Platone - Protagora e il mito sulla virtù politica


Immagine Platone
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel dialogo di Platone chiamato "Protagora", si dipinge un animato confronto tra il sofista Protagora e Socrate, nel contesto vivace di un dibattito pubblico. Socrate pone a Protagora una domanda che tocca le fondamenta della democrazia: perché gli ateniesi danno peso solo all'opinione degli esperti su questioni tecniche ma consentono a chiunque di parlare in Assemblea sui temi d'interesse comune? Credono forse che la capacità di partecipare sia insegnabile a tutti? La risposta di Protagora è illustrata attraverso un mito che rielabora una storia tradizionale: il titano Prometeo, il cui nome significa "colui che riflette in anticipo", ruba il fuoco agli dei per correggere l'errore di suo fratello Epimeteo, "colui che riflette dopo", il quale ha distribuito mezzi di difesa a tutti gli animali, lasciando l'uomo indifeso. Grazie al fuoco e alle tecniche che ne derivano, gli uomini possono difendersi dalle belve ma entrano anche in conflitto tra loro, rischiando la distruzione reciproca. La versione di Protagora aggiunge un epilogo che sostiene la democrazia: gli uomini ricevono dalla divinità Zeus la virtù politica, un dono essenziale per la sopravvivenza sociale distribuito senza distinzioni a ogni individuo. Protagora argomenta quindi che il diritto di partecipare all'assemblea è radicato in una capacità intrinseca all'uomo che consente a ciascuno di contribuire al bene comune con il proprio giudizio. Inoltre, afferma che questa disposizione innata viene coltivata attraverso l'educazione per diventare una vera virtù politica, risultato di un processo congiunto tra natura e insegnamento. Anche se non possiamo confermare se la rappresentazione platonica corrisponda esattamente a ciò che Protagora effettivamente sostenesse, i contenuti del dialogo probabilmente riflettevano le idee attribuibili al sofista.


