Agostino di Ippona - La natura e la storia dell'uomo tra due amori


Immagine Agostino di Ippona
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel proseguimento delle riflessioni avviate nelle Confessioni, Agostino si addentra nella comprensione della natura umana e del suo destino, utilizzando come punto di partenza il racconto biblico di Adamo, il progenitore dell'umanità. Attraverso il metodo di interpretare la rivelazione divina su Adamo, Agostino cerca di illuminare gli aspetti oscuri della condizione umana. Particolare attenzione è dedicata alla caduta di Adamo dal paradiso terrestre, evento che ha gettato luce sulla natura umana e sul perché dell'atto di disobbedienza nei confronti di Dio. Agostino individua due amori fondamentali nel cuore umano - l'amore di sé e l'amore di Dio - che si contrappongono e spiegano la tensione interiore che l'uomo sperimenta. Questa analisi rivela una profonda lacerazione nella coscienza umana, la quale emerge chiaramente nella storia di Adamo e riflette la complessità della condizione umana.


Lettura


XIII, 14. Dio ha creato onesto l'uomo perché è principio dell'essere e non della depravazione. L'uomo volontariamente pervertito e giustamente condannato ha generato individui pervertiti e condannati. Tutti fummo in quell'uno quando tutti fummo quell'uno che cadde nel peccato tramite la donna che da lui era stata prelevata prima del peccato. Non ancora per noi singolarmente era stata data all'esistenza e distribuita la forma in cui ognuno doveva vivere, ma vi era già la natura seminale da cui dovevamo provenire. Poiché essa era viziata per il peccato, irretita nel laccio della morte e giustamente condannata, l'uomo non poteva provenire dall'uomo in condizione diversa. Dal cattivo uso del libero arbitrio ebbe inizio la trasmissione di questa condanna. Essa, poiché è depravata l'origine, come una radice marcita, conduce il genere umano in un contesto d'infelicità alla rovina della seconda morte che non ha fine, fatta eccezione soltanto per quelli che sono stati liberati dalla grazia di Dio.

XIV, 13.1 Cominciarono ad esser cattivi in segreto per incorrere in un'aperta disobbedienza. Non sarebbero giunti all'azione cattiva se non precorreva la volontà cattiva. E inizio della volontà cattiva fu senz'altro la superbia. Inizio di ogni peccato appunto è la superbia. E la superbia è il desiderio di una superiorità a rovescio. Si ha infatti la superiorità a rovescio quando, abbandonata l'autorità cui si deve aderire, si diviene e si è in qualche modo autorità a se stessi.

Avviene quando disordinatamente si diviene fine a se stessi. E si è fine a se stessi quando ci si distacca dal bene immutabile, che deve esser fine più che ciascuno a se stesso. Questa defezione è volontaria. Se la volontà rimanesse stabile nell'amore al superiore bene immutabile, dal quale era illuminata per vedere e infiammata per amare, non se ne distaccherebbe per divenire fine a se stessa e in tal modo accecarsi e gelarsi. [...]

Dunque l'azione malvagia, cioè la trasgressione nel mangiare un cibo vietato, è stata compiuta da individui che già erano malvagi. Quel frutto poteva maturare soltanto da un albero cattivo. Contro natura è avvenuto che l'albero fosse cattivo, perché poteva avvenire soltanto per depravazione della volontà, depravazione che è contro la natura. Ma soltanto una natura creata dal nulla poteva viziarsi. Quindi la natura ha l'essere per il fatto che è stata prodotta da Dio, ma defeziona dal suo essere per il fatto che è stata prodotta dal nulla. Ma l'uomo non defezionò al punto da divenire un nulla ma in modo che ripiegato su se stesso fosse meno perfetto di quando era unito all'Essere sommo. Essere in se stesso dopo avere abbandonato Dio, cioè essere fine a se stessi, non è certamente essere un nulla ma accostarsi al nulla [...].

XIV, 28. Due amori dunque diedero origine a due città, alla terrena l'amor di sé fino all'indifferenza per Iddio, alla celeste l'amore a Dio fino all'indifferenza per sé. Inoltre quella si gloria in sé, questa nel Signore. Quella infatti esige la gloria dagli uomini, per questa la più grande gloria è Dio testimone della coscienza. Quella leva in alto la testa nella sua gloria, questa dice a Dio: Tu sei la mia gloria anche perché levi in alto la mia testa. In quella domina la passione del dominio nei suoi capi e nei popoli che assoggetta, in questa si scambiano servizi nella carità i capi col deliberare e i sudditi con l'obbedire. Quella ama la propria forza nei propri eroi, questa dice al Suo Dio: Ti amerò, Signore, mia forza. Quindi nella città terrena i suoi filosofi, che vivevano secondo l'uomo, hanno dato rilievo al bene o del corpo o dell'anima o di tutti e due. [...] Nella città celeste invece l'unica filosofia dell'uomo è la religione con cui Dio si adora convenientemente, perché essa attende il premio nella società degli eletti, non solo uomini ma anche angeli, affinché Dio sia tutto in tutti.


