Platone - La reminiscenza nell'esperienza conoscitiva


Immagine Platone
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel celebre dialogo del Fedone, Socrate presenta ai suoi compagni d'arte un argomento che sostiene l'immortalità dell'anima. Egli spiega che all'interno della mente umana risiedono concetti e idee che non possono essere spiegati dall'esperienza sensoriale. Questi concetti emergono durante il processo di conoscenza come modelli o schemi di pensiero che aiutano a organizzare e interpretare le informazioni provenienti dai sensi. Tuttavia, Socrate sottolinea che queste idee non possono derivare da esperienze passate o da ricordi reali. Questa prospettiva forma la base della teoria della "reminiscenza", che suggerisce che la conoscenza deriva dall'accesso a un insieme di idee apprese in un'esistenza precedente, nel mondo delle forme perfette, dove l'anima ha contemplato la verità ultima.


Lettura


«Ma, Socrate, disse Cebete intervenendo, anche secondo quel ragionamento, se è vero, che sei solito ripetere, cioè che per noi l'apprendimento non è altro che reminiscenza, anche secondo questo, segue necessariamente che abbiamo appreso in un tempo precedente ciò che ora ricordiamo. Ma ciò sarebbe impossibile, se la nostra anima non esistesse in qualche luogo prima di nascere in forma umana; sicché anche per questa via l'anima sembra essere immortale.»
«Ma, Cebete, disse Simmia intervenendo, quali sono le dimostrazioni di questo? Ricordamele, perché in questo momento non le ricordo bene.»
«Esiste un solo ragionamento, disse Cebete, bellissimo: gli uomini, quando sono interrogati (se li si interroga bene), da soli dicono ogni cosa com'è veramente. Eppure se in essi non ci fosse scienza e retta ragione, non sarebbero in grado di farlo. Se poi qualcuno li pone davanti a figure o a qualcosa di simile, allora si ha la manifestazione più evidente che è così.»
«Ma se non ti persuadi per questa via, Simmia, disse Socrate, guarda se puoi formarti la mia stessa opinione per quest'altra. Tu non credi che ciò che è chiamato apprendimento sia reminiscenza?»
«Non è che non creda, disse Simmia, ma ho bisogno che mi succeda proprio ciò di cui parliamo, ricordarmi. Dagli accenni di Cebete in parte già mi sto ricordando e persuadendo; tuttavia ora ascolterei volentieri come tu hai provato ad esporlo.»
«Così», disse. «Siamo certamente d'accordo che, se qualcuno si ricorda di qualcosa, deve prima saperla.»
«Certo», rispose.
«E ammettiamo anche che la scienza, quando si forma in un certo modo, è reminiscenza? In che modo intendo? Questo. Se qualcuno, avendo visto o udito qualche cosa o avendone avuta un'altra sensazione, non soltanto conosce la cosa, ma ne pensa anche un'altra, che richiede una scienza diversa, non la stessa, non è forse giusto dire che egli ricorda ciò di cui afferrò la nozione?»
«Che vuoi dire?»
«Per esempio: la scienza dell'uomo e quella della lira sono diverse.»
«Come no?»
«Sai che agli innamorati, quando vedono una lira o un vestito o qualche altra cosa che il loro amato è solito usare, succede questo: riconoscono la lira e nel pensiero afferrano l'idea del ragazzo a cui appartiene la lira? Questo è reminiscenza. Così spesso qualcuno, vedendo Simmia, si ricorda di Cebete; e vi sono innumerevoli altri casi simili.»
«Innumerevoli certo, per Zeus», disse Simmia.
«E non è reminiscenza una cosa del genere? Lo è soprattutto, quando succede a proposito di cose che, per il tempo trascorso o per non averle osservate, si erano ormai dimenticate?»
«Certo», rispose.
«Ed è possibile, continuò, vedendo un cavallo dipinto o una lira dipinta, ricordarsi di un uomo e, vedendo Simmia dipinto, ricordarsi di Cebete?»
«Certo.»
«Ed anche, vedendo il ritratto di Simmia, ricordarsi di Simmia stesso?»
«È possibile, certo», disse.
«Da tutto ciò non consegue che la reminiscenza proviene sia da cose simili, sia anche da cose dissimili?»
«Consegue.»
«Ma quando qualcuno si ricorda di qualcosa a partire da cose simili, non è necessario che gli succeda anche di pensare se la somiglianza di queste cose con ciò che ricorda è difettosa o no?»
«È necessario.»
