Parafrasi, Analisi e Commento di: "A mia moglie" di Umberto Saba
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte
Scheda dell'Opera
Autore: Umberto Saba
Titolo dell'Opera: Canzoniere
Data: 1911 (il testo è stato pubblicato nella prima raccolta di Saba, Poesie, ed è poi confluito nel 1921 nella prima edizione del Canzoniere, opera che contiene l'intera produzione poetica di Saba. L'ultima edizione, uscita postuma nel 1961, è suddivisa in 26 sezioni).
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sei strofe di lunghezza variabile per un totale di 87 versi, in prevalenza settenari, con rime disposte secondo schemi irregolari. È una ripresa del modello della canzone ottocentesca.
Introduzione
L'introduzione della poesia "A mia moglie" di Umberto Saba, contenuta nella raccolta Cose leggere e vaganti (1920), presenta un ritratto intimo e affettuoso della moglie del poeta. Saba paragona la donna a diverse creature domestiche, mettendo in luce le qualità di semplicità e naturalezza che egli apprezza in lei. Attraverso queste similitudini, il poeta esprime un senso di amore e devozione, elevando la figura della moglie a simbolo di stabilità e quotidianità, esaltando la bellezza che risiede nelle piccole cose e nella vita familiare. Il tono è dolce e affettuoso, in contrasto con una poesia d'amore tradizionale, più idealizzata.
Testo e Parafrasi puntuale
1. Tu sei come una giovane, 2. una bianca pollastra. 3. Le si arruffano al vento 4. le piume, il collo china 5. per bere, e in terra raspa; 6. ma, nell'andare, ha il lento 7. tuo passo di regina, 8. ed incede sull'erba 9. pettoruta e superba. 10. È migliore del maschio 11. È come sono tutte 12. le femmine di tutti 13. i sereni animali 14. che avvicinano a Dio 15. Così se l'occhio, se il giudizio mio 16. non m'inganna, fra queste hai le tue uguali, 17. e in nessun'altra donna. 18. Quando la sera assonna 19. le gallinelle, 20. mettono voci che ricordan quelle, 21. dolcissime, onde a volte dei tuoi mali 22. ti quereli, e non sai 23. che la tua voce ha la soave e triste 24. musica dei pollai. 25. Tu sei come una gravida 26. giovenca; 27. libera ancora e senza 28. gravezza, anzi festosa; 29. che, se la lisci, il collo 30. volge, ove tinge un rosa 31. tenero la sua carne. 32. Se l'incontri e muggire 33. l'odi, tanto è quel suono 34. lamentoso, che l'erba 35. strappi, per farle un dono. 36. È così che il mio dono 37. t'offro quando sei triste. 38. Tu sei come una lunga 39. cagna, che sempre tanta 40. dolcezza ha negli occhi, 41. e ferocia nel cuore. 42. Ai tuoi piedi una santa 43. sembra, che d'un fervore 44. indomabile arda, 45. e così ti riguarda 46. come il suo Dio e Signore. 47. Quando in casa o per via 48. segue, a chi solo tenti 49. avvicinarsi, i denti 50. candidissimi scopre. 51. Ed il suo amore soffre 52. di gelosia. 53. Tu sei come la pavida 54. coniglia. Entro l'angusta 55. gabbia ritta al vederti 56. s'alza, 57. e verso te gli orecchi 58. alti protende e fermi; 59. che la crusca e i radicchi 60. tu le porti, di cui 61. priva in sé si rannicchia, 62. cerca gli angoli bui. 63. Chi potrebbe quel cibo 64. ritoglierle? chi il pelo 65. che si strappa di dosso, 66. per aggiungerlo al nido 67. dove poi partorire? 68. Chi mai farti soffrire? 69. Tu sei come la rondine 70. che torna in primavera. 71. Ma in autunno riparte; 72. e tu non hai quest'arte. 73. Tu questo hai della rondine: 74. le movenze leggere; 75. questo che a me, che mi sentiva ed era 76. vecchio, annunciavi un'altra primavera. 77. Tu sei come la provvida 78. formica. Di lei, quando 79. escono alla campagna, 80. parla al bimbo la nonna 81. che l'accompagna. 82. E così nella pecchia 83. ti ritrovo, ed in tutte 84. le femmine di tutti 85. i sereni animali 86. che avvicinano a Dio; 87. e in nessun'altra donna. |
