David Hume - La critica all'argomento del disegno intelligente


Immagine David Hume
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nei "Dialoghi sulla religione naturale", opera pubblicata postumamente nel 1779, David Hume narra tramite il giovane Panfilo, che dialoga con un certo Ermippo, alcune discussioni tra tre figure riguardo la religione naturale. I protagonisti sono Cleante, il maestro deista di Panfilo, Filone, uno scettico che riflette le incertezze di Hume, e Demea, un uomo con solide convinzioni religiose e teista convinto. Durante i dialoghi, Cleante difende l'argomento a posteriori del disegno intelligente, utilizzato da Newton e altri per provare l'esistenza di Dio. Questo argomento si basa sull'analogia tra le creazioni umane e l'universo, creato secondo loro dall'intelligenza divina, e propone di dedurre l'esistenza del Creatore dall'esistenza del creato. Filone, tuttavia, mette in discussione questo argomento evidenziando la problematicità di confrontare fenomeni osservabili e direttamente sperimentabili, come quelli artigianali, con fenomeni di cui non si può osservare l'origine, come la formazione dell'universo.


Lettura


Non voglio perdere tempo in perifrasi, disse cleante rivolgendosi a demea, e tanto meno replicare alle pie declamazioni di filone. Perciò spiegherò brevemente cosa penso su questo argomento. Guardate il mondo che ci circonda. Contemplate l'insieme e ciascuna parte. Non troverete altro che una grande macchina, suddivisa in un infinito numero di macchine più piccole, che ammettono ulteriori suddivisioni, fino ad un grado che va oltre ciò che i sensi e le facoltà umane possono scorgere e spiegare.

Tutte queste diverse macchine, e anche le loro parti più minute, si adattano l'un l'altra con una accuratezza che suscita l'ammirazione di tutti coloro che le contemplano. Il preciso adeguamento dei mezzi ai fini, riscontrabile sempre in natura, somiglia esattamente, anche se di molto superiore, alle produzioni della inventiva, del progetto, del pensiero, della saggezza e dell'intelligenza umane.

E quindi, poiché gli effetti si somigliano l'un l'altro, siamo portati a inferire, sulla base di tutte le regole dell'analogia, che anche le cause si assomiglino, e che l'Autore della natura sia in qualche modo simile alla mente dell'uomo, sebbene in possesso di facoltà più ampie, proporzionate alla grandezza dell'opera che ha realizzato. Con questo argomento a posteriori, e solo con questo argomento, possiamo provare l'esistenza di una Divinità, e allo stesso tempo la sua somiglianza con la mente e l'intelligenza umane. [...]

Ciò che più mi lascia perplesso in questa materia, disse filone, non è tanto che tutte le argomentazioni sulla religione siano ridotte da cleante all'esperienza, ma che, anche all'interno di questo genere inferiore, queste argomentazioni non sembrano essere le più certe e inconfutabili. Che una pietra cada, che il fuoco bruci, che la terra sia solida; lo abbiamo osservato mille e mille volte, e quando ci si presenta un nuovo caso di questo genere, senza esitazione ne traiamo l'inferenza abituale. L'esatta somiglianza dei casi ci dà la perfetta assicurazione che ci troviamo di fronte a un evento simile, e pertanto non c'è mai l'esigenza di una prova più forte, né la si ricerca.

Ma se vi allontanate, anche di poco, dalla somiglianza dei casi, voi diminuirete proporzionalmente l'evidenza, che alla fine ridurrete a una debolissima analogia, chiaramente soggetta a errore e incertezza. [...]

Se vediamo una casa, cleante, concludiamo con la massima certezza che questa ha un architetto o un costruttore, dal momento che questo è precisamente quel genere di effetto che abbiamo sperimentato procedere da quel genere di causa. Ma certamente non affermerete che l'universo presenti con una casa una somiglianza tale da poter inferire, con la stessa certezza, una causa simile, o che l'analogia, sia qui completa e perfetta. L'eterogeneità è così palese che il massimo che si possa pretendere qui è una supposizione, una congettura, una presunzione di una causa simile. E come sarebbe recepita nel mondo questa pretesa, lo lascio immaginare a voi. [...]

