Agostino di Ippona - L'io perduto nella complessità della memoria


Immagine Agostino di Ippona
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Le Confessioni di Agostino sono un capolavoro di originalità letteraria, sfidando le convenzioni dei generi esistenti. Non si tratta semplicemente di un'autobiografia, né di un racconto tradizionale, né tanto meno di una meditazione filosofica. Piuttosto, esse rappresentano un'analisi profonda della psiche umana e una ricerca costante della verità. In questo viaggio verso la scoperta di Dio attraverso le profondità dell'anima, l'analisi della memoria gioca un ruolo cruciale. È attraverso il ricordo che l'io cerca di definire la propria identità, navigando tra ciò che si sa e ciò che si sente, ciò che si ricorda e ciò che si dimentica, i dubbi e le tracce inconsapevoli dei pensieri irrisolti. Questo labirinto interiore mette in discussione ogni certezza e rende il percorso verso la conoscenza di sé stesso e di Dio una sfida avvincente. Ecco alcuni estratti che catturano l'essenza di questo viaggio interiore.


Lettura


Cap. 13, 20. Tutte queste nozioni conservo per mezzo della memoria; e conservo per mezzo della memoria anche il modo come le ho apprese. Così molti, falsissimi argomenti opposti a queste verità e da me uditi, li conservo per mezzo della memoria. Sono ben falsi, ma non è falso il fatto che li ricordo. Ricordo persino la distinzione che stabilii tra quelle verità e queste falsità ad esse opposte; e in modo diverso ora mi vedo stabilire questa distinzione dall'altro, con cui ricordo di averla stabilita sovente, ogni volta che vi pensavo. Dunque ricordo di aver capito assai sovente queste cose, e ciò che ora distinguo e capisco ripongo nella memoria per ricordarmi poi di aver ora capito. Dunque ricordo anche di aver ricordato, come poi, se mi sovverrò di aver potuto ricordare adesso, me ne sovverrò certamente con la facoltà della memoria.

Cap. 14, 21. Anche i sentimenti del mio spirito contiene la stessa memoria, non nella forma in cui li possiede lo spirito all'atto di provarli, ma molto diversa, adeguata alla facoltà della memoria. Ricordo di essere stato lieto, senza essere lieto; rievoco le mie passate tristezze, senza essere triste; ma sovvengo senza provare paura di aver provato talvolta paura, e sono memore di antichi desideri senza avere desideri. Talvolta ricordo all'opposto con letizia la mia passata tristezza, e con tristezza la letizia. [...]

Cap. 16, 24. Ma allora, quando nomino l'oblio, riconoscendo contemporaneamente ciò che nomino, lo riconoscerei, se non lo ricordassi? Non parlo del semplice suono di questa parola, ma della cosa che indica, dimenticata la quale, non varrei certamente a riconoscere cosa vale quel suono. Dunque, quando ricordo la memoria, proprio la memoria è in sé presente a se stessa; allorché invece ricordo l'oblio, sono presenti e la memoria e l'oblio: la memoria, con cui ricordo; l'oblio, che ricordo. Ma cos'è l'oblio, se non privazione di memoria? Come dunque può essere presente, affinché lo ricordi, se la sua presenza mi rende impossibile ricordare? Eppure, se è vero che conserviamo nella memoria quanto ricordiamo e che, privi del ricordo dell'oblio, non potremmo assolutamente riconoscere la cosa udendo pronunciare il nome, la memoria conserva l'oblio. Così abbiamo presente, per non dimenticare, ciò che con la sua presenza ci fa dimenticare. [...]

Cap. 16, 25. Io, Signore, certamente mi arrovello su questo fatto ossia mi arrovello su me stesso. Sono diventato per me un terreno aspro, che mi fa sudare abbondantemente. Non stiamo scrutando le regioni celesti, né misurando le distanze degli astri o cercando la ragione dell'equilibrio terrestre. Chi ricorda sono io, io lo spirito. Non è così strano che sia lungi da me tutto ciò che non sono io; ma c'è nulla più vicino a me di me stesso? Ed ecco che invece non posso comprendere la natura della mia memoria, mentre senza di quella non potrei nominare neppure me stesso. [...]

