Adam Smith - L'origine della divisione del lavoro


Immagine Adam Smith
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel 1776, Adam Smith pubblicò "La ricchezza delle nazioni", un'opera che esamina i meccanismi economici alla base della società, con l'intento di fornire uno strumento di analisi utile per i governanti. L'opera è articolata in cinque libri che trattano diverse tematiche economiche. Il primo libro discute le cause dell'incremento della produttività del lavoro e la distribuzione naturale dei prodotti tra le varie classi sociali. Il secondo libro si concentra sulla natura, accumulazione e utilizzo dei capitali. Il terzo esamina il variare della prosperità tra le diverse nazioni. Il quarto analizza i sistemi di economia politica. Infine, il quinto libro indaga sulle entrate del sovrano o dello stato.

All'inizio del primo libro, Smith introduce il concetto di divisione del lavoro, ritenuto da lui come il principale motore del miglioramento della produttività del lavoro. Egli evidenzia come la divisione del lavoro non sia frutto di una deliberata intenzione degli uomini di ottenere vantaggi, ma sia piuttosto una conseguenza naturale e graduale dell'inclinazione umana a scambiare e commerciare. Questo comportamento umano si basa sull'interesse personale e sull'arte di persuadere gli altri dei benefici reciprocamente ottenibili attraverso lo scambio.


Lettura


Questa divisione del lavoro, da cui tanti vantaggi sono derivati, non è in origine il risultato di una intenzione consapevole degli uomini, che preveda la generale prosperità che ne risulta. Si tratta invece della conseguenza necessaria, per quanto assai lenta e graduale, di una particolare inclinazione della natura umana che non si preoccupa certo di un'utilità così estesa: l'inclinazione a trafficare, a barattare e a scambiare una cosa con l'altra.

Se poi questa inclinazione sia uno di quei principi originari della natura umana al di là dei quali non si possono cercare spiegazioni ulteriori, o se invece, come sembra più probabile, essa non sia la conseguenza necessaria delle facoltà della ragione e della parola, è un problema che non riguarda questa ricerca.

Quest'inclinazione è comune a tutti gli uomini e non si trova nelle altre razze animali, che sembra ignorino questo come ogni altro tipo di contratto. Vedendo due levrieri che corrono dietro alla stessa lepre, saremmo talvolta tentati di supporre tra loro una sorta di accordo. Ciascuno dei due spinge la lepre verso il suo compagno o tenta di afferrarla quando il compagno la spinge verso di lui. Pure, questo non è il risultato di una specie di contratto, ma dell'incontro accidentale delle loro passioni che si rivolgono insieme verso lo stesso oggetto e nello stesso momento. Nessuno ha mai visto un cane con un suo simile fare lo scambio deliberato e leale di un osso contro un altro osso. Nessuno ha mai visto un animale, coi suoi gesti o le sue grida naturali, far capire a un altro animale: «questo è mio, quello è tuo, io darei volentieri questo in cambio di quello». Quando un animale ha bisogno di ottenere qualcosa da un uomo o da un altro animale, non ha altri mezzi di persuasione oltre quello di guadagnarsi il favore di colui di cui ricerca i servizi. Il cucciolo lecca la madre; lo spaniel tenta con mille scodinzolamenti di attirare l'attenzione del padrone che sta pranzando per farsi dare da mangiare.

Anche l'uomo usa qualche volta coi suoi simili le stesse arti e, quando non ha altri mezzi per indurli ad agire secondo i suoi desideri, tenta di ottenere la loro benevolenza profondendosi in gentilezze servili e striscianti. Ma l'uomo non ha il tempo per comportarsi così in tutte le circostanze. In una società incivilita egli ha bisogno in ogni momento della cooperazione e dell'assistenza di moltissima gente, mentre tutta la vita gli basta appena per assicurarsi l'amicizia di poche persone. In quasi tutte le altre razze animali l'individuo giunto a maturità è del tutto indipendente, e nel suo stato naturale non ha bisogno dell'assistenza di altre creature viventi.

L'uomo ha invece quasi sempre bisogno dell'aiuto dei suoi simili e lo aspetterebbe invano dalla sola benevolenza; avrà molta più probabilità di ottenerlo volgendo a suo favore l'egoismo altrui e dimostrando il vantaggio che gli altri otterrebbero facendo ciò che egli chiede.