Lettura


In un'epoca antica, prima ancora dell'avvento delle razze mortali, esisteva un tempo in cui gli dèi regnavano sovrani. Quando giunse il momento per le razze mortali di venire alla vita, gli dèi decisero di plasmarle all'interno delle viscere della terra, combinando sapientemente terra, fuoco e gli elementi che si fondono con essi. Affidarono poi a Prometeo ed Epimeteo il compito di organizzare e distribuire le caratteristiche a ognuna di esse. Epimeteo supplicò Prometeo di lasciargli il privilegio di distribuire le doti. "Dopo averle distribuite", disse, "verrai a controllare il mio operato". Ottenuto il consenso di Prometeo, Epimeteo iniziò il suo lavoro. Assegnò a alcuni la forza senza la velocità, ad altri la velocità senza la forza; dotò alcuni di mezzi di difesa e di attacco, mentre per altri, privi di difese naturali, concepì altre forme di protezione. Ai piccoli animali concesse ali per la fuga o rifugi sotterranei, mentre a quelli grandi diede la capacità di sopravvivere grazie alla loro stessa imponenza. Così distribuì equamente le altre doti, garantendo che si compensassero a vicenda e prestando attenzione affinché nessuna razza fosse destinata all'estinzione.
Dopo aver dato vita agli animali e aver garantito che ognuno avesse un modo per sopravvivere, l'essere supremo si preoccupò di proteggerli dalle intemperie del cielo. Rivestì gli animali con pellicce fitte e pelli robuste, adatte a difenderli sia dal freddo invernale che dal caldo estivo, fornendo loro così coperte naturali quando dovevano riposare. Alcuni di essi furono dotati di zoccoli, altri di pelli spesse e resistenti. Inoltre, diede a ogni specie un'alimentazione diversa: alcune si nutrivano di erba, altre di frutti, altre ancora di radici. Alcuni animali, invece, si cibavano di carne di altri esseri viventi ma furono resi meno prolifici per garantire la sopravvivenza delle loro prede. Tuttavia, Epimeteo non si rese conto di aver favorito troppo gli animali a discapito dell'umanità che rimaneva indifesa e indigente. Quando l'uomo stava per essere creato, Prometeo si accorse della sua vulnerabilità e decise di rubare il fuoco, simbolo della conoscenza e della tecnica, per donarlo all'uomo. Così l'umanità ottenne la saggezza per vivere ma non la saggezza politica che rimaneva prerogativa di Zeus. Prometeo, non potendo accedere all'Acropoli dove risiedeva Zeus, si introdusse nell'officina di Atena ed Efesto e rubò abilmente la tecnica del fuoco, donandola agli uomini. Tuttavia, per questo gesto, dovette poi scontare una severa punizione, secondo la leggenda.
Dopo aver dato vita agli animali e aver assicurato che ognuno fosse adeguatamente equipaggiato per sopravvivere, l'essere supremo si preoccupò di proteggerli dalle avversità del clima. Rivestì le creature con pellicce fitte e robuste pelli, adatte a difenderle sia dal freddo dell'inverno che dal caldo dell'estate, fornendo loro un'armatura naturale quando necessario. Alcuni furono dotati di zoccoli robusti, altri di pelli spesse e resistenti. Inoltre, assegnò a ciascuna specie un'alimentazione specifica: alcune si nutrivano di erba, altre di frutta, altre ancora di radici. Alcuni predatori si cibavano della carne di altre creature ma furono resi meno prolifici per preservare l'equilibrio dell'ecosistema. Tuttavia, Epimeteo non si accorse di aver favorito eccessivamente gli animali a discapito dell'umanità, che rimaneva indifesa e bisognosa. Quando l'uomo fu creato, Prometeo, vedendo la sua fragilità, decise di rubare il fuoco, simbolo del sapere e della tecnica, per consegnarlo all'umanità. Così gli uomini acquisirono la conoscenza per sopravvivere ma non la saggezza politica, riservata ancora a Zeus. Prometeo, impossibilitato ad accedere all'Acropoli dove dimorava Zeus, si introdusse nell'officina di Atena ed Efesto e astutamente sottrasse la tecnologia del fuoco per donarla agli uomini. Tuttavia, per questo atto, dovette subire una severa punizione, secondo quanto narra la leggenda.
Ermes, desideroso di istruirsi su come dispensare giustizia e rispetto agli uomini, si rivolse a Zeus con una domanda ponderata: "Devo distribuirli come le altre abilità? Ovvero, riservare il privilegio a pochi, come si fa per alcune professioni, dove un solo esperto può servire molti non addetti al mestiere? Oppure, la giustizia e il rispetto devono essere estesi a tutti?".
La risposta di Zeus fu inequivocabile: "A tutti devono essere concessi e tutti devono parteciparne. Se solo pochi potessero goderne, non ci sarebbero città. Stabilisci, quindi, una legge a mio nome: chi non può partecipare di giustizia e rispetto, sia considerato una peste per la città e sia eliminato".
Questa spiegazione evidenziava, secondo Socrate, la tendenza degli Ateniesi e degli altri uomini a credere che solo pochi dovrebbero dare consigli riguardo alla virtù o ad altre abilità artigianali. Coloro che si azzardavano a farlo senza essere autorizzati erano malvisti e giustamente, affermava Socrate. Tuttavia, quando si trattava di discutere della virtù politica, necessaria per il buon governo basato sulla giustizia e sulla saggezza, era naturale consentire a chiunque di esprimersi, poiché partecipare a questa virtù era compito di tutti per garantire l'esistenza stessa delle città.
Questa disposizione, spiegava Socrate, derivava dall'educazione impartita fin dall'infanzia, dove bambini venivano guidati verso il giusto e il bello dagli adulti che li circondavano. Dopo le prime lezioni, venivano affidati a insegnanti che curavano non solo la loro istruzione formale ma anche la loro condotta morale, così da prepararli a conformarsi alle leggi della città. Queste leggi, create da legislatori saggi e antichi, venivano insegnate affinché tutti imparassero a rispettarle e a viverle, con pene previste per coloro che le trasgredissero, al fine di correggere i comportamenti devianti.
L'attenzione dedicata alla virtù, sia nella sfera privata che in quella pubblica, portava Socrate a sostenere che la virtù era, senza dubbio, insegnabile e che ci si dovrebbe sorprendere solo se non lo fosse.


Guida alla lettura


1) Riassumi per punti la vicenda narrata dal mito.
Ecco un riassunto per punti della vicenda narrata nel mito:

- Prometeo e Epimeteo, incaricati dagli dei, distribuiscono le doti e le risorse agli animali e agli uomini.
- Epimeteo agisce in modo irrazionale, esaurisce le risorse per gli animali lasciando l'uomo indifeso.
- Prometeo ruba il fuoco agli dei e lo dona agli uomini per salvarli dalla distruzione.
- Gli uomini, ora dotati del fuoco, sviluppano la sapienza per la vita ma non la sapienza politica.
- Zeus invia Ermes per portare agli uomini il rispetto e la giustizia affinché fondino le città e si organizzino in comunità.
- Zeus ordina che il rispetto e la giustizia siano distribuiti a tutti gli uomini affinché partecipino alla vita politica.
- La formazione degli uomini include educazione sin dall'infanzia per insegnare loro la virtù e le leggi della città.
- La virtù è considerata insegnabile poiché gli uomini sono educati fin dall'infanzia nella giustizia e nel rispetto.

