Platone - L'anima è un carro alato e la bellezza fa volare


Immagine Platone
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel meraviglioso dialogo del Fedro, Socrate si rivolge ad Eros con un discorso carico di profonda reverenza, cercando di correggere il torto commesso nel denigrarlo in precedenza. In questo incantevole tributo a Eros, Socrate dipinge un ritratto mitico dell'anima e del suo destino, celebrando le sue componenti passionali nella loro forma più nobile e autentica, esprimendo così il loro slancio ideale. Utilizzando l'immagine ben nota della biga alata, descrive l'anima come un carro trainato da due cavalli, uno dei quali è buono e obbediente mentre l'altro è disordinato e ribelle. Questo modello tripartito dell'anima, simile a quello presentato nella Repubblica, comprende una componente razionale e due componenti passionali legate al desiderio e alle emozioni. Tuttavia, ciò che emerge in modo significativo è l'aspetto dinamico dell'anima, vista come principio di movimento e vita, partecipe dello spirito cosmico insieme agli dèi. La sua aspirazione suprema è quella di elevarsi per contemplare i principi eterni e gli ideali su cui tutto si regge. Le ali dell'anima simboleggiano questa aspirazione mentre i cavalli rappresentano la sua forza motrice. È evidente che la ragione da sola non è sufficiente né per comprendere né per desiderare il bene e il bello; solo armonizzando le diverse componenti, come fanno naturalmente le anime divine, l'anima umana può realizzarsi pienamente e partecipare appieno allo spirito cosmico. Quando l'anima cade nel corpo e perde le ali, è l'amore per la bellezza, l'èros, che interviene per salvarla, spingendola a recuperare le ali e a rivolgersi nuovamente verso l'idealità.


Lettura


L'anima, nella sua totalità, è eterna poiché una forza in costante movimento non può conoscere la fine. Tuttavia, una forza che muove qualcos'altro e viene mossa da qualcos'altro cessa di esistere non appena il suo movimento si interrompe. Solo ciò che si muove spontaneamente, senza dipendere da altre fonti, non cessa mai di esistere, poiché continua a generare il proprio movimento e agisce come principio motore per tutto ciò che si muove. Questo principio è senza origine, poiché tutto ciò che nasce deve avere un'origine, ma il principio stesso non può avere origine da nulla. Essendo privo di origine, è anche indistruttibile. Se questo principio venisse a cessare, non ci sarebbe nulla da cui potrebbe generarsi né nulla che potrebbe essere mosso da esso. Pertanto, è ragionevole concludere che ciò che si muove spontaneamente è eterno e possiamo identificarlo come l'essenza e la definizione dell'anima.

Ogni entità che si muove esternamente non possiede un'anima; solo ciò che si muove internamente, per proprio impulso, è animato, poiché questa è la natura dell'anima. Pertanto, se l'anima è ciò che si muove da sé, allora deve essere ingenerata e immortale. Abbiamo già discusso sufficientemente della sua immortalità; riguardo alla sua essenza, diciamo che descriverla completamente sarebbe compito di un discorso divino e esteso mentre indicarne l'aspetto è compito di un discorso umano più breve.

Immaginiamola così: come la fusione della potenza di un carro alato e del suo auriga. I cavalli e gli aurighi dei dèi sono tutti buoni, essendo nati da elementi buoni; per gli altri, c'è stata una miscela. Per noi, il capo governa il carro; abbiamo un cavallo bello e buono, e uno brutto e cattivo, rendendo il compito di governo difficile. Cerchiamo ora di spiegare come il vivente possa essere considerato mortale o immortale.

Ogni anima si prende cura dell'inanimato e attraversa il cielo in varie forme. Quando è completa e dotata di ali, vola in alto e si prende cura dell'intero mondo; ma se perde le ali, cade fino a trovare qualcosa di solido. Qui, prendendo dimora, si impadronisce di un corpo terreno che sembra muoversi per suo impulso, diventando così un essere vivente, unendo anima e corpo e ottenendo il nome di mortale. Per quanto riguarda l'immortale, non possiamo comprenderlo appieno ma lo immaginiamo come un essere vivente eterno, dotato di anima e corpo, con queste componenti unite per l'eternità.