Guida alla lettura


1) Da che cosa deriva la perversione dell'uomo?
Secondo Agostino, la perversione dell'uomo deriva dal libero arbitrio mal utilizzato. L'uomo, volontariamente pervertito e giustamente condannato, ha generato individui pervertiti e condannati. La perversione ha avuto inizio con la trasgressione volontaria, che ha portato alla condanna e alla generazione di una condizione depravata che porta l'umanità verso l'infelicità e la rovina.

2) Può esserne considerato responsabile Dio?
Secondo Agostino di Ippona, Dio non può essere considerato responsabile per l'azione malvagia dell'uomo. Egli sostiene che l'uomo agisce in base alla propria volontà, e la trasgressione nel mangiare il frutto proibito è compiuta da individui che già erano malvagi. Agostino spiega che l'essere umano, pur avendo ricevuto l'essere da Dio, ha volontariamente scelto di allontanarsi da Lui diventando fine a se stesso. Questo distacco è volontario e non può essere attribuito a Dio, ma è il risultato della volontà umana. Pertanto, secondo Agostino, Dio non è responsabile dell'azione malvagia compiuta dall'uomo.

3) Qual è l'origine della volontà cattiva?
Secondo Agostino, l'origine della volontà cattiva è la superbia. Egli sostiene che la superbia è il punto di partenza della volontà cattiva e che ogni peccato ha la sua radice in questo atteggiamento di orgoglio e desiderio di superiorità.

4) Che cosa significa essere fine a se stessi?
Essere "fine a se stessi" significa essere orientati esclusivamente verso se stessi, verso i propri desideri, bisogni e interessi, senza tener conto degli altri o di valori superiori. Quando una persona diviene fine a se stessa, si distacca dal bene immutabile e diventa egoista, concentrata solo sul proprio benessere e soddisfazione personale. In altre parole, si tratta di un atteggiamento centrato sull'egoismo e sull'autoreferenzialità, che porta ad un distacco dal bene supremo e alla cecità spirituale.

5) Distingui i due amori secondo il loro oggetto.
Secondo Agostino, i due amori si distinguono in base al loro oggetto:

L'amore di sé: Questo amore è centrato sull'egoismo e sull'interesse personale. Si manifesta quando l'individuo pone se stesso al centro delle proprie attenzioni e desideri, cercando soddisfazione e realizzazione personale senza considerare gli altri o Dio.
L'amore di Dio: Questo amore è rivolto verso Dio come il bene supremo e perfetto. È un amore che supera l'egoismo e l'interesse personale, conducendo l'individuo verso una relazione di adorazione, riverenza e obbedienza nei confronti di Dio. Questo amore porta alla ricerca della volontà divina e alla dedizione al servizio degli altri, secondo i principi della fede religiosa.

6) Elenca le caratteristiche distinte che Agostino attribuisce alle due città, in base al tipo di amore che coltivano.
Agostino attribuisce le seguenti caratteristiche distinte alle due città basate sul tipo di amore che coltivano:

Città terrena:

Amore di sé fino all'indifferenza per Dio.
Si gloria in sé stessa.
Esige la gloria dagli uomini.
Domina la passione del dominio.
Ama la propria forza nei propri eroi.
I filosofi della città terrena danno rilievo al bene del corpo, dell'anima o di entrambi.

Città celeste:

Amore a Dio fino all'indifferenza per sé.
Si gloria nel Signore.
La più grande gloria è Dio testimone della coscienza.
Si scambiano servizi nella carità.
Dice a Dio: "Tu sei la mia gloria".
L'unica filosofia dell'uomo è la religione con cui Dio è adorato convenientemente.


Guida alla Comprensione


1) Trai le conclusioni sulla natura umana, attribuendole le caratteristiche che le competono in base all'analisi agostiniana della volontà cattiva e del suo essere natura creata.
Secondo l'analisi agostiniana, la natura umana è caratterizzata da una dicotomia innata tra due tipi di amore: l'amore di sé e l'amore di Dio. Questi due amori sono alla base della formazione di due città, la terrena e la celeste che rappresentano due modi di concepire e vivere la vita umana.