1. Tu sei come una giovane 2. e bianca gallina. 3. Le piume le si scompigliano per il vento che le soffia sul corpo, 4. abbassa il collo 5. per bere, e poi gratta il terreno con gli artigli; 6. ma, quando si muove, ha il tuo passo 7. Lento e solenne da regina, 8. e avanza sull'erba 9. Con il petto sporgente e superba sul paesaggio che la circonda. 10. È migliore del gallo. 11. È come tutte le altre 12. femmine di tutti 13. gli altri animali sereni che esistano 14. E che sono fatti a immagine e somiglianza di Dio. 15. Così, se la mia vista – e se la mia facoltà 16. di giudizio – non mi inganna, fra le galline tu trovi 17. Esseri che siano tue pari e non fra tutte le altre donne. 18. Quando la sera induce al sonno 19. le gallinelle, 20. queste emettono versi simili che ricordano la tua voce, 21. dolcissima, con cui a volte ti capita di lamentarti 22. dei tuoi mali, e non ti accorgi 23. che la tua voce ha la stessa cantilena armoniosa e triste 24. che si sente nei pollai. 25. Tu sei come una giovane mucca 26. incinta; 27. ancora agile e priva di 28. pesantezza (snella), anzi gioiosa e vivace; 29. che, se la accarezzi, gira 30. il collo per lasciar che la tua mano scorra sul punto in cui la sua pelle 31. è colorata di rosa chiaro. 32. Se la incontri e la senti 33. muggire, quel verso è tanto 34. lamentoso, che ti affretti a strappare l'erba su cui cammini 35. pur di farle un dono per consolarla. 36. Allo stesso modo io ti offro le mie poesie 37. quando mi capita di vederti triste. 38. Tu sei come una cagnolina dalla forma 39. allungata, che ha sempre tanta 40. dolcezza nello sguardo 41. e ferocia nell'animo. 42. Ai tuoi piedi sembra 43. una santa che arde di fede 44. indomabile, 45. e così ti ammira e venera, 46. come se tu fossi il suo Dio e Signore. 47-50. Invece quando in casa o lungo la strada ti cammina alle spalle, ringhia scoprendo i denti bianchissimi contro chi soltanto tenti di avvicinarsi a te. 51. E vive un amore malato 52. di gelosia. 53. Tu sei come una coniglietta 54-56. spaventata. Dentro la gabbia stretta si alza dritta in piedi quando ti vede, 57-58. e tende verso di te le orecchie lunghe e irrigidite; 59-61. poiché tu le porti la crusca e il radicchio da mangiare, e quando ne è priva si raggomitola su se stessa per la malinconia 62. e cerca gli angoli bui dove andare a nascondersi. 63. Chi sarebbe tanto privo di tenerezza da portarle nuovamente via 64. quel cibo? chi sarebbe capace di portarle via il pelo 65. che si strappa di dosso 66. per metterlo nella tana 67. dove poi partorisce? 68. Chi potrebbe essere mai capace di vederti soffrire? 69. Tu sei come la rondine 70. che ritorna da noi in primavera. 71. Ma in autunno la rondine riparte 72. e tu non hai quest'abitudine. 73. Tu hai queste caratteristiche tipiche della rondine: 74. le movenze delicate; 75. il fatto che a me, che quando ti ho incontrato mi sentivo ed ero 76. Già vecchio, annunciavi l'avvento di una nuova giovinezza. 77. Tu sei come la formica 78. Previdente e laboriosa. Quando 79. passeggiano per la campagna, 80. la nonna parla di lei e del suo lavoro al bimbo 81. che accompagna. 82. E così ritrovo te e la tua immagine anche 83. nell'ape ("pecchia"), e in tutte 84. le femmine di tutti 85. gli animali sereni 86. Fatti a immagine e somiglianza di Dio; 87. e non ti ritrovo in nessun'altra donna. |
Parafrasi discorsiva
[vv. 1-24] Tu sei come una giovane e bianca gallina. Le piume le si scompigliano per il vento che le soffia sul corpo, abbassa il collo per bere, e poi gratta ("raspa") il terreno con gli artigli; ma, quando si muove, ha il tuo passo lento e solenne da regina, e avanza sull'erba con il petto sporgente e superba sul paesaggio che la circonda. È migliore del gallo. È come tutte le altre femmine di tutti gli altri animali sereni che esistano e che sono fatti a immagine e somiglianza di Dio.
