Filone di Alessandria - L'uomo immagine di Dio e suo erede


Immagine Filone di Alessandria - L'uomo immagine di Dio e suo erede
1) Introduzione
2) Lettura - La creazione del mondo
2) Lettura - L'erede delle cose divine
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nella trattazione di Filone di Alessandria sulla natura dell'essere umano, emerge una prospettiva affascinante basata su passi biblici. Nel suo lavoro "La creazione del mondo", Filone espone la logica cosmica come risultato di un singolo atto creativo, articolato in "giorni" per rappresentare l'ordine gerarchico delle creature. L'apice di questa creazione avviene nel sesto giorno, simbolo dell'opera divina, con l'affermazione che l'uomo è stato creato "a immagine e somiglianza di Dio". Filone approfondisce il significato di questa somiglianza, identificandola nell'intelletto e nel ruolo guida che esso assume nell'uomo rispetto all'aspetto psicofisico.

Questo concetto esalta le capacità contemplative dell'essere umano, consentendogli di elevarsi al di sopra di tutte le creature e di esplorare mentalmente l'intero universo, risalendo fino alla sua origine divina. L'"occhio dell'intelligenza" sperimenta una sorta di "vertigine", poiché la sua somiglianza con l'intelletto divino raggiunge il punto di fusione ed estasi.

Un altro passo significativo proviene dall'opera "L'erede delle cose divine", in cui Filone interpreta il dialogo tra Dio e Abramo riguardante la discendenza. Filone fornisce una risposta complessa attraverso l'allegoria: l'erede dello spirito divino presente nell'uomo sarà colui che riesce a superare la sua componente umana, il legame con il corpo e la sensibilità, elevandosi con l'intelletto alla contemplazione dell'intelligibile.


Lettura - La creazione del mondo


Nel racconto della creazione, Mosè afferma che l'essere umano è stato creato "a immagine e somiglianza di Dio" (Genesi, 1.26). Questa affermazione è profondamente significativa, poiché tra tutte le creature nate dalla terra, solo l'essere umano può assomigliare a Dio in modo così distintivo. Tuttavia, è importante sottolineare che questa somiglianza non riguarda i tratti fisici, poiché Dio non ha una forma umana e il corpo umano non è modellato a immagine di Dio.

Il termine "immagine" deve essere compreso in relazione all'intelletto che guida l'anima. L'intelletto individuale di ogni essere umano è modellato sull'unico intelletto universale, fungendo da archetipo. Questo intelletto, invisibile ma capace di vedere e percepire, è fatto di una sostanza inconoscibile mentre percepisce la sostanza delle altre cose. Con le sue conoscenze, apre molteplici strade attraverso terra e mare, scrutando ciò che si cela in entrambi gli elementi.

Alzandosi in volo, l'intelletto umano osserva l'aria e gli avvenimenti in essa, spingendosi fino all'etere e ai movimenti celesti. Qui si unisce alle danze dei pianeti e delle stelle fisse, seguendo le leggi di una musica perfetta. Guidato dalla passione per il sapere, l'intelletto domina la sostanza sensibile dall'alto, desiderando conoscere il mondo intelligibile.

Contemplando i modelli e gli originali delle cose sensibili nell'intelligibile, l'intelletto si sente invaso da un nobile desiderio d'amore. Mosè, nel precisare l'espressione "a immagine" con l'aggiunta di "a somiglianza", sottolinea la necessità di una replica esatta, chiara e fedele all'archetipo.

Questo viaggio verso la conoscenza e l'amore, descritto con un linguaggio appassionato, rivela la profondità della connessione tra l'essere umano e l'intelletto universale, riflettendo la somiglianza con Dio in termini di intelligenza e amore.


Lettura - L'erede delle cose divine


Il futuro erede non sarà certamente il pensiero che, per sua spontanea scelta, rimane intrappolato nel carcere del corpo. Al contrario, sarà colui che, liberatosi dalle catene, ha abbandonato le mura corporee e persino se stesso. Come è scritto: "Colui che uscirà da te, questi sarà il tuo erede" (Genesi, 15.4). Quindi, se, anima, desideri ereditare i beni divini, devi non solo lasciare la "terra" (il corpo), la "parentela" (le sensazioni) e la "casa paterna" (il linguaggio) ma anche abbandonare te stessa. Devi uscire da te, come se fossi posseduta, trasportata da Dio in una divina ispirazione profetica, come i coribanti.

