Aristotele - Un motore immobile regge il movimento del mondo


Immagine Aristotele
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nella fisica, si propone l'idea di un primo motore immobile per evitare il problema del regresso all'infinito nella catena delle cause efficienti che provocano il movimento degli enti nel mondo del cambiamento. Aristotele, nel suo libro XII della Metafisica, sembra suggerire che questa ipotesi potrebbe anche spiegare il finalismo presente nel mondo fisico e biologico. Tuttavia, rimane poco chiaro come questo primo motore immobile possa influenzare la dinamica interna delle sostanze. Secondo Aristotele, questo primo motore immobile ha caratteristiche che vanno oltre il concetto di causa meccanica: è vivente, pensante, felice e muove perché è amato e anche perché è bello, essendo come dovrebbe essere. Aristotele, con questa visione suggestiva, sembra suggerire che questo essere divino possa fungere da fine per ogni movimento cosmico che sia quello dei cieli o quello dell'uomo che cerca la felicità attraverso la contemplazione.


Lettura


Il caos e la notte non sono esistiti per un tempo infinito, ma son sempre esistite le stesse cose o mediante un ciclo o in qualche altro modo, se l'atto precede la potenza.

Se l'identico permane nel mutamento periodico deve esserci qualcosa di permanente che agisce sempre nello stesso modo. Se ci devono essere la nascita e la morte, ci deve essere qualcos'altro che agisce continuamente, via via in maniera diversa. [...]

Poiché è possibile che le cose stiano così, e poiché, se non stanno così, tutto deriverà dalla notte e dal tutto insieme e dal non-essere, queste difficoltà sarebbero risolte. Cioè c'è qualcosa che si muove continuamente di movimento incessabile, e questo è il movimento circolare, come è chiaro non solo in base al ragionamento, ma anche di fatto. Perciò dovrebbe essere eterno il primo cielo.

C'è però anche qualcosa che muove. Poiché ciò che è mosso e muove contemporaneamente sta nel mezzo, c'è qualcosa che senza essere mosso muove, che è eterno, sostanza e attività.

A questo modo muove ciò che è oggetto di appetizione e di intellezione, cioè muove senza essere mosso. Gli oggetti primi dell'appetizione e dell'intelligenza sono identici. Infatti è oggetto di desiderio ciò che appare bello, oggetto primo della volontà ciò che è bello; noi aspiriamo a una cosa perché ci appare in un certo modo più che non ci appaia in un certo modo perché vi aspiriamo, dal momento che il principio dell'appetizione è il pensiero. L'intelletto è mosso da ciò che è pensato, una delle serie degli opposti è intelligibile di per sé, il primo termine di questa serie è la sostanza, e tra le sostanze la prima è quella semplice e in atto (l'uno e il semplice non sono la stessa cosa, perché l'uno indica una misura, mentre il semplice indica la condizione in cui la cosa stessa si trova).

Ciò che è bello e ciò che si sceglie di per sé sono nella medesima serie; e il primo termine di una serie è sempre il migliore o qualcosa di analogo ad esso. Che lo scopo appartenga alle cose immobili, risulta chiaramente da questa distinzione: lo scopo è per qualcuno ed è ciò che qualcuno ha in vista; di questi due termini uno è immobile e l'altro no. Esso muove come ciò che è amato, mentre le altre cose muovono essendo in moto esse stesse.

Il movimento locale è il primo dei mutamenti, e il primo dei movimenti locali è quello circolare: di questo movimento quel motore è la causa. Il motore esiste dunque di necessità, e, in quanto esiste necessariamente, è bello e, in questo senso, è principio. Infatti il necessario si dice in questi sensi: per forza, nel senso che è contrario all'impulso naturale, ciò senza di cui una cosa non può essere bene, ciò che non può essere diversamente da come è, ma è in senso assoluto. Da un principio di questo genere dunque dipende l'universo e la natura.

È un modo d'essere quale il migliore che a noi è dato di godere per brevi momenti, e gli appartiene sempre (il che sarebbe impossibile per noi), poiché la sua attività è anche piacere; e del resto per la stessa ragione sono piaceri fortissimi la veglia, la sensazione, il pensiero, mentre le speranze e i ricordi sono piaceri per via di queste attività.

Il pensiero di per sé è pensiero di ciò che di per sé è meglio, e il pensiero nel senso più pieno è pensiero di ciò che è meglio nel senso più pieno. L'intelletto pensa se stesso perché partecipa di ciò che è pensato, e infatti diventa pensato toccando e pensando ciò che è pensato, sicché sono la medesima cosa l'intelletto e ciò che è pensato.