Così, se la mia vista – e se la mia facoltà di giudizio – non mi inganna, fra le galline tu trovi esseri che siano tue pari e non fra tutte le altre donne. Quando la sera induce al sonno le gallinelle, queste emettono versi simili che ricordano la tua voce, dolcissima, con cui a volte ti capita di lamentarti dei tuoi mali, e non ti accorgi che la tua voce ha la stessa cantilena armoniosa e triste che si sente nei pollai.
[vv. 25-37] Tu sei come una giovane mucca incinta; ancora agile e priva di pesantezza (snella), anzi gioiosa e vivace; che, se la accarezzi, gira il collo per lasciar che la tua mano scorra sul punto in cui la sua pelle è colorata di rosa chiaro. Se la incontri e la senti muggire, quel verso è tanto lamentoso, che ti affretti a strappare l'erba su cui cammini pur di farle un dono per consolarla. Allo stesso modo io ti offro le mie poesie quando mi capita di vederti triste.
[vv. 38-52] Tu sei come una cagnolina dalla forma allungata, che ha sempre tanta dolcezza nello sguardo e ferocia nell'animo. Ai tuoi piedi sembra una santa che arde di fede indomabile, e così ti ammira e venera, come se tu fossi il suo Dio e Signore. Invece quando in casa o lungo la strada ti cammina alle spalle, ringhia scoprendo i denti bianchissimi contro chi soltanto tenti di avvicinarsi a te. E vive un amore malato di gelosia.
[vv. 53-68] Tu sei come una coniglietta spaventata. Dentro la gabbia stretta si alza dritta in piedi quando ti vede, e tende verso di te le orecchie lunghe e irrigidite; poiché tu le porti la crusca e il radicchio da mangiare, e quando ne è priva si raggomitola su se stessa per la malinconia e cerca gli angoli bui dove andare a nascondersi. Chi sarebbe tanto privo di tenerezza da portarle nuovamente via quel cibo? chi sarebbe capace di portarle via il pelo che si strappa di dosso per metterlo nella tana dove poi partorisce? Chi potrebbe essere mai capace di vederti soffrire?
[vv. 69-76] Tu sei come la rondine che ritorna da noi in primavera. Ma in autunno la rondine riparte e tu non hai quest'abitudine. Tu hai queste caratteristiche tipiche della rondine: le movenze delicate; il fatto che a me, che quando ti ho incontrato mi sentivo ed ero già vecchio, annunciavi l'avvento di una nuova giovinezza.
[vv. 77-87] Tu sei come la formica previdente e laboriosa. Quando passeggiano per la campagna, la nonna parla di lei e del suo lavoro al bimbo che accompagna. E così ritrovo te e la tua immagine anche nell'ape ("pecchia"), e in tutte le femmine di tutti gli animali sereni fatti a immagine e somiglianza di Dio; e non ti ritrovo in nessun'altra donna.
Figure Retoriche
Anafore: vv. 1, 25, 38, 53, 69, 77: "Tu sei come...". Ogni strofa è aperta da una similitudine che compara la moglie a vari animali.
Apostrofi: vv. 1, 25, 38, 53, 69, 73, 77: "Tu". Il componimento è rivolto in seconda persona alla mogli che ascolta.
Similitudini: vv. 1-2, vv. 25-26, vv. 38-39, vv. 53-54, vv.69-70, vv. 77-78: Sono poste in apertura di ciascuna strofa e vengono introdotte dalle rispettive anafore e apostrofi. "Tu sei come una giovane, /una bianca pollastra", "Tu sei come una gravida/giovenca", "Tu sei come una lunga/cagna", "Tu sei come la pavida/coniglia", "Tu sei come la rondine/che torna in primavera", "Tu sei come la provvida/formica". È inoltre presente ai vv.11-14, v. 46: "È come sono tutte/le femmine di tutti/i sereni animali/che avvicinano a Dio", "come il suo Dio e Signore": la donna possiede alcuni tratti della donna-angelo stilnovista e petrarchesca, cioè la natura quasi divina che si riflette negli animali.
Analogia: vv. 11-14, vv. 83-86, v. 17 - v. 87: "tutte/le femmine di tutti/i sereni animali/che avvicinano a Dio", "e in nessun'altra donna". La figura dà senso spirituale e universale alla natura della donna e alla sua armonia con gli elementi naturali e animali.
Enumerazione: vv. 3-5, 27-31: Il poeta elenca le caratteristiche comuni di sua moglie con alcuni degli animali evocati.