Buon Dio! esclamò demea, interrompendolo, dove siamo arrivati? Zelanti difensori della religione accettano che le prove di una Divinità siano inferiori a una perfetta evidenza! E voi filone, sul cui ausilio contavo per provare l'adorabile arcano della natura divina, assentite forse a tutte queste stravaganti opinioni di cleante? Perché come potrei definirle diversamente? O perché mai dovrei astenermi dal censurare tali principi, avanzati e sostenuti da una simile autorità, davanti a una persona tanto giovane come panfilo?

Non sembra vi sia chiaro, replicò filone, che discuto con cleante seguendo il suo metodo, perché, facendogli vedere le pericolose conseguenze delle sue dottrine, spero almeno di portarlo sulle nostre posizioni. Ma vedo che ciò che vi colpisce di più è l'illustrazione fatta da cleante dell'argomento a posteriori, e, dal momento che tale argomento è come se vi sfuggisse e svanisse nell'aria, pensate che sia stato tanto travisato da stentare a credere che sia posto nella sua giusta luce. Ora, per quanto io possa, per altri aspetti, dissentire molto dai pericolosi principi di cleante, debbo riconoscere che egli ha presentato questo argomento in modo adeguato, pertanto tenterò di esporvi la cosa in modo tale da togliervi ogni perplessità in merito.

Se un uomo astraesse da tutto ciò che sa o che ha visto, sarebbe del tutto incapace, con le sole sue idee, di determinare quale genere di scenario presenti l'universo, o dare la preferenza a uno stato o situazione di cose rispetto a un altro. E, dato che nulla di ciò che egli rappresenta con chiarezza, potrebbe ritenersi impossibile, o implicare una contraddizione, allora tutte le chimere della sua fantasia verrebbero poste sullo stesso piano, ed egli non sarebbe in grado di indicare alcuna ragione valida del perché aderisce a una idea, o a un sistema, rigettandone altri egualmente possibili. [...] L'esperienza soltanto può indicargli la vera causa di ogni fenomeno.

Ora, demea, in base a questo metodo di ragionamento, ne consegue (e questo in verità viene tacitamente ammesso dallo stesso cleante) che ordine, disposizione o rispondenza delle cause finali non sono di per sé prova di un disegno, salvo che sia stata provata per esperienza la loro provenienza da quel principio. Per quanto ne possiamo sapere a priori, la materia potrebbe contenere già all'origine, in se stessa, la fonte o il motivo dell'ordine, proprio come la mente. Che diversi elementi possano disporsi nella forma più perfetta, per una causa interna sconosciuta, non è più difficile da concepire del fatto che, all'interno di una grande mente universale, siano le rispettive idee a disporsi in quella forma, per una causa interna ugualmente sconosciuta. Entrambe queste supposizioni sono egualmente possibili, e questo viene accettato.

Ma, solo l'esperienza (secondo cleante) ci mostra la differenza tra loro. Gettate insieme diversi pezzi di acciaio, senza forma o senza ordine, e non si disporranno mai in modo da comporre un orologio. Pietre, calce e legno, senza un architetto, non costruiranno mai una casa. Al contrario, le idee in una mente umana, lo vediamo, per una sconosciuta, inspiegabile organizzazione, si dispongono a formare il progetto di un orologio o di una casa. L'esperienza quindi prova che c'è un principio originario di ordine nella mente, ma non nella materia. Da effetti simili inferiamo cause simili. L'adeguamento dei mezzi ai fini è simile nell'universo e in una macchina di invenzione umana. Le cause perciò debbono essere somiglianti. [...]

