Georg Wilhelm Friedrich Hegel - Individui che conservano, individui che trasformano


Immagine Georg Wilhelm Friedrich Hegel
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nella parte introduttiva delle "Lezioni sulla filosofia della storia", Hegel definisce il fine della storia e i mezzi e materiali utilizzati per raggiungerlo. Il fine della storia, secondo Hegel, è la realizzazione dello spirito del mondo come libertà assoluta e consapevole. Gli strumenti utilizzati dallo spirito del mondo sono gli individui, con le loro passioni, bisogni e interessi, che fungono da pedine inconsapevoli di un disegno superiore, attuato attraverso quella che Hegel chiama l'«astuzia della ragione». Il materiale attraverso cui questo fine viene realizzato è lo Stato; solo i popoli che si sono organizzati con istituzioni politiche entrano nella storia universale. Pertanto, il processo storico è una successione di spiriti dei popoli, particolari determinazioni dello spirito del mondo, che trovano la loro concreta realizzazione nelle formazioni statali.

Proponiamo alcuni estratti dalle "Lezioni sulla filosofia della storia" in cui Hegel discute i due tipi di individui utilizzati dall'«astuzia della ragione»: gli individui che agiscono in conformità allo spirito del popolo e alla vita dello Stato, al fine di preservarlo, compiendo il loro dovere nei ceti in cui sono inseriti; e gli individui storici, che si contrappongono allo spirito del popolo cui appartengono, diventando strumenti dello spirito del mondo per passare a un livello superiore di sviluppo. Questi individui particolari, che perseguono i loro sogni di grandezza e consapevoli di realizzare qualcosa di significativo, sono gli eroi, che spesso finiscono tragicamente ma consentono il progresso dello spirito del mondo. Per questa selezione antologica, ci siamo basati sull'edizione Lasson-Hoffmeister (1917-1955).


Lettura


Il valore degli individui sta [...] nel fatto che essi si conformino allo spirito del popolo, che ne siano i rappresentanti, e si siano inseriti in un ceto che svolga gli affari della collettività. Spetta alla libertà intrinseca allo stato assicurare che ciò dipenda dalla volontà dell'individuo, e che non sia una divisione di casta a determinare l'occupazione cui egli deve dedicarsi. La moralità dell'individuo consiste allora nell'adempimento dei doveri del suo ceto; e ciò è facile a sapersi, poiché la natura di tali doveri è determinata dal ceto stesso. È noto l'elemento sostanziale, razionale di questo rapporto: è quello espresso in ciò che è appunto chiamato dovere. [...]. Ogni individuo ha il suo ceto, il suo stato; egli sa qual è, in generale, il modo di agire legittimo e onesto [...]. Il campo di azione del dovere è costituito dalla vita civile: gli individui hanno assegnata la loro professione e quindi anche il loro dovere; e la loro moralità consiste nel comportarsi in modo conforme ad esso [...].

Di fronte a questo universale, che deve attuare ogni persona attraverso la cui attività è mantenuta in vita la totalità dell'eticità, esiste un secondo universale, che si manifesta nella grande storia, a causa del quale nasce invece la difficoltà di comportarsi secondo l'eticità stessa [...]. Esso non può cadere nell'ambito della comunità etica; [...] dal momento che una totalità etica è qualcosa di limitato, essa ha al di sopra di sé, un universale superiore; e per opera di questo viene scissa in se stessa. Il trapasso da una forma spirituale a un'altra consiste appunto nel fatto che l'universale precedente viene superato dal pensiero che lo pensa come particolare. Questo momento successivo e più alto, che è per così dire il genere immediatamente superiore alla specie precedente, è presente nell'intimo, ma non è giunto ancora a farsi valere; e ciò rende vacillante e scissa la realtà esistente.