Cap. 17, 26. La facoltà della memoria è grandiosa. Ispira quasi un senso di terrore, Dio mio, la sua infinita e profonda complessità. E ciò è lo spirito, e ciò sono io stesso. Cosa sono dunque, Dio mio? Qual è la mia natura? Una vita varia, multiforme, di un'immensità poderosa. Ecco, nei campi e negli antri, nelle caverne incalcolabili della memoria, incalcolabilmente popolate da specie incalcolabili di cose, talune presenti per immagini, come è il caso di tutti i corpi, talune proprio in sé, come è il caso delle scienze, talune attraverso indefinibili nozioni e notazioni, come è il caso delle passioni dello spirito, che la memoria conserva anche quando lo spirito più non li prova, sebbene essere nella memoria sia essere nello spirito; per tutti questi luoghi io trascorro, ora a volo qua e là, ora penetrandovi anche quanto più posso, senza trovare limiti da nessuna parte, tanto grande è la facoltà della memoria, e tanto grande la facoltà di vivere in un uomo, che pure vive per morire.

Che devo fare dunque, o tu, vera vita mia, Dio mio? Supererò anche questa mia facoltà, cui si dà il nome di memoria, la supererò, per protendermi verso di te, dolce lume. Che mi dici? Ecco, io, elevandomi per mezzo del mio spirito sino a te fisso sopra di me, supererò anche questa mia facoltà, cui si dà il nome di memoria, nell'anelito di coglierti da dove si può coglierti, e di aderire a te da dove si può aderire a te. Hanno infatti la memoria anche le bestie e gli uccelli, altrimenti non ritroverebbero i loro covi e i loro nidi e le molte altre cose ad essi abituali, poiché senza memoria non potrebbero neppure acquistare un'abitudine. Supererò, dunque, anche la memoria per cogliere Colui, che mi distinse dai quadrupedi e mi fece più sapiente dei volatili del cielo. Supererò anche la memoria, ma per trovarti dove, o vero bene, o sicura dolcezza, per trovarti dove? Trovarti fuori della mia memoria, significa averti scordato. Ma neppure potrei trovarti, se non avessi ricordo di te.


Guida alla lettura


1) Che cosa trattiene la memoria riguardo al vero e al falso?
La memoria trattiene sia ciò che è vero sia ciò che è falso. Nell'estratto si evidenzia che Agostino ricorda non solo le verità, ma anche le falsità. Anche se ciò che ricorda potrebbe essere falso, il fatto stesso di ricordarlo non è falso. Quindi, la memoria conserva sia le esperienze vere sia quelle false, così come i ricordi delle distinzioni tra verità e falsità che Agostino ha stabilito in passato.

2) In che modo conserva i sentimenti provati nel passato?
Il testo illustra come la memoria conservi i sentimenti provati nel passato in un modo particolare. Agostino spiega che la memoria non conserva i sentimenti nella stessa forma in cui sono stati provati nel momento dell'esperienza ma li conserva in una forma diversa, adatta alla sua funzione di ricordare. Ad esempio, egli ricorda di essere stato lieto senza essere lieto al momento del ricordo, rievocando le passate tristezze senza essere triste e così via. In altre parole, la memoria non riproduce gli stati emotivi esattamente come sono stati provati, ma piuttosto conserva tracce di quegli stati emotivi che possono essere richiamate quando si ricordano tali esperienze.

3) In che senso si ricorda l'oblio?
Il concetto che Agostino esplora qui è piuttosto complesso. Egli riflette sul paradosso di ricordare l'oblio. In sostanza, Agostino sottolinea che, quando ricordiamo l'oblio, non solo ricordiamo il concetto o il termine "oblio" stesso ma anche il fatto che ci sia qualcosa che abbiamo dimenticato. La memoria, infatti, non solo conserva ciò che abbiamo vissuto o appreso, ma anche ciò che abbiamo dimenticato.

Questo concetto può sembrare contraddittorio ma riflette l'idea che la memoria non opera in modo semplicistico, piuttosto in maniera complessa, includendo anche il ricordo degli stati di oblio. In altre parole, la presenza stessa dell'oblio nella memoria testimonia la sua esistenza e influenza il nostro modo di comprendere e ricordare le esperienze.