Infatti ciò che può accogliere ciò che è pensato e la sostanza è intelletto, ma è in atto quando li possiede, sicché ciò che sembra possedere di divino l'intelletto è più questo possederli in atto che quella capacità di possederli, e la contemplazione è la cosa più piacevole e migliore. La divinità è una cosa meravigliosa se è sempre in questo stato di benessere, nel quale noi ci troviamo talvolta, e, se il suo stato è ancora migliore, è ancora più meravigliosa. Ma essa è in questo stato migliore. E la divinità ha anche vita, perché l'atto dell'intelletto è vita, e la divinità è l'atto dell'intelletto. L'attività che di per sé appartiene a quel principio è la vita migliore e eterna. Diciamo che la divinità è essere vivente eterno e ottimo, sicché alla divinità appartengono vita e tempo continuo e infinito: questo è la divinità.


Guida alla lettura


1) Come si passa dall'ipotesi che il mondo venga dalla notte alla tesi dell'eternità della causa?
Il passaggio dall'ipotesi che il mondo venga dalla notte alla tesi dell'eternità della causa avviene attraverso un ragionamento che Aristotele sviluppa nel testo che hai fornito. Ecco un riassunto del processo:

Analisi del Cambiamento: Aristotele osserva che il cambiamento e il movimento sono evidenti nella natura. Questo movimento può essere di varie forme, inclusi i cicli di nascita e morte.
Identificazione della Permanenza: Tuttavia, nota anche che nell'incessante ciclo di cambiamento, c'è un elemento di permanenza. Ci deve essere qualcosa di costante che agisce in modo coerente attraverso i cicli di cambiamento.
Ruolo del Movimento Circolare: Aristotele sostiene che il movimento circolare, come quello dei corpi celesti, è un esempio di un movimento eterno e continuo. Questo movimento è identificato come l'indicazione di un principio eterno che agisce senza essere mosso da altri.
Identificazione della Causa: Aristotele conclude che ci deve essere una causa prima e eterna che sia immobile ma che muove altre cose. Questa causa prima, secondo Aristotele, è il primo motore immobile, un essere divino che muove l'universo come oggetto del suo amore e desiderio.

Quindi, il passaggio dall'ipotesi che il mondo venga dalla notte alla tesi dell'eternità della causa avviene attraverso un'analisi della natura del cambiamento, della permanenza e del movimento, che porta Aristotele a concludere che c'è una causa eterna e immobile che agisce come principio dell'universo.

2) Che cosa significa che l'atto precede il movimento?
Quando si dice che "l'atto precede il movimento", si fa riferimento al concetto aristotelico secondo cui l'attualità (atto) è prioritaria rispetto alla potenzialità (movimento). In altre parole, prima che qualcosa possa essere in movimento o cambiare, deve già essere potenzialmente capace di tale movimento o cambiamento. Ad esempio, prima che un seme possa crescere e diventare una pianta, deve avere la potenzialità intrinseca di svilupparsi in tal modo. L'atto rappresenta lo stato attuale di realizzazione di una cosa, mentre il movimento è il passaggio da uno stato potenziale a uno stato attuale. Questo concetto è centrale nella comprensione aristotelica del cambiamento e del divenire.

3) In che modo il motore immobile muove il mondo?
Secondo Aristotele, il motore immobile muove il mondo in quanto è amato e anche bello, agendo come principio finale per ogni movimento cosmico. Questo significa che il motore immobile, essendo eterno e sostanza attiva, attrae tutto verso di sé in virtù della sua perfezione e completezza. In altre parole, il movimento nel mondo è guidato dalla tendenza degli enti verso il loro scopo finale, che è rappresentato dal motore immobile. Questa concezione implica che il movimento nell'universo è un movimento orientato verso il raggiungimento di un fine, piuttosto che un semplice movimento casuale o meccanico.

4) Raccogli le caratteristiche che Aristotele attribuisce al divino e spiega che cosa significano.
Secondo Aristotele, il divino, o primo motore immobile, ha le seguenti caratteristiche:

Vivo: Il divino possiede vita in sé. Questo significa che è un essere vivente, in contrapposizione a qualcosa di inanimato o inerte.
Pensante: Il divino ha la capacità di pensare. Questo implica che è dotato di intelletto e conoscenza, ed è in grado di riflettere su sé stesso e sul mondo.
Felice: Il divino è descritto come felice. Questo non si riferisce semplicemente a una sensazione di piacere momentaneo, ma piuttosto a uno stato di realizzazione e perfezione, derivante dalla sua completa autorealizzazione e dalla sua posizione superiore nell'ordine cosmico.
Muove in quanto è amato e bello: Il divino agisce come principio di movimento nel mondo, non in modo meccanico, ma attraverso il desiderio e l'attrazione. È mosso dal suo amore per sé stesso e per ciò che è bello, e in quanto tale, muove tutte le cose verso il loro scopo finale.