Ora, cerchiamo di capire perché le ali vengano perse dall'anima. L'ala è naturalmente destinata a sollevare ciò che è pesante, portandolo in alto verso gli dèi. In qualche modo, più di qualsiasi altra parte del corpo, l'ala partecipa al divino che è bello, saggio e buono. Nutrendosi di ciò che è simile a esso, l'ala dell'anima cresce e si rinforza al massimo mentre si indebolisce e muore con ciò che è turpe, cattivo e contrario al divino.

Nel vasto firmamento, Zeus, guidando un carro alato, si muove con maestria e sollecitudine, conducendo il primato su ogni cosa. Seguono gli altri dèi e demoni, ordinati in undici distinti gruppi mentre solo Estia rimane nella dimora divina. Dodici dèi, come capi, comandano le rispettive schiere. Nel cielo, si susseguono spettacoli meravigliosi, con gli dèi felici che compiono evoluzioni proprie di ciascuno, liberi dall'invidia che non ha spazio tra loro. Al termine, durante il banchetto celeste, avanzano sulla volta più alta del cielo, dove i carri divini procedono senza sforzo, guidati con maestria mentre gli altri faticano, poiché il cavallo mal addestrato si inclina verso la terra, mettendo in difficoltà il cocchiere. Qui l'anima sperimenta fatica e competizione, ma gli esseri immortali, giunti in cima, si elevano al di sopra del cielo, osservando il mondo esterno mentre orbitano in piedi sul dorso celeste. Il luogo sopra il cielo è inesplorato dai poeti mortali ma la verità deve essere espressa con coraggio, poiché occupa uno spazio senza forma o colore, visibile solo all'anima pilota, al pensiero, luogo della vera conoscenza.

Quindi, l'intelligenza divina, arricchita da pensieri, conoscenza pura e ogni anima desiderosa di accogliere ciò che le è utile, osserva nel corso del tempo la realtà e si riempie di gioia, contemplando la verità, nutrendosi e godendo fino a quando non ritorna al punto di partenza. Durante questo viaggio, osserva la giustizia stessa, la saggezza e la conoscenza, non quella legata al cambiamento né quella che risiede negli oggetti che ora chiamiamo entità ma quella che è intrinseca all'essere. Dopo aver contemplato la realtà e essersi nutrita di essa, torna a casa, dove l'auriga, dopo aver dato da mangiare ai cavalli, offre loro ambrosia e nettare. Questa è la vita degli dei. Altre anime, tuttavia, meno simili agli dei, sollevano a fatica la testa mentre sono trasportate lungo l'orbita, disturbate dai cavalli e incapaci di vedere chiaramente la realtà.

Le altre anime, pur desiderando ardentemente di elevarsi, incapaci di farlo, si ritrovano trascinate in un vortice, calpestandosi reciprocamente e ammassandosi, ognuna cercando di primeggiare sulle altre. Il frastuono, la lotta e il sudore raggiungono il culmine e molte di esse, a causa dell'inettitudine dei conduttori, rimangono zoppe, molte perdono più penne ma tutte, nonostante la grande fatica, si allontanano senza aver potuto contemplare la verità, nutrendosi invece di un cibo immaginario. La motivazione che spinge alla ricerca della pianura della verità è che il pascolo adatto alla parte migliore dell'anima sembra provenire da quella stessa prateria e che la natura dell'ala, che rende leggera l'anima, si nutre di questo pascolo. Questa è la legge di Adrastea: ogni anima che segue un dio e ha intravisto qualcosa della vera realtà rimane sana e salva fino alla successiva orbita, se mantiene la capacità di farlo, sarà incolume per sempre; se invece non è riuscita a farsi guidare, non ha visto e, colpita da qualche incidente, riempita di oblio e malvagità, diventa pesante e, una volta appesantita, perde le penne e cade verso la terra. In tal caso, c'è una legge che vieta a quest'anima di reincarnarsi in una natura selvaggia nella prima generazione ma se ha visto di più, si reincarna nel seme di un uomo destinato a diventare filosofo o amante della bellezza. Così si conclude la trattazione sulla quarta forma di follia: quando qualcuno, vedendo la bellezza terrena e ricordando quella vera, tenta di librarsi in volo ma non ci riesce, viene considerato pazzo. In realtà questa forma di follia, tra tutte, è la migliore e nasce da elementi migliori, sia per chi la possiede sia per chi ne è investito e chi partecipa di essa viene chiamato erastès (l'amante). Infatti, ogni anima umana per natura ha contemplato le cose reali, altrimenti non sarebbe stata incarnata. Tuttavia, ricordare quelle cose partendo da queste realtà non è facile per nessuna anima, sia per quelle che hanno appena intravisto la realtà, sia per quelle che sono precipitate in questa dimensione e hanno dimenticato le cose divine viste altrove. Poche sono quelle capaci di ricordare a sufficienza e quando vedono un riflesso delle realtà superiori ne restano sbigottite e perdono il controllo di sé stesse. Quest'emozione è ancora sconosciuta, poiché non riescono a comprendere appieno. Nei simulacri terreni non c'è alcun bagliore di giustizia, saggezza e delle altre cose preziose per le anime; solo pochi, a stento, contemplano attraverso strumenti deboli il genere degli oggetti rappresentati. Riguardo alla bellezza, essa brilla nel suo essere e una volta giunti in questo mondo l'abbiamo percepita attraverso il senso più acuto, la vista. Tuttavia, la saggezza non è percettibile attraverso la vista, altrimenti susciterebbe amori intensi, come accade per le altre cose degne di amore; ma la bellezza ha avuto il destino di essere la più visibile e amabile.