Amore di sé e disobbedienza: Agostino spiega che la volontà cattiva ha origine nella superbia, intesa come desiderio di una superiorità distorta, di essere fine a se stessi. Questo atteggiamento porta all'atto di disobbedienza e allontanamento da Dio, come nel caso di Adamo ed Eva che disobbedirono mangiando il frutto proibito.
Natura creata e defezione: Agostino sostiene che l'uomo è stato creato da Dio con un principio di bontà ma ha la capacità di deviare da questa bontà, diventando fine a se stesso. Questa defezione è volontaria e porta alla separazione da Dio, non rendendo l'uomo un nulla ma facendolo avvicinare al nulla, essendo meno perfetto quando è separato dall'Essere sommo.
Due città e due amori: La natura umana si esprime attraverso la scelta tra due tipi di amore: l'amore di sé, che porta all'indifferenza verso Dio e alla ricerca di gloria personale nella città terrena e l'amore di Dio che porta alla ricerca della gloria divina nella città celeste. Queste due città rappresentano due modi opposti di vivere la vita umana, con conseguenze diverse sia nel presente che nell'aldilà.

In sintesi, secondo Agostino, la natura umana è caratterizzata dalla tensione tra l'amore di sé e l'amore di Dio, dalla capacità di deviare dalla bontà originaria per diventare fine a se stessa, e dalla scelta tra due modi di vivere rappresentati dalle due città, terrena e celeste.

2) Rifletti sulle implicazioni della preferenza accordata a se stessi nella scelta tra i due tipi di amore: in che senso in essa si manifesta, secondo Agostino, una defezione da Dio? Quali implicazioni ha nell'interpretazione della propria vita (indipendentemente da Dio) la scelta di amare soprattutto se stessi?
Secondo Agostino, la preferenza accordata a se stessi nell'amore indica una defezione da Dio poiché porta l'individuo a distaccarsi dal bene immutabile, che dovrebbe essere l'obiettivo principale dell'amore. Questo distacco rappresenta una deviazione dalla volontà stabile di amare il superiore bene immutabile, portando la volontà ad essere focalizzata principalmente su se stessa anziché su Dio.

Le implicazioni di questa scelta nella propria vita, indipendentemente da Dio, sono significative. A livello individuale, essa può condurre a un atteggiamento egoistico e autoreferenziale, dove il proprio interesse e benessere personale vengono posti al di sopra di tutto. Questo può influenzare le relazioni con gli altri e l'interazione con il mondo circostante, spingendo l'individuo a perseguire il proprio vantaggio a discapito degli altri. Inoltre, può portare a una ricerca costante di soddisfazione e gratificazione personale, senza tener conto delle conseguenze per gli altri o per la società nel suo complesso. In definitiva, la scelta di amare soprattutto se stessi può portare a una vita centrata sull'egoismo e priva di un senso più profondo di scopo e significato.

3) Raccogli le indicazioni di Agostino sulle due città e svolgi le tue riflessioni, considerandole due modi alternativi di vivere nella società e nella storia. Aggiungi infine, se vuoi, il tuo parere.
Le indicazioni di Agostino sulle due città, come riportate nell'estratto, sono chiare e suggestive. Egli presenta due modi alternativi di vivere nella società e nella storia: la "città terrena" e la "città celeste".

La "città terrena" è guidata dall'amore di sé fino all'indifferenza per Dio. I suoi abitanti cercano la gloria personale, il dominio sugli altri e l'adempimento dei desideri terreni. Qui prevalgono l'egoismo, la superbia e la ricerca del potere. Gli individui all'interno di questa città sono mossi dalla volontà di autorealizzazione e dalla ricerca del proprio interesse, senza considerare necessariamente gli altri o gli aspetti spirituali della vita.

D'altra parte, la "città celeste" è caratterizzata dall'amore per Dio fino all'indifferenza per sé stessi. Qui gli abitanti pongono Dio al centro delle loro vite e cercano di vivere secondo i suoi comandamenti e la sua volontà. La gloria è attribuita a Dio, e non agli individui stessi, e l'obbedienza a Dio è considerata la massima virtù. Nella città celeste, la carità, l'umiltà e la ricerca del bene comune prevalgono sui desideri egoistici e sulla ricerca del potere.

Riflettendo su queste due città, possiamo vedere come Agostino offre una visione dualistica della società e della storia, evidenziando il conflitto tra le forze terrene e celesti che agiscono nell'umanità. Egli suggerisce che la vera felicità e la vera realizzazione possono essere trovate solo nell'amore e nell'obbedienza a Dio, mentre il perseguimento egoistico del proprio interesse porta solo alla miseria e alla rovina.

Personalmente, ritengo che le riflessioni di Agostino siano ancora rilevanti oggi. Viviamo in un mondo dove spesso vediamo il prevalere dell'egoismo, della competizione e del desiderio di potere. Tuttavia, credo che la ricerca del bene comune, della solidarietà e della spiritualità possa portare ad una società più equa, armoniosa e soddisfacente per tutti. La dualità tra la città terrena e celeste può essere vista come una guida per orientare le nostre scelte e le nostre azioni verso un mondo migliore.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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