Chiunque offra a un altro un contratto, avanza una proposta di questo tipo: «dammi la tal cosa, di cui ho bisogno, e te ne darò un'altra, di cui hai bisogno tu». Tale è il senso di offerte di questo genere, e tale è il modo in cui noi tutti ci procuriamo gli uni dagli altri la massima parte dei buoni uffici di cui abbiamo bisogno. Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro egoismo e con loro non parliamo mai delle nostre necessità ma dei loro vantaggi.

Nessuno che non sia un mendicante sceglie mai di dipendere soprattutto dalla benevolenza dei suoi concittadini, e persino un mendicante non dipende esclusivamente da essa. È vero che tutti i fondi con cui provvede al suo mantenimento gli vengono dalla carità delle persone di buon cuore. Ma per quanto tutte le cose necessarie di cui ha bisogno gli arrivino in ultima analisi da questa fonte, essa non può né deve procurargliele direttamente man mano che gliene sorge il bisogno.

Alla maggior parte dei suoi bisogni il mendicante, come chiunque altro, provvede di volta in volta con la contrattazione, il baratto e l'acquisto. Col denaro che uno gli dà, si compra del cibo. I vestiti vecchi che gli regala un altro, li cambia con altri vestiti vecchi che gli vanno meglio, o con alloggio, o cibo, o denaro con cui può comprarsi cibo, vestiti o alloggio, secondo il bisogno.

Nello stesso modo in cui contrattazione, baratto e acquisto sono i mezzi attraverso cui ci procuriamo gli uni dagli altri la maggior parte dei buoni uffici di cui abbiamo bisogno, è questa stessa disposizione a trafficare che dà origine alla divisione del lavoro.

In una tribù di cacciatori o di pescatori un individuo fa per esempio archi e frecce con più rapidità e destrezza degli altri, e li dà spesso ai suoi compagni in cambio di selvaggina o bestiame. Alla fine si accorgerà che in questo modo può avere più bestiame e selvaggina di quanto ne avrebbe se fosse andato a caccia di persona, sicché in base al semplice interesse egoistico la fabbricazione di armi e frecce si trasformerà nella sua occupazione principale ed egli diventerà una specie di armaiolo. Un altro è il migliore nel fabbricare le strutture e le coperture delle loro piccole capanne o abitazioni mobili; si abitua a rendersi utile in questo modo ai suoi vicini, che dal canto loro lo ricambiano con bestiame e selvaggina, cosicché alla fine trova il suo interesse nel dedicarsi completamente a questa occupazione, ed eccolo diventato una specie di carpentiere edile. Allo stesso modo un terzo diventa fabbro o calderaio, un quarto conciatore di cuoi o pelli, elemento principale dell'abbigliamento dei selvaggi.

Così la certezza di avere la possibilità di scambiare tutto il sovrappiù del prodotto del proprio lavoro che supera il consumo, col sovrappiù del prodotto del lavoro degli altri uomini di cui si ha bisogno, incoraggia ogni uomo a dedicarsi a una occupazione particolare, coltivando e portando alla perfezione il talento o l'inclinazione che si trova ad avere per un tipo particolare di attività.

La differenza tra i talenti naturali degli uomini è in effetti molto minore di quel che si pensa; e, in molti casi, le diversissime inclinazioni che sembrano distinguere in età matura uomini di diverse professioni sono piuttosto effetto che causa della divisione del lavoro. La differenza tra due personaggi tanto diversi come un filosofo e un volgare facchino di strada, per esempio, sembra derivi non tanto dalla natura quanto dall'abitudine, dal costume e dall'istruzione. Quando vennero al mondo, e fino a sei o otto anni, potevano anche somigliarsi molto e magari i genitori e i compagni di gioco non sarebbero stati capaci di notare nessuna differenza significativa. Ma a questa età, o poco dopo, vengono indirizzati a occupazioni molto diverse, sicché da allora comincia a essere avvertita una differenza di talenti che cresce a poco a poco fino a che la vanità del filosofo giunge a non riconoscere più quasi nessuna somiglianza.

Ma senza la disposizione a trafficare, barattare e scambiare, ogni uomo avrebbe dovuto procurarsi da solo tutte le cose necessarie e comode della vita di cui ha bisogno; tutti avrebbero avuto le stesse funzioni da svolgere e lo stesso lavoro da fare e non sarebbe stata possibile la varietà di occupazioni che sola dà origine alle differenze di talenti.