Nel corso della storia un momento essenziale è costituito dalla conservazione di un popolo, di uno stato, degli aspetti organizzati della sua vita. E l'attività degli individui consiste nel prender parte all'opera collettiva e nel contribuire a farla essere nelle sue forme particolari: è questa la conservazione della vita morale.

L'altro momento è invece costituito dal fatto che la sussistenza dello spirito di un popolo, quale esso è, viene spezzata, perché si è esaurita, ha dato tutto ciò che poteva dare; cioè dal fatto che la storia del mondo, lo spirito del mondo, procede innanzi. [...] Ciò è d'altronde connesso con una degradazione, disgregazione, distruzione del precedente aspetto della realtà, che il suo concetto s'era formato. Questo ha luogo da una parte nell'evoluzione interiore dell'idea, dall'altra questa è anch'essa un prodotto, e sono gl'individui i suoi autori e realizzatori.

È appunto qui che nascono le grandi collisioni fra doveri, leggi, diritti sussistenti e riconosciuti, e possibilità che sono opposte a questo sistema e lo danneggiano, anzi ne distruggono la base e la realtà, e che nello stesso tempo hanno un contenuto il quale può sembrare anch'esso buono, vantaggioso nel complesso, essenziale e necessario. Queste possibilità divengono ora storiche; esse contengono in sé un universale di specie diversa da quello che forma la base del sussistere di un popolo o di uno stato. Questo universale è un momento del produrre dell'idea, un momento della verità che tende e incalza verso se stessa.

Ora, sono i grandi individui cosmico-storici che afferrano questo universale superiore e ne fanno il loro fine, che traducono in atto quella finalità che è conforme al superiore concetto dello spirito. In quanto tali, essi sono da chiamarsi eroi. Essi attingono il loro fine e la loro missione non dal sistema tranquillo e ordinato, dal consacrato corso delle cose.

La loro giustificazione non è nello stato di cose esistente; è un'altra sorgente quella a cui attingono. È lo spirito nascosto, che batte alle porte del presente, che è tuttora sotterraneo, che non è ancora progredito ad esistenza attuale ma che vuole prorompervi: lo spirito per cui il mondo presente non è che un guscio, il quale contiene in sé un nocciolo diverso da quello che converrebbe al guscio. D'altra parte tutto ciò che diverge da quanto sussiste – intenzioni, fini, opinioni, cosiddetti ideali – è parimente diverso dall'esistente.

Avventurieri di ogni specie hanno simili ideali, e la loro attività si orienta verso programmi che contrastano alle situazioni esistenti. Ma il fatto che tali programmi, tali buone ragioni, tali principi generali si differenzino da ciò che esiste non li giustifica ancora. I veri fini sono soltanto questo contenuto, a cui l'intimo spirito si è elevato da sé con il suo assoluto potere; e gl'individui cosmico-storici sono appunto quelli che hanno voluto e realizzato non un oggetto della loro fantasia od opinione, ma una realtà giusta e necessaria: quelli che sanno, avendone avuto la rivelazione nel loro intimo, quel che è ormai il portato del tempo e della necessità.

Da ciò si può ancora distinguere la comprensione del fatto che anche queste formazioni son solo momenti dell'idea universale. Questo concetto è proprio della filosofia. Gli uomini cosmico-storici non sono tenuti ad averlo, poiché essi sono pratici. Essi conoscono bensì e vogliono la loro opera, perché è giunto il suo tempo. Essa è ciò che già esiste nell'intimo. Loro compito era conoscere questo universale, cioè il grado necessario e supremo del loro mondo, proporselo come fine e mettere in esso la loro energia. Essi hanno attinto a se medesimi l'universale che hanno recato in atto; ma esso non è stato inventato da loro, bensì è esistito eternamente, e mercé essi viene posto in essere, e con essi onorato.