Sinestesia: vv. 30-31: "rosa tenero". La pelle della giovenca ha un colore, quindi un elemento visivo, che è accostato a un aggettivo relativo alla sfera tattile, a esprimere l'atto di accarezzare.
Metafore: vv. 6-7, vv. 23-24, vv. 42-43, v. 76: "ha il lento / tuo passo di regina", l'incedere della moglie è regale e orgoglioso, "la tua voce ha la soave e triste/musica dei pollai". La voce della moglie ricorda il suono delle galline addormentate nei pollai, "Ai tuoi piedi una santa/sembra" la cagnolina che adora il suo padrone è assimilata a una santa nel fervore della preghiera, "un'altra primavera" indica una rinnovata gioventù.
Metonimia: v. 10, v. 14, v. 86, v. 66: "è migliore del maschio". Il maschio è indicato per far riferimento al gallo, ma più generalmente al genere maschile, in tutte le specie, "Dio" inteso come "energia vitale della natura", quindi la figura assoluta della religione anziché l'insieme dei processi chimico-biologici, se si considera che Saba era ateo, "nido" (riferito a uccelli o piccoli animali) al posto di "tana" (il rifugio dei conigli). Qui la sostituzione attribuisce alla tana un senso di intimità e tenerezza.
Epifore: vv. 69-73: "rondine" - "rondine". La rima identica insiste sulle caratteristiche della rondine assimilate alla donna.
Poliptoti: vv. 11-12, vv. 83-84: "tutte" - "tutti". Nei versi ripetuti tra prima e ultima strofa a formare quasi un ritornello. Viene calcata la superiorità universale della moglie rispetto a tutte le altre donne e la sua somiglianza a tutti gli animali.
Figura etimologica: v. 25, v. 28: "gravida", "gravezza". La figura gioca sulla gravidanza e sul peso che essa genera nel ventre della giovenca.
Paronomasia: v. 37, v. 51, v. 59, v. 61: "t'offro", "s'offre", "radicchi", "rannicchia". La figura varia per la reciprocità dell'affetto tra il poeta e la moglie.
Antitesi: vv. 40-41: "dolcezza ha negli occhi,/ e ferocia nel cuore". La cagnolina a cui è paragonata la moglie è dolce nell'essere affettuosa ma estremamente possessiva e gelosa.
Endiadi: v. 46: "come il suo Dio e Signore". Ripetuto il concetto per indicare la quasi sottomissione della cagnolina al padrone.
Allitterazioni: v. 5, v. 17, 87, vv. 30-31, v. 37, vv. 54-55, v. 65, v. 66, v. 67, v. 68, vv. 75-76, v. 83: "pettoruta e superba", "e in nessun'altra donna", "volge, ove tinge un rosa/tenero la sua carne", "t'offro quando sei triste", "Entro l'angusta/gabbia ritta al vederti", "che si strappa di dosso", "per aggiungerlo al nido", "dove poi partorire?", "Chi mai farti soffrire?", "questo, che a me, che mi sentiva ed era/ vecchio, annunciavi un'altra primavera", "ti ritrovo, ed in tutte".
Enjambements: vv. 1-2, 3-4, 4-5, 6-7, 8-9, 11-12, 12-13, 13-14, 15-16, 16-17, 18-19, 20-21, 21-22, 22-23, 23-24, 25-26, 27-28, 29-30, 30-31, 32-33, 33-34, 34-35, 36-37, 38-39, 39-40, 40-41, 42-43, 43-44, 45-46, 47-48, 48-49, 49-50, 51-52, 53-54, 54-55, 55-56, 57-58, 59-60, 60-61, 63-64, 64-65, 65-66, 66-67, 69-70, 71-72, 75-76, 77-78, 78-79, 79-80, 80-81, 82-83, 83-84, 84-85, 85-86, 86-87.
Anastrofi: v. 4, v. 5, v. 15, v. 27, vv. 29-30, vv. 34-35, vv. 36-37, vv. 42-43, vv. 63-64: "il collo china", "in terra raspa", "il giudizio mio", "libera ancora", "il collo/volge", "che l'erba/strappi", "il mio dono/t'offro", "una santa/sembra", "Chi potrebbe quel cibo/ ritoglierle?". Le inversioni semplici creano clima e poetico e regolarità ritmica dei versi.