«Osserva se è così. Diciamo che è qualcosa l'uguale? Non intendo un legno uguale a un altro né una pietra uguale a un'altra e null'altro di simile, ma qualcosa di diverso oltre tutto ciò, l'uguale in sé. Diciamo che esso c'è o no?»
«Esiste, per Zeus, disse Simmia, e meravigliosamente.»
«E sappiamo anche che cosa esso sia in sé?»
«Certo», rispose.
«E donde ne abbiamo preso la scienza? Forse da ciò che dicevamo poco fa, cioè vedendo legni, pietre o altre cose uguali, a partire da queste noi pensammo l'uguale, che è diverso da esse? O non ti sembra diverso? Esamina anche in questo modo. Pietre e legni uguali talvolta, pur rimanendo gli stessi, ad uno sembrano uguali ad un altro no?»
«Certo.»
«Ma è possibile che l'uguale in sé talvolta ti sia apparso disuguale e l'uguaglianza disuguaglianza?»
«Mai, Socrate.»
«Dunque non sono la stessa cosa le cose uguali e l'uguale in sé.»
«Non mi sembra affatto, Socrate.»
«Tuttavia a partire dalle cose uguali, che pure sono diverse dall'uguale in sé, hai pensato e acquisito la conoscenza di esso?»
«È verissimo», disse.
«Dunque, in quanto esso è simile o dissimile da queste cose?»
«Certo.»
«Non c'è alcuna differenza, disse: ogni volta che, vedendo una cosa, da questa visione arrivi a pensarne un'altra, sia simile sia dissimile, ha necessariamente luogo la reminiscenza.»
«Certo.»
«E non ci succede qualcosa di simile a proposito di legni o delle altre cose uguali che dicevamo poco fa? Ci appaiono così uguali come l'uguale in sé o ad esse manca qualcosa per essere come l'uguale? O manca nulla?»
«Manca molto», disse.
«Ammettiamo dunque che, quando qualcuno, vedendo qualcosa, pensa: "Questo che ora vedo vuole essere simile a un altro ente, ma manca di qualcosa e non può essere come quello e gli è inferiore", necessariamente, chi pensa così, deve aver conosciuto precedentemente ciò a cui dice che esso rassomiglia, pur difettosamente?»
«Necessariamente.»
«Ed un caso simile è successo o no anche a noi a proposito delle cose uguali e dell'uguale in sé?»
«Senza dubbio.»
«È necessario, dunque, che noi abbiamo conosciuto l'uguale in sé prima del tempo in cui, vedendo per la prima volta le cose uguali, pensammo che tutte tendono ad essere come l'uguale, ma gli restano inferiori.»
«È così.»
«Ma ammettiamo anche che lo pensiamo e possiamo pensarlo solo a partire dalla vista, dal tatto o da qualche altra sensazione (ed è la stessa cosa per tutte).»
«È la stessa cosa, Socrate, rispetto a ciò che il ragionamento vuole chiarire.»
«Ma a partire dalle sensazioni bisogna pensare che tutte le cose percepite tendono ad essere come l'uguale, ma gli restano inferiori. O come diciamo?»
«Così.»
«Prima di cominciare a vedere, a udire e a percepire con gli altri sensi, abbiamo dovuto acquistare la conoscenza dell'uguale in sé, se eravamo sul punto di riferire ad esso gli uguali sensibili e di riconoscere che tutti tendono ad essere come quello, ma gli restano inferiori.»
«Segue necessariamente da ciò che s'è detto prima, Socrate.»
«Ma appena nati, abbiamo subito cominciato a vedere, a udire e ad avere le altre sensazioni?»
«Certo.»
«Ma non abbiamo detto che, prima di queste, dovevamo aver acquistato la scienza dell'uguale?»
«Dunque, a quanto sembra, dobbiamo averla acquistata prima di nascere.»
«Pare.»
«Se dunque, avendola acquistata prima di nascere, siamo nati possedendola, conoscevamo, anche prima di nascere e appena nati, non solo l'uguale, il maggiore e il minore, ma anche tutte le cose di questo genere? Il nostro discorso, infatti, non verte ora sull'uguale piuttosto che sul bello in sé, sul bene in sé, sul giusto e sul santo e, come dico, su tutte le cose sulle quali imprimiamo il sigillo "che è in sé" interrogando nelle domande e rispondendo nelle risposte. Perciò è necessario che abbiamo acquistato la scienza di tutte queste cose prima di nascere.»
«È così.»


Guida alla lettura


1) Come viene definita la reminiscenza da Cebete?
Cebete definisce la reminiscenza come il processo mediante il quale, quando vediamo qualcosa, siamo in grado di pensare ad un'altra cosa, sia essa simile o dissimile. Questo processo di pensiero avviene necessariamente ogni volta che vediamo qualcosa, e Cebete lo interpreta come reminiscenza.