La coincidenza tra il fine particolare e quello universale trasforma gli eroi in veggenti. In quanto essi l'attingono dall'intimo, da una fonte che prima non sussisteva ancora, sembra ch'essi lo traggano soltanto da loro stessi; e le nuove situazioni mondiali, le gesta che essi realizzano appaiono come loro creazioni, loro interesse e loro opera. Ma essi hanno il diritto dalla loro, perché sono i veggenti: essi sanno quale sia la verità del loro mondo e del loro tempo, quale sia il concetto, l'universale prossimo a sorgere; e gli altri, come si è detto, si riuniscono intorno alla loro bandiera, perché essi esprimono ciò di cui è giunta l'ora. Nel loro mondo essi sono i più accorti, quelli che meglio sanno quel che si tratta di fare: e quel che fanno è quel che va fatto. Gli altri debbono loro obbedire, perché lo sentono. I loro discorsi, le loro azioni sono il meglio che poteva esser detto e fatto. [...]

Se gettiamo ora uno sguardo sulla sorte di questi individui cosmico-storici, vediamo che essi hanno avuto la fortuna di essere gli agenti di un fine, che costituisce un grado nel corso evolutivo dello spirito universale. In quanto, però, essi sono anche stati soggetti distinti da questa loro sostanza, non hanno avuto quella che comunemente si dice felicità. Ma neppure volevano averla, bensì attingere il loro fine; e l'hanno attinto col loro faticoso lavoro.

Essi hanno saputo soddisfarsi, hanno saputo realizzare il loro fine, il fine universale. Di fronte a un fine così grande, si sono proposti audacemente di tendervi, contro ogni opinione degli uomini. Ciò che scelgono non è quindi la felicità, bensì fatica, lotta, lavoro per il loro fine. Raggiunto il loro scopo, non sono passati alla tranquilla fruizione, non son diventati felici. Ciò che sono, è stata la loro opera: questa loro passione ha determinato l'ambito della loro natura, del loro carattere. Raggiunto lo scopo, essi somigliano a involucri vuoti che cadono. È forse stato duro, per loro, assolvere il loro compito; e, nel momento in cui ciò è accaduto, son morti presto come Alessandro, o sono stati assassinati come Cesare, o deportati come Napoleone. Si può chiedere: che cosa ci han guadagnato per sé? Ciò che hanno guadagnato è il loro concetto, il loro fine, quello che essi hanno compiuto. Guadagno di altra specie, godimento tranquillo non ne hanno avuto. [...]

I grandi uomini hanno voluto al fine di soddisfare se stessi, non le benevole intenzioni degli altri. Di queste nulla hanno appreso: se si fossero fatti suggerire da altri, la via suggerita sarebbe stata quella più angusta ed obliqua: essi lo sapevano benissimo. Cesare aveva l'idea più esatta circa quel che fosse la repubblica romana: sapeva cioè che le leggi, che avrebbero dovuto sussistere, erano soffocate dalla auctoritas e dalla dignitas, e che conveniva metter fine a queste, come ad arbitrio particolare. Ciò egli ha potuto attuare, perché ciò era giusto. Se si fosse attenuto a Cicerone non sarebbe divenuto nulla. Cesare sapeva che la repubblica era la menzogna, che le parole di Cicerone erano frasi vuote, che una nuova forma doveva esser messa al posto dell'altra, ormai vuota, e che la forma che egli recava alla luce era quella necessaria. Così, tali individui cosmico-storici, nel perseguire i loro grandi interessi, hanno certo trattato altri interessi per sé rispettabili, altri sacri diritti, con leggerezza precipitosa e priva di riguardi: modo di trattare che è esposto al biasimo morale. Ma è la loro posizione in generale che va considerata sotto altro aspetto. Una grande figura, che procede innanzi, calpesta più di un fiore innocente, deve per la sua via qualcosa distruggere.