Quando posiamo lo sguardo sul volto incantevole del giovane e ci lasciamo rapire dalle particelle di bellezza che emanano da lui, sentiamo una vivida sensazione di calore e conforto. È come se ci liberassimo temporaneamente dalle nostre sofferenze e trovassimo gioia nel contemplare quella bellezza. Tuttavia, quando questa connessione viene interrotta e ci troviamo privati di quella fonte di ispirazione, le nostre emozioni si restringono e ci sentiamo aridi. È come se i canali attraverso cui fluisce la bellezza si chiudessero, impedendo alla nostra anima di ricevere nutrimento. Ogni desiderio non soddisfatto diventa come un aculeo che punge incessantemente, tormentando l'anima da ogni angolo. Anche nel mezzo di questa tormenta emotiva, il ricordo della bellezza passata ci porta gioia. La mescolanza di queste emozioni ci getta nell'agitazione più totale, lasciandoci confusi e incapaci di trovare pace. Siamo come presi da una frenesia che ci fa correre senza sosta, desiderosi di ritrovare quel luogo dove speriamo di rivedere colui che incarna la bellezza stessa.

Quando si trova di fronte a ciò che desidera intensamente, sente una sensazione di liberazione profonda, come se i suoi pori, precedentemente ostruiti, si spalancassero al piacere. Ogni respiro diventa un'esalazione di pungoli e dolori mentre si abbandona a un piacere che, questa volta, è il più intenso e delizioso. In questo stato, non desidera allontanarsi, non vede nessuno al di sopra di colui che è bello; madre, fratelli, amici, tutto sembra svanire nella sua mente. Nemmeno la propria dignità o l'aspetto esteriore contano più; tutto ciò che conta è essere vicino all'oggetto del suo desiderio, pronto persino a divenire suo schiavo, se necessario. Questo stato, o giovane di bellezza straordinaria, è conosciuto dagli uomini come amore ma gli dèi lo chiamano con un nome così sublime che persino tu, giovane come sei, potresti sorridere nel sentirlo. Si racconta che alcuni poeti abbiano tratto due versi da antichi poemi, uno dei quali è così ardente da essere considerato quasi imperfetto dal punto di vista metrico.
Suonano così:

«Proprio lui i mortali chiamano Eros che vola, ma gli immortali ptèros [da pteròn, «ala», e pteròo, «dare le ali»], perché costringe a prendere le ali»


Guida alla lettura


1) Come viene definita l'anima, in quanto principio?
Nel testo, l'anima viene definita come un principio che muove se stesso, una forza che non è generata da nulla ma è ingenerata e quindi indistruttibile. Viene descritta come l'essenza dell'essere vivente, il principio del movimento e della vita, partecipe dello spirito cosmico.