Iperbato: vv. 3-4, vv. 21-22, vv. 30-31, vv. 43-44, vv. 48-50, vv. 55-56, vv. 57-58, vv. 75-76, vv. 80-81: "Le si arruffano al vento/le piume", "onde a volte dei tuoi mali/ti quereli", "ove tinge un rosa/tenero la sua carne", "che d'un fervore/ indomabile arda", "a chi solo tenti/ avvicinarsi, i denti/ candidissimi scopre", "ritta al vederti/s'alza", "verso te gli orecchi/alti protende e fermi", " questo, che a me, che mi sentiva ed era/ vecchio, annunciavi un'altra primavera", "parla al bimbo la nonna/che l'accompagna". La costruzione complessa dei periodi conferisce simmetria al componimento e dona una complessità di sfondo, propria dell'ideale poetico di Saba e del substrato inconscio dei personaggi delle sue poesie, in questo caso la moglie.
Epifrasi: vv. 17, 87: "e in nessuna altra donna.". Il verso ripetuto e utilizzato in chiusura esalta l'eccezionalità della moglie del poeta rispetto ad altre donne.
Ossimori: v. 23: "soave e triste". La voce della moglie del poeta è stupenda ma ha tono sempre un po' malinconico.
Iperbole: vv. 32-35: "Se l'incontri e muggire / l'odi, tanto è quel suono / lamentoso, che l'erba /strappi, per farle un dono.". La tenerezza del lamento della mucca è talmente forte da indurre chi passa a darle da mangiare per consolarla.
Perifrasi: v. 36: "il mio dono". Con "il dono" nel Canzoniere Saba indica il proprio talento per la poesia e la sensibilità umana che gli è propria.
Personificazione: vv. 51-52: "ed il suo amore soffre / di gelosia". L'amore della cagnolina per il padrone è raffigurato come una persona malata (di gelosia).
Domanda retorica: vv. 63-68: "Chi potrebbe [...] / [...] chi mai farti soffrire?". Poste in serie in chiusura di strofa, sottolineano la tenerezza della coniglietta e della moglie del poeta, tale da indurre chiunque a non infierire mai sulla loro innocenza.
Analisi e Commento
Storico-letterario
A mia moglie è un componimento contenuto nella sezione Casa e campagna del Canzoniere di Umberto Saba, apparso nella sua prima edizione nel 1921 e poi più volte ripubblicato e arricchito sino all'edizione completa e postuma del 1961, la quale contiene l'intera produzione del poeta.
La lirica fu invece pubblicata per la prima volta nella raccolta Poesie (1911), circolante già a partire dal 1911. La poetica sabiana – costituita dalla scelta di una parola «onesta» (La formula «poesia onesta» proviene da un intervento che Saba scrisse nel 1911 per la rivista "La voce" e, sebbene rifiutato dalla rivista, fu poi ritrovato tra le carte del poeta e pubblicato nel 1959 con il titolo Quello che resta da fare ai poeti.) e veicolata da un linguaggio piano e di immediata comunicatività; dal riutilizzo di forme metriche tradizionali; dalle tematiche degli affetti, della vita quotidiana, dell'intimità e dei sentimenti più semplici, descritti nei loro tratti più realistici – si definisce chiaramente già da questi primi passi nel mondo della letteratura, sebbene in Poesie risulti particolarmente evidente il miscuglio di toni aulici, frutto dell'eredità romantica sette-ottocentesca, e di scelte consapevolmente e volontariamente "inattuali": modelli come Foscolo, Leopardi, Carducci, ma anche Heine (Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Milano, Mondadori, 1978.), convivono con una «celebrazione del quotidiano, nella sua dignità elementare...e nel suo naturale decoro» (Edoardo Sanguineti, Poeti e poetiche del primo Novecento, Torino, Giappichelli, 1966.).
Com'è ovvio A mia moglie è dedicata alla moglie del poeta Lina e riprende nel contempo il modello della canzone ottocentesca, di matrice leopardiana, e la struttura di derivazione medievale e liturgica della preghiera, com'è stato evidenziato dallo stesso Saba («...Ricorda piuttosto una poesia 'religiosa'; fu scritta come altri reciterebbe una preghiera.» (da Umberto Saba, Storia e Cronistoria del Canzoniere, Milano, Mondadori, 1948, 1963)).
Saba declina perciò uno dei motivi più frequentati dalla poesia di tutti i tempi, la lode della donna amata, e lo mostra completamente rielaborato e rovesciato: lontana da una visione idealizzata, sublime ed eterea del personaggio femminile (come avviene in molti classici della letteratura italiana, dalla scuola siciliana allo stilnovo, da Dante a Petrarca), la moglie del poeta è descritta attraverso una lunga serie di similitudini con il mondo animale domestico e vicino alla vita dell'uomo.
