amici e coetanei nella bella età della giovinezza.
16. Già tutto il cielo (l'aria) si fa più scuro,
17-19. il celeste si fa azzurro (torna azzurro il sereno) e le lunghe ombre della sera, generate dalla luce bianca della luna appena sorta, tornano a vedersi sul profilo dei colli e dei tetti.
20. Ora la campana (squilla) annuncia
21. la festa che arriva,
22. e diresti che a quel suono
23. l'animo (il cor) si riconforta.
24. I fanciulli, gridando
25. nella piazzetta a gruppi (in frotta)
26. e saltellando qua e là
27. producono un rumore che rallegra chi lo ascolta:
28-29. nel frattempo il contadino fischiettando fa rientro a casa (riede) per il suo pasto frugale (parca mensa)
30. e pensa tra sé e sé (seco pensa) al prossimo giorno di riposo.

31. Poi, quando intorno ogni altra luce (face) è spenta,
32. e tutto il resto è in silenzio,
33-34. senti il rumore del martello che picchia e della sega del falegname che resta sveglio
35. nella bottega chiusa illuminata solo da una piccola lanterna,
36. e si affretta e lavora sodo
37. per finire in tempo il proprio lavoro prima che sorga il sole.

38. Dei sette giorni della settimana il sabato è il più felice,
39. Pieno di gioia e speranza:
40-42. Domani alla stessa ora (domenica sera) torneranno la noia e la tristezza, e ognuno tornerà a pensare al proprio consueto lavoro.

43. Ragazzo spensierato,
44. l'età della giovinezza in cui tu fiorisci (fiorita)
45. è come questo giorno pieno di allegria,
46. un giorno luminoso e sereno,
47. che precede la maturità, ossia la festa (della tua vita) in cui riponi speranze.
48-49. Goditelo fino in fondo, ragazzo mio, questo è un momento dolcissimo, un'età gioiosa. 50-51. Non voglio dirti altro, ma non ti sia di peso se l'età adulta tarderà ancora ad arrivare.



Parafrasi discorsiva


La giovane contadina torna dai campi (dalla campagna) al tramonto (calar) del sole, con il suo fascio d'erba, e tiene (reca) in mano un mazzetto di rose e viole. Essa si appresta, come da usanza (siccome suole, v.5), ad usarlo (onde [...] ella si appresta (vv.5-6) per decorare i capelli e il seno, l'indomani, per il giorno di festa. La vecchietta siede sulle scale con le vicine, con lo sguardo rivolto al tramonto (là dove si perde il giorno, v.10); e inizia a raccontare (novellando vien) del tempo felice della sua giovinezza, quando si faceva bella nel giorno di festa e, ancora in salute e in forma, era solita ballare di sera circondata da coloro che le furono amici e coetanei nella bella età della giovinezza.

Già tutto il cielo (l'aria) si fa più scuro, il celeste diventa azzurro (torna azzurro il sereno, vv.16-17) e le lunghe ombre della sera, generate dalla luce bianca della luna appena sorta, tornano a vedersi sul profilo dei colli e dei tetti. Ora la campana (squilla) annuncia la festa che arriva, e diresti che a quel suono l'animo (il cor) si riconforta.

I fanciulli, gridando nella piazzetta a gruppi (in frotta) e saltellando qua e là producono un rumore che rallegra chi lo ascolta: nel frattempo fa rientro (riede) fischiettando a casa per il suo pasto frugale (parca mensa) il contadino e pensa tra sé e sé (seco pensa) al prossimo giorno di riposo.

Poi, quando intorno ogni altra luce (face) è spenta, e tutto il resto è in silenzio, senti il rumore del martello che picchia e della sega del falegname che resta sveglio, nella bottega chiusa illuminata da una lucerna, e si affretta e lavora sodo per finire in tempo il proprio lavoro prima che sorga il sole.

Dei sette giorni della settimana il sabato (questo) è il più felice, pieno di gioia e speranza: domani alla stessa ora (domenica sera) torneranno la noia e la tristezza, e tutti ricominceranno a pensare al proprio consueto lavoro.

Ragazzo spensierato, l'età della giovinezza in cui tu fiorisci (fiorita) è come questo giorno pieno di allegria, un giorno luminoso e sereno, che precede la maturità, ossia la festa della tua vita in cui riponi speranze. Goditelo fino in fondo, ragazzo mio, questo è un momento dolcissimo, un'età gioiosa. Non voglio dirti altro ma non ti sia di peso se l'età adulta tarderà ancora ad arrivare.