Questa stessa disposizione che provoca una differenza di talento tanto notevole tra uomini di diverse professioni fa anche sì che essa risulti utile. Molte razze animali riconosciute come appartenenti alla stessa specie hanno ricevuto dalla natura differenze di caratteri molto più notevoli di quelle che si rilevano negli uomini indipendentemente dal costume e dall'occupazione. Di natura, un filosofo non è diverso per carattere e disposizione da un facchino di strada, neanche la metà di quanto è diverso un mastino da un levriero, o un levriero da uno spaniel, o uno spaniel da un cane da pastore. Queste diverse razze animali, per quanto appartengano alla stessa specie, non sono quasi di nessuna utilità le une alle altre. O almeno la forza del mastino non riceve alcun aiuto dalla velocità del levriero, o dal fiuto dello spaniel, o dalla docilità del cane da pastore. Gli effetti di questi diversi talenti, in assenza della capacità o della disposizione a barattare e scambiare, non possono essere messi in un fondo comune e non contribuiscono in nessun modo al benessere e alla comodità della specie. Ciascun animale rimane costretto a provvedere a se stesso e a difendersi separatamente e indipendentemente dagli altri e non ricava alcun vantaggio dalla varietà di talenti con cui la natura ha distinto i suoi simili. Tra gli uomini, al contrario, i più diversi ingegni si rendono utili gli uni agli altri; i diversi prodotti dei rispettivi talenti, per conseguenza dell'universale disposizione a trafficare, barattare e scambiare, si può dire vengano messi in un fondo comune in cui ognuno può comprare qualsiasi parte gli serva del prodotto di talenti altrui.


Guida alla lettura


1) Qual è la causa della divisione del lavoro?
La causa della divisione del lavoro, secondo Adam Smith nel testo fornito, non è il risultato di una intenzione consapevole degli uomini di ottenere una generale prosperità ma è piuttosto una conseguenza necessaria dell'inclinazione naturale umana a scambiare, a barattare e a trafficare. Questa inclinazione è descritta come una tendenza a persuadere gli altri per ottenere vantaggi personali attraverso lo scambio, e non è un tratto trovato in altre specie animali. Smith suggerisce che questa propensione al commercio e al baratto tra individui è il motore principale dietro l'evoluzione della divisione del lavoro nella società umana.

2) Quali strumenti utilizza l'uomo per ottenere l'aiuto dei suoi simili?
Nel testo di Adam Smith, si evidenzia che l'uomo utilizza principalmente l'egoismo altrui come strumento per ottenere l'aiuto dei suoi simili, piuttosto che affidarsi alla loro benevolenza. Smith spiega che le persone sono più inclini a cooperare e ad aiutarsi a vicenda quando possono percepire un vantaggio personale dall'agire in questo modo. Quindi, l'uomo, per ottenere la cooperazione altrui, dimostra agli altri come agendo in un certo modo, essi possano trarre vantaggio per sé stessi.

Questo approccio si basa sulla proposizione reciproca di scambi vantaggiosi: "dammi ciò di cui ho bisogno e in cambio ti darò ciò di cui hai bisogno tu". In tal modo, non ci si affida alla semplice benevolenza, ma si incentiva l'azione reciproca attraverso l'interesse personale.

3) Presenta gli esempi che Smith propone per mostrare come nasca la divisione del lavoro in una tribù di cacciatori.
Adam Smith spiega l'origine della divisione del lavoro utilizzando l'esempio di una tribù di cacciatori o di pescatori per illustrare come nascono le specializzazioni professionali. Nella tribù, ogni individuo può scoprire di avere una particolare abilità o destrezza in un certo tipo di attività rispetto ad altri. Questo porta ciascuno a concentrarsi su quella specifica attività, ottenendo così benefici reciproci attraverso lo scambio.