Queste caratteristiche indicano che il divino, per Aristotele, non è solo una causa meccanica del movimento nel cosmo ma anche una presenza viva, pensante e finalistica, che guida e ispira l'universo verso la sua realizzazione più completa.

5) In che modo la divinità rappresenta per noi il fine?
Secondo Aristotele, la divinità rappresenta il fine per noi in quanto è il principio che muove tutte le cose verso il loro scopo. Essa agisce come un modello di perfezione e bellezza, attrattivo per tutto ciò che esiste nel mondo. La divinità, essendo eterna, vivente e ottima, rappresenta l'ideale al quale aspiriamo e che ci ispira nel perseguire la felicità e la perfezione. In altre parole, la divinità è la causa finale che orienta il nostro desiderio di raggiungere la felicità e la realizzazione.


Guida alla Comprensione


1) Quale giustificazione viene fornita dell'eternità del mondo con l'argomento della notte?
Nell'argomentazione riguardante l'eternità del mondo, l'argomento della notte è utilizzato per contrastare l'idea di un tempo infinito. Si sostiene che il caos e la notte non hanno sempre esistito per un tempo infinito ma ci sono sempre state le stesse cose, o attraverso un ciclo o in qualche altro modo, poiché l'atto precede la potenza. Questo implica che se c'è un mutamento periodico, deve esserci qualcosa di permanente che agisce sempre nello stesso modo. Si suggerisce quindi che c'è un movimento circolare eterno che è il primo cielo che agisce continuamente in modo incessabile, muovendo senza essere mosso. Questo movimento circolare eterno è visto come una giustificazione dell'eternità del mondo, in quanto è un principio eterno e sostanziale che agisce nella realtà.

2) Da che cosa deriva la necessità che il motore immobile sia inteso come fine e come amato?
La necessità che il motore immobile sia considerato come fine e amato deriva dalla visione aristotelica del mondo come ordinato e teleologicamente orientato. Secondo Aristotele, ogni ente ha una causa finale verso cui tendere e un principio motore che lo muove verso quella causa finale. Il motore immobile rappresenta l'origine di questo movimento ma non è spinto da nessun'altra causa, essendo esso stesso la causa finale. Questo implica che il motore immobile sia intrinsecamente desiderabile e amato, poiché è il termine verso cui tendono tutti gli altri enti. In altre parole, la sua natura di causa finale e il fatto che sia l'origine del movimento implicano che sia percepito come fine e amato.

3) Perché Aristotele attribuisce anche bellezza al motore immobile come principio?
Aristotele attribuisce la bellezza al motore immobile come principio perché considera la bellezza come un attributo dell'essere perfetto e completo. Per Aristotele, il motore immobile rappresenta l'essenza ultima e perfetta dell'universo, e poiché è l'essenza stessa della perfezione, è anche bello. Inoltre, Aristotele associa la bellezza al fine ultimo e poiché il motore immobile è il fine ultimo di tutto il movimento e del cambiamento nell'universo, è anche considerato bello. In breve, Aristotele vede la bellezza come parte integrante della natura dell'essere perfetto, e il motore immobile, come principio di perfezione e fine ultimo, incorpora questa bellezza.

4) Perché il pensiero in atto della divinità rappresenta per noi il fine più alto?
Il pensiero in atto della divinità rappresenta per noi il fine più alto perché è il pensiero di ciò che è migliore nel senso più completo. Secondo Aristotele, l'intelletto pensa se stesso perché partecipa di ciò che è pensato. In altre parole, l'intelletto si identifica con l'oggetto del suo pensiero, che è la realtà più elevata e perfetta, la divinità stessa.

Inoltre, Aristotele sostiene che la contemplazione è la cosa più piacevole e migliore. La divinità, essendo sempre in uno stato di benessere supremo, rappresenta l'essenza di questa contemplazione eterna. Essa, quindi, possiede la vita migliore, eterna e il suo stato di benessere supera ogni altro stato possibile, rendendola il fine più alto e desiderabile per noi esseri umani.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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