2) Come viene descritto il suo modo di essere?
Il modo di essere dell'anima innamorata viene descritto come uno stato di estasi e abbandono totale al desiderio per la bellezza che ha colpito il suo cuore. L'anima si libera da ogni preoccupazione terrena e si concentra completamente sulla bellezza, dimenticando persino gli affetti familiari e il valore delle cose materiali. È disposta a sacrificare tutto pur di avvicinarsi alla fonte della sua ammirazione, considerando la bellezza come un medico che cura le sue pene più profonde. Questo stato è descritto come un'esperienza trascendentale e trasformativa, in cui l'anima si sente come se stesse prendendo ali, sollevandosi al di sopra delle preoccupazioni terrene.

3) Descrivi la composizione del carro alato.
Il carro alato descritto nel testo è composto da diverse parti simboliche che rappresentano le componenti dell'anima e il suo rapporto con il mondo divino e terreno.

Auriga: L'auriga è il conduttore del carro, simboleggiante la ragione o l'intelletto umano che guida l'anima nei suoi percorsi. È colui che ha il compito di dirigere il corso dell'anima verso il suo destino.
Due cavalli: I due cavalli che trainano il carro rappresentano le due componenti passionali dell'anima. Uno dei cavalli è buono e segue ordinatamente il comando dell'auriga, simboleggiando la parte razionale o virtuosa dell'anima. L'altro cavallo è disordinato e resistente al comando, rappresentando le passioni irrazionali o le tendenze verso il male.
Ali: Le ali dell'anima rappresentano la sua aspirazione verso l'ideale e il divino. Simboleggiano la capacità dell'anima di elevarsi al di sopra delle cose terrene e di raggiungere la visione dei principi eterni.

Insieme, queste componenti formano il carro alato, che rappresenta l'anima umana nel suo viaggio attraverso la vita e verso la conoscenza e la comprensione delle verità più elevate.

4) Qual è la differenza tra anime di dèi e anime di uomini?
La differenza tra le anime degli dei e quelle degli uomini è presentata nel testo attraverso diverse caratteristiche e comportamenti:

Contemplazione delle verità eterne: Le anime degli dei hanno avuto la possibilità di contemplare direttamente le verità eterne, le realtà più elevate e divine. Hanno una conoscenza più completa e diretta di queste verità rispetto alle anime degli uomini.
Ricordo delle verità divine: Le anime degli dei, avendo contemplato direttamente le verità eterne, hanno un ricordo più vivo e persistente di queste verità. Anche se possono venire temporaneamente distolte da esse, mantengono un legame più stretto con la sfera divina.
Capacità di discernimento: Le anime degli uomini possono aver avuto esperienze di contemplazione delle verità divine, ma la loro capacità di ricordare e discernere queste verità può variare. Alcune anime umane possono avere una maggiore capacità di ricordare e discernere le verità divine rispetto ad altre.
Influenza degli aurighi: Le anime degli uomini sono influenzate dagli aurighi, cioè dalle forze che le guidano e le influenzano. Questi aurighi possono essere di qualità diverse, con conseguenze diverse sulle anime. Ad esempio, un auriga può essere in grado di guidare l'anima verso la contemplazione delle verità divine, mentre un altro può trascinarla lontano da esse.

In sintesi, le anime degli dei sono caratterizzate da una maggiore vicinanza alle verità divine e da una più forte connessione con la sfera divina, mentre le anime degli uomini possono avere una varietà di esperienze e capacità di discernimento in base alle influenze dei loro aurighi e alle loro esperienze individuali.

5) Descrivi il movimento celeste delle anime. A che cosa mira l'uscita dei carri oltre il cielo?
Il movimento celeste delle anime viene descritto come un viaggio verso l'alto, oltre il cielo visibile, verso la sfera celeste dove risiedono gli dèi. L'uscita dei carri oltre il cielo mira a permettere alle anime di contemplare le realtà divine e trascendenti, di accedere alla conoscenza delle cose eterne e al contatto con la perfezione e la bellezza assolute. Questo viaggio rappresenta un'ascesa spirituale e intellettuale, un processo di elevazione dell'anima verso la comprensione e la partecipazione al divino.