Tematico
Ciascuna strofa di A mia moglie, ad eccezione dell'ultima, è dedicata attraverso una similitudine ad un animale in particolare e si apre con l'anafora e apostrofe «Tu sei come...», che introduce la figura retorica su cui l'intero componimento è articolato. Ciascuna similitudine viene poi approfondita, strofa per strofa, da un'argomentazione che elenca azioni e attributi che immergono la figura femminile nella dimensione umile e iperrealistica della campagna, dello spazio domestico e degli eventi minimi di ogni giorno. Il fine del poeta, utilizzando toni stilnovisti collocati in una dimensione totalmente differente da quella tradizionale, è quello di svelare al lettore la presenza non di una creatura sublime, di una donna-angelo di dantesca o petrarchesca memoria, ma di una persona viva e vera, con i suoi pregi e difetti, fonte di un amore, quello provato dal poeta, tutto terreno e materiale, che ne apprezza tanto i lati sentimentali quanto quelli più buffi e divertenti.
La prima è la più lunga delle sei strofe che compongono la lirica (vv. 1-24). La moglie è paragonata a una gallina poiché, sebbene chini il collo per bere e raspi il terreno per nutrirsi, ha un passo lento e superbo, simile a quello di una regina orgogliosa e fiera. Saba enuncia, nei vv. 10-17 che saranno poi ripetuti nel finale della poesia, che tutti gli animali, e le femmine in particolare, sono più vicine alle leggi segrete della natura rispetto agli uomini. Essi non sono tenuti a rispettare le convenzioni sociali e vivono liberi assecondando i propri istinti e rivelando la verità al fondo delle cose, secondo un principio vitalistico e panistico (=la compartecipazione di tutti gli esseri viventi all'energia vitale della natura e l'identificazione della divinità con la natura) che rimanda al pensiero di filosofi ottocenteschi come Nietzsche e Schopenhauer e ad alcuni componimenti di Gabriele D'Annunzio (La pioggia nel pineto, soprattutto). Inoltre, le «gallinelle» – un diminutivo di ascendenza leopardiana (Si veda ad esempio, nei Canti, La vita solitaria, vv. 2-3: "esulta nella chiusa stanza la gallinella"), altro modello classico nella poesia di Saba – ricordano al poeta la moglie per via della «soave e triste/ musica dei pollai», paragonata agli sconsolati lamenti della donna. Anziché menzionare il canto degli uccelli tradizionalmente "sublimi" come l'usignolo o il passero, le cui melodie risuonando dagli alberi avevano ispirato tanti poeti, come lo stesso Leopardi oppure Pascoli, Saba sceglie dunque un termine di paragone insolito per evocare l'amata con una dolcezza tanto tangibile quanto sincera. Nella sua singolarità, che è spinta sino al punto da poter apparire buffa, il poeta porge un complimento alla fierezza e alla dolce aria malinconica della donna.
Nella seconda strofa (vv. 25-37) leggiamo la similitudine fra la donna e «una gravida/giovenca». Il lessico aulico e arcaico, che richiama motivi di natura mitologica, nobilita l'immagine della mucca incinta, simbolo di fertilità e di lussuria. La mucca, pur appesantita dal feto, è un animale libero e vivace. Si tratta di una similitudine fortemente ancorata alla dimensione fisica: dettagli come il collo, la «carne» di un rosa «tenero» e il muggito triste, coniugano diverse sfere sensoriali (visiva, tattile e uditiva). Anche in euesta strofa il muggito della mucca viene accostato al suono lamentoso della voce della moglie e rimanda al suo temperamento malinconico, che il poeta cerca di consolare con regali affettuosi, alludendo attraverso una perifrasi ("il mio dono", v. 36) alla stessa poesia che gli dedica.
Troviamo un paragone ancor più sorprendente nella terza strofa (vv. 38-52): la moglie è assimilata a una cagna, animale dalle connotazioni generalmente negative, associato alla sessualità e, secondo la morale cristiana, alla seduzione demoniaca. Saba focalizza però l'attenzione sul legame inscindibile fra l'animale e il padrone o la padrona: la cagna è fedele, dolce e gelosa fino alla possessività. La stessa Lina ha infatti una cagnetta, che si allunga ai suoi piedi, la osserva colma di tenerezza e la difende con tenacia alla sola vista di estranei. La gelosia, attraverso una personificazione (vv. 51-52 "ed il suo amore soffre / di gelosia") è associata a una forma non di rabbia, ma di patologia, portando a far emergere quindi, come in molti altri testi di Saba, la spiccata sensibilità psicologica e la tendenza all'introspezione che è caratteristica fissa dei testi del poeta.