Figure Retoriche


Allitterazioni: "donzelletta, vecchierella, novellando, sulla, bella, colli", "giorno, chiaro, ciascuno, gioia, stagion, pien, pensier, lieta".
Leopardi sceglie per l'intero componimento una serie di consonanti e dittonghi dal suono dolce volti a evidenziare la leggerezza dell'animo e dello scorcio di paesaggio che la poesia vuole descrivere.

Apostrofi: v. 43, v. 48, v. 50: "Garzoncello scherzoso", "Godi, ragazzo mio", "Altro dirti non vo'", e altri verbi alla seconda persona singolare (v. 22, v. 33: "a quel suon diresti", "odi il martel picchiare, odi la sega").
Il poeta si rivolge per l'intero componimento con un "Tu" diretto ad un immaginario ragazzo al quale spiega la similitudine tra l'atmosfera del sabato e la giovinezza.

Metafore: v. 15, v. 44, v. 49, vv. 47 e 50: "età più bella", "età fiorita", "stagion lieta" per indicare la giovinezza, "festa" per indicare la maturità.
Il poeta costruisce un gioco di metafore per esprimere uno dei motivi più ricorrenti nel suo pensiero. La felicità consiste nell'attesa della festa, il momento in cui vengono riposti sogni e speranze nella vita umana e lo associa perciò alla fanciullezza. La festa vera e propria, ossia l'età adulta, rappresenta invece la realizzazione di questi sogni ma anche la loro fine.

Similitudini: vv. 44-45: "cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno".
È la figura retorica che racchiude l'intero messaggio che il poeta vuole trasmettere nel componimento. Egli spiega esplicitamente in questi versi al ragazzo che l'atmosfera allegra di un giorno come quello che ha appena descritto è identica a quella spensieratezza che l'essere umano vive durante la gioventù.

Enjambements: vv. 4-5, vv. 33-34, vv. 40-41: "reca in mano / un mazzolin di rose e di viole", "la sega / del legnaiuol", "tristezza e noia / recheran l'ore".
Nei vv. 4-5 Leopardi si sofferma nella descrizione di ciò che la ragazza porta in mano per prepararsi alla festa del giorno successivo, nei vv. 33-34 viene suggerita al lettore la sensazione sonora del rumore della sega nel silenzio notturno; nei vv. 40-41 il poeta evidenzia anche in questo componimento due dei temi che sono più importanti nella sua intera produzione associandoli alla conclusione della domenica e quindi all'età della maturità.

Preterizione: v. 50: "altro dirti non vo'".
Figura che chiude il componimento e limita il discorso di Leopardi, come se egli non volesse rovinare al ragazzo la gioia della gioventù parlandogli della malinconia a cui sarà destinato nell'età adulta.

Sinestesia: vv. 16-17: "Già tutta l'aria imbruna / torna azzurro il sereno".
Si sottolinea lo scorrere del tempo dal tramonto alla sera attraverso il cambiamento di colore del cielo dal celeste del giorno all'azzurro più scuro del crepuscolo.

Iperbato: vv. 6-7, vv. 41-42, vv. 50-51: "tornare ella si appresta / dimani, al dì di festa, il petto e il crine", "ed al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno", "ma la tua festa / ch'anco tardi a venir non ti sia grave".
Gli iperbati dei vv. 6-7 sottolineano il passaggio tra l'oggi e il domani, quelli dei vv. 41-42 evidenziano la fatica del lavoro al quale ognuno degli uomini dovrà tornare dopo il giorno di riposo, infine nei vv. 50-51 la figura è usata per chiudere il componimento e sottolineare un'ultima volta la gioia dell'attesa della festa.

Anastrofi: v. 11, v. 45: "novellando vien", "d'allegrezza pieno".
L'utilizzo delle inversioni è frequente nella poesia leopardiana e romantica allo scopo di creare effetti sonori che sopperiscono alla mancanza di uno schema di rime ben preciso, tipico invece della poesia tradizionale.

Anadiplosi: vv. 45-46: "un giorno d'allegrezza pieno / giorno chiaro, sereno".
La ripetizione crea un effetto retorico che associa la giovinezza alla luminosità del giorno.