L'eredità è l'intelligenza riempita dalla presenza divina che non è più in sé stessa ma è scossa dall'amore celeste. È condotta da Colui che è l'Essere assoluto, preceduta dalla verità che le spiana la strada per viaggiare sulla via maestra. Ora, raccontami come sei uscita dai tre luoghi precedenti, o intelligenza, tu che fai risuonare la tua voce per coloro che sanno ascoltare pensieri spirituali. Non smetti di dichiarare: "Me ne sono andata dal corpo, perché non tenevo più in alcuna considerazione la carne." Hai lasciato la sensazione quando hai riconosciuto che gli oggetti sensibili non sono veri esseri, condannando i suoi criteri di giudizio come impuri e corrotti.

Hai abbandonato anche la parola, condannando la sua grande assurdità, anche se si eleva e si esalta. Anche se vacillava, non smetteva di parlare, riversando un fiume di parole inadatte a ridare chiara espressione alle particolarità degli oggetti. Come un folle o un bambino in tenera età, hai imparato che era meglio uscire da queste tre cose, consacrando a Dio le facoltà di ciascuna di esse. Lui dà corpo al corpo, tiene insieme la sensazione e dona alla parola la capacità di parlare. Allo stesso modo, abbandona anche te stessa, esci da te. Cosa significa? Non considerare intelletto, conoscenza e comprensione come tuoi, ma portali e consacrali a Colui che è la Causa di ogni pensiero esatto e di ogni comprensione infallibile.


Guida alla lettura


1) A che cosa si riferisce, secondo Filone, l'espressione biblica che dice l'uomo immagine di Dio?
Secondo Filone, l'espressione biblica che afferma "l'uomo immagine di Dio" si riferisce all'intelletto. Filone spiega che la somiglianza dell'uomo a Dio non deve essere immaginata in termini fisici, poiché Dio non ha una forma umana, né il corpo umano è strutturato a somiglianza di Dio. Invece, il termine "immagine" è utilizzato con riferimento all'intelletto che agisce come guida dell'anima. L'intelletto individuale di ogni essere umano è modellato sull'unico intelletto universale, diventando in certo modo un riflesso di Dio per chi lo possiede. Pertanto, la similitudine con Dio risiede nell'intelletto e nel ruolo guida che questo assume rispetto all'insieme psicofisico dell'uomo.

2) In quale ruolo l'intelletto umano somiglia a Dio?
Nel testo di Filone di Alessandria, l'intelletto umano somiglia a Dio nel ruolo di guida e nella capacità di contemplazione. Filone spiega che l'intelletto, come guida dell'anima, svolge un ruolo simile a quello della Guida suprema nell'intero universo. Questo intelletto umano è invisibile, vede ogni cosa e possiede la capacità di percepire la sostanza delle altre cose. Inoltre, l'intelletto umano è descritto come aperto alle conoscenze, capace di attraversare la terra e il mare, scrutando ciò che si cela in entrambi gli elementi.
La somiglianza con Dio è individuata nell'aspetto dell'intelletto che agisce come un'immagine sacra dell'unico intelletto universale. Pertanto, l'intelletto umano, secondo Filone, riflette la somiglianza divina soprattutto nell'ambito dell'intelletto e nella sua funzione guida rispetto all'insieme psicofisico dell'uomo.

3) Che cosa può fare l'uomo con l'intelletto?
Secondo Filone di Alessandria, l'uomo, dotato di intelletto, può compiere diverse azioni significative. In particolare, l'intelletto gli permette di:
Contemplare il mondo intelligibile: L'intelletto consente all'uomo di elevarsi al di sopra delle realtà sensibili e di contemplare il mondo intelligibile, osservando i modelli e gli originali delle cose sensibili.
Guidare l'insieme psicofisico: Filone suggerisce che l'intelletto svolge un ruolo di guida nell'uomo rispetto all'insieme psicofisico, contribuendo al superamento delle limitazioni della natura umana.
Esplorare l'universo con la mente: L'uomo, grazie all'intelletto, può percorrere con la mente ogni spazio dell'universo, dalla terra fino all'etere e ai rivolgimenti del cielo, comprendendo le leggi di una musica perfetta nelle danze dei pianeti e delle stelle fisse.
Raggiungere la conoscenza del mondo intelligibile: L'intelletto, una volta elevato, brama di conoscere il mondo intelligibile, raggiungendo una comprensione profonda dei modelli e degli originali delle cose sensibili.
In sintesi, l'intelletto conferisce all'uomo la capacità di contemplare, guidare, esplorare e acquisire una conoscenza elevata del mondo intelligibile.