L'interesse particolare della passione è perciò inscindibile dall'attuazione dell'universale, poiché è dal particolare e determinato, e dalla sua negazione, che risulta l'universale. Il particolare ha il suo proprio interesse nella storia del mondo: esso è qualcosa di finito, e come tale deve perire. È il particolare, in cui un elemento si spezza combattendo contro l'altro, e una parte va in rovina. Ma appunto dalla lotta, dal venir meno del particolare, risulta l'universale. Questo non viene turbato.

Non è l'idea universale che si espone al contrasto e alla lotta, che si mette in pericolo; essa si tiene non tocca e immune nello sfondo, e manda a consumarsi nella lotta il particolare della passione. Si può chiamare astuzia della ragione il fatto che quest'ultima faccia agire per sé le passioni, e che quanto le serve di strumento per tradursi in esistenza abbia da ciò scapito e danno. Esso è infatti il fenomeno, di cui una parte è nulla e una parte affermativa. Il particolare è per lo più troppo poco importante a paragone dell'universale: gl'individui vengono sacrificati e abbandonati al loro destino. L'idea paga il tributo dell'esistenza e della caducità non di sua tasca, ma con le passioni degl'individui. Cesare doveva compiere quel che era necessario per rovesciare la decrepita libertà; la sua persona perì nella lotta, ma quel ch'era necessario restò: la libertà secondo l'idea giaceva più profonda dell'accadere esteriore.


Guida alla lettura


1) In che cosa consiste il valore e la moralità degli individui, secondo Hegel?
Secondo Hegel, il valore e la moralità degli individui risiedono nella loro capacità di conformarsi allo spirito del popolo e di agire all'interno delle strutture sociali e dei ceti a cui appartengono. Gli individui trovano valore nel rappresentare e sostenere lo spirito del popolo, svolgendo i doveri che derivano dal loro ceto. La moralità dell'individuo consiste nell'adempimento dei doveri legati al proprio ceto, un concetto che è determinato dalla natura stessa del ceto e dall'organizzazione della vita collettiva. Questo adempimento è facilitato dalla libertà intrinseca dello Stato, che permette agli individui di scegliere il loro percorso basato sulla volontà personale piuttosto che su una rigida divisione di caste.

La vita morale degli individui è quindi legata alla conservazione e al sostegno della vita morale della comunità. Tuttavia, esistono anche individui storici che, pur agendo contro lo spirito del popolo cui appartengono, permettono al mondo di avanzare verso stadi superiori di sviluppo. Questi individui, spesso eroi, perseguono fini più grandi, guidati da un'ispirazione interiore e dalla consapevolezza del loro ruolo nel progresso dello spirito del mondo.

In sintesi, la moralità per Hegel è duplice: da un lato, è il conformarsi agli obblighi del proprio ceto e contribuire alla vita collettiva; dall'altro, è la capacità degli eroi di riconoscere e realizzare fini universali, anche a costo della propria felicità e del proprio benessere personale, contribuendo così al progresso dello spirito del mondo.

2) Che differenza esiste tra gli individui che «conservano la vita morale» e gli individui cosmico-storici?
La differenza tra gli individui che «conservano la vita morale» e gli individui cosmico-storici, secondo Hegel, risiede principalmente nei loro ruoli e fini all'interno del processo storico.

Individui che conservano la vita morale:

Questi individui agiscono conformandosi allo spirito del popolo e alla vita dello Stato.
La loro attività consiste nel partecipare all'opera collettiva, contribuendo alla conservazione delle forme particolari della vita morale e delle istituzioni dello Stato.
La loro moralità è definita dall'adempimento dei doveri specifici del loro ceto all'interno della società. Essi svolgono ruoli ordinati e predeterminati, assicurando la stabilità e la continuità dello Stato.
Rappresentano la base etica su cui si fonda la comunità, e il loro operato è cruciale per la conservazione dello spirito del popolo.