Sineddoche: v. 16: "Già tutta l'aria imbruna".
Viene indicata la parte maggiore di cui è composto il cielo, che si fa scuro con l'arrivare della sera, per sottolineare lo scorrere veloce del tempo tra la giovinezza e l'età adulta.

Ossimori: v. 27: "Lieto romore".
Si oppone il baccano prodotto dai bambini e la serenità che l'atmosfera del momento genera in chi lo ascolta.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Il sabato del villaggio fa parte dei Canti, la raccolta composta tra il 1818 e il 1836 che contiene quasi l'intera produzione poetica di Giacomo Leopardi. Il componimento, datato 1829 e composto a Recanati, paese natale del poeta, è uno dei cosiddetti Canti pisano-recanatesi o grandi idilli, la sezione composta tra il 1828 e il 1830 accomunata dalla scelta dei temi e della forma metrica della canzone libera. I canti, composti progressivamente da Leopardi nel corso dell'intera sua vita, sono stati pubblicati per la prima volta nel 1831 e Il sabato del villaggio già compariva in questa edizione. Il libro viene poi ripubblicato nel 1835 arricchito di nuovi componimenti ma l'edizione che conosciamo oggi è quella del 1845, pubblicata dall'amico Antonio Ranieri dopo la morte dell'autore. La raccolta non ha andamento unitario ma segue l'evoluzione del pensiero del poeta a partire dalla gioventù fino alla morte. A conferire questo carattere al testo contribuisce lo stesso pensiero leopardiano, sempre teso a una continua ricerca filosofica verso le verità della vita e mai chiuso in una visione definitiva delle cose. L'idillio, secondo la tradizione classica, è un breve componimento in cui si descrive un paesaggio naturale. Già nella sezione dei piccoli idilli, composti tra il 1919 e il 1921 (tra i quali compare L'infinito ad esempio), Leopardi aveva innovato la tradizione adottando l'endecasillabo sciolto e collegando i paesaggi rurali alla propria interiorità; nei grandi idilli, oltre alla forma della canzone libera, è presente una ricerca filosofica intorno al tema del piacere. Il rapporto con gli altri testi della sezione (Il risorgimento, A Silvia, Le ricordanze, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, La quiete dopo la tempesta e Il passero solitario) è complementare: la visione che ne viene data presenta varie sfumature a seconda del componimento.

Tematico

Le tematiche presenti nel Sabato del villaggio sono quelle tipiche dell'autore, in cui all'illusione della felicità viene contrapposta la consapevolezza dell'"arido vero" e del dolore intimamente legato alla condizione umana. Tutto il senso simbolico dell'idillio è contenuto nella similitudine ai vv. 44-45 "cotesta età fiorita / è come un giorno d'allegrezza pieno", in cui il poeta si rivolge in prima persona a un immaginario ragazzo e gli spiega esplicitamente il senso del proprio discorso.

Il quadro descritto nella prima parte del componimento, nel quale vediamo ritratto un tramonto che pian piano si fa crepuscolo e poi notte, ci presenta il profilo degli abitanti del villaggio (la donzelletta, la vecchiarella, i ragazzi, il contadino e il falegname) che stanno portando a termine la loro giornata e vivono l'allegra atmosfera dell'attesa del giorno successivo, nel quale potranno riposare, ballare e divertirsi. A quest'atmosfera serena e spensierata viene contrapposto implicitamente il far della sera del giorno successivo, quando, finita la festa, tutti dovranno tornare a preoccuparsi delle loro dolorose occupazioni quotidiane ("tristezza e noia / recheran l'ore", vv. 41-42).

Attraverso la similitudine il poeta spiega al "garzoncello scherzoso" (v.43) a cui si rivolge che la sua età corrisponde nei sentimenti alle speranze e la gioia, come le sensazioni che si provano nel sabato sera. La "festa" vera e propria (vv. 47 e 50), cioè la domenica, corrisponde invece all'età adulta, in cui i sogni di gioventù vengono portati a termine ma si arriva allo stesso tempo alla consapevolezza del dolore e della noia dell'esistenza, temi costanti in tutta la produzione poetica leopardiana.