Che tutte le inferenze, cleante, riguardanti i fatti, siano fondate sull'esperienza, e che tutti i ragionamenti sperimentali siano fondati sulla supposizione che cause simili siano prova di effetti simili, ed effetti simili siano prova di cause simili, non voglio per il momento affatto discuterne con voi. Ma osservate, vi prego, con quale estrema cautela procedono coloro che ragionano correttamente quando trasferiscono gli esperimenti ai casi simili. A meno che i casi siano esattamente simili, essi non ripongono mai una perfetta fiducia nell'applicare le loro osservazioni passate a ogni fenomeno particolare. Ogni alterazione delle circostanze è occasione di dubbio sull'evento, e necessita di nuovi esperimenti per provare con certezza che le nuove circostanze non siano rilevanti o importanti. Un cambiamento di volume, situazione, disposizione, tempo, composizione dell'aria o dei corpi circostanti, ognuna di queste particolarità può essere seguita dalle conseguenze più inaspettate. E a meno che gli oggetti non ci siano del tutto familiari, è massimamente temerario aspettarci con sicurezza, dopo ognuno di questi cambiamenti, un evento simile a quello che avevamo osservato in precedenza. Qui più che altrove i passi lenti e deliberati dei filosofi si differenziano dalla marcia precipitosa della gente comune che, istigata da piccolissime affinità, diventa incapace di ogni discernimento o considerazione.

Ma potete pensare, cleante, che la vostra consueta freddezza e la vostra filosofia possano conservarsi dopo aver fatto un passo tanto grande, come quello di comparare l'universo a case, navi, attrezzature, macchine, e dalla loro similarità in alcune circostanze inferire una similarità nelle loro cause?

Pensiero, disegno, intelligenza, così come li scopriamo negli uomini e negli altri animali, non sono altro che uno dei moventi e dei principi dell'universo, sullo stesso piano di caldo e freddo, di attrazione e repulsione, e centinaia di altri che si presentano quotidianamente alla nostra osservazione. È una causa attiva, per mezzo della quale alcune parti specifiche della natura producono modificazioni su altre. Ma si può, con qualche appropriatezza, estendere una conclusione dalle parti al tutto? La grande sproporzione non vieta forse qualsiasi comparazione e inferenza? Nell'osservare la crescita di un capello possiamo forse imparare qualcosa sulla generazione di un uomo? Il modo in cui germoglia una foglia, anche se conosciuto perfettamente, ci permette forse di sapere qualcosa sulla vegetazione di un albero? [...]

E potete biasimarmi, cleante, se io qui seguo la prudente riserva di simonide, che secondo il noto racconto, interrogato da ierone su che cosa fosse Dio, chiese un giorno per pensarci, poi altri due giorni, e così di seguito posticipando continuamente il termine, senza mai arrivare a una sua definizione o descrizione? Potreste ancora biasimarmi se avessi risposto, fin dall'inizio, che non lo sapevo, e fossi stato consapevole che tale questione si trova molto al di là di ciò che le mie facoltà possono raggiungere? Potreste gridare quanto vi piace allo scettico o all'ironico, ma, avendo trovato in molte altre questioni, di gran lunga più familiari, le imperfezioni, e anche le contraddizioni, della ragione umana, non potrei mai aspettarmi alcun successo dalle sue flebili congetture su un argomento tanto sublime e tanto lontano dalla sfera della nostra osservazione.

Quando due species di oggetti sono sempre stati osservati congiunti insieme, posso inferire, per consuetudine, l'esistenza dell'uno, ogni qualvolta vedo l'esistenza dell'altro. Questa la chiamo una argomentazione d'esperienza.

Ma può essere difficile spiegare come questo tipo di argomentazione possa applicarsi là dove gli oggetti, come nel caso presente, siano unici, individuali, senza parallelismo o specifica somiglianza. Potrà qualcuno dirmi seriamente che un universo ordinato deve derivare da qualche pensiero o arte, simile a quella umana, perché ne abbiamo avuto esperienza? Per poter accertare questa argomentazione è necessario che si sia avuta esperienza dell'origine dei mondi, e certo non è sufficiente aver visto navi e città derivare dall'arte e dall'invenzione umana.