4) A quale esito giunge?
Filone di Alessandria giunge all'esito che l'uomo, creato "a immagine e somiglianza di Dio", ha un'intelletto che svolge un ruolo guida e assume un'importanza significativa rispetto all'insieme psicofisico. Questo intelletto permette all'uomo di elevare le sue capacità contemplative al di sopra di ogni creatura, esplorando mentalmente ogni spazio dell'universo fino a risalire alla sua origine divina. La somiglianza con l'intelletto divino porta l'occhio dell'intelligenza a esperienze di fusione e estasi, rivelando una connessione profonda tra l'uomo e il divino.
Nel secondo brano, Filone affronta la domanda su chi sarà l'erede delle cose divine. Egli sostiene che l'erede non sarà il pensiero che rimane prigioniero del corpo, ma colui che, liberatosi dalle limitazioni corporee e sensibili, è in grado di transcendenre la propria umanità. L'eredità consiste nell'intelletto che, permeato dalla presenza divina e spinto dall'amore celeste, si eleva verso Dio, preceduto dalla verità. L'uscita da legami corporei, sensazioni e persino dall'identità stessa è vista come un atto necessario per ereditare le benedizioni divine.
In sintesi, Filone invita a consacrare a Dio le facoltà di corpo, sensazione e parola, riconoscendo che è Lui che dona loro significato e sostanza. La vera eredità delle cose divine è l'abbandono di sé stessi in favore della connessione con il divino attraverso l'intelletto e la comprensione.

5) A quale episodio biblico si riferisce Filone parlando dell'eredità?
Filone fa riferimento all'episodio biblico presente nella Genesi (15.4), in cui Dio risponde ad Abramo che gli chiede quale discendenza avrà chi sarà il suo erede. La risposta allegorica di Filone sostiene che l'erede delle cose divine sarà colui che saprà trascendere la sua componente umana, superando il legame con il corpo e la sensibilità, per elevarsi con l'intelletto alla contemplazione dell'intelligibile.

6) Che cosa sono i beni divini?
Secondo Filone di Alessandria, i beni divini sono rappresentati dalla conoscenza e dalla comprensione spirituali, dalla capacità di elevare l'intelletto al di sopra delle preoccupazioni materiali e sensoriali. Nella lettura allegorica di Filone, l'erede delle cose divine è colui che, liberandosi dalle catene del corpo e delle sensazioni, si eleva al di là della sua stessa individualità, cercando la contemplazione dell'intelligibile. I beni divini comprendono quindi la consacrazione delle facoltà umane a Dio, comprendendo corpo, sensazione, parola e, soprattutto, intelletto, conoscenza e comprensione.