Nel Sabato del villaggio tuttavia, attraverso la preterizione "altro dirti non vo'" (v.50), Leopardi sembra non voler rovinare al ragazzo il piacere della propria età e si limita ad invitarlo a godere il più possibile di questo periodo e non preoccuparsi del ritardo dell'età adulta. Il tono perciò è piacevole e delicato e vi sono evocate immagini di vita, legate al campo semantico delle gioie della giovinezza: "età fiorita" (v. 44), "chiaro", "sereno" (v. 46), "festa" (vv. 47 e 50), "soave" (v. 48), "lieta" (v. 49). La tenerezza e l'affetto del poeta sono dimostrati anche dall'uso costante di diminutivi: "donzelletta" (v. 1), "mazzolin" (v. 4), "vecchierella" (v. 9), "piazzuola" (v. 25), "garzoncello" (v. 43). Sebbene il componimento non sia suddiviso in strofe regolari è possibile individuare alcune sezioni distinte e collegate in base al contenuto e al periodare scelto dall'autore. Inizialmente ci vengono presentati due quadri descrittivi collocati al tramonto che oppongono la donzelletta (vv.1-7) e la vecchiarella (vv.8-15). I due personaggi femminili rappresentano per opposizione la speranze e la bellezza della giovinezza e il ricordo e la consapevolezza della vecchiaia. La ragazza si prepara ad abbellirsi per le danze così come l'anziana signora faceva da giovane.

Il quadro successivo, all'imbrunire segnalato dallo scurirsi del cielo e dallo squillo della campana, vede contrapposti i temi di gioventù e maturità con i ragazzi che giocano nella piazza e il contadino che torna a casa a mangiare soddisfatto dopo la giornata di fatica e con il pensiero al giorno di riposo. L'ultimo quadro è collocato nel buio notturno, in cui l'unica luce e gli unici rumori rimasti sono quelli provenienti dalla bottega del falegname, che si da dà fare per finire il proprio lavoro e poter anche lui godere del riposo domenicale. Il passaggio descrittivo tra i quadri vede anche uno scorrere del tempo che si ricollega metaforicamente al passaggio tra le varie età della vita. Con il celebre "Questo di sette è il più gradito giorno" (v.38) il poeta rompe i quadri descrittivi e si rivolge personalmente al suo interlocutore. Si apre quindi un'ultima sezione (vv.38-51) in cui la similitudine tra i sentimenti del sabato e la giovinezza viene spiegata. Il piacere della vita consiste quindi non nella festa vera e propria ma nell'attesa della festa, in cui dominano la spensieratezza e la gioia della speranza di giorni felici.

Stilistico

Il sabato del villaggio è una canzone libera, forma metrica conosciuta anche come canzone libera leopardiana poiché fu proprio Leopardi a utilizzarla con originalità e renderla celebre. Si tratta di un componimento formato da strofe libere di endecasillabi e settenari, in cui il numero e la disposizione dei versi sono irregolari. Dei 51 versi che compongono la lirica, 16 fanno rima tra di loro e presentano rime baciate, alternate e al mezzo: sole- viole- suole (vv.2-4-5; alternata e baciata), appresta- festa (vv. 6-7; rimalmezzo), crine- vicine (vv.7-8), snella- bella (vv.13-15; alternata), imbruna- luna (vv.16-19; alternata), gridando- saltando (vv.24-26; alternata), rumore- zappatore (vv. 27-29; alternata), face- tace (vv. 31-32; baciata).

L'intervento del poeta in prima persona che introduce la questione filosofica sulla natura del piacere nelle ultime due strofe libere (vv-38-51) è ciò in cui consiste l'innovazione apportata da Leopardi al genere letterario dell'idillio, in cui tradizionalmente veniva semplicemente descritto un quadro di vita o un paesaggio bucolico. Il ritmo della poesia, in cui si insiste su consonanti e dittonghi dal suono dolce, è inframezzato dalla ripresa delle poche rime ed è quindi calmo, pacato, studiato per evidenziare la spensieratezza che il componimento vuole descrivere.

A livello sintattico, sebbene Leopardi descriva quadri rurali e la sua poesia sia diretta a tutti, la costruzione dei periodi che costituiscono sezioni e strofe è complessa e il linguaggio ricercato e raffinato. Il poeta adotta uno stile ipotattico in cui sono presenti numerose subordinate e incisi, come ad esempio vediamo già nel quadro che apre la poesia (vv. 1-7: La donzelletta vien dalla campagna, / in sul calar del sole, / col suo fascio dell'erba, e reca in mano / un mazzolin di rose e di viole, / onde, siccome suole, / ornare ella si appresta / dimani, al dì di festa, il petto e il crine.)