Guida alla lettura


1) Attribuisci a ognuno dei tre personaggi la sua tesi (analogia meccanica della costruzione umana e divina; impossibilità dell'inferenza; assurdità dell'indagine che intende chiarire il mistero della mente divina) e sintetizzane le argomentazioni.
Certamente! Ecco le tesi e le sintesi delle argomentazioni dei tre personaggi nei "Dialoghi sulla religione naturale" di David Hume, come illustrato nel testo che hai fornito:

Cleante (filosofo deista):

Tesi: Sostiene l'analogia meccanica tra la costruzione umana e quella divina.
Argomentazioni: Cleante propone che l'universo, nella sua complessità e ordine, somiglia a una grande macchina suddivisa in innumerevoli macchine più piccole, tutte precisamente adattate ai loro scopi. Questo ordine e adeguamento dei mezzi ai fini, osservabili anche nelle invenzioni umane, indicano per analogia che l'universo deve essere stato progettato da una mente simile alla mente umana, ma con capacità molto più ampie.

Filone (scettico):

Tesi: Critica l'argomento del disegno intelligente e mette in dubbio la possibilità di inferenze valide sull'origine dell'universo basate sull'esperienza umana.
Argomentazioni: Filone sostiene che non è possibile paragonare la fabbricazione di manufatti umani, come orologi o case, con la creazione dell'universo, poiché non abbiamo esperienza diretta dell'origine di mondi. La mancanza di somiglianza esatta tra i casi osservati (come la produzione artigianale) e l'origine dell'universo rende ogni analogia estremamente debole e incerta. Filone sostiene che l'esperienza umana non può essere estesa a questioni così vaste e sublime come la creazione del mondo.

Demea (teista di ferme convinzioni religiose):

Tesi: Ritiene assurdo cercare di comprendere il mistero della mente divina attraverso l'indagine razionale.
Argomentazioni: Demea esprime frustrazione verso l'approccio di Cleante e l'atteggiamento scettico di Filone, ritenendo entrambi inadeguati nel trattare questioni di natura divina. Egli sostiene che cercare di applicare la ragione umana per spiegare Dio è futile e che tali questioni trascendono la capacità di comprensione umana. Inoltre, mette in dubbio la sicurezza delle inferenze analogiche di Cleante e critica l'approccio scettico di Filone come dannoso per la fede.

Queste sintesi riflettono i diversi approcci filosofici dei personaggi nel dialogo, evidenziando il loro confronto su come, se possibile, possiamo conoscere o inferire qualcosa riguardo alla causa o all'origine dell'universo.

2) Richiama le regole logiche dell'inferenza scientifica, traendole dalle argomentazioni di Cleante e di Filone.
Le argomentazioni presentate da Cleante e Filone nei "Dialoghi sulla religione naturale" di David Hume riflettono profondamente su come gli esseri umani possano utilizzare l'inferenza per raggiungere conclusioni scientifiche, e in particolare su come queste tecniche si applichino al dibattito sull'esistenza di Dio attraverso l'osservazione del mondo naturale. Le loro discussioni si rivelano fondamentali per comprendere le regole logiche dell'inferenza scientifica. Ecco un'analisi basata sui loro dibattiti:

Analogia e somiglianza causale (Cleante):

Cleante argomenta che l'universo, essendo simile a una macchina complessa per l'ordine e la disposizione delle sue parti, suggerisce un designer, proprio come le macchine create dall'uomo suggeriscono un inventore umano. Questo tipo di inferenza si basa sul principio che effetti simili presuppongono cause simili.
Tuttavia, per questa inferenza essere valida, Cleante deve assumere che l'analogia tra l'universo e gli artefatti umani sia sufficientemente forte da giustificare l'estensione dell'inferenza da uno all'altro, un punto che Filone mette in dubbio.