2) Quale esempio usa Socrate per illustrare il fenomeno nell'esperienza comune?
Socrate utilizza l'esempio degli innamorati che, vedendo oggetti associati al loro amato, come una lira o un vestito, riescono a ricordare l'amato stesso. Questo fenomeno, secondo Socrate, rappresenta la reminiscenza, poiché la vista di oggetti simili induce il ricordo di qualcosa di specifico, anche se non direttamente correlato all'oggetto visto.

3) Quale legame logico si stabilisce tra la cosa vista e quella ricordata?
Il legame logico stabilito tra la cosa vista e quella ricordata è quello della reminiscenza. Secondo Socrate, quando una persona vede una cosa e da questa visione arriva a pensare a un'altra cosa, sia essa simile o dissimile, si verifica necessariamente la reminiscenza. In altre parole, il processo di ricordare qualcosa scaturisce dall'osservazione di qualcos'altro, che può essere simile o dissimile alla cosa ricordata ma che ne evoca comunque il ricordo. Questo legame logico è fondamentale nella teoria della reminiscenza esposta da Socrate nel dialogo.

4) Definisci distintamente somiglianza e uguaglianza.
Nel contesto filosofico di questo dialogo, la somiglianza si riferisce alla relazione tra due entità che hanno caratteristiche simili o che appaiono simili tra loro, ma non sono identiche. Ad esempio, due oggetti possono sembrare simili perché condividono alcune caratteristiche ma possono anche avere differenze.

L'uguaglianza, invece, si riferisce alla condizione in cui due entità sono identiche o hanno le stesse caratteristiche senza alcuna differenza. L'uguaglianza implica che non ci siano discrepanze tra le entità confrontate.

Quindi, in sintesi, la somiglianza indica una parziale corrispondenza tra due entità, mentre l'uguaglianza implica una corrispondenza completa o totale tra di esse.

5) Su quale parametro si misura la somiglianza?
Nel testo, la somiglianza viene misurata rispetto all'idea o all'essenza di ciò che Platone chiama "l'uguale in sé". Questo concetto rappresenta un ideale, una forma perfetta di uguaglianza che esiste al di là delle singole manifestazioni sensibili. La somiglianza è valutata in relazione a questa forma ideale, che le cose sensibili tendono ad avvicinare o a cui aspirano, ma che non possono mai raggiungere perfettamente.

6) In che rapporti stanno tra loro gli oggetti dell'esperienza? Somiglianza, dissomiglianza o uguaglianza?
Gli oggetti dell'esperienza possono essere in rapporto tra loro in termini di somiglianza, dissomiglianza o uguaglianza, a seconda delle caratteristiche che condividono o meno. Nel testo, Socrate discute dell'idea dell'uguale in sé e delle cose che sono simili o dissimili ad esso. Egli sostiene che quando vediamo una cosa e pensiamo ad un'altra, sia essa simile o dissimile, questo processo riflette un tipo di reminiscenza. Questo suggerisce che l'esperienza ci porta a riconoscere somiglianze e dissomiglianze tra le cose, e che attraverso questo processo possiamo anche avvicinarci all'idea di ciò che è l'uguale in sé.


Guida alla Comprensione


1) Spiega il fenomeno della reminiscenza come riaffiorare di un ricordo dimenticato mediante oggetti che fanno da indizio.
La reminiscenza, come descritta nel dialogo di Platone, è il processo attraverso il quale un individuo ricorda qualcosa che era stato dimenticato o non era più consapevole di possedere. Questo ricordo viene riportato alla mente attraverso degli indizi o degli oggetti che fungono da stimoli.

Nel testo, viene illustrato come, vedendo certi oggetti o esperienze sensoriali, si attiva nella mente dell'individuo un processo di associazione che porta alla rievocazione di qualcosa di simile o collegato a quella percezione. Ad esempio, quando un amante vede un oggetto appartenente al proprio amato, come una lira, può ricordare l'amato stesso. Questo accade non solo con oggetti simili, ma anche con quelli dissimili, poiché il ricordo può essere attivato da elementi che richiamano l'oggetto della reminiscenza, anche se in modo non diretto.

In sostanza, la reminiscenza avviene quando la mente associa l'esperienza sensoriale presente con ricordi passati, consentendo così il riaffiorare di conoscenze pregresse che sembravano essere dimenticate. Questo fenomeno suggerisce che la conoscenza non è solo acquisita attraverso l'esperienza diretta, ma può anche essere già presente nell'anima e rievocata mediante gli stimoli adeguati.

2) Spiega l'uso che Socrate fa dell'uguaglianza come parametro per misurare somiglianze e differenze
Socrate utilizza l'uguaglianza come parametro per misurare somiglianze e differenze nel contesto della sua discussione sulla reminiscenza e sull'immortalità dell'anima. Egli sostiene che quando vediamo qualcosa e da questa visione pensiamo ad un'altra cosa, sia essa simile o dissimile, ciò implica la reminiscenza.