Smith fornisce alcuni esempi concreti di questo fenomeno:

Armaiolo: Un individuo potrebbe rivelarsi particolarmente rapido e abile nella fabbricazione di archi e frecce. Scoprendo di poter ottenere più bestiame e selvaggina scambiando questi strumenti con altri membri della tribù piuttosto che cacciando di persona, decide di specializzarsi nella fabbricazione di armi, diventando una sorta di armaiolo.
Carpentiere edile: Un altro membro della tribù potrebbe eccellere nella costruzione di strutture e coperture per le abitazioni mobili. Offrendo le sue abilità ai vicini in cambio di bestiame e selvaggina, trova vantaggioso dedicarsi a tempo pieno a questa occupazione, diventando quindi una specie di carpentiere edile.
Fabbricante di attrezzi e utensili: Un terzo individuo potrebbe specializzarsi come fabbro o calderaio, mentre un quarto potrebbe diventare un conciatore di cuoi o pelli, essenziali per l'abbigliamento della tribù.

Questi esempi illustrano come la divisione del lavoro non solo emerga naturalmente dalla tendenza umana al baratto e allo scambio, ma come essa faciliti anche l'efficienza e l'efficacia nel soddisfare i bisogni della comunità, permettendo agli individui di concentrarsi e sviluppare ulteriormente le loro abilità in specifici campi di lavoro.

4) Che cos'è che porta due uomini simili nel talento naturale a diventare, rispettivamente, un filosofo e un facchino?
Secondo il testo di Adam Smith che hai condiviso, quello che porta due uomini simili nel talento naturale a intraprendere professioni tanto diverse come quelle di un filosofo e di un facchino non è tanto una differenza innata nei loro talenti, quanto piuttosto l'effetto della divisione del lavoro. Questa divisione del lavoro è influenzata dall'abitudine, dal costume e dall'istruzione che ricevono durante la loro crescita. Smith suggerisce che, in giovane età, non ci sarebbero differenze significative tra i due individui e solo a seguito delle diverse opportunità di educazione e delle diverse esperienze a cui vengono esposti, i loro "talenti" cominciano a divergere.

Quindi, in sintesi, secondo Smith, le diverse professioni e specializzazioni non sono tanto il risultato di talenti naturali preesistenti quanto delle circostanze e delle influenze sociali che modellano le persone mentre crescono. Questo contribuisce a una progressiva differenziazione nei loro talenti e inclinazioni.


Guida alla Comprensione


1) Perché Smith ritiene la forma dello scambio alla pari un segno di superiorità dell'uomo rispetto agli animali?
Adam Smith considera la capacità di scambio alla pari tra gli esseri umani come un segno di superiorità rispetto agli animali principalmente per due motivi principali, evidenziati nel testo:

Disposizione alla cooperazione attraverso lo scambio: Gli uomini hanno una inclinazione innata non solo a cooperare ma a scambiare beni e servizi in modo che ciascuno possa trarre vantaggio dall'egoismo altrui. Questo scambio alla pari è un meccanismo sofisticato di interazione che va oltre la semplice collaborazione o l'assistenza reciproca basata sulla benevolenza. Gli animali, al contrario, mancano di questa capacità di negoziazione e scambio deliberato; le loro interazioni sono più spesso guidate da bisogni immediati o istinti piuttosto che da considerazioni di guadagno reciproco a lungo termine.
Specializzazione e divisione del lavoro: La capacità di scambiare permette agli esseri umani di specializzarsi in compiti specifici, migliorando l'efficienza e la produttività. Questa specializzazione porta alla divisione del lavoro, che è fondamentale per lo sviluppo economico e sociale umano. Nel testo, Smith illustra come la divisione del lavoro emerga non solo dalla volontà di scambiare ma anche dalla diversità di talenti, che, sebbene non siano molto differenti naturalmente, diventano distinti attraverso l'educazione e l'esercizio. Gli animali, pur avendo differenze fisiche e di comportamento significative tra specie, non possono sfruttare questi talenti diversi in modo cooperativo o economicamente vantaggioso come fanno gli umani.

In sintesi, Smith vede lo scambio alla pari come un segno di superiorità umana perché esso è legato alla capacità di generare complessità e vantaggio reciproco attraverso la cooperazione specializzata e la divisione del lavoro, qualità che mancano nel regno animale dove gli scambi e le interazioni sono spesso guidati da istinti più basilari.

2) Che cosa significa che l'uomo non si può aspettare l'aiuto dei suoi simili solo dalla loro benevolenza?
Nel testo, Adam Smith sostiene che l'uomo non può affidarsi esclusivamente alla benevolenza dei suoi simili per ricevere aiuto e cooperazione. Questo perché, in una società civile, ogni individuo necessita costantemente della cooperazione di moltissime persone, ma non avrebbe il tempo o la capacità di guadagnarsi l'amicizia e la benevolenza di tutti coloro dai quali ha bisogno di assistenza.