Limitazioni dell'analogia e questioni di scala (Filone):

Filone critica l'approccio di Cleante, sottolineando che le analogie utilizzate da Cleante non sono perfette. L'universo e una macchina umana potrebbero somigliarsi superficialmente in termini di ordine e complessità ma differiscono significativamente in scala, composizione e modalità di esistenza. Questo solleva dubbi sulla validità dell'analogia e, quindi, sull'inferenza.
Inoltre, Filone aggiunge che non possiamo avere esperienza diretta della creazione di universi, quindi qualsiasi inferenza su una tale scala va oltre i limiti dell'osservazione e dell'esperienza umana.

Esperienza come base dell'inferenza (Filone):

Filone osserva che l'inferenza legittima si basa sull'esperienza ripetuta e osservabile di cause ed effetti. Per esempio, possiamo inferire con sicurezza che il fuoco brucia o che una pietra cade perché abbiamo osservazioni ripetute di questi fenomeni.
L'applicazione di questo principio ai casi dell'origine dell'universo è problematica perché tali eventi sono unici e non ripetibili. Pertanto, qualsiasi inferenza su tali cause va oltre la capacità dell'esperienza umana e rischia di cadere in errori di sovraestensione dell'analogia.

In sintesi, le argomentazioni di Cleante e Filone evidenziano l'importanza del rigoroso esame delle basi di qualsiasi inferenza analogica, specialmente quando si tratta di estendere conclusioni tratte dall'esperienza umana limitata a fenomeni di scala o di natura radicalmente diversa. Filone, in particolare, invita a una maggiore cautela nell'uso delle inferenze scientifiche quando affrontiamo questioni che si estendono molto al di là della nostra esperienza diretta, come le origini dell'universo o la natura di Dio.

3) Che cosa intende Filone dicendo che la tesi del disegno intelligente è solo una congettura?
Filone, nel contesto dei Dialoghi sulla religione naturale di Hume, contesta la tesi del disegno intelligente, considerandola più una congettura che una solida inferenza logica o empirica. L'argomentazione di Filone si basa sulla critica dell'analogia usata dai sostenitori del disegno intelligente, che paragonano l'universo e le sue complessità a opere umane come case o orologi, che sono noti per essere il risultato di un progettista intelligente.

Filone sostiene che questa analogia è estremamente debole perché l'universo differisce radicalmente da qualsiasi cosa possiamo osservare direttamente e sperimentare nella vita quotidiana. Egli mette in luce che, a differenza di oggetti come orologi o case, per i quali abbiamo chiara evidenza di come vengono prodotti (tramite l'intervento umano), non possediamo alcuna esperienza diretta né osservazione dell'origine dell'universo. Di conseguenza, qualsiasi affermazione che postula un disegno intelligente per l'universo si basa su una congettura, ovvero una supposizione che estende indebitamente l'esperienza umana a fenomeni su una scala completamente diversa e in osservabili direttamente.

Inoltre, Filone avanza il punto che il principio di causa ed effetto, così come lo applichiamo agli oggetti e fenomeni familiari, non può essere automaticamente esteso all'origine dell'universo, dato che si tratta di un caso unico e senza precedenti noti. Quindi, la tesi del disegno intelligente, secondo Filone, non è supportata da una solida base empirica o logica, ma risiede piuttosto nel regno delle congetture e delle supposizioni.


Guida alla Comprensione


1) Sviluppa le implicazioni della tesi di Cleante sulla somiglianza della mente dell'uomo con la mente divina, indicandone i motivi di attrazione.
La tesi di Cleante, che sostiene una somiglianza tra la mente umana e quella divina, si basa principalmente sull'argomento del disegno intelligente. Cleante osserva che il mondo naturale, complesso e ordinato, somiglia a un'opera di intelligenza, simile a quelle create dagli esseri umani, come macchine o edifici. Quindi, inferisce che l'autore della natura deve possedere una mente simile a quella umana, sebbene molto più grandiosa e capace.