Questo riassunto evidenzia i punti principali della vicenda narrata nel mito, inclusi i personaggi chiave e le azioni che li coinvolgono.

2) Che cosa rappresenta il fuoco per l'uomo?
Il fuoco per l'uomo rappresenta una risorsa fondamentale che gli conferisce la capacità di sopravvivere e prosperare. Nel mito descritto, il fuoco viene rubato agli dei da Prometeo e donato all'uomo. Questo atto simbolico segna il momento in cui l'umanità acquisisce la conoscenza tecnica e la capacità di utilizzare strumenti per migliorare la propria vita. Il fuoco fornisce calore, protezione, e consente la cottura del cibo, la creazione di utensili e strumenti, e persino la possibilità di sviluppare forme di organizzazione sociale più complesse. In breve, il fuoco è essenziale per il progresso e la civiltà umana.

3) Quali sono le due componenti della capacità politica?
Le due componenti della capacità politica menzionate nel testo sono il rispetto e la giustizia.

4) Con quali strumenti gli adulti e la città intervengono perché si sviluppi nel bambino la virtù politica?
Gli adulti e la città intervengono per favorire lo sviluppo della virtù politica nel bambino attraverso diversi strumenti:

Educazione Familiare: Fin dall'infanzia, il bambino è circondato da insegnamenti e ammonimenti da parte della famiglia. La nutrice, la madre, il pedagogo e il padre si impegnano nel miglioramento del bambino, indicandogli cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è bello e cosa è brutto, cosa è santo e cosa è empio. Questo avviene attraverso un processo continuo di guida e correzione, sia attraverso esempi pratici che attraverso spiegazioni verbali.
Educazione Formale: Una volta che il bambino ha acquisito le basi linguistiche e cognitive, viene mandato dai maestri per ricevere un'istruzione formale. Durante questo periodo, la città (rappresentata dalle istituzioni educative) si assicura che la condotta del bambino sia curata quanto il suo apprendimento accademico. L'obiettivo è far sì che il bambino comprenda le leggi della società e le conformi nella sua vita quotidiana.
Leggi e Punizioni: La città, tramite le leggi stabilite da buoni e antichi legislatori, obbliga i cittadini, compresi i bambini, ad adattarsi a esse nella loro condotta e comportamento. Le leggi servono come guida per il comportamento e la moralità, mentre le punizioni sono applicate a coloro che trasgrediscono le leggi. Questo sistema di leggi e punizioni contribuisce a formare un senso di responsabilità e rispetto per l'ordine sociale.

In sintesi, gli adulti e la città intervengono nel bambino attraverso un processo educativo che combina l'insegnamento dei valori e delle virtù fondamentali con l'apprendimento delle leggi e delle norme sociali, supportato da punizioni per le trasgressioni.

5) Quali sono i due effetti della legge?
I due effetti della legge sono:

- Stabilire un ordine nella città.
- Servire da vincolo di solidarietà e di amicizia tra gli uomini.


Guida alla Comprensione


1) Spiega il significato del mito, sottolineando il motivo per cui il dono di Zeus viene distribuito a tutti.
Il mito presentato nel testo del Protagora di Platone offre un'interpretazione simbolica del perché Zeus, nel contesto del mito, decide di distribuire il dono del rispetto e della giustizia a tutti gli uomini.
Il mito narra di come Prometeo, simbolicamente associato all'intelletto umano e alla capacità di anticipare e riflettere, rubi il fuoco agli dei per donarlo agli uomini. Questo atto rappresenta l'acquisizione da parte dell'umanità della conoscenza e della tecnica, che consentono loro di vivere e prosperare. Tuttavia, questa conoscenza non include la saggezza politica, necessaria per organizzare la vita in società e stabilire l'ordine civile.
Qui entra in gioco il ruolo di Zeus. Temendo l'estinzione della razza umana a causa della mancanza di un ordine sociale stabile, Zeus decide di inviare Ermes a distribuire il rispetto e la giustizia tra gli uomini. Questi due valori sono fondamentali per la costruzione di una società giusta, solidale e ordinata.
La distribuzione del rispetto e della giustizia a tutti gli uomini e non solo a pochi privilegiati, è giustificata da Zeus per evitare il pericolo che solo alcuni partecipino a tali virtù, mettendo così a rischio l'intera comunità. In altre parole, se solo alcuni avessero accesso al rispetto e alla giustizia, ci sarebbe un disordine sociale e politico, poiché molti sarebbero esclusi da tali valori fondamentali.
Quindi, il mito sottolinea che il dono di Zeus è distribuito universalmente per garantire che tutti gli individui partecipino alla costruzione di una società ordinata e giusta, sottolineando l'importanza della partecipazione di ogni individuo alla vita politica e sociale.