Nella quarta strofa (vv.53-68) la donna è paragonata a una coniglia impaurita, un altro animale domestico tipico della campagna. Dalla gabbia protende le orecchie in attesa di cibo e teme di continuo di restarne priva o che le venga sottratto all'arrivo di chi è deputato a nutrirla. Viene poi colta in un attimo di estrema tenerezza e generosità, dato dall'abitudine dell'animale a strapparsi il pelo di dosso per costruire la tana in cui partorire e accogliere i propri cuccioli.
La quinta strofa (vv. 69-76), più breve, vede come termine di similitudine la rondine, annuncio della primavera e simbolo del potere rigenerante della natura e, di conseguenza, della donna. La rondine è però sfuggente, come lo stesso Saba nota nella palinodia ("Tu sei come la rondine / che torna in primavera. / Ma in autunno riparte; / e tu non hai quest'arte"), a differenza della donna, che presentandosi porta un'eterna primavera. Come si afferma nel finale di strofa, l'incontro con la donna è stato fonte di una rinnovata gioventù nella vita del poeta ormai vecchio, il cui frutto è un amore duraturo, investito agli occhi di un valore che genera gratitudine.
La sesta e ultima strofa (vv. 77-87) è l'unica dedicata a due animali, la formica e l'ape, entrambi appartenenti al regno degli insetti. La formica, come nelle fiabe, è simbolo di previdenza e laboriosità, associata alla familiarità domestica, femminile, di gestione della famiglia e della casa; non a caso è una nonna a parlarne a un bambino durante una passeggiata in campagna. L'ape è invece simbolo di operosità e ingegno. Con un'immersione finale nelle meraviglie degli animali più piccoli, la lunga dichiarazione d'amore e tenerezza di A mia moglie si realizza attraverso un viaggio nelle gerarchie del mondo animale: dagli insetti, con un improvviso movimento ascendente degli ultimi versi, si ritorna a Dio, attraverso la ripresa in chiave quasi liturgica di un brano della prima strofa, chiuso dall'epifrasi "ti ritrovo, ed in tutte / le femmine di tutti / i sereni animali / che avvicinano a Dio;/ e in nessun'altra donna.".
Stilistico
A mia moglie è composta da sei strofe di lunghezza variabile per un totale di 87 versi, in prevalenza settenari, con rime disposte secondo schemi irregolari. Si tratta di una ripresa consapevole della canzone ottocentesca, di ascendenza leopardiana e romantica. Il legame di comunanza tra le strofe è costruito da una fitta rete di parallelismi metrici e sintattici nonché da frequenti figure di ripetizione. La disposizione delle rime è variabile e in molti casi ampliata o sostituita da figure sonore ad incrementare la musicalità del componimento (rime, assonanze, anafore, allitterazioni, etc.).
Da un punto di vista metrico e ritmico, la catena fonica stabilita dalle frequenti figure di ripetizione genera l'andamento cantabile tipico della preghiera, (si pensi ai vv. 11-17 poi ripetuti alla fine della poesia come un ritornello). Allo stesso tempo, il ritmo si trova originalmente spezzato dagli altrettanto frequenti enjambements, instaurando quello che Sergio Solmi definì un «sottile duello tra ritmo e senso» (Sergio Solmi, La poesia italiana contemporanea, in «Circoli», VIII, 1939.).
Come amerà fare nelle poesie più tardive incluse nel Canzoniere, Saba abbina questi elementi formali desunti dalla tradizione letteraria a un lessico prevalentemente umile e colloquiale e, soprattutto, con una trattazione decisamente rivoluzionaria della tematica principale. Gli animali scelti da Saba fanno tutti parte della vita domestica e rurale, caratterizzati da una familiarità con l'uomo e non dalla natura selvaggia o ostile. I nomi degli animali e i luoghi tipici della campagna, (lessemi come "pollai", "erba", "radicchi") producono un contrasto a tratti ironico con termini visibilmente aulici o arcaici (come "superba", "fervore", "pavida").