Individui cosmico-storici:

Gli individui cosmico-storici, o eroi, si contrappongono allo spirito del popolo cui appartengono e diventano strumenti dello spirito del mondo per passare a uno stadio superiore di sviluppo.
Questi individui afferrano l'universale superiore e ne fanno il loro fine, traducendolo in atto attraverso le loro azioni, spesso contro l'ordine esistente.
Non sono motivati dalla conservazione dello stato di cose esistente ma dalla realizzazione di un fine universale e necessario, che rappresenta un progresso nello sviluppo dello spirito universale.
Sono guidati da una comprensione profonda e intuitiva del tempo e della necessità storica, e agiscono per realizzare il loro scopo, anche a costo della loro felicità personale e della distruzione delle istituzioni esistenti.
Spesso incontrano un destino tragico (come Alessandro, Cesare o Napoleone), poiché la loro vita è dedicata all'attuazione di un grande progetto che supera il loro interesse personale.

In sintesi, mentre gli individui che conservano la vita morale si dedicano alla stabilità e alla conservazione dello stato esistente attraverso il rispetto dei doveri del loro ceto, gli individui cosmico-storici sono agenti del cambiamento e del progresso storico, realizzando fini universali superiori anche a costo della loro stessa felicità e della distruzione dell'ordine presente .

3) In che cosa consiste la felicità rincorsa dagli uomini e negata agli eroi?
La felicità rincorsa dagli uomini comuni consiste nel raggiungere uno stato di benessere e soddisfazione personale, un godimento tranquillo e sereno della vita quotidiana. Gli uomini comuni cercano il successo e la felicità attraverso la conformità alle norme sociali e morali stabilite dalla loro società, e attraverso il compimento dei loro doveri nel ceto e nella professione a cui appartengono.

Dall'altra parte, agli eroi cosmico-storici, come descritti da Hegel, questa felicità è negata. Gli eroi non cercano la felicità personale ma sono mossi dalla volontà di realizzare un fine universale, un concetto superiore dello spirito che va oltre le convenzioni del loro tempo. La loro soddisfazione deriva dal compiere grandi imprese che trasformano il corso della storia e portano avanti lo spirito del mondo. Tuttavia, nel perseguire questi fini, essi incontrano inevitabilmente fatica, lotta e spesso una fine tragica. Hegel cita esempi come Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone, che, pur avendo realizzato grandi imprese, non hanno avuto una vita felice nel senso comune del termine. Essi hanno raggiunto i loro scopi ma questo li ha resi "involucri vuoti" una volta completata la loro missione, spesso concludendo la loro esistenza con la morte o la caduta.

Quindi, la felicità negata agli eroi consiste nel mancato godimento tranquillo e personale della vita, in favore del compimento di un fine più alto e universale, che comporta inevitabilmente sacrificio e sofferenza .

4) Che cosa è, e come agisce, l'«astuzia della ragione»?
L'«astuzia della ragione» è un concetto chiave nelle Lezioni sulla filosofia della storia di Hegel. Essa si riferisce al modo in cui la ragione universale utilizza le passioni e gli interessi degli individui per realizzare i propri fini più alti. Secondo Hegel, la ragione si serve degli individui, che agiscono per perseguire i loro propri interessi e passioni, come strumenti inconsapevoli per realizzare un disegno superiore.

Nel testo, Hegel spiega che lo spirito del mondo si serve degli individui con le loro passioni, bisogni e interessi, considerandoli come "pedine inconsapevoli di un disegno superiore" messo in atto proprio dall'«astuzia della ragione». Questo concetto implica che, anche se gli individui sono mossi da motivazioni personali e particolari, le loro azioni contribuiscono alla realizzazione dell'universale, cioè del progresso storico e della realizzazione della libertà assoluta e consapevole dello spirito del mondo.