7) Sottolinea la frase biblica che dice chi è l'erede e riassumi il senso allegorico che le attribuisce Filone.
La frase biblica che Filone interpreta riguarda il passo della Genesi (15.4), dove Dio risponde ad Abramo, che gli chiede chi sarà il suo erede. La frase è: "Colui che uscirà da te, questi sarà il tuo erede".
Filone fornisce un'interpretazione allegorica di questa frase, sottolineando che l'erede non è il pensiero che rimane prigioniero del corpo ma piuttosto colui che, liberato dalle catene del corpo e dall'identificazione con esso, esce da sé stesso. L'erede delle cose divine è colui che, superando la componente umana, il legame con il corpo e la sensibilità, si eleva con l'intelletto alla contemplazione dell'intelligibile. In altre parole, l'eredità divina è destinata a chi sa trascendere le limitazioni materiali e perseguire la conoscenza e la comprensione superiori, consacrando le proprie facoltà a Dio, la Causa di ogni pensiero esatto e comprensione infallibile.
8) Che cosa dovrà abbandonare l'anima per unirsi a Dio?
L'anima, per unirsi a Dio secondo l'interpretazione di Filone di Alessandria, dovrà abbandonare tre elementi principali:
Il corpo: L'anima dovrà liberarsi dall'attaccamento al corpo, considerando il corpo come una "terra" che va abbandonata per elevarsi spiritualmente.
La sensazione: L'anima dovrà distaccarsi dalla dipendenza dalla sensazione, riconoscendo che gli oggetti sensibili non rappresentano veri esseri e condannando i criteri di giudizio sensoriali come impuri e corrotti.
La parola: L'anima dovrà abbandonare l'uso della parola, condannando la sua ambiguità nel rappresentare le realtà incorporee e rifiutando di considerare come propri l'intelletto, la conoscenza e la comprensione ma consacrandoli a Dio come il loro vero Origine.
In sintesi, per unirsi a Dio, l'anima deve rinunciare all'attaccamento al corpo, alla dipendenza dalla sensazione e all'identificazione con le facoltà intellettuali, consacrandole tutte a Dio come la Causa di ogni pensiero e comprensione.

9) Come si esprime l'audacia della parola?
L'audacia della parola, secondo il brano di Filone di Alessandria, si manifesta nella sua presunta capacità di rappresentare i corpi con le ombre e le realtà incorporee mediante le parole. Filone critica l'audacia della parola nel tentare di esprimere concetti attraverso il linguaggio, sottolineando la sua grande assurdità. La parola, secondo Filone, si mostra audace nel cercare di rappresentare i corpi con ombre e oggetti incorporei attraverso mezzi linguistici, nonostante queste rappresentazioni siano considerate impossibili e fuorvianti.


Guida alla Comprensione


1) Spiega che cosa comporta la limitazione all'intelletto del piano di somiglianza con Dio.
Il testo di Filone di Alessandria sottolinea che la somiglianza dell'uomo con Dio, espressa come essere fatto "a immagine e somiglianza di Dio", non deve essere interpretata in termini fisici o corporei. Invece, questa somiglianza si riferisce all'intelletto che agisce come guida dell'anima. L'uso del termine "immagine" si riferisce all'intelletto come archetipo, riprodotto in ogni individuo umano.
L'intelletto umano, invisibile ma capace di vedere e comprendere, si distingue per la sua capacità di contemplare il mondo intelligibile. Questo processo porta l'uomo a elevarsi al di sopra delle altre creature, attraverso le sue capacità contemplative che gli consentono di esplorare ogni spazio dell'universo e risalire alla sua origine divina.
La limitazione all'intelletto nella somiglianza con Dio implica che l'uomo deve cercare la connessione spirituale e intellettuale con il divino, superando l'interpretazione materiale. L'aspetto fisico o corporeo non è la base della somiglianza ma piuttosto è l'intelletto, la guida dell'anima, a riflettere l'immagine di Dio.