Confronti


In questo componimento Leopardi vuole evocare la dolcezza delle illusioni e si sofferma su immagini quiete ed astratte e quindi non corrispondenti a quelle del mondo reale. Giovanni Pascoli, in un'annotazione presente in un saggio del 1896, notò – e criticò – la natura irrealistica delle immagini di Leopardi, segnalando che le rose e le viole della donzelletta non potevano essere presenti nello stesso mazzo perché fioriscono in stagioni diverse. Ma come si evince dall' "Altro dirti non vo'" (v. 50), Leopardi voleva proprio insistere sulla natura illusoria delle descrizioni e tacere sulla realtà che le avrebbe rovinate nell'animo del ragazzo a cui si rivolge.

Il sabato del villaggio fu composto a Recanati nel 1829, subito dopo La quiete dopo la tempesta, collocata appena prima nella raccolta. Tra i due componimenti sono presenti diverse analogie: entrambi presentano una struttura in cui a una prima parte descrittiva segue una riflessione filosofica che dalla descrizione prende spunto. Dal punto di vista tematico le due liriche sono invece complementari e descrivono due diverse sfumature del piacere, il tema che viene trattato in tutti i grandi idilli. Nella Quiete questo era descritto come assenza di dolore, mentre qui esso è l'attesa e l'illusione in cui si ripongono le speranze di un godimento futuro.

L'accostamento tra la giovinezza e l'attesa del giorno festivo è presente in Leopardi già dai piccoli idilli, composti a Recanati tra il 1819 e il 1821. Ne La sera al dì di festa, sebbene la poesia tratti del dolore del giovane Leopardi per un amore non ricambiato, è già dal titolo evidente l'accostamento con le tematiche del più tardivo Sabato del villaggio. La vicinanza tra le due liriche è poi esplicita nei versi finali (40-46):

Nella mia prima etá, quando s'aspetta
bramosamente il dí festivo, or poscia
ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
premea le piume; ed alla tarda notte
un canto, che s'udía per li sentieri
lontanando morire a poco a poco,
giá similmente mi stringeva il core.

(Parafrasi: Nella mia infanzia, quando si aspetta con desiderio il giorno festivo, oppure quando si era già concluso, io angosciato, sveglio, rimanevo a letto; e a tarda notte un canto che si udiva attraverso i sentieri e che lentamente si spegneva mentre si allontanava, già allo stesso modo mi provocava angoscia.)

Il ritorno di Leopardi sul tema sta a testimoniare il dolore personale del poeta che, nella lirica direttamente connessa, confessava di non aver mai potuto godere del piacere illusorio della giovinezza che augura all'"allegro garzoncello" del Sabato del villaggio. Il tema del piacere è presente in letteratura già dal Carpe diem del poeta latino Orazio, il quale invitava però a cogliere tutti i momenti felici della vita. Nel pensiero di Leopardi, la natura del piacere è invece fatta unicamente di illusioni e vanità, stroncate dalla tristezza universale e la noia della vita umana. Nel Sabato del villaggio, a differenza degli altri grandi idilli, Leopardi sospende quindi il discorso sul dolore dell'esistenza e lascia il ragazzo nelle illusioni vaghe, astratte e dolci che la descrizione del villaggio evoca.


Domande e Risposte


A quale sezione dei Canti appartiene Il sabato del villaggio?
Il sabato del villaggio fa parte dei Canti pisano-recanatesi o Grandi idilli scritti tra il 1829 e il 1831.

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del Sabato del villaggio è la natura del piacere, paragonato all'attesa del giorno festivo.

Qual è la forma metrica del Sabato del villaggio?
Il sabato del villaggio è una canzone libera composta di endecasillabi e settenari in strofe irregolari.

Quali sono i personaggi celebri che vengono contrapposti all'inizio della poesia?
I personaggi che vengono contrapposti sono la donzelletta e la vecchiarella. L'una pensa ai balli del giorno successivo, l'altra ricordo quegli stessi balli nella gioventù.

Quale funzione hanno i celebri vv.38-39: "Questo di sette è il più gradito giorno, / pien di speme e di gioia: "?
I versi rompono la descrizione e introducono il pensiero del poeta.

Cosa intende Leopardi con la similitudine: "cotesta età fiorita / è come un giorno d'allegrezza pieno" (vv.44-45)?
Leopardi intende dire che la giovinezza (età fiorità) è come un giorno di giochi e spensieratezza.

Fonti: libri scolastici superiori

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