Un esempio emblematico di questa dinamica è rappresentato dagli "individui cosmico-storici" o eroi. Questi individui perseguono i loro grandi interessi e, pur trattando altri interessi rispettabili con leggerezza, realizzano ciò che è necessario e giusto secondo la ragione universale. Le loro azioni, anche se dettate da passioni personali, finiscono per promuovere il progresso storico. Hegel sottolinea che l'idea universale si mantiene immune e intoccata nello sfondo, mentre le passioni degli individui vengono utilizzate come strumenti per tradursi in esistenza. Questa astuzia della ragione permette alla razionalità universale di avanzare, mentre gli individui, e spesso i loro interessi particolari, vengono sacrificati nel processo.

In sintesi, l'«astuzia della ragione» è il meccanismo attraverso cui la ragione universale strumentalizza le passioni e gli interessi degli individui per attuare il suo disegno superiore, assicurando così il progresso storico e la realizzazione dell'universale.

5) Quale è il destino degli individui cosmico-storici?
Il destino degli individui cosmico-storici, secondo Hegel, è caratterizzato da una vita di fatica, lotta e lavoro per il raggiungimento di un fine universale, senza cercare la propria felicità personale. Questi individui, pur realizzando grandi cambiamenti storici, non trovano soddisfazione nel senso comune del termine. Infatti, una volta raggiunto il loro scopo, spesso finiscono tragicamente, come Alessandro Magno che muore giovane, Cesare che viene assassinato, o Napoleone che viene deportato.

Hegel descrive questi individui come coloro che comprendono e realizzano la verità del loro tempo, per questo vengono obbediti e seguiti. Tuttavia, essi non ottengono guadagni personali né un godimento tranquillo; il loro premio è la realizzazione del loro fine universale. Questi grandi uomini non si lasciano influenzare dalle opinioni degli altri ma seguono il loro proprio concetto e la loro missione storica. Anche se il loro agire può comportare il calpestare diritti e interessi rispettabili, essi perseguono un fine più alto e necessario per il progresso dello spirito del mondo


Guida alla Comprensione


1) Che ruolo spetta agli individui che si conformano allo spirito del popolo cui appartengono?
Gli individui che si conformano allo spirito del popolo cui appartengono hanno il ruolo di rappresentanti e di sostenitori dello Stato e della collettività. Essi partecipano all'opera collettiva e contribuiscono alla conservazione della vita morale e della struttura sociale. Questi individui svolgono i loro doveri all'interno del ceto cui appartengono, assicurando la continuità e il mantenimento delle istituzioni politiche e sociali esistenti. La loro moralità consiste nell'adempimento dei doveri del proprio ceto, che sono determinati dal ceto stesso e riconosciuti come legittimi e onesti. In questo modo, la loro azione contribuisce a mantenere la totalità dell'eticità all'interno della vita civile, permettendo la sussistenza dello spirito del popolo e dello Stato .

2) Che ruolo spetta agli individui cosmico-storici?
Gli individui cosmico-storici, definiti anche come eroi, svolgono un ruolo fondamentale nel processo storico secondo Hegel. Essi sono coloro che comprendono e agiscono in linea con l'universale superiore, che si manifesta nella grande storia. Questo universale rappresenta una nuova fase di sviluppo dello spirito del mondo. Gli eroi attingono questo universale non solo dalla loro esperienza individuale ma anche dall'intima comprensione del tempo e della necessità. Essi agiscono come veggenti, anticipando e realizzando ciò che è conforme al concetto superiore dello spirito. La loro azione non è dettata dalla felicità personale o dalle benevole intenzioni degli altri ma dall'impulso di realizzare ciò che è giusto e necessario per l'evoluzione dello spirito universale. In breve, il ruolo degli individui cosmico-storici è quello di tradurre in atto il fine universale, anche a costo della propria felicità e persino della loro stessa vita.