2) Spiega la simmetria tra Dio e l'uomo nel ruolo di guida.
Nel brano fornito da Filone di Alessandria, la simmetria tra Dio e l'uomo nel ruolo di guida è evidenziata attraverso il concetto che l'intelletto umano, simboleggiato come guida nell'uomo, riflette la Guida Suprema divina presente nell'intero universo.
Filone spiega che l'intelletto umano, modellato sull'archetipo dell'unico intelletto universale, condivide una somiglianza con l'intelletto divino. Questo legame implica che, così come la Guida Suprema guida l'intero universo, l'intelletto umano svolge un ruolo simile nell'individuo. L'intelletto umano è invisibile, vede ogni cosa, comprende la sostanza delle altre cose e si eleva al di sopra delle creature terrene attraverso le sue capacità contemplative.
La simmetria risiede quindi nella funzione guida condivisa tra l'intelletto umano e l'intelletto divino, che guida rispettivamente l'uomo e l'intero universo. Questa similitudine è enfatizzata dalla menzione che l'uomo è stato creato "a immagine e somiglianza di Dio", con l'"immagine" riferita all'intelletto come guida dell'anima.
3) Spiega come avviene l'ascesa all'origine divina del cosmo e quali ne sono gli ultimi effetti.
Secondo Filone di Alessandria, l'ascesa all'origine divina del cosmo avviene attraverso l'intelletto dell'uomo. Nel primo brano, tratto da "La creazione del mondo", Filone spiega che l'uomo è creato "a immagine e somiglianza di Dio". Questa somiglianza non riguarda gli aspetti fisici ma piuttosto l'intelletto che agisce come guida dell'anima.
L'ascesa inizia con la contemplazione dell'intelletto umano che si eleva al di sopra delle creature sensibili e si dirige verso l'universo intelligibile. Questo cammino porta l'uomo a esplorare con la mente ogni spazio dell'universo e a risalire alla sua origine divina. L'"occhio dell'intelligenza" viene colto da "vertigini" quando la somiglianza con l'intelletto divino raggiunge il punto della fusione e dell'estasi.
Gli ultimi effetti di questa ascesa includono una maggiore comprensione del mondo intelligibile, la contemplazione dei modelli e degli originali delle cose sensibili e infine una sorta di "ebbrezza" spirituale. L'intelletto si sente invaso da un desiderio di amore e passione più nobile, spingendolo verso la suprema volta delle cose intelligibili, quasi giungendo fino a Dio.
In sintesi, l'ascesa all'origine divina del cosmo avviene attraverso la contemplazione dell'intelletto umano che porta a una comprensione più profonda del mondo intelligibile e culmina in una connessione più stretta con l'Essere supremo.

4) Tra la domanda di Abramo e la risposta di Dio, il concetto di eredità cambia senso. Perché, secondo Filone, erede è proprio colui che si sottrae alla somiglianza con l'uomo?
Secondo Filone, il concetto di eredità assume un significato diverso tra la domanda di Abramo e la risposta di Dio. Per Filone, l'erede non è semplicemente colui che prosegue la discendenza umana in senso fisico ma colui che si distacca dalla somiglianza con l'uomo comune. L'erede, secondo la lettura allegorica di Filone, è colui che riesce a trascendere la sua componente umana, superando il legame con il corpo e la sensibilità, per elevare il proprio intelletto alla contemplazione dell'intelligibile. In altre parole, diventare erede delle cose divine implica un distacco dalle limitazioni e dalle influenze del mondo materiale per aspirare a una comprensione più profonda e spirituale.

5) Le indicazioni che Filone dà sul modo in cui l'anima può uscire da se stessa comportano il superamento delle tre dimensioni fondamentali dell'esperienza umana (corpo, sensazione e parola). Che cosa significa il loro abbandono? Qual è l'esito per l'intelligenza?
Filone sostiene che l'anima può uscire da se stessa solo attraverso il superamento delle tre dimensioni fondamentali dell'esperienza umana: corpo, sensazione e parola. L'abbandono di queste tre componenti implica una trasformazione radicale dell'individuo, che consacra a Dio le facoltà di ciascuna di esse.
Corpo: L'abbandono del corpo implica non solo la rinuncia alla considerazione della carne ma anche il riconoscimento che il corpo è sostenuto da Dio, il quale gli conferisce esistenza e coesione.
Sensazione: La sensazione è lasciata quando si comprende che gli oggetti sensibili non sono veri esseri e che i criteri di giudizio derivanti da essa sono impuri e corrotti. Si tratta di un distacco dalla percezione sensoriale e dall'inganno degli oggetti del mondo sensibile.
Parola: L'abbandono della parola implica la condanna della sua ambiguità e inefficacia nel rappresentare con chiarezza la realtà. La parola viene respinta in quanto strumento incapace di esprimere in modo inequivocabile le particolarità degli oggetti.
L'esito di questo abbandono è un'esperienza di consacrazione a Dio, dove l'intelletto, privato delle limitazioni imposte dalle tre dimensioni, si libera e si eleva. L'intelletto non deve considerare come propri il pensiero, la conoscenza e la comprensione, bensì deve portarli e consacrarli a Dio come la Causa di ogni pensiero corretto e di ogni comprensione infallibile. In questo modo, l'intelletto raggiunge una dimensione superiore, aspirando alla contemplazione dell'intelligibile e avvicinandosi alla suprema volta delle cose intelligibili.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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