6) Che cosa accade alle anime umane?
Le anime umane, quando colpite dalla bellezza, sperimentano un intenso desiderio che scioglie i pori precedentemente ostruiti, portando sollievo dai dolori e dai tormenti precedenti. Questo piacere è descritto come il più dolce. Le anime non vogliono lasciare questo stato e non considerano nulla superiore alla bellezza che hanno visto. Dimenticano familiari, amici e non danno valore alle cose materiali. Sono disposte a fare qualsiasi cosa per avvicinarsi alla bellezza desiderata, considerandola come un medico che allevia le loro sofferenze. Questo stato è definito come amore dagli uomini ma gli dei lo chiamano con un termine che riflette la sua capacità di far prendere ali all'anima, indicando la sua natura trascendente e trasformante.

7) Che cosa permette all'anima di ricordarsi delle idee?
Secondo il testo, ogni anima d'uomo per natura ha contemplato le cose che sono ma non è facile per ogni anima ricordarsi di queste cose una volta giunta sulla Terra. Solo alcune anime hanno la capacità di ricordare ciò che hanno visto nel mondo delle idee. Questo ricordo avviene attraverso un processo di contemplazione e riflessione, stimolato dalla visione di immagini o concetti che richiamano le idee eterne. Tuttavia, questo processo non è immediato o facile per tutte le anime e richiede una certa predisposizione o apertura verso la verità e la bellezza.

8) Qual è il privilegio della bellezza?
Il privilegio della bellezza, come descritto nel testo, è quello di avere il potere di suscitare un intenso desiderio nell'anima, che porta sollievo dai dolori e dai tormenti precedenti. La bellezza è in grado di far dimenticare all'anima tutto ciò che le è familiare e di farla concentrare esclusivamente su di essa. Inoltre, la bellezza è considerata un medico per le grandi sofferenze dell'anima, in grado di offrire conforto e sollievo. Questo privilegio della bellezza la rende un oggetto di adorazione e desiderio, capace di trasformare radicalmente lo stato emotivo e mentale di chi la contempla.

9) Che cosa accade all'anima quando si innamora?
Quando l'anima si innamora, secondo il testo che hai fornito, sperimenta una serie di trasformazioni e reazioni emotive intense. Ecco cosa accade:

Scioglimento dei pori: Il desiderio scatenato dalla bellezza scioglie i "pori" precedentemente ostruiti, portando sollievo dai dolori e dai tormenti precedenti.
Sollievo dai dolori e piacere intenso: L'anima sperimenta un momento di piacere intenso, considerato il più dolce.
Dimenticanza e distacco: L'anima dimentica familiari, amici e considera di nessun valore le sue precedenti preoccupazioni materiali.
Prontezza a sacrificarsi: L'anima è disposta a fare qualsiasi cosa per avvicinarsi alla bellezza desiderata, anche se questo significa mettersi in una posizione di sottomissione o abbandonare le convenzioni sociali.
Riconoscimento della bellezza come cura: La bellezza desiderata diventa per l'anima una sorta di "medico" che allevia le sue sofferenze.

In sintesi, l'anima innamorata vive un'esperienza intensa di trasformazione, in cui il desiderio per la bellezza scatena una serie di reazioni emotive e comportamentali che la portano a vedere il mondo e se stessa in modo completamente diverso.


Guida alla Comprensione


1) Spiega il ragionamento per cui l'anima, come principio di movimento, risulta ingenerata e immortale.
Il ragionamento per cui l'anima risulta ingenerata e immortale si basa sulla sua natura come principio di movimento e vita. Platone argomenta che tutto ciò che è in movimento continuo esclude la morte, mentre ciò che è mosso da qualcos'altro e muove altro cessa di vivere non appena smette di muoversi. Tuttavia, un principio di movimento deve essere ingenerato, altrimenti non sarebbe un principio. Se un principio fosse generato da qualcosa, non sarebbe davvero un inizio, poiché avrebbe bisogno di qualcos'altro per generarsi. Poiché il principio è ingenerato, è anche indistruttibile. Se fosse distrutto, non potrebbe rigenerarsi da nulla e nulla potrebbe rigenerarsi da esso, contrariamente alla necessità che tutto abbia un inizio.
Quindi, l'anima, essendo il principio di movimento e vita, è considerata ingenerata e immortale in quanto non ha origine da nulla e non può essere distrutta. Poiché continua a muoversi da sé stessa, non abbandona se stessa e quindi non cessa mai di muoversi, mantenendo così la sua natura immortale.