4) Che rapporto c'è tra memoria e io?
Il rapporto tra memoria e io è profondo e complesso, come illustrato nel testo di Agostino di Ippona. La memoria è una componente essenziale dell'identità individuale e della coscienza. Nel testo si evidenziano diversi aspetti di questo legame:

Conservazione dell'identità: La memoria permette di conservare le esperienze passate, le conoscenze acquisite e i sentimenti provati. Questi elementi contribuiscono alla formazione dell'identità personale e influenzano il modo in cui ci percepiamo.
Riflessione sulla memoria stessa: Agostino riflette sulla natura della memoria e sulla sua capacità di ricordare non solo gli eventi passati, ma anche l'oblio stesso. Questa riflessione mette in luce l'autoconsapevolezza e l'introspezione che caratterizzano il rapporto tra memoria e io.
Complessità dell'io: L'autore sottolinea la complessità dell'io umano che si manifesta anche nella facoltà della memoria. La memoria non è solo una capacità di archiviare informazioni ma è anche una dimensione intricata e profonda dell'essere umano, in cui si mescolano esperienze, emozioni, desideri e conoscenze.

In sintesi, il rapporto tra memoria e io è intimamente legato alla formazione dell'identità personale, all'autoconsapevolezza e alla comprensione della propria natura. La memoria non è solo un meccanismo di conservazione del passato ma anche uno strumento attraverso il quale l'io si definisce e si comprende.

5) Spiega la metafora della memoria come insieme di luoghi. Chi è l'esploratore?
La metafora della memoria come insieme di luoghi si riferisce alla concezione della memoria come un vasto territorio attraversato da un'esplorazione mentale. In questo contesto, l'esploratore è l'individuo stesso, in questo caso Agostino che si immerge nella propria memoria per cercare di comprendere la propria natura e cercare la verità. Agostino descrive se stesso come un esploratore che viaggia attraverso i vari luoghi della memoria, esplorando i suoi ricordi, le sue esperienze passate e le emozioni che li accompagnano. È un modo per rappresentare il processo di introspezione e autoindagine attraverso cui Agostino cerca di raggiungere una comprensione più profonda di sé stesso e del suo rapporto con Dio.

6) Dove pensa Agostino di trovare traccia di Dio?
Agostino trova traccia di Dio nell'inquietudine della coscienza, durante il suo percorso di introspezione psicologica e ricerca di verità. In particolare, individua Dio nella dimensione della memoria, dove l'io cerca la propria identità attraverso la riflessione su ciò che si sa, si sente, si trattiene e si dimentica. Questo processo di esplorazione interiore porta Agostino a scoprire Dio all'interno di sé stesso, proprio nel labirinto delle memorie e delle esperienze umane.


Guida alla Comprensione


1) Ricostruisci l'immagine della memoria di Agostino, nel suo doppio aspetto di serbatoio di ricordi e di teatro di operazioni. Perché la posizione dell'io risulta sempre problematica?
Agostino presenta la memoria come un concetto complesso e multifacetico. Da un lato, la memoria funge da serbatoio di ricordi, conservando eventi, concetti e sensazioni vissute nel corso della vita. Agostino osserva che la memoria non solo trattiene gli eventi passati, ma conserva anche il modo in cui questi eventi sono stati appresi e interpretati. Questo aspetto della memoria come serbatoio di ricordi è evidenziato quando Agostino riflette sul fatto di conservare anche gli argomenti falsi uditi nel passato, nonostante siano stati riconosciuti come tali.

D'altro canto, Agostino descrive anche la memoria come un teatro di operazioni, dove avvengono processi complessi che influenzano l'io e la sua percezione del mondo. All'interno di questo teatro, la memoria non è solo un deposito passivo di ricordi ma anche il luogo in cui l'io si confronta con concetti come l'oblio, i sentimenti e le percezioni del passato. Agostino riflette sulla natura dell'oblio e sulla sua relazione con la memoria, sottolineando come la memoria conservi anche ciò che tende a far dimenticare.