Socrate esemplifica questo concetto con l'idea dell'uguaglianza. Egli afferma che quando osserviamo oggetti che sono simili all'uguale in sé ma che mancano di qualcosa per essere veramente uguali, abbiamo la reminiscenza di quest'ultimo. Utilizza l'uguaglianza come un concetto ideale, che esiste al di là delle percezioni sensibili, come un modello cui le cose tangibili si avvicinano più o meno. Quando vediamo oggetti che tendono ad essere come l'uguale in sé ma sono inferiori, ciò ci fa ricordare l'uguale in sé.

In questo modo, Socrate usa l'uguaglianza come un punto di riferimento per valutare le somiglianze e le differenze tra le cose sensibili, suggerendo che la reminiscenza di concetti ideali come l'uguale in sé indica la preesistenza dell'anima e la sua conoscenza delle idee prima della nascita.

3) Spiega perché l'esperienza degli oggetti non potrebbe produrre, secondo il ragionamento di Socrate, il sorgere nella mente dell'idea di uguaglianza.
Secondo il ragionamento di Socrate nel passaggio, l'esperienza degli oggetti non potrebbe produrre il sorgere nella mente dell'idea di uguaglianza perché l'idea di uguaglianza non deriva direttamente dall'esperienza sensoriale degli oggetti. Socrate argomenta che quando vediamo oggetti simili o dissimili, ciò ci porta a riflettere sull'idea di uguaglianza, ma questa idea non è intrinsecamente presente negli oggetti stessi. In altre parole, anche se percepiamo oggetti che possono apparire simili o dissimili, l'idea di uguaglianza è un concetto separato e non può essere dedotta direttamente dalle percezioni sensoriali. Socrate suggerisce che l'idea di uguaglianza è innata nell'anima e che, attraverso il processo di reminiscenza, la mente umana può riscoprire queste idee preesistenti che risiedono al di là dell'esperienza sensoriale.

4) Prova a immaginare come potrebbero funzionare da parametri di misura per l'esperienza le altre idee nominate da Socrate come oggetti di reminiscenza (maggiore-minore, bello, buono, giusto, santo)
Le idee nominate da Socrate come oggetti di reminiscenza, come il maggiore-minore, il bello, il buono, il giusto e il santo, potrebbero funzionare da parametri di misura per l'esperienza nel seguente modo:

Maggiore e Minore: Queste idee potrebbero essere utilizzate come criteri per valutare e confrontare dimensioni, quantità o qualità di oggetti o concetti. Ad esempio, quando si confrontano due oggetti di dimensioni diverse, l'idea di maggiore e minore potrebbe essere evocata per determinare la differenza di dimensione tra di essi.
Bello: L'idea di bellezza potrebbe fungere da parametro per valutare l'aspetto estetico delle cose. Gli individui potrebbero misurare l'esperienza estetica di un oggetto o di una situazione confrontandola con l'idea di bellezza intrinseca.
Buono: L'idea di bontà potrebbe essere utilizzata come criterio per valutare la moralità o l'utilità di un'azione o di un oggetto. Le persone potrebbero considerare l'idea di bontà come un parametro per decidere se un certo comportamento o un risultato sia moralmente giusto o vantaggioso.
Giusto: L'idea di giustizia potrebbe essere applicata per valutare la correttezza o l'equità di un sistema, di un'azione o di una decisione. Le persone potrebbero utilizzare questa idea come parametro per valutare se un comportamento o una situazione sia conforme ai principi della giustizia e dell'equità.
Santo: L'idea di santità potrebbe essere impiegata per valutare la sacralità o la purezza di un'entità o di un'esperienza. Le persone potrebbero utilizzare questa idea come parametro per determinare se qualcosa sia sacro, spirituale o degno di riverenza.

In sintesi, queste idee potrebbero funzionare come standard di valutazione attraverso i quali le persone interpretano e danno significato alle loro esperienze, aiutandole a discernere tra diverse qualità, valori e significati.

5) Sintetizza l'immagine della conoscenza come frutto di reminiscenza.
Nel Fedone, Platone presenta l'immagine della conoscenza come frutto di reminiscenza attraverso un dialogo tra Socrate e i suoi amici. Socrate spiega che la reminiscenza implica il ricordo di conoscenze preesistenti acquisite nell'iperspazio delle idee. Questo processo avviene quando, attraverso le percezioni sensoriali, gli individui riconoscono similitudini tra oggetti sensibili e le idee universali. Ad esempio, quando vediamo qualcosa, possiamo essere portati a ricordare l'idea universale corrispondente a quell'oggetto. Questo suggerisce che la conoscenza non è solo l'acquisizione di nuove informazioni ma il risveglio di conoscenze innate che risiedono nell'anima e che sono state acquisite prima della nascita.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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