Per questo motivo, secondo Smith, è molto più efficace e probabile ottenere l'aiuto necessario appellandosi all'egoismo altrui piuttosto che alla loro benevolenza. Facendo leva sugli interessi personali degli altri e mostrando loro i vantaggi che possono ottenere cooperando, si incrementano le probabilità di successo nell'ottenere ciò che si desidera. Smith esemplifica questo principio con il comportamento quotidiano nei confronti di figure come il macellaio, il birraio o il fornaio: non ci aspettiamo il pranzo dalla loro benevolenza, ma piuttosto dal loro interesse a soddisfare i propri bisogni economici.

3) In che senso anche un mendicante non riesce a vivere soltanto grazie alla benevolenza altrui?
Nel testo che hai fornito, Adam Smith spiega che anche un mendicante non vive esclusivamente grazie alla benevolenza altrui. Sebbene la carità delle persone possa sembrare la principale fonte di sostentamento per un mendicante, nella realtà quotidiana, lui non dipende solo da questa. Infatti, anche il mendicante utilizza il baratto, la contrattazione e l'acquisto per soddisfare i suoi bisogni. Ad esempio, con il denaro ricevuto in elemosina può acquistare cibo, o scambiare vestiti vecchi che gli sono stati donati per ottenere altri beni che soddisfano meglio le sue esigenze immediate, come altri vestiti, alloggio o cibo. In questo modo, anche la vita del mendicante è influenzata dalla disposizione umana universale al traffico, al baratto e allo scambio, e non solo dalla pura benevolenza altrui.

4) Spiega perché la divisione del lavoro assume per Smith un ruolo centrale: da un lato come espressione di una disposizione naturale tipicamente umana, dall'altro come fattore di sviluppo per la società e per i talenti individuali.
Per Adam Smith, la divisione del lavoro assume un ruolo centrale per diversi motivi interconnessi che si ricollegano sia alla natura umana sia agli effetti benefici che questa divisione ha sulla società nel suo complesso e sull'evoluzione dei talenti individuali.

Espressione di una disposizione naturale umana: Smith identifica nella disposizione a scambiare e barattare una caratteristica distintiva e universale degli esseri umani, che non trova riscontro nel mondo animale. Questa inclinazione non è il risultato di un'intenzione consapevole di migliorare la propria condizione ma emerge piuttosto come una conseguenza necessaria e spontanea dell'interazione umana. Gli uomini, quindi, sono naturalmente portati a specializzarsi in attività diverse e a scambiare i risultati del proprio lavoro con quello altrui per soddisfare le proprie necessità e desideri.
Fattore di sviluppo per la società: La divisione del lavoro permette una maggiore efficienza e produttività complessiva. Quando ciascun individuo si concentra su un'attività specifica, sviluppa abilità e competenze superiori in quel particolare campo rispetto a quanto sarebbe possibile se ognuno dovesse occuparsi di una gamma più ampia di compiti. Questo aumento di efficienza si traduce in una maggiore produzione di beni e servizi, che a sua volta porta a una crescita economica e a una prosperità maggiore per la società nel suo complesso.
Sviluppo dei talenti individuali: La divisione del lavoro non solo aumenta la produttività, ma permette anche agli individui di coltivare e perfezionare i propri talenti naturali. Smith osserva che le inclinazioni e i talenti appaiono diversificarsi notevolmente fra gli adulti principalmente come conseguenza, e non tanto come causa, della divisione del lavoro. Indirizzando le persone verso occupazioni in cui possono eccellere, la società beneficia della loro massima capacità produttiva. Inoltre, la possibilità di scambiare il proprio lavoro con quello altrui incentiva gli individui a specializzarsi ulteriormente, migliorando continuamente le proprie abilità.

In sintesi, per Adam Smith la divisione del lavoro è fondamentale perché si radica in una disposizione naturale umana di scambio e baratto, che non solo è un tratto distintivo dell'essere umano, ma serve anche come motore di sviluppo economico e sociale, incentivando l'efficienza, la crescita economica e l'elevazione dei talenti individuali. Questo processo trasforma la società, rendendola più prospera e variegata, con individui che possono sfruttare al meglio le proprie potenzialità.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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