La posizione dell'io risulta sempre problematica in questo contesto perché la memoria, pur essendo una parte integrante dell'io, è soggetta a complessità e ambiguità. Agostino si interroga sulla natura stessa della memoria e su come essa influenzi la percezione dell'io. Questo porta a una riflessione profonda sull'identità e sull'autocoscienza, poiché l'io si trova immerso in un intricato labirinto di ricordi, sentimenti e percezioni, in cui le certezze di sé possono facilmente smarrirsi.

2) Poni l'attenzione sullo strano rapporto tra oblio e memoria. In che senso ricordare di aver dimenticato ci avverte che non sappiamo tutto di noi stessi?
Il rapporto tra oblio e memoria evidenziato nell'estratto è affascinante e riflette profondamente sulla natura complessa della coscienza umana. Quando riflettiamo sul fatto di ricordare di aver dimenticato, ci rendiamo conto dell'inesauribile profondità della nostra memoria e della nostra stessa identità.

In primo luogo, il ricordo dell'oblio ci suggerisce che la nostra memoria non è una semplice banca dati statica ma piuttosto un processo dinamico e complesso. Il fatto che possiamo ricordare di aver dimenticato qualcosa implica che esiste un livello più profondo di coscienza che sorveglia e registra anche le nostre lacune mnemoniche. Questo mette in evidenza la sfida nel conoscere completamente noi stessi, poiché ciò che abbiamo dimenticato potrebbe essere altrettanto significativo di ciò che ricordiamo consapevolmente.

In secondo luogo, il ricordo dell'oblio solleva la questione della nostra identità e conoscenza di sé. Il fatto che possiamo essere consapevoli delle nostre dimenticanze suggerisce che la nostra percezione di noi stessi è incompleta e sfumata. Ciò evidenzia la natura complessa e in continua evoluzione della nostra identità, che non può essere completamente compresa attraverso una semplice analisi di ciò che ricordiamo consapevolmente.

In sintesi, il ricordo dell'oblio ci avverte che la nostra memoria e la nostra identità sono intrinsecamente legate, e che la consapevolezza delle nostre dimenticanze può rivelare tanto quanto la consapevolezza dei nostri ricordi. Questo ci spinge a esplorare più a fondo la nostra coscienza e a riconoscere l'infinita complessità del nostro essere.

3) Nel rivolgersi a Dio come punto di riferimento nel labirinto della memoria, Agostino evoca l'immagine dell'uccello che ritorna al nido. Prova a svilupparne le implicazioni, applicandole al percorso psicologico di ricerca di sé. Se hai una posizione in merito, prova ad esprimere il tuo consenso o il tuo dissenso all'operazione di Agostino.
L'immagine dell'uccello che ritorna al nido, evocata da Agostino nel contesto della memoria e della ricerca di sé, può essere interpretata in diversi modi.

Innanzitutto, l'uccello che ritorna al nido rappresenta un istinto profondo, una tendenza naturale a cercare un punto di riferimento, un luogo familiare e sicuro. Nella dimensione psicologica, questo potrebbe essere interpretato come il desiderio umano di cercare sicurezza, stabilità e conforto nelle proprie memorie e nella propria identità.

Tuttavia, Agostino sembra spingersi oltre questa interpretazione, indicando che la ricerca di sé non può limitarsi a ritornare al passato o a cercare conforto nelle proprie memorie. Infatti, egli si interroga sulla possibilità di superare la memoria stessa, di andare oltre l'istinto naturale di ritorno al nido, per cogliere qualcosa di più profondo e trascendente.

Da un punto di vista psicologico, questo potrebbe essere interpretato come la necessità di superare i condizionamenti del passato e le limitazioni della memoria per intraprendere un vero e proprio viaggio di auto-scoperta e di crescita personale. Significa mettere in discussione le proprie convinzioni e cercare una verità più profonda, che vada oltre le esperienze passate e le memorie che le accompagnano.

Personalmente, ritengo che l'operazione di Agostino di rivolgersi a Dio come punto di riferimento nel labirinto della memoria sia profondamente significativa. Egli sembra suggerire che solo rivolgendosi a qualcosa di più grande di sé stessi, qualcosa che trascende la memoria e le limitazioni umane, si possa trovare una vera e propria risposta alle domande esistenziali e raggiungere una piena realizzazione personale.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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