Motivi di Attrazione della Tesi di Cleante

Rassicurazione e Comprensibilità: La tesi di Cleante offre una spiegazione rassicurante e intuitivamente comprensibile dell'universo. Confrontare l'ordine e il disegno dell'universo con le opere umane rende l'idea di un creatore più familiare e meno astratta. Gli esseri umani tendono a cercare pattern e intenzioni dietro le occorrenze, quindi questa spiegazione soddisfa un bisogno psicologico di ordine e finalità.
Supporto alla Tradizione Teista: La visione di Cleante si allinea con molte tradizioni religiose che vedono in Dio un'entità suprema intelligente e benevola, simile agli umani nella sua capacità di pianificare e creare, ma infinitamente più potente. Questo rafforza la credibilità delle credenze religiose già esistenti, fornendo una base filosofica che sembra sostenere interpretazioni teistiche della realtà.
Semplificazione Epistemologica: La tesi offre una semplificazione epistemologica in un campo altrimenti molto complesso. Invece di affrontare l'enorme varietà e la complessità del mondo naturale senza un principio unificatore, l'idea che tutto provenga da una mente simile alla nostra ma più grande permette di attribuire un ordine e una finalità a ciò che altrimenti potrebbe sembrare caotico o incomprensibile.
Base per Argomenti Morali e Etici: Credere in un creatore che ha qualità umane ma è moralmente superiore può servire come fondamento per sistemi morali ed etici. Se l'universo è il prodotto di una mente divina, allora le leggi naturali possono essere viste come espressioni della sua volontà, fornendo una guida morale che ha origine nell'ordine cosmico stesso.

Critiche e Limitazioni

Tuttavia, come sottolineato da Filone, l'argomento di Cleante soffre di significative limitazioni. La principale è l'eccessiva dipendenza dall'analogia e dall'esperienza umana. Le esperienze umane dell'ordine e del design sono limitate al mondo materiale e tangibile e potrebbero non essere applicabili a scale o contesti completamente diversi, come quelli dell'universo intero o della creazione divina. Filone argomenta che estendere queste esperienze per inferire proprietà simili in una causa così radicalmente diversa (come quella di un creatore divino) è altamente speculativo e potenzialmente fuorviante.

In sintesi, mentre la tesi di Cleante ha un forte appeal per chi cerca ordine e finalità nell'universo e supporta visioni teistiche convenzionali, è importante considerare le sue limitazioni epistemologiche e il rischio di eccessiva antropomorfizzazione del divino.

2) Individua i punti di forza dell'argomentazione di Filone, mostrandone il rigore metodologico.
L'argomentazione di Filone nei "Dialoghi sulla religione naturale" di David Hume evidenzia una serie di punti di forza significativi, basati su un rigore metodologico attento e scettico. Ecco una analisi dettagliata:

Cautela nell'estendere l'analogia: Filone mette in guardia contro il pericolo di estendere ingiustificatamente analogie dall'osservato all'ignoto. Questo è evidente quando critica l'uso dell'analogia tra artefatti umani (come case e orologi) e l'universo intero. Filone sostiene che le similitudini non sono sufficienti per confermare l'esistenza di una causa simile, specialmente quando gli oggetti in questione differiscono notevolmente in complessità e natura.
Insufficienza della prova per esperienza: Filone evidenzia che l'esperienza umana, sebbene utile per comprendere eventi quotidiani o meccanismi semplici, non è affidabile quando si tratta di fare inferenze su fenomeni di scala cosmica o divina. L'argomento è che, senza una diretta osservazione dell'origine dell'universo, non si può logicamente inferire la natura di tale origine basandosi solo su esperienze umane limitate.
Riserva e scetticismo metodologici: Un altro punto di forza dell'argomentazione di Filone è la sua insistenza sull'importanza del dubbio metodologico. Egli suggerisce che, in assenza di casi esattamente simili e in presenza di ogni piccola variazione delle circostanze, dovrebbe emergere il dubbio. Questo approccio prudente previene conclusioni precipitose e sottolinea l'importanza dell'empirismo stretto e rigoroso.
Riconoscimento dell'unicità dell'universo: Filone rileva che l'universo, essendo unico nel suo genere, non può essere direttamente paragonato ad oggetti di fabbricazione umana. Sostiene che l'assenza di precedenti o paralleli noti rende problematico applicare inferenze basate sull'esperienza.
Questionamento del principio di causa ed effetto: Egli solleva la questione filosofica profonda sulle inferenze basate su cause ed effetti simili. Filone sottolinea che senza un'esperienza diretta dell'origine dei mondi, non è possibile affermare con certezza che l'ordine e il disegno nell'universo derivino da una mente o da un'intelligenza simile a quella umana.