2) Spiega la differenza tra un mondo umano dominato dalle tecniche e un mondo umano in cui tutti posseggono la virtù del rispetto e della giustizia.
Nel testo, viene delineata una distinzione significativa tra due tipi di ordinamento sociale e umano:

Mondo dominato dalle tecniche: Questo è il mondo in cui ogni individuo possiede abilità e conoscenze specifiche ma non necessariamente virtù morali come il rispetto e la giustizia. Le abilità e le tecniche possono essere distribuite in modo disuguale, con pochi che possiedono conoscenze specializzate e molti che ne sono privi. In questo contesto, il potere e l'autorità possono essere concentrati nelle mani di pochi esperti o di coloro che detengono determinate competenze, mentre il resto della popolazione può essere escluso o limitato nella partecipazione ai processi decisionali.
Mondo in cui tutti possiedono la virtù del rispetto e della giustizia: Questo mondo è caratterizzato dalla presenza diffusa di virtù morali fondamentali come il rispetto e la giustizia in tutti gli individui. In questo contesto, la partecipazione politica e sociale è aperta a tutti, poiché si presume che ogni individuo sia in grado di contribuire al bene comune con il proprio giudizio e le proprie azioni guidate dalla virtù. La società si basa su principi di solidarietà, amicizia e rispetto reciproco, con l'obiettivo di costruire un'ordine sociale giusto e armonioso.

In sintesi, la differenza fondamentale risiede nella natura delle qualità che dominano la società: mentre nel primo caso sono le tecniche e le competenze specializzate a guidare l'organizzazione sociale, nel secondo caso sono le virtù morali come il rispetto e la giustizia a costituire il fondamento di un ordine sociale equo e inclusivo.

3) Spiega in che modo il mito permette a Protagora di sostenere che la virtù è insegnabile e a quali condizioni la democrazia potrà realmente contare sul contributo di tutti.
Il mito presentato da Protagora nel dialogo con Socrate nel "Protagora" di Platone gli consente di sostenere che la virtù è insegnabile e di delineare le condizioni necessarie affinché la democrazia possa effettivamente beneficiare del contributo di tutti.
In primo luogo, attraverso il mito di Prometeo e dell'attribuzione delle doti agli esseri viventi, Protagora illustra come gli dèi abbiano fornito agli uomini la capacità di sopravvivenza e di prosperità attraverso l'acquisizione di abilità tecniche, inclusa la sapienza politica. Questo implica che la virtù, compresa la virtù politica, è una capacità innata nell'uomo che può essere sviluppata e perfezionata attraverso l'educazione e l'insegnamento.
In secondo luogo, il mito evidenzia la necessità della virtù politica per il bene comune e la sopravvivenza sociale. Protagora argomenta che, poiché la virtù politica è fondamentale per il funzionamento delle città e per la prevenzione dell'estinzione totale della specie umana, deve essere insegnata a tutti gli individui affinché possano partecipare attivamente alla vita politica e contribuire al miglioramento della società.
Infine, Protagora enfatizza l'importanza dell'educazione fin dall'infanzia nel plasmare la moralità e la virtù degli individui. Attraverso l'illustrazione del processo educativo fin dai primi anni di vita, Protagora sostiene che la virtù può essere trasferita e acquisita attraverso l'insegnamento, l'educazione e la pratica costante delle virtù morali e politiche.
Pertanto, il mito presentato da Protagora sostiene che la virtù è insegnabile e che la democrazia può davvero contare sul contributo di tutti gli individui, a condizione che essi siano educati e istruiti nella virtù politica e che partecipino attivamente alla vita politica della comunità.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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