La sintassi è caratterizzata, come sempre in Saba, da un'ampia presenza di iperbati e anastrofi, insieme a strutture frasali che creano parallelismi fra una strofa e l'altra. Il periodare ipotattico si contrappone all'apparente semplicità del componimento e agisce da contrafforte alla psicologia complessa del personaggio descritto da Saba, Lina, in tutte le sue sfumature, dalle caratteristiche fisiche, come la fisionomia del viso o l'andatura, a quelle emotive, la malinconia o la tenerezza. Saba fu un cultore della psicanalisi freudiana e concepiva ritratti autobiografici o di persone a lui care secondo i dettami dell'Io scisso e caratterizzato da traumi, suture e scissioni divulgato da Freud dopo le rivoluzionarie scoperte da lui realizzate nel campo della psicologia.
Confronti
Con il riferimento al «nido» della quarta strofa, con forte connotazione intima e familiare come in Pascoli, poeta del resto quasi contemporaneo di Saba, l'autore pone ulteriormente in evidenza le connotazioni femminili e materne dell'animale descritto, ossia la coniglia. Come la mucca della seconda strofa, si tratta di una moglie e madre allo stesso tempo. Tale figura lascia emergere ancora una volta i più oscuri fantasmi psichici del poeta: la madre fu abbandonata dal padre prima della sua nascita e lasciò man mano il giovane Umberto Saba in affidamento ad altre figure materne (la balia prima e la zia poi). Queste vicende portarono, come viene ampiamente narrato nel Canzoniere, alla confusione (anche in età adulta) fra amore erotico e amore materno, quindi al ruolo del freudiano complesso di Edipo, da Saba approfonditamente studiato, nella sua vicenda biografica.
In poesie come La mia infanzia fu povera e beata o Mio padre è stato per me "l'assassino" e nel ciclo Tre poesie per la mia balia, il racconto della storia della famiglia di Saba emerge a porre spiegazione alla costruzione psichica del poeta adulto. Le tre figure femminili dominanti della sua infanzia – la madre, la zia, la balia – si alternano nell'opposizione a una figura maschile assente, il padre incontrato – e perdonato – da Saba solo a vent'anni. La ragione della riconciliazione con il genitore stava proprio nell'aver riconosciuto in lui "il dono", menzionato anche in A mia moglie, ossia quella leggerezza e slancio vitale alla base del talento poetico che l'autore ringrazia di aver ricevuto come argine alle sofferenze emotive che lo avevano accompagnato da bambino.
In questo componimento, oltre alla metrica leopardiana e gli influssi pascoliani, sono inoltre riconoscibilissime le influenze petrarchesche sullo stile di Saba. Lo stesso titolo della raccolta, il Canzoniere, è infatti ricalcato su quella di Francesco Petrarca, di cui il poeta triestino imita anche l'estrema scrupolosità nella costruzione metrica e fonica dei suoi componimenti. In A mia moglie il riferimento è invece alla tormentata vicenda amorosa che Petrarca visse con Laura, "colei che sola a me par donna" come recitato dal famosissimo verso della canzone Chiare, fresche et dolci acque, che Saba ripropone riadattato alla sua tematica nell'epifrasi "ti ritrovo, ed in tutte / le femmine di tutti / i sereni animali / che avvicinano a Dio;/ e in nessun'altra donna." A differenza di Laura, che si discosta dalle altre donne perché ha natura quasi ultraterrena, Lina è invece al di là della condizione umana ed assimilata agli animali, che nel sistema ideologico di Saba sono il simbolo di una vita più libera, istintiva e lontana dalle convenzioni sociali alla radice del Disagio della civiltà descritto da Freud come fonte delle repressioni inconsce tipiche dell'essere umano.
Domande e Risposte
Di quale raccolta fa parte A mia moglie?
A mia moglie è contenuta nel Canzoniere di Umberto Saba.
In quale sezione della raccolta si trova il componimento?
Il componimento si trova nella sezione Casa e campagna.
Qual è il tema principale della lirica?
Il tema principale della lirica è la lode della moglie del poeta, paragonata a una serie di animali domestici.
Qual è la forma metrica di A mia moglie?
A mia moglie è composta da sei strofe di lunghezza variabile per un totale di 87 versi, in prevalenza settenari, con rime disposte secondo schemi irregolari.
Secondo Saba, a cosa era ispirato lo stile ripetitivo di A mia moglie?
Saba dichiarò che la poesia imitava l'andamento di una preghiera.
In quale occasione la poesia fu pubblicata per la prima volta?
La poesia comparve nella raccolta Poesie (1911) che fu poi inclusa nel Canzoniere.
Fonti: libri scolastici superiori