3) In che senso gli eroi sono dei veggenti? E quale rapporto si stabilisce tra di essi e gli altri individui?
Gli eroi sono considerati dei veggenti perché riescono a percepire e comprendere l'universale prossimo a sorgere, cioè il concetto superiore dello spirito, e lo traducono in atto attraverso le loro azioni. Essi attingono questa conoscenza dall'intimo, da una fonte che prima non sussisteva, e quindi sembra che traggano questa visione soltanto da sé stessi. Le nuove situazioni mondiali e le gesta che compiono sembrano quindi essere le loro creazioni, il loro interesse e la loro opera.

Il rapporto che si stabilisce tra gli eroi e gli altri individui è quello di guida e seguaci. Gli eroi sono considerati i più accorti nel loro mondo, coloro che meglio sanno cosa fare e che incarnano ciò che va fatto. Per questo motivo, gli altri individui si riuniscono intorno alla loro bandiera e li seguono, perché gli eroi esprimono ciò di cui è giunta l'ora. Gli altri devono loro obbedire perché sentono che le azioni degli eroi sono il meglio che poteva essere detto e fatto. Questo rapporto implica un certo grado di leadership e autorità degli eroi nei confronti degli altri individui.

4) Quale conoscenza del loro vero compito hanno gli eroi?
Gli eroi hanno una profonda conoscenza del loro vero compito, che non traggono solamente da sé stessi ma che attingono dall'intimo, da una fonte che prima non sussisteva. Questo compito è in linea con il concetto superiore dello spirito e con l'universale prossimo a emergere. Essi sono consapevoli della verità del loro mondo e del loro tempo, nonché del concetto che si sta sviluppando. Pertanto, essi non agiscono solo per interesse personale o per la felicità individuale ma per la realizzazione di un fine universale e necessario, che essi hanno compreso e accettato come loro missione.

5) Che differenza esiste tra gli eroi e gli avventurieri?
Secondo il testo, la differenza fondamentale tra gli eroi e gli avventurieri risiede nella natura dei loro fini e nel modo in cui perseguono tali fini. Gli eroi, definiti come "grandi individui cosmico-storici", sono coloro che comprendono e abbracciano un "universale superiore", un concetto più elevato dello spirito, e si impegnano per realizzarlo nella storia. Essi attingono questo universale dalle profondità del loro intimo e lo traducono in azione, agendo in accordo con ciò che considerano giusto e necessario per il progresso dello spirito del mondo. Gli eroi non perseguono la felicità personale o gli interessi individuali ma lavorano per il bene comune, spesso affrontando sacrifici personali e tragici destini.

D'altra parte, gli avventurieri sono descritti come coloro che seguono "programmi che contrastano alle situazioni esistenti" e che agiscono in base a ideali personali o aspirazioni individuali che non necessariamente corrispondono al progresso universale dello spirito. Nonostante possano avere buone ragioni o principi generali, la loro attività non è guidata dall'assoluta potenza dello spirito, ma piuttosto da desideri personali o ambizioni egoistiche. Gli avventurieri possono avere ideali diversi dall'esistente ma ciò non li giustifica come gli eroi, poiché non sono mossi da una comprensione profonda e sincera dell'universale.

In sintesi, mentre gli eroi si impegnano per realizzare fini universali e agiscono in armonia con lo spirito del mondo, gli avventurieri perseguono ideali personali e possono agire in modo più egoistico o limitato, senza necessariamente contribuire al progresso storico e spirituale universale.

6) Quale è il movente che guida gli eroi nella loro azione?
Gli eroi sono mossi dal desiderio di realizzare un fine che va oltre l'ordinario corso degli eventi e delle situazioni esistenti. Non sono guidati dalla ricerca della felicità personale o dal conformarsi alle norme stabilite, piuttosto dalla volontà di compiere ciò che è giusto e necessario per l'avanzamento dello spirito del mondo. La loro azione è guidata dalla consapevolezza di un universale superiore che si manifesta attraverso di loro e che essi sentono come un compito da portare a compimento, anche se ciò può comportare sacrifici personali e lottare contro le convenzioni e le opinioni comuni.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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