In sintesi, l'approccio di Filone è caratterizzato da una cautela metodologica che sfida l'estensione eccessiva di analogie e sottolinea i limiti dell'esperienza umana quando applicata a questioni metafisiche o cosmologiche. Questi argomenti evidenziano la sua richiesta di un rigore epistemologico che tenga conto delle limitazioni intrinseche della conoscenza umana.

3) Spiega perché il teista Demea appare più ostile a Cleante che a Filone, aspettandosi di trovare in quest'ultimo un alleato sul mistero di Dio.
Dalla discussione nei "Dialoghi sulla religione naturale" di Hume, si evince che Demea appare più ostile verso Cleante che verso Filone a causa delle posizioni teologiche e filosofiche che ciascuno sostiene.

Posizione di Cleante: Cleante sostiene l'argomento del disegno intelligente, una posizione deista che cerca di dimostrare l'esistenza e le caratteristiche di Dio attraverso l'analogia con le opere dell'intelligenza umana. Questo approccio, però, implica una comprensione di Dio attraverso il ragionamento e l'osservazione del mondo naturale, suggerendo che Dio possa essere conosciuto e compreso in termini umani. Cleante afferma che, similmente alle creazioni umane (come le macchine), l'universo, mostrando ordine e design, indica l'esistenza di un creatore intelligente.
Posizione di Filone: Filone, rappresentando l'atteggiamento scettico di Hume, mette in dubbio la capacità dell'uomo di conoscere la natura di Dio attraverso l'argomento del disegno intelligente. Egli sottolinea le limitazioni della ragione umana e la difficoltà di fare affidamento su analogie per comprendere concetti così vasti e trascendenti come quelli relativi a Dio. Filone, pur critico verso Cleante, utilizza un approccio che indirettamente si allinea di più con un punto di vista religioso tradizionale, che vede Dio come un mistero insondabile e al di là della piena comprensione umana.
Reazione di Demea: Demea, essendo un teista ortodosso, crede fermamente nell'esistenza di Dio come entità trascendente e incomprensibile, che non può essere pienamente descritta o compresa attraverso l'uso della sola ragione umana. La posizione di Cleante, che sembra ridurre Dio a un livello comprensibile e analogo all'intelligenza umana, è quindi per Demea problematica e potenzialmente irrispettosa. Al contrario, Filone, pur essendo scettico riguardo alla conoscenza umana di Dio, sostiene implicitamente l'idea che Dio sia oltre la comprensione umana, un concetto che Demea può trovare meno offensivo o addirittura vicino alla sua visione teista, nonostante le critiche di Filone all'argomento del disegno.

In conclusione, Demea si trova più in disaccordo con Cleante perché la sua metodologia razionalista e la sua sicurezza nell'applicare la logica umana alla divinità sono in conflitto con la visione di Demea di un Dio misterioso e trascendente. Invece, pur non essendo d'accordo con il totale scetticismo di Filone, Demea può percepirlo come un alleato più probabile nel difendere il mistero e l'ineffabilità di Dio.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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