2) Spiega il significato simbolico delle parti del carro alato e il motivo per cui l'anima umana risulta squilibrata.
Il carro alato è un'immagine simbolica usata da Platone per rappresentare l'anima umana. Le diverse parti del carro rappresentano diverse componenti dell'anima e il loro funzionamento:

Il carro: Rappresenta l'intera anima umana. È il veicolo che porta l'anima nel suo percorso attraverso la vita.
L'auriga: È il cocchiere o il guidatore del carro. Rappresenta la ragione o la parte razionale dell'anima, che dovrebbe essere responsabile della guida e del controllo del veicolo. L'auriga dovrebbe essere in grado di dirigere l'anima verso la virtù e la saggezza.
I due cavalli: Rappresentano le due componenti passionali dell'anima: il desiderio razionale e il desiderio irrazionale. Uno dei cavalli è buono e obbediente, mentre l'altro è cattivo e ribelle.

Il motivo per cui l'anima umana risulta squilibrata è che l'auriga, cioè la ragione, non riesce sempre a controllare adeguatamente i due cavalli, i desideri razionali e irrazionali. Quando l'anima è in uno stato di squilibrio, il carro si sbanda e la vita dell'individuo diventa disordinata. Questo squilibrio può portare a comportamenti irrazionali, impulsivi o immorali.
Per raggiungere l'armonia e la virtù, l'anima deve essere guidata in modo equilibrato dall'auriga, in modo che i desideri razionali e irrazionali siano armonizzati e diretti verso il bene e la verità.

3) Ripercorri il motivo delle ali nel testo, dalla processione celeste alla caduta e alla visione del bello. Quale significato si può attribuire all'amore per la bellezza secondo Platone?
Nel testo di Platone, il motivo delle ali è un simbolo potente che rappresenta l'aspirazione dell'anima verso il divino e il mondo delle idee. La processione celeste descritta nel testo rappresenta il viaggio dell'anima verso la conoscenza delle cose divine e la contemplazione della verità. Le ali simboleggiano l'elemento divino dell'anima e la sua capacità di elevare l'uomo verso l'alto, verso la verità e la bellezza.
Tuttavia, la caduta delle ali rappresenta la perdita di questa connessione divina, quando l'anima cade nel mondo materiale e si distacca dalla visione delle cose divine. Questo momento segna l'ingresso dell'anima nel corpo umano e la perdita della sua natura originariamente divina.
L'amore per la bellezza, secondo Platone, è un riflesso del desiderio dell'anima di ritornare al suo stato originario di purezza e conoscenza. Quando l'anima viene colpita dalla bellezza, si risveglia il desiderio di tornare alla visione delle cose divine e di riottenere le ali perdute. L'amore per la bellezza diventa quindi un motore per l'ascesa dell'anima verso la verità e la perfezione, un desiderio di riunirsi con il divino.
In breve, Platone vede l'amore per la bellezza come un'esperienza che spinge l'anima a superare le limitazioni del mondo materiale e a cercare la sua vera natura divina.

4) Qual è il significato dell'emozione amorosa secondo Platone?
Secondo Platone, l'emozione amorosa rappresenta un desiderio innato dell'anima umana di ritrovare la bellezza e il bene supremo che ha contemplato in uno stato preesistente, oltre che una tensione verso l'ideale. L'amore è visto come un sentimento che spinge l'anima a cercare la sua completezza e perfezione, portandola a desiderare la bellezza e la saggezza. Nell'amore, l'anima si libera dai limiti materiali e cerca di elevarsi verso l'assoluto, rimanendo legata alla bellezza che ha contemplato. Pertanto, l'emozione amorosa è interpretata come un'ascesa verso la conoscenza e la contemplazione del vero e del bello, che costituiscono l'essenza dell'esistenza umana secondo